lunedì 29 marzo 2021

L'ULTIMA PARTITA DI ZICO IN ITALIA

 







L'avventura di Zico in Italia non realizzò il sogno di chi aveva progettato e concluso il sensazionale, storico e irripetibile colpo di mercato dell'estate 1983, ossia quello di portare uno dei campioni assoluti più conosciuti al mondo in una squadra di una località nota in Italia ai più solo per essere "il posto dove si faceva il militare" e individuabile nel resto del pianeta come "a city 150 km north-east far away from Venice". Il sogno era quello di sfidare nella lotta scudetto, la Juventus di Platini, la Roma di Falcao e le altre big metropolitane e, in subordine, conquistare almeno il pass per le coppe europee entro i 3 anni della durata del contratto con l'asso brasiliano.

Come noto, se la partenza fu in linea con le ambizioni, strada facendo i sogni iniziarono a vacillare già alla fine del primo anno per poi svanire brutalmente nella seconda stagione, quando Zico accusò una serie di infortuni muscolari che lo tennero a lungo fuori dal campo e riuscì a disputare solo 16 gare, segnando la miseria di 3 reti e dovette assistere spesso impotente  al declino dell'Udinese, impegnata fino a tre giornate dal termine per conquistare la salvezza. 

Così nella primavera del 1985 era già chiaro a tutti i tifosi friulani che finita la stagione Zico sarebbe tornato in Brasile, considerata anche l'indagine penale avviata dalla Procura di Udine per evasione fiscale e costituzione di capitali all'estero in relazione all'architettura giuridico-finanziaria che era stata posta in essere per il suo arrivo in Friuli: indagine che si concluse con un'assoluzione, dopo la condanna di primo grado.

Nonostante tutto questo, il campione brasiliano è rimasto nel cuore di tutti i friulani per come si era calato  con grande umiltà, professionalità e dedizione alla causa, lui asso planetario, nella "piccola" Udine; rapporto peraltro ricambiato da Zico che, insignito della cittadinanza onoraria di un comune dove ha sede un Udinese Club a lui intitolato, sovente compie delle rimpatriate e non perde occasione di ricordare con orgoglio i suoi trascorsi in Friuli e nel nostro campionato, nonostante i risultati inferiori alle attese.

Il destino si divertì a preparare la scena per la sua ultima esibizione in serie A il 12 maggio 1985, il giorno che incoronò nientemeno che il Verona di Bagnoli campione d'Italia,  incrociando i "bulloni" con quelli di Diego Armando Maradona, l'asso argentino che, insieme a "Le Roi" Michel Platini, contendeva a Zico lo scettro di "più forte del mondo".

Il match non aveva nessun valore per la classifica, l'Udinese si era già salvata matematicamente la domenica precedente ed il Napoli viaggiava in un'insipida posizione di metà classifica, dopo aver navigato a lungo in "zona pericolo", nonostante l'arrivo sotto il Vesuvio del Pibe de Oro; eppure, fu una gara altamente spettacolare in cui i due fuoriclasse deliziarono la platea ogni volta che toccavano la palla e, premiando oltre ogni merito i partenopei, si concluse e si sviluppò proprio com'era stata segnata da sfortuna e torti arbitrali vari oltre che da colpi di gran classe tutta l'avventura italiana del Galinho di Rio.

Diego Maradona fece vedere il meglio (e il peggio) di sé, portando avanti gli azzurri con una splendida punizione a giro nel sette della porta di Brini dopo appena 4 minuti e chiudendo il match sul 2-2 a due minuti dalla fine, facendo apparire la "mano de Dios" per correggere in rete un pallone respinto dalla traversa dopo un colpo di testa di Daniel Bertoni dal limite dell'area friulana.
Fu il trailer del film che Diego mandò in onda un anno più tardi, nel giugno del 1986, all'Azteca di Città del Mexico, quando con il gol più bello della storia della coppa del mondo e con un altro gol di mano ai danni del pover Shilton, eliminò gli inglesi ai quarti di finale, lanciandosi alla conquista del Mondiale.

