venerdì 26 maggio 2023

SOLO APPLAUSI

Alla fine ne è rimasto soltanto uno e quell'uno non sono le Aquile tutto cuore del presidente Micalich e di coach Pillastrini.
A caldo la delusione nell'ambiente ducale c'è, poche balle, perché ieri sera nel catino ribollente del Carnera gli Dei del basket hanno dimostrato di essere distratti o poco interessati ad assecondare la trama leggendaria che il tiro dello stratosferico Lucio Redivo, scoccato a qualche decimo di secondo dalla sirena conclusiva, stava per concretizzare portando il tabellone sull' 86-87. Invece la palla è stata respinta dal ferro, il segnapunti è rimasto bloccato sull' 86-84 e così la serie resta solo nominata all'Oscar senza vincerlo, perché grazie al canestro di Monaldi centrato un secondo prima, a passare il turno è Udine, la grande favorita della vigilia che di epico dunque, nulla ha fatto. Come anticipato nei giorni scorsi le favole hanno lieto fine necessario solo al cinema - e neanche in tutte le pellicole se prodotte al di fuori dagli USA - mentre nella vita e nello sport le cose vanno spesso diversamente. Come ieri, perché nella sceneggiatura di qualsiasi regista il tiro del gaucho sarebbe entrato, altrimenti quel film al botteghino sicuramente avrebbe fatto fiasco; diciamocelo pure senza imbarazzi: se tra Davide e Golia vince Golia, ad esultare e apprezzare possono essere solo i seguaci del gigante e non certo il grande pubblico. Fuor di metafora se dovessimo vedere quanto sono costati i punti messi a segno da Udine e Cividale per i due rispettivi tesorieri, il rapporto qualità prezzo dei ducali sarebbe migliore anni luce rispetto a quello dei vincitori di ieri sera. Intendiamoci, Udine non ha rubato nulla, ha solamente sudato oltre le proverbiali sette camice per avere ragione di uno sfidante accolto con malcelato fastidio e dal cui incrocio si aveva solo da perdere: al di là delle dichiarazioni di circostanza udite prima, dopo e durante la serie, in diversi nell'ambiente udinese - non solo quello strettamente legato alla squadra - male hanno digerito e digeriscono l'esistenza del club ducale, reo di oscurare in qualche modo la scena. Posizione legittima, ci mancherebbe, ognuno è libero di perseguire i suoi interessi secondo la propria filosofia e la propria visione del mondo. Fortunatamente la maggioranza degli sportivi della Regione che hanno seguito la serie hanno invece gradito e gradiscono assai questa convivenza che ha calamitato un interesse senza precedenti nei confronti dei tanti che addirittura hanno spostato il focus dalla "tiepida minestra riscaldata" offerta dall'Udinese Calcio per rivolgerla al mondo dei canestri. La delusione per il club ducale verrà smaltita senza drammi e piuttosto in fretta, perché come già ampiamente detto e scritto, i play-off erano solo uno stuzzicante premio per far crescere ancora un gruppo e un ambiente in vista delle prossime stagioni, dopo che l'obiettivo stagionale sul campo - la salvezza - era stato coronato con largo anticipo e autorevolezza. La soddisfazione per quello che in soli tre anni è stato costruito è in grado di costituire la giusta medicina per leccarsi le ferite - sportive - che uno sport tanto bello quanto crudele come il basket è in grado di infliggere. Di questo crescendo "rossiniano" la cosa più bella venutasi a creare è, a parere di chi scrive, la perfetta simbiosi tra giocatori, tecnico, dirigenza e tifosi, fusi evidentemente insieme dal credere e perseguire i successi sul campo nel rispetto di importanti valori condivisi.
Quei valori che hanno permesso di farsi scivolare addosso lo scetticismo con cui erano stati accolti ad inizio stagione dai tanti soloni che ne pronosticavano un rapido rientro nella serie minore da cui erano "incautamente" emersi, i gesti volgari e irrispettosi di giocatori ex professionisti incapaci di gestire la loro emotività,  dei tanti e ripetuti "suvvia, Udine non può perdere contro Cividale",  dall'essere stati tacciati di essere a turno simulatori o provocatori anche favoriti dagli arbitraggi, ma soprattutto di essere capaci di creare un'atmosfera che incanta tutti coloro che arrivano in via Perusini da ogni parte d'Italia e vengono trattati come co-protagonisti di una festa sportiva e non dei nemici da abbattere, dove che si vinca o si perda è stata comunque una bella occasione per stare insieme lontano dagli affanni della quotidianità.
Durerà? Ai posteri la sentenza; per quanto ci riguarda la speranza rinforza la fiducia.
Per ora, solo tanti ma tanti applausi, convinti.
E il diritto/dovere di fare festa per onorare al meglio un'annata epica.
 

5 commenti:

  1. Premesso i complimenti sinceri alla squadra,se c’è una tifoseria,ma soprattutto una dirigenza,che si è comportata in maniera provocatoria e fastidiosa è senz’altro quella cividalese.
    Partiti ad inizio anno in sordina e con umiltà,hanno dimostrato proprio loro di patire con comportamenti poco eleganti la sponda bianconera,soprattutto durante le due gare del palaGesteco.Caro Giuseppe,dovresti vedere e scrivere le cose per come stanno e non in maniera unilaterale come più di qualcuna delle persone vestite in giallo!

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    1. Grazie per il commento; nel merito, per regola personale, non rispondo ad Anonimi. Mi preme solo precisare un aspetto di metodo: sono consapevole di non riuscire a vedere tutto, ma garantisco di non scrivere mai ciò che non vedo, assumendomene la diretta responsabilità. Magari sbagliando, ma mai per conto terzi.

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  2. Ahi ahi! Caro anonimo, ospite al Carnera ne ho sentite di cotte e di crude sugli spalti, vomitevoli. Cose MAI successe a Cividale, per principio si tifa la propria squadra senza insulti per avversari e arbitri e se a qualcuno scappa viene redarguito. A partire dalla dirigenza, con grande eleganza. Quella da sempre mancata nella mia città natale di cui mi sono vergognata.
    Come mi sembra poco elegante infierire dopo la vittoria e scrivere falsità proprio qui.

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    1. Scusate l'anonimato ma sono un po' imbranata.
      Aggiungo le parole signorili del Presidente:
      "Non sempre il denaro va sopra le idee e l'organizzazione"
      "Facciamo in bocca al lupo all'APU perché prosegua nel modo migliore la serie"
      Chiara Mariano

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  3. non digerite proprio il fatto che esistiamo, questo è il vostro problema, questa è quindi la nostra provocazione: esistere.
    È nostro peccato di lesa maestà, lo riconosco.
    Parlatene con qualcuno, fatevi aiutare, bacioni.
    cbz

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