martedì 17 aprile 2018

CAPOLINEA

Endlich, come avrebbe detto il suo caro amico Karl da Passau, il fondo della disperazione per Ruben era arrivato. “L’impossibile è davvero qualcosa che può accadere sempre: tanto nel bene, come si era verificato più volte in passato, quanto nel male, come oggi” rifletteva lo spagnolo, fissando il cielo sopra Pontevedra, insolitamente, beffardamente azzurro e sgombro da nubi. Il senso di vertigine era potente, così come la perdita di senso della realtà che si stava affacciando con prepotenza; per Ruben già era impresa titanica pensare che ciò che fino a ieri e per anni aveva sempre percepito come Amore Vero, potesse essere schiacciato senza rimedio da un “qualcosa”, figuriamoci quale poteva essere l’impatto su di lui della visione di Carmen, in compagnia di altri due uomini, sorridente, e che alla sua vista inattesa mutava espressione e cambiava strada pur di non incontrarlo, fingendo di non averlo neppure visto, dopo giorni e giorni di silenzio e lontananza. 

A questo proprio non era preparato. Troppo brutto. Una colata di letame troppo densa per essere ingoiata senza prima riuscire a trovare un’idea, su cui confidare in seguito, nella riuscita dello smaltimento. 

Il primo impulso era stato quello di correre incontro a Carmen e con tutta la voce che aveva in corpo urlarle lì, sulla pubblica piazza, in mezzo a decine e decine di persone intente a sviluppare le proprie trame quotidiane, inseguendo i propri sogni o fuggendo i propri incubi: “No, così no!” perché quel liquame avrebbe sporcato per sempre quello che Ruben aveva vissuto come Amore, quello stato indefinibile del corpo, del cuore e della mente, che puoi decifrare solo quando s’impossessa di te e che forse non si ripete più in una Vita. E per cui, liberamente, senza che nessuno te lo chieda, condividi la tua Vita. Avrebbe voluto dare la possibilità a Carmen di impedire che il ricordo della fine del loro tempo, quell’immagine che lo avrebbe accompagnato per il resto dei suoi giorni, fosse quell’istante. Temeva da tempo che quel giorno fatale sarebbe arrivato, credeva anche di esserne preparato. Invece no. A questo non si è mai “preparati”. E invece Ruben si piantò, lì. Fermo. Immobile, come il Cristo crocefisso che lo stava fissando in cima al Cruceiro di Praza das cinco Rùas. Probabilmente si sarebbe fatto mutilare, pur di avere un’immagine finale meno orrenda da portare con sé per il resto del “Cammino”, di come e di dove lo avevano condotto immani sforzi e tante sofferenze nel corso degli ultimi anni. 

Non era pronto. Doveva arrivare la mattina di quel 28 maggio, il mese delle rose, per fargli capire quanto cieco e sordo era stato. Di quante tonterias si era raccontato da solo. La tremenda rabbia che sembrava avergli riempito lo stomaco di lava incandescente e che aveva contratto tutti i suoi muscoli come se dovessero prepararsi a combattere contro un branco di lupi della Sierra de la Culebra, stava mutando in qualcosa di diverso. 

Indietreggiò e si lasciò cadere pesantemente su di una delle sedie della taverna che faceva angolo con Rùa Isabel II; ora si sentiva completamente vuoto: quell’ondata tracimante di rabbia aveva “cannibalizzato” ogni sua energia, ciò che restava era appena sufficiente al cuore per continuare a battere, più rallentato, e ai polmoni di funzionare a singhiozzo. Non avrebbe fatto nulla. Non l’avrebbe rincorsa. Non le avrebbe chiesto nulla. L’Amore è Libertà. E’ scelta. Lei aveva scelto, in modo brutale, forse, ma aveva scelto di scendere da quel treno in folle corsa. La luce accecante che s'irradiava dal Sole e da quel cielo senza nubi arrivava sempre con più fatica agli occhi di Ruben, che iniziava a vedere gli oggetti in maniera sempre più grigia e sfuocata. Prima di perdere completamente i sensi, si ricordò una battuta udita anni prima al cinema, dal protagonista del film: “se Lei lo vuole, lasciala andare. Se tornerà entro tre giorni non se ne andrà più, altrimenti l’avrei persa per sempre, perché comunque, mai, era stata tua.” Si, non l’avrebbe più cercata: dal nulla una mattina di novembre era spuntata in Praza das cinco Rùas e proprio lì, nel nulla, era ritornata. Non prima di aver trasformato ciò che un tempo era la vita di Ruben, nel suolo di Nagasaki dopo lo scoppio della seconda bomba atomica. Poi calò il buio più fitto, mentre Ruben si addormentò, cadendo in un sonno simile alla Morte. 

Tre giorni dopo si risvegliò. Era in un letto d’ospedale. A fianco al suo letto, nessuno. Un’altra Vita lo attendeva. 



lunedì 16 aprile 2018

A RUSSIA 1941 IN GIRONE CON ROMANIA, UNGHERIA E SLOVACCHIA.