Zico invece colpì due dei quattro pali su cui si infransero altrettanti attacchi di un Udinese che giocò all'assalto praticamente per tutti i novanta minuti di una partita che vide Castellini esaltarsi come al suo solito allo Stadio Friuli, impedendo con interventi prodigiosi almeno 2 reti al Galinho e altrettante a Carnevale.

Così, negli spogliatoi, Zico non riuscì più a trattenere la rabbia accumulata probabilmente da tanto tempo e lanciò una memorabile invettiva contro l'arbitro pugliese che non aveva visto o voluto vedere la "Mano de Dios." Testualmente: "Penso che l'Udinese in questi anni e in questa partita ha dimostrato di essere pregiudicata, tante cose che vediamo tutti, e che e impossibile sudare tutta la settimana, lavorare fare un grosso impegno per arrivare a Domenica arriva uno incapace e ti frega 2 punti e ti frega tanto altro; é una cosa terribile ».

Un epilogo che Zico non meritava e che spiega perché Diego Armando Maradona non abbia mai trovato grandi accoglienze quando saliva in Friuli con il suo Napoli e che scarsi spiragli abbiano aperto nei cuori friulani le inarrivabili prodezze del campione argentino, anche decenni di distanza.
 

Udine, Stadio Friuli
12 maggio 1985, 29na giornata seria A 1984/85
ore 16,00

UDINESE - NAPOLI 2-2 (1-1)

Marcatori: 4' Maradona, 8' Galparoli, 55' De Agostini, 89' Maradona


Udinese: Brini, Galparoli, Cattaneo (69` Tesser ), Gerolin, Edinho, De Agostini, Montesano, Miano, (62` Pasa), Carnevale, Zico, Criscimanni. 
Allenatore: Luis Vinicio.

Napoli: Castellini, Bruscolotti, Ferrara, Celestini, Ferrarlo, Marino, Bertoni , Favo (67` De Vecchi ), Caffarelli, Maradona, Dal Fiume (78` Penzo ). 
Allenatore: Rino Marchesi.

Arbitro: Giancarlo Pirandola della sezione di Lecce.

Spettatori 37 mila circa.