Il 22 giugno 1941 Hitler scatena la guerra ad oriente e con un esercito di 3 milioni di soldati, 3.500 mezzi corazzati e 10.000 aerei, penetra nell' Unione Sovietica su di un fronte che va dal Mar Nero al Mar Baltico, nonostante il patto di non aggressione firmato con Stalin appena 2 anni prima. Confidando nell'impreparazione dell'esercito sovietico e nel fattore sorpresa, l'operazione militare denominata in codice Barbarossa ha come obiettivo la distruzione dell'Armata Rossa entro 10 settimane, ed il raggiungimento prima dell'arrivo dell'inverno della linea Arcangelo – Astrakhan, ossia una linea che congiunga il Mar Caspio con il Mar Bianco. 
Il mondo trattiene il fiato… è uno scontro gigantesco tra due eserciti dotati di una tremenda capacità distruttiva ed entrambe indottrinati dal fanatismo delle più devastanti ideologie che il secolo scorso abbia conosciuto… gli ingredienti per un terribile bagno di sangue sono manifesti sin dall'inizio.
Assieme alle truppe tedesche partecipano all'aggressione gli eserciti della Slovacchia, dell'Ungheria, della Romania e della Finlandia; il comando germanico non prevede e né chiede l'impiego di soldati italiani: Hitler non ne vuole sapere ed in privato ha sentenziato sprezzante…

VOCE DI HITLER
Mussolini farebbe meglio a preoccuparsi della situazione in Libia dove, se non fossimo intervenuti noi, il suo esercito sarebbe già stato rigettato in mare!

Mussolini, pure a conoscenza dei progetti del dittatore alleato, viene informato solo all'alba del 22 giugno, tramite una lettera che l'Ambasciatore tedesco in Italia ha trasmesso al Ministro degli Esteri Ciano, cognato del Duce. Questi apprende con grande irritazione la notizia e l'esclusione operata nei confronti dell'Italia, ma come nel giugno del 1940, vuole a tutti i costi coinvolgere il Paese sul nuovo fronte, temendo di venire tagliato fuori da un alleato sempre più potente, pur sapendo che l'invasione della Russia era un tremendo azzardo e del quale avrebbe fatto volentieri a meno.

VOCE DI MUSSOLINI
Rivendico l'onore di partecipare alla crociata contro il bolscevismo…

VOCE DI HITLER
Duce, il mio cuore è colmo di gratitudine… ma prenderemo in esame la vostra offerta in futuro, in quanto il teatro di guerra è talmente vasto che l'avanzata non può avvenire dappertutto contemporaneamente… L'aiuto decisivo lo potrete sempre fornire col rafforzare le Vostre truppe in Africa settentrionale…

VOCE DI MUSSOLINI
Sono pronto a contribuire in Russia con forze terrestri e aeree e Voi sapete quanto lo desideri. Vi prego di darmi immediata risposta!

… e così, a malincuore, Hitler finì per accettare l'indesiderata offerta, ed i nostri soldati si trovarono scaraventati anche nella più grande mattanza che la storia Europea avesse sin lì conosciuto.
In fretta e furia venne allestito il C.S.I.R. – Corpo di Spedizione Italiano in Russia, comprendente 60.000 militari di truppa, 2.900 ufficiali, 60 carri leggeri, 51 aerei da caccia, 22 da ricognizione e 10 da trasporto con 4.600 quadrupedi e 5.500 automezzi, molti dei quali requisiti alle società di trasporto pubblico, da cui sotto la vernice mimetica traspariva il nome delle ditte di appartenenza… L'artiglieria era scarsa ed inadeguata contro i pachidermici mezzi corazzati sovietici: si trattava addirittura di obici austro – ungarici preda di guerra e di altri calibri risalenti al primo conflitto mondiale ed alla battaglie italo-turco del 1911.
I soldati indossavano l'uniforme regolare in panno grigio, con fasce ai polpacci, calzavano scarponi in cuoio "autarchico" con 72 bullette ed erano armati del lungo fucile 91 a sei colpi.. lo stesso usato dai nostri fanti sul Piave.
Il vero dramma è dato dai mezzi di trasporto… su di un fronte dalle profondità sterminate, il nostro Corpo di spedizione possiede automezzi in numero sufficiente a trasportare solo un terzo degli uomini e così, per ovviare al problema, il Comando fa effettuare trasporti alternati ed aumenta i km di marcia giornaliera per la fanteria, portandoli da 18 a 40 al giorno.

Il 10 luglio 1941, quando i reparti tedeschi sono penetrati già per 1000 km in territorio sovietico, 225 tradotte partono dalle stazioni di Roma, Cremona e Verona in direzione Borsa, sul confine tra l'Ungheria e la Romania da dove poi le nostre truppe dovranno procedere autonomamente sul suolo ucraino…

venerdì 13 aprile 2018

SIGNORE IN BLU

Nonostante la calura e l'umidità già presenti dalle prime ore del mattino e la stanchezza accumulata in diverse notti di insonnia che l'avevano tormentato, Ruben aveva voluto fare un'eccezione alle sue consolidate abitudini ed uscire dalla piccola pensione nel centro di Knossos per incamminarsi in solitudine verso le rovine del palazzo di Minosse, nell'attimo in cui Aurora iniziava timidamente ad allungare le sue rosee dita da Oriente. "Tutti i sogni muoiono all'Alba" si ripeteva nella mente, mentre con passo lento procedeva lungo il cammino, quasi fosse uno dei giovani ateniesi destinati irrimediabilmente a diventare in breve pasto per il Minotauro. "Ma senza Arianna e il suo gomitolo non c'è possibilità di uscire dal labirinto dell'Effimero senza venire divorati dal Mostro." replicò inaspettatamente una voce che spuntava da qualche altra parte del suo cervello, probabilmente da qualche rete neurale che partiva dall'amigdala e gli rimandava immagini che arrivavano dalla memoria a lungo termine. A qualche anno prima, ad una sera di luglio, quando tra le strette vie di Bayeux si era trovato a vagare in uno stato confusionale simile a quello in cui si trovava ora, a mille e mille chilometri dalla Normandia, quando aveva provato ciò per cui vale la pena essere dei vagabondi in questa "valle di lacrime", ovvero essere di nuovo sedotti da ciò che si seduce e sentire di essere desiderati da qualcuno che si desidera, spuntato dal nulla come uno scherzo con l'obiettivo di mandare all'aria tutto ciò che era già stato ragionevolmente pensato. Giunto davanti al piazzale che dava accesso al parco archeologico, con il canto ossessivo delle cicale che pareva essere una fedele riproduzione dell'inferno elettrochimico impazzito che aveva trovato albergo all'interno delle sue meningi, gli parve di risentire il calore dell'abbraccio e il vuoto che si creava nello stomaco, per poi trasformarsi in energia capace di risvegliare tutte le membra, di quando Claire gli passava le mani tra i capelli e iniziava a baciarlo. Cercò di allontanare, in tutti i modi e con tutte le tecniche che conosceva, quei pensieri assai poco eterei e che avevano il potere di agitare tutto il suo corpo e, per un po', il tentativo di visualizzare l'armonia e la bellezza di cui un tempo erano parte ordinata quelle pietre sparse disordinatamente sul terreno, riuscì nell'intento di scongiurare il procedere di quel potente turbamento. Poi, apparentemente rasserenato, entrò all'interno del palazzo di Minosse e al piano nobile l'incontro con la riproduzione dell'affresco delle "Signore in Blu" fu sufficiente per rimettere in moto la tempesta elettrochimica e sensoriale. Incrociò lo sguardo con la donna centrale e non riuscì a distogliere la vista. Ora gli sembrava di rivivere quella sensazione di tumulto irresistibile che partiva dallo stomaco per scendere verso il basso impetuosamente che lo aveva colto quella sera di maggio di tanti anni fa a Portomarin, in Galicia, quando sulle rive del Rio Minho aveva incrociato per la prima volta gli occhi di Carmen. Uno sguardo durato un'eternità, occhi negli occhi, immobili, senza sapere chi era stato il primo e senza che nessuno dei due riuscisse a togliere il contatto oculare per un'istante che fosse uno. Uno sguardo che poté essere interrotto dall'avvicinarsi delle labbra in un timido, ma caldo e dolce bacio che aveva il sapore del miele. Un bacio che ancor oggi Ruben, di fronte alle Signore in Blu, non poteva dire con certezza se era stato lui a darlo oppure a riceverlo. Scegliere chi ci ha già scelti ed essere desiderati da chi si desidera. Ecco il Santo Graal. E mentre Ruben realizzava quella visione ed il carro di Helios era già alto nel cielo, due lacrime pesanti come il piombo scorrevano sul viso e la sua bocca si apriva in un sorriso dimenticato, mentre i suoi occhi cercavano quelli della terza Signora in Blu.

giovedì 12 aprile 2018

NUMERI PER IL QUADERNO DI ARITMETICA

Ancora peggio le cose vanno in Africa: nel novembre 1941 tutte le nostre forze in Africa Orientale si sono arrese al nemico dopo eroiche quanto inutili resistenze in piazzaforti assediate, mentre sul fronte egiziano gli inglesi sono passati alla controffensiva già nell'inverno 1940/41 ed hanno conquistato Bengasi e tutta la Cirenaica. Con una forza numericamente assai inferiore, ma meglio equipaggiata, il 9 dicembre 1940 gli inglesi avevano sfondato il nostro fronte a Sidi el Barrani in Egitto, catturando 38 mila prigionieri, 237 cannoni, 70 carri e 1.000 automezzi, subendo tra morti, feriti e dispersi la perdita complessiva di 624 uomini. Le nostre divisioni iniziarono così un'affannosa ritirata con l'incubo di essere accerchiate… il comandante in capo del nostro esercito in Libia, generale Graziani, completamente frastornato, scrisse a Mussolini il 12 dicembre da Cirene, lontana circa 500 km dal fronte... 

VOCE DI GRAZIANI 
… ritengo utile, anziché sacrificare la mia inutile persona, portarmi a Tripoli, se mi riuscirà, per mantenere almeno alta su quel castello la bandiera d'Italia, attendendo che la Madrepatria mi metta in condizioni di poter operare… la salvezza della Libia è oggi affidata alla volontà del nemico… 

Fortunatamente il nemico, che con soli 30 mila uomini aveva mosso all'attacco delle nostre posizioni, il 9 febbraio 1941 si era fermato a El Agheila, a circa 1000 Km da Tripoli, essendosi spinto molto più avanti di ogni sua più rosea previsione. 
L'offensiva inglese, protrattosi per due mesi al prezzo di 500 morti, 1.373 feriti e 53 dispersi, si era conclusa con una penetrazione di 800 km nel territorio libico con la cattura di 130.000 prigionieri, 400 carri armati e 1.200 cannoni ed infliggendoci la perdita di circa 5.000 uomini. 
Il generale Graziani chiese, ed ottenne, di essere sostituito nel comando… il Duce fu costretto ad acconsentire l'invio in Libia, a nostro sostegno, di un corpo di spedizione tedesco al comando del Generale Rommel… la nostra guerra era già finita: d'ora in avanti, i nostri soldati avrebbero combattuto al fianco dei tedeschi ed i nostri comandi avrebbero agito sotto la tutela e la direzione di Berlino. 