mercoledì 17 marzo 2021

L'ULTIMO GOL SU AZIONE DI ZICO IN ITALIA : UDINESE - LAZIO 5-0
















Con un'altra sfida tra Udinese e Lazio alle porte a seguire dopo un Genoa-Udinese sabato scorso, il calendario si diverte a creare con la memoria strani incroci in grado di far sussultare gli amanti delle combinazioni "cabalistiche". Se infatti un Genoa - Udinese terminato 0-5 nel settembre 1983 tenne a battesimo Zico in serie A e fu anche palcoscenico della sua prima rete in campionato, l'ultimo gol italiano su azione dell'asso di Rio fu invece infilato nelle rete di una malcapitata Lazio alla seconda giornata del torneo successivo, il 23 settembre 1984, incontro concluso con lo stesso punteggio: 5-0 per i friulani. Mettiamo allora in moto la macchina del tempo e andiamo a quell'uggioso pomeriggio di un sollecito autunno udinese; anche l'entusiasmo del settembre 1983 nella tifoseria friulana si è sensibilmente annacquato a un anno di distanza dall'inaspettato ed incredibile sbarco di Zico nella provincia friulana: i sogni di grandeur sono svaniti dopo gli eventi della primavera 1984 in cui la Zanussi è uscita dalla proprietà del club, tagliando la benzina che aveva alimentato i progetti ambiziosi del cav. Lamberto Mazza, ora rimasto alla Presidenza del Club senza i denari che assicurava il gruppo industriale pordenonese. Capita l'antifona il General Manager Franco Dal Cin, che aveva già inutilmente opzionato Junior e Collovati per la stagione 84/85, lascia il club per accasarsi all'Inter, seguito da capitan Causio a cui non viene rinnovato il contratto e da Pietro Paolo Virdis che si trasferisce anche lui a Milano, sponda rossonera. Lamberto Mazza, dopo aver inutilmente chiesto ai tifosi di versare nelle casse sociali 4 miliardi di lire a titolo di prestito obbligazionario con lo scopo di "continuare a far grande" l'Udinese, ridimensiona definitivamente i progetti: prima chiama nel ruolo di Direttore Sportivo un giovanissimo Ariedo Braida, poi cerca senza esito di piazzare Zico al Torino ottenendo il rifiuto del brasiliano al trasferimento e infine sostituisce l'allenatore Ferrari con il "vecchio Leone" Luis Vinicio in panchina, cercando di tappare le falle con gli arrivi di Franco Selvaggi dal Torino e alcuni giovanotti di belle speranze come Andrea Carnevale dal retrocesso Catania, Federico Rossi dalla Fiorentina e Gianpaolo Montesano dal Palermo. Confermati tutti gli altri. Persino la maglia viene cambiata: si manda in pensione quella bianconera stile Ajax per proporre un'insolita divisa, sicuramente futuristica per l'epoca e che sarà mantenuta per tre stagioni, prima di essere riproposta proprio nell'attuale stagione 2020/21. Più futuribile di così.
Nonostante il mediocre precampionato abbia già mostrato la fragilità della squadra con la sollecita eliminazione dalla coppa Italia a vantaggio di squadre militanti nella serie cadetta e l'organico sia chiaramente indebolito, la tifoseria friulana potendo contare ancora sul Galinho nell'undici titolare con i gradi di capitano, spera ugualmente in un campionato ricco di soddisfazioni, battagliando comunque tra le prime 8 della classifica. Il pareggio per 2-2 sul prato di San Siro contro il Milan di Liedholm sembra alimentare le speranze, che toccheranno la loro massima illusione proprio alla seconda giornata, quando ad una squinternata - con il senno di poi - Lazio i bianconeri danno una severa lezione, schiantandola per 5-0 in un pomeriggio di calcio spettacolo, agevolato da allegre marcature, varchi difensivi ampi come praterie e attacchi velleitari dei capitolini. Nessuno dei tifosi friulani usciti festanti e ringalluzziti da quella scorpacciata s'immagina di aver assistito all'ultima pagina felice dell'Udinese di Zico e all'ultima rete su azione dell'asso brasiliano in Italia, peraltro tra le più spettacolari tra quelle viste sui campi della serie A ad opera dell'asso brasiliano. E' il 36' del primo tempo e i bianconeri hanno aperto le marcature con Galparoli, lesto a tuffarsi di testa in piena area biancazzurra e a battere Orsi otto minuti prima; Zico sulla tre quarti laziale raccoglie un pallone e d'esterno di prima intenzione lo alza sulla sua sinistra per Selvaggi dettando un triangolo. Spadino in acrobazia chiude di prima intenzione lo scambio con un pallone che il Galinho raccoglie sempre di prima e al volo, indirizzandolo questa volta sulla destra, a parabola, in direzione di Andrea Carnevale piazzato poco dentro l'area romana. Il centravanti di Monte San Biagio,  futuro bomber pluri-scudettato alla corte di Re Maradona, si alza di testa ed indirizza la palla poco più avanti del dischetto del rigore, dove Zico arriva in corsa e in mezza girata, al volo, clacia di prepotenza alle spalle del malcapitato Orsi. 2-0 e corsa del Galinho verso la bandierina a prendersi, inginocchiato, l'abbraccio di Gigi De Agostini che aveva seguito l'azione sulla sinistra. I giocatori della Lazio hanno agevolato il tutto recitando il ruolo di belle statuine, ma il disegno tattico, la visione di gioco e l'esecuzione tecnica del brasiliano sono stati veramente come la pennellata di un'artista. Quando a venti minuti dalla fine, sul risultato di 4-0, Zico esce per un dolore alla coscia destra, lasciando il posto a Paolo Miano, sembra solo una sostituzione per non affaticare inutilmente il capitano dell'Udinese. Sarà invece l'inizio di un vero e proprio calvario, con il brasiliano fuori prima per settimane, poi per mesi, con uno stiramento che guarisce mai del tutto. L'Udinese inizia ad inanellare sconfitte su sconfitte e alla fine del girone di andata è quartultima con 11 punti e lotterà fino due giornate dalla fine per guadagnare la salvezza mentre Zico giocherà solo 16 partite totali, segnando solo altre due reti su punizione nel girone di ritorno, di cui l'ultima il 14 aprile 1985, ininfluente, al comunale di Torino contro la Juventus accorciando le distanze sul 2-3 al 90'. Poca cosa rispetto ai fuochi d'artificio dell'anno prima, quando lo si poté ammirare per 24 volte assistendo a 19 reti. Fece solo in tempo a scendere in campo allo stadio Friuli per festeggiare la salvezza alla penultima contro il Napoli di Maradona il 12 maggio 1985, per l'unica volta in cui i due fuoriclasse si sfidarono in Italia. Il finale fu amarissimo, quanto immeritato, con il brasiliano centrare i legni della porta di Castellini e Maradona a siglare il 2-2 finale all'88', anticipando di mano Brini e facendo così le prove per la "mano de Dios" dei mondiali messicani del 1986. Negli spogliatoi Zico inveì giustamente contro l'arbitro Pirandola di Lecce reo di non aver sanzionato l'argentino, rimediando sei giornate di squalifica che non finì mai di scontare: rientrò subito in Brasile per continuare la sua carriera di giocatore nel Flamengo e poi in Giappone, chiudendo nei Kashima Antlers nel 1994 a 41 anni. Alla tifoseria friulana rimarrà sempre l'amaro in bocca per come si concluse l'avventura del giocatore che più gli fece sognare, costretto anche ad andarsene con l'accusa di evasione fiscale per costituzione di capitale all'estero relativamente alle vicende giuridico-contrattuali che lo avevano portato in Italia, accuse da cui venne in seguito prosciolto qualche anno più tardi.
Zico ha fatto ritorno più volte in Friuli, l'ultima volta nel 2017, a testimonianza del forte legame instaurato con la gens furlana nel breve ma intenso periodo in cui vestì la maglia bianconera e, nonostante i risultati sportivi siano stati sicuramente inferiori alle grandi attese, ogni volta è stato accolto come la prima nel luglio 1983: come un Re. Un comune friulano gli ha concesso la cittadinanza onoraria.          