Tutto questo non prima che 20 vecchi biplani aerosiluranti inglesi mod. Swordfish, la notte tra l'11 ed il 12 novembre 1940, affondassero nel porto di Taranto ben 3 delle 6 corazzate che facevano parte della nostra intera flotta da Guerra.

martedì 10 aprile 2018

OMAHA BEACH

Ruben aveva lasciato l'auto a noleggio davanti all'ingresso del cimitero americano di Coleville sur mer e si era avviato con passo sicuro lungo il sentiero che si perdeva nella boscaglia; dopo venti minuti, superata l'ultima collinetta sferzata dal vento, si era trovato davanti a sé il mare e la spiaggia di Omaha. Il passo si arrestò e lo spagnolo rimase impietrito, come un monumento alla memoria sulla cima dell'ultima altura. Alla vista di quel paesaggio fu impossibile per Ruben non inondare tutte le sue reti neurali con il dilemma che lo stava "tormentando" in quei giorni. Il Passato. Peso o Risorsa? Zavorra che imprigiona rendendo di fatto impossibile il cambiamento o ancora di salvezza contro il pericolo percepito della dissoluzione, considerata l'indecifrabilità del futuro e l'insipidezza del presente? C'erano momenti in cui la bilancia pendeva da una parte e altri in cui invece si spostava repentinamente dall'altra. Nell'impossibilità di ricevere una risposta dalle immagini che penetravano la retina, Ruben realizzò che, nonostante tutto, era più il tempo che impiegava cercando di concentrarsi sulle azioni del presente. Era l'unico modo per trovare una pacifica convivenza con il "male di vivere", avendo compreso che, in fondo, quello era davvero il suo più fedele "compagno di viaggio".  

domenica 8 aprile 2018

E DOPO LA FRANCIA, LA VITTORIOSA SCONFITTA DI GRECIA


ITALO: Dovevamo spezzare le reni alla Grecia!!! Se non arrivavano i tedeschi nella primavera del 1941, mai saremmo arrivati ad Atene e mai i greci avrebbero capitolato.. anzi ci hanno ridotto talmente male, che ad un certo punto temevamo di essere ricacciati persino dall'Albania dopo un mese… Ancora una volta i nostri comandi sembra abbiano avuto voglia di scherzare… ci hanno mandati allo sbaraglio, in condizioni climatiche avverse, nel fango, contro avversari su posizioni dominanti.. e così è accaduto un altro miracolo: l'ultimo esercito del mondo, quello greco, ha battuto il penultimo!... Un giorno chissà.. forse qualcuno mi spiegherà che bisogno c'era di fare arrabbiare i Greci in quel modo.. 

Era andata proprio così… L'esercito Greco aveva impiegato poco più di 10 giorni per fermare la nostra improvvisata offensiva e per ricacciare le nostre truppe indietro, addirittura oltre il confine greco-albanese, inchiodando il Regio Esercito in una dura battaglia di contenimento su posizioni difficili da mantenere. La situazione si sbloccò esclusivamente per l'intervento tedesco che, in poco più di due settimane, portò all'occupazione della Jugoslavia e della Grecia. L'armistizio fu firmato il 23 aprile 1941, solamente dopo che i generali greci avevano proposto la loro resa al comando tedesco già 3 giorni prima, e che solo l'intervento diretto di Hitler, per non mortificare l'alleato italiano, aveva permesso di posticipare. 

Quell'inutile guerra, conclusa nello stesso umiliante modo con cui si era concluso l'attacco alla Francia, era costata al nostro esercito 13.755 morti, 50 mila feriti, 12 mila congelati e 25 mila dispersi, da considerarsi in buona parte caduti; per l'occupazione della Jugoslavia e della Grecia l'esercito tedesco aveva perso 263 ufficiali e 1.160 sottufficiali e militari di truppa.


venerdì 6 aprile 2018

PASSO D'ADDIO, 2 MARZO 2018

E' arrivato il passo d'addio al Palcoscenico. e l'atto finale è buon testimone di come si è sviluppata la mia "carriera": anche questa volta congiunzioni astrali avverse, come la settimana più fredda dell'anno e l'ospite principale che comunica il forfait la sera prima. Fui morso dal demone per il palcoscenico mentre frequentavo la scuola elementare e, come tutti coloro che vengono morsi da qualche demone, sognavo di raggiungere i vertici e di poter vivere grazie ai talenti che il demone mi aveva assegnato o più semplicemente di dedicargli le migliori energie per tutta la vita. Oggi posso dire di aver dedicato da allora, erano gli anni '70, tante energie e di essere riuscito nella mia Vita a fare le cose migliori probabilmente proprio in quest'Arte, anche se non sono riuscito neanche per un attimo ad avere la possibilità di diventare un'artista "professionista" e tutte le volte che sono riuscito solo a sfiorare questa opportunità, le "congiunzioni astrali" sono state avverse, mancando a volte solo il "centesimo per fare l'euro".
Voglio usare una metafora calcistica, oggi che mi appresto a giocare la mia "ultima partita".
Tutti i ragazzini che s'innamorano del calcio sognano un giorno di poter partecipare alla coppa del mondo per i colori nazionali e vincere il trofeo. Anche per me e nella mia Arte è stato così.
Non ci sono andato neanche lontanamente vicino, ma in ogni singola "partita" sono sicuro di aver dato sempre il massimo e anche se davvero fossi riuscito ad arrivare sotto i riflettori del "Bernabeu" per la finale, nulla sarebbe potuto cambiare nell'impegno profuso e probabilmente neanche nelle emozioni che ho provato.
Come stasera, al passo d'addio.

Cividale del Friuli, 2 marzo 2018

CORSI E RICORSI


ARCIVESCOVO DI PRAGA
Nobile e valoroso Cavaliere, Signore amico a Noi caro. Richiamando Noi alla memoria che in passato e più di una volta Sua Maestà Imperiale il re e signore a noi tutti carissimo si degnò di proibire definitivamente che alcuno, chiunque egli fosse, in questo regno ceco ereditario di S. M. I., tanto palesemente quanto segretamente possedesse e custodisse nella propria casa o dimora ogni qualsivoglia libro eretico, e si degnò di ordinare che i libri eretici rivolti avverso la chiesa universale e la fede cattolica romana, come anche ogni altro scritto sospetto di essere stimolo a eresie e a errori settari e causa di varie discordie, ovunque essi potessero essere scovati e ricercati, nelle campagne come nelle città, nelle case e altrove, fossero ritrovati, prelevati e portati nei municipi o ai padroni di ogni singola località per poi essere inviati a Noi, cardinale ed arcivescovo di Praga. 

Datum in Praga, 2 novembre anno 1629 

CAVALIERE ASBURGICO
Nobile signora, signora parente, cognata e amica Nostra cara. Come in precedenza, nella lettera datata il giorno 7 dello scorso mese di settembre, avevamo detto, e in essa avevamo nominato la volontà certa e l’ordine di S. M. I. il re e signore di noi tutti carissimo, che entro il termine perentorio del giorno già trascorso della ricorrenza di San Venceslao, Vi sareste degnata d’abbracciare la Santa fede cattolica o di trasferirvi altrove, lasciando questo regno ceco ereditario di S. M. I.. Poiché, contrariamente ad ogni nostra migliore speranza, da parte di Vostra Grazia questo non è stato fatto, bensì, perseverando Vostra Grazia nei suoi dannati errori settari, Voi volete tuttora rimanere con grande scandalo di altri in questo regno ceco ereditario di S. M. I., per tale disubbidienza dovremmo debitamente, secondo la graziosa risoluzione e direttiva di S. M. I., procedere nei confronti di Vostra Grazia con l’ordine di esecuzione nei confronti di tutte le persone ostinate, tanto di sesso maschile quanto femminile, le quali oltre il termine imposto già procrastinato non vogliono né abbracciare la santa fede cattolica né trasferirsi, lasciando questo paese.

Datum a Praga, 3 dicembre anno 1629. 

UFFICIALE SS
Decreto del Fuhrer e Cancelliere del Reich riguardante il Protettorato di Boemia e Moravia. 

La Boemia e la Moravia appartengono da un millennio allo spazio vitale del popolo tedesco; per mezzo della violenza e dello spirito di rivalsa sono stati strappati arbitrariamente dal loro secolare e storico ambiente naturale per diventare, attraverso la loro inclusione nell’artificiale struttura dello stato cecoslovacco, un centro di pericoloso fermento. Anno dopo anno questo pericolo è aumentato costantemente, sino a giungere a divenire una formidabile minaccia per la pace di tutto il continente europeo. I governanti dello Stato cecoslovacco si sono rivelati manifestamente incapaci di organizzare in modo ragionevole la convivenza dei gruppi nazionali arbitrariamente ricompresi nei suoi confini, fino a rendere impossibile il perseguimento dei legittimi interessi di ciascuno all’interno dello stato comune. Per queste ragioni, con l’alto scopo di servire i veri interessi delle nazioni che dimorano in questo spazio vitale, di salvaguardare l’esistenza pacifica dei gruppi nazionali tedesco e ceco, di promuovere il loro benessere, ordino, in nome del popolo tedesco, l’emanazione del seguente decreto, in modo da permettere agli abitanti di queste terre di poter vivere fianco a fianco anche nel prossimo futuro. I territori già appartenuti alla Repubblica Cecoslovacca ed occupanti dall’esercito tedesco a partire dal marzo 1939 sono incorporati nel Grande Reich tedesco e sottoposti alla sua protezione come Protettorato di Boemia e Moravia. 

Praga, 16 marzo 1939 

Adolf Hitler – Fuhrer e Cancelliere del Reich 
Frick, Ministro dell’Interno del Reich 
Von Ribbentrop, Ministro degli Esteri del Reich 
Dr. Lammers, Capo di gabinetto della Cancelleria del Reich.

GENERALE SOVIETICO
Una grave minaccia grava sul sistema socialista in Cecoslovacchia, una minaccia portata dalle forze controrivoluzionarie, in accordo con i paesi stranieri ostili al socialismo.L’ulteriore peggioramento della situazione in Cecoslovacchia minaccia i vitali interessi dell’Unione Sovietica e degli altri stati fratelli socialisti, nonché la loro sicurezza. La minaccia al socialismo in Cecoslovacchia costituisce anche un serio pericolo per le basi su cui si fonda la pace in tutta Europa. La scorsa notte le forze armate dell’Unione Sovietica insieme agli eserciti dei paesi alleati e fratelli sono entrate nel territorio della Cecoslovacchia non per intraprendere un azione diretta contro gli interessi della nazione cecoslovacca, ma per l’estrema necessità di mantenere la pace e salvaguardare le conquiste del socialismo e della classe operaia.A nessuno verrà mai permesso di sciogliere i legami che affratellano gli stati socialisti. ontro la grave minaccia portata dall'offensiva controrivoluzionaria, noi non possiamo perdere un solo minuto. 

Praga, 21 agosto 1968





giovedì 5 aprile 2018

ODIO PUNTUALIZZARE L'OVVIO.

Il nostro Stato Maggiore aveva condotto senza alcun piano strategico la campagna di Francia, conclusasi con la conquista dell'abitato di Mentone, contro un paese oramai sconfitto e che comunque costò la vita a 631 uomini con 616 dispersi e 2.631 feriti, contro i 37 morti, 42 feriti e 150 dispersi dei francesi. L'armistizio con la Francia venne firmato il 24 giugno a Villa Incisa sulla via Cassia da plenipotenziari francesi che giungevano in volo, su aerei tedeschi, da Compiègne dopo aver firmato già due giorni prima la capitolazione transalpina nei confronti del Reich. 
Che quella guerra, dichiarata per partecipare al banchetto di un conflitto che altri dovevano vincere anche per noi, e per evitare che la neutralità ci facesse fagocitare da un alleato divenuto troppo potente, dovesse finire al più presto era una necessità ben nota per il Regime e per tutti coloro che all'ombra di questo avevano fatto fortuna oppure erano riusciti a mentenere il loro potere, Re compreso. 
Che gli uomini detentori del potere avessero avuto la certezza di collezionare solo brutte figure partecipando ad una guerra moderna, che si fosse protratta nel tempo e su diversi fronti, era nelle cose: sarebbe bastato leggere un libro di geografia economica non coperto da censura. 