Udine, Stadio Friuli
23 settembre 1984

UDINESE: Brini, Galparoli, Federico Rossi, Gerolin, Edinho, De Agostini, Mauro, Criscimanni (80' Papais), Selvaggi, Zico (70' Miano), Carnevale. 
A disp. Fiore, Cattaneo, Montesano. 
Allenatore Luis Vinicio

LAZIO: Orsi, Storgato, Filisetti, Vianello, Batista, Podavini, Torrisi (46' Garlini) Manfredonia, Giordano, Laudrup, Fonte (75' Marini).
A disp. Cacciatori, Spinozzi, Calisti.
 Allenatore Paolo Carosi

Arbitro: Sig. Tullio Lanese di Messina.

Marcatori: 28' Galparoli, 36' Zico, 58' Selvaggi, 68' Mauro II, 88' Carnevale.

Note: giornata di pioggia, spettatori: 31.000 circa.

giovedì 11 marzo 2021

L'ESORDIO DI ZICO IN SERIE A: GENOA - UDINESE 0-5


 In vista dell'incontro di sabato sera tra Genoa e Udinese allo stadio Ferraris di Marassi, la memoria corre senza stimoli ulteriori all'11 settembre 1983, quando Zico esordì nel campionato italiano con i colori bianconeri friulani griffati Agfacolor. Domenica memorabile per la serie A, allora giustamente considerata "il campionato più bello