Nel 1940 la nostra industria automobilistica produce all'anno 62.000 autovetture ed autocarri, contro i 340.000 della Germania, i 300.000 della Francia e dell'Inghilterra, mentre gli Stati Uniti ne sfornano addirittura 4 milioni e mezzo. 
Il sistema industriale è composto per lo più di imprese a dimensione artigianale o medio-piccola e ben il 50% delle stesse non usa la forza motrice, mentre ad esempio, negli USA è solo 3% che non fa uso di fonti di energia. 
Ancora più ampio è il divario sul fronte dei combustibili: nelle miniere di carbone italiane si realizzano con grandi fatiche 1 milione e mezzo di tonnellate di carbone l'anno, contro i 160 milioni della Germania, i 230 dell'Inghilterra, i 46 della Francia, i 63 della Russia ed i 406 degli Stati Uniti. 
Inoltre, ignorando i giacimenti petroliferi che nasconde il sottosuolo della colonia libica, non produciamo praticamente petrolio, pur essendo già costretti ad importarne all'anno 4 milioni di tonnellate per i consumi; gli americani invece ne producono già 170 milioni di tonnellate all'anno, gli inglesi controllano nel Medio Oriente i giacimenti più ricchi al mondo e la Russia sta mettendo in funzione nuovi pozzi negli Urali. 
Sul fronte della produzione dell'acciaio, materia prima fondamentale per una guerra moderna, ne realizziamo 2 milioni e 400 mila ton. l'anno, contro i 6 milioni della Francia, i 14 dell'Inghilterra, i 23 della Germania, i 25 della Russia e i 50 milioni degli USA. 
In conclusione l'industria italiana rappresenta solo il 2,7% della produzione mondiale, mentre i suoi futuri alleati Giappone e Germania evidenziano rispettivamente il 3,5 ed il 10,7%. 
Con l'entrata in guerra degli Stati Uniti nel dicembre 1941, le nazioni alleate raggiungeranno il 70% della produzione mondiale. 
Il nostro esercito, numericamente poderoso, conta 1 milione 600 mila uomini, di cui 1 milione stanziato sul territorio metropolitano, 208 mila in Africa Orientale, 207 mila in Libia e 24 mila a Rodi e nel Dodecanneso. 
Questa massa imponente di uomini però è insufficientemente armata, insufficienti sono i mezzi di trasporto e quelli che per noi sono ritenuti carri medi e pesanti, sono qualificati come leggeri dagli eserciti nemici. L'uniforme è confezionata sempre con il panno grigio-verde utilizzato nel 15-18 con piccole modifiche, che però l'hanno resa meno pratica: i nostri soldati saranno gli unici a combattere in giacca e cravatta! 
La potenza di fuoco di una compagnia di fanteria italiana è pari alla metà di una francese ed un quarto di una tedesca; anche il rancio è modesto: la razione di carne è di appena 250 g contro i 350 del soldato inglese e i 450 del francese, prevede 20 g di zucchero, contro rispettivamente 50 e 48, ed i grassi disponibili sono un quarto di quelli a disposizione degli altri combattenti. 
L'arma aeronautica dispone di piloti ben addestrati, ma di mezzi tecnologicamente superati e solo verso la capitolazione del 1943 disporrà, in numero comunque insufficiente, di caccia alimentati con motori brevettati in Germania in grado di competere con gli Spitfire inglesi ed i Mustang americani. 
L'unica arma che presenta all'alba dell'entrata in guerra mezzi all'altezza della situazione, nonostante l'assenza di portaerei e di una pessima coordinazione con la forza aerea è la Marina, concentrata nei porti di Genova e Taranto. 
C'è dunque una sola possibilità di vincere quella guerra: fare presto per indurre l'Inghilterra alla pace e non allargare i fronti… ed invece, già nell'ottobre del 1940 lo sviluppo futuro degli avvenimenti prenderà una piega diversa… 
Nel corso dell'estate l'aviazione inglese, la R.A.F., inferiore per numero ma supportata dal radar, ha respinto il tentativo tedesco di programmare l'invasione terrestre dell'isola, infliggendo gravi perdite alla Luftwaffe, mentre le nostre truppe, invece di impegnare veramente gli inglesi in Africa settentrionale, dove questi sono ancora notevolmente inferiori per numero, vengono dirottate per un'impresa inutile dal punto di vista strategico: l'invasione della Grecia. 
Mussolini è irritato dalle manovre tedesche nei Balcani, che egli ritiene zona d'influenza da riservare all'Italia e dalla poca considerazione che Hitler ha del suo alleato, che informa sempre a fatto compiuto e a risultato acquisito. 
Il Duce ha bisogno disperato di una vittoria subito, da sventolare sotto il naso del dittatore tedesco e questa certo non può arrivare dal fronte libico, dove sin dai primi mesi del conflitto le nostre truppe incontrano enormi difficoltà. 
Così, nonostante tutti i rapporti militari denuncino l'impreparazione delle nostre truppe per un'immediata operazione e l'inutilità dal punto di vista strategico, basandosi più sulla presunta scarsezza del nemico che sulle nostre forze, il 28 ottobre 1940 le truppe italiane invadono.. o meglio tentano l'invasione della Grecia…

martedì 3 aprile 2018

25 LUGLIO - 8 SETTEMBRE 1943: CONSULTAZIONI.

Stava iniziando il periodo delle grandi contraddizioni… il governo Badoglio il 2 agosto cancellò sulla carta 20 anni di Regime: per decreto vennero aboliti il Partito fascista, la Camera dei Fasci e delle corporazioni, il Tribunale speciale, la Tassa sul celibato e le norme più smaccatamente totalitarie contenute nei codici. Si cambiano i nomi delle vie, degli stadi, delle piazze persino di qualche città, salvo poi vietare l'uso di qualsiasi emblema che potesse riferirsi a qualsiasi partito politico, si lascia in vigore la vergogna delle Leggi Razziali e si mantiene intatto tutto l'apparato burocratico – militare precedente, che con zelo applica la legge marziale. 
In più di qualche occasioni l'esercito mitraglia la folla… resteranno in terra 93 morti; 536 saranno i feriti e 2.276 gli arresti. 
Vengono liberati lentamente dal carcere, tra pastoie burocratiche e con irregolarità, gli esponenti dell'antifascismo in carcere, ma non si procede all'amnistia generale per i reati politici. 
A Trento, la vedova di Cesare Battisti viene incaricata di consegnare a Badoglio una lettera, in cui si protesta per lo sconcio di avere ancora un prefetto fascista, mentre a San Martino di Castrozza viene arrestato dai Carabinieri un albergatore che invita i clienti a gridare "Viva il Popolo! Viva il Re, Via il fascismo!". 
Si fa combattere svogliatamente contro gli anglo-americani che risalgono la penisola, ma si progetta di offrire a loro la nostra alleanza contro i tedeschi, ai quali si professa fedeltà e si chiede continuamente l'invio di truppe e materiali per fronteggiare gli Alleati. 
Si teme un ritorno del fascismo, ma i gerarchi non vengono arrestati o si lasciano partire indisturbati per la Germania… Si cercano i contatti con gli esponenti dei partiti antifascisti, ma si ostacola in ogni modo il loro agire, si tollerano i nuovi e vecchi partiti politici che iniziano a riorganizzarsi, ma si vieta duramente che lo facciano al di fuori della clandestinità, per paura di una sollevazione contro l'ordine costituito. 
Nello stesso ufficio informazioni Stato maggiore dell'Esercito, vengono create due sezioni, ognuna che opera nella massima segretezza e senza neanche sapere l'una dell'esistenza dell'altra: una è costituita in funzione anti-tedesca e l'altra anti-alleata, come se nulla fosse successo. 
In mezzo a tutte queste contraddizioni traspare un elemento comune: la paura e l'ossessione di mantenere in pugno il potere. 
La situazione è diventata una tragica commedia delle parti: i tedeschi non aspettano altro che di apprendere la nostra resa e fanno affluire costantemente in Italia i loro reparti, mentre gli alleati continuano a bombardare sempre più duramente le nostre città, nonostante oramai siano avviati segretamente i primi negoziati per la resa. 
Nel solo mese di agosto a Milano rimasero danneggiate l'80% delle abitazioni, 70.000 famiglie rimasero completamente senza casa, vennero a mancare luce, acqua, gas e per diversi giorni non arrivarono più nemmeno i treni. 
Alla sera, in tutte le grandi città d'Italia la gente si ammassava nei pochi rifugi sotterranei o scappava nelle campagne, con ogni mezzo, per sfuggire all'imminente inferno dei bombardamenti notturni. 

I nostri soldati incominciano a trovarsi tra l'incudine dei tedeschi, alleati sempre più diffidenti e sprezzanti, ed il martello degli anglo-americani e dei partigiani jugoslavi, che continuano ad attaccarli con vigore… i comandanti delle nostre truppe non hanno alcun ordine diverso di quello noto: la guerra continua senza ripensamenti. 

Nel frattempo Badoglio ed i vertici militari sono impegnati nell'impresa di spostare l'Italia nel campo alleato, tenendo buoni i tedeschi con continue manifestazioni di fedeltà e pressanti richieste di aiuti sia di armi che di uomini. 

Vengono mandati a trattare con gli anglo-americani personaggi stranissimi, quasi mai all'altezza della situazione: l'uomo che alla fine condusse il negoziato decisivo fu un militare, il generale Castellano, che si presentò il 19 agosto a Lisbona, al cospetto dei vertici Alleati, in completo scuro, capelli ben impomatati dalla brillantina, fazzoletto bianco che sbucava dal taschino della giacca e senza conoscere una sola parola d'inglese.. neppure buongiorno. Propone il passaggio dell'Italia a fianco degli Alleati, ma a condizione che questi effettuino diversi sbarchi sulla penisola, in modo da neutralizzare la prevedibile reazione dei tedeschi, precisando anche che il nostro esercito non è in grado di garantire neppure la protezione degli aeroporti. 

Gli alleati, spazientiti, sono irremovibili e impongono una resa senza condizioni, pena la continuazione ancora più dura della guerra contro l'Italia. 

I nostri vertici politico-militari pensano di utilizzare gli Alleati per uscire vivi e vittoriosi dal conflitto, illudendosi che il fronte italiano rivesta per gli anglo-americani un grande valore strategico; in realtà questi non hanno nessuna fretta di liberare l'Italia, ma solo di impegnarvi il maggior numero possibile di divisioni tedesche, deviandole dal vero grande obiettivo: l'apertura del secondo fronte con lo sbarco in Normandia. 

Il 3 settembre il generale Castellano firma segretamente a Cassibile, in Sicilia, il testo dell'Armistizio, nel quale s'impegna l'Italia a cessare ovunque le ostilità verso le forze Alleate e a consegnare l'intera flotta, mentre gli Anglo-americani ad effettuare uno sbarco in un luogo non precisato del territorio nazionale ed un aviosbarco nella capitale; ulteriori accordi vengono rimandati ad un successivo trattato da stipularsi a breve. 
L'annuncio dell'Armistizio, o sarebbe meglio dire della resa incondizionata, è previsto per l'8 settembre; nel frattempo l'ossessione per la segretezza crea persino equivoci sulla data dell'annucio, che Badoglio ritiene non vincolante, e impedisce che vengano diramati ordini precisi e tempestivi sul comportamento che dovranno tenere i nostri soldati, di fronte a quella che sarà la più che prevedibile reazione germanica. 

La sera del 7 settembre giungono a Roma, segretamente ed in modo avventuroso, due alti ufficiali americani per verificare con i nostri vertici militari le modalità operative dell'aviosbarco nella capitale della 82a divisione aviotrasportata americana: in base agli accordi di Cassibile, le nostre truppe, infatti, devono garantire la protezione degli aeroporti ed intervenire a fianco dei paracadutisti, per consentire la difesa di Roma. Senza queste garanzie, infatti, l'operazione si rivelerebbe un suicidio. 

I ufficiali, indossando la divisa dell'esercito americano, a bordo di un'ambulanza vengono portati da Gaeta a Roma, in pieno centro a palazzo Caprara, sede del Comando del Corpo d'armata corazzato. 

L'alto ufficiale incaricato alla difesa di Roma, il generale Carboni, non è presente, mentre il nostro Capo di Stato Maggiore, generale Ambrosio, è in treno e sta viaggiando verso Torino. 

Al generale Taylor e al colonello Gardiner, viene nel frattempo offerta una cena… 

VOCE DI UN ATTENDENTE 
Antipasto.. consommè in caldo caldo.. scaloppine… omelettes.. verdura fresca… e Chianti … 

VOCE DEL GENERALE SALVI 
Preferiscono Valpolicella? O del Barolo? 

VOCE DEL GENERALE TAYLOR 
Basta con il Vino! Dobbiamo parlare subito con un generale responsabile! 

VOCE DEL GENERALE CARBONI 
Eccomi.. lorsignori scuseranno il ritardo.. ma non ero stato preventivamente avvisato del vostro arrivo.. sono il generale Carboni.. Comandante del Corpo corazzato dedicato alla difesa di Roma! 

VOCE DEL GENERALE TAYLOR 
Generale Maxwell Taylor… Generale, con il suo permesso, desidero visitare gli aeroporti dove dovrà scendere la mia divisione.. i sistemi di illuminazione che avete predisposto e le batterie antiaeree.. 

VOCE DEL GENERALE CARBONI 
Stanotte? È fuori discussione… le batterie antiaeree poi sono controllate dai tedeschi.. vedremo domani se sarà possibile farvi vedere qualcosa.. 

VOCE DI TAYLOR 
Dai Tedeschi!!!!??? Domani!!??? Signor generale, domani sera la mia divisione inizierà la discesa intorno ai campi e lo sbarco aereo durerà per 4 notti consecutive!! Io sono qui per verificare la situazione e per l'alba di domani il mio comando aspetta l'ordine di conferma o annullamento!!! 

VOCE DI CARBONI 
Domani? Ma non è possibile… il vostro impegno è di non iniziare lo sbarco prima del 12.. noi non saremo assolutamente pronti prima del 12.. 

VOCE DI TAYLOR 
Vi faccio osservare che NOI non abbiamo preso alcun impegno di sbarcare il 12, mentre VOI avete preso l'impegno di essere pronti e dichiarare l'armistizio al nostro sbarco!!! 

GENERALE CARBONI 
Signori temo che siamo di fronte ad un grosso equivoco… tutti i nostri piani sono regolati in base a quello che ci ha comunicato il generale Castellano, ovvero che lo sbarco non sarebbe avvenuto prima del 12.. noi volevamo chiedere ancora un rinvio di qualche giorno.. se davvero lo sbarco avvenisse domani sarebbe un disastro.. 

VOCE DI TAYLOR 
Come "se davvero avvenisse?".. le nostre truppe sono già imbarcate e pronte per l'operazione!!! Ma chi diavolo è questo Castellano che ha combinato questa pazzesca marmellata??? Ancora ieri non ci ha detto nulla sulla vostra impreparazione!!! Esigo di parlare subito con il Maresciallo Badoglio!!!! 

Nonostante fosse al corrente dell'annunciato arrivo nella capitale della delegazione alleata, Badoglio si era coricato, come d'abitudine, presto anche quella sera e deve essere svegliato per ricevere i due ufficiali americani ed il generale Carboni nella sua residenza romana.. l'anziano maresciallo giunge in pigiama e vestaglia da notte rossa e nera... 

VOCE DI TAYLOR 
Siamo qui per decidere se la mia divisione può incominciare lo sbarco a Roma a partire.. da domani sera.. anzi.. considerato che sono già le tre di notte… già da stasera.. 

VOCE DI BADOGLIO 
Non affrettiamo i tempi miei cari amici… riposatevi qualche giorno e poi ne riparliamo.. stasera proprio non è possibile… La situazione è grave.. i tedeschi ci premono da tutte le parti… 

VOCE DI CARBONI 
Considerate il fatto che se sbarcate stasera.. vista l'impreparazione.. potremmo trovarci persino costretti a combattere contro di voi.. 

VOCE DI TAYLOR 
Io considero che di armistizio ci avete parlato sin da metà agosto e che prepararlo adeguatamente vi sarebbe stato più facile di quanto vi sarà ora rinnegarlo! 

VOCE DI BADOGLIO 
Ma no, Generale.. noi non rinneghiamo l'armistizio.. non si confonda.. Noi vi siamo amici e chiediamo solo di spostare la data dell'annuncio.. facciamo per il 12! Sono un vecchio generale, ho vinto due guerre, non lasciateci soli con i tedeschi.. quelli se ci prendono…

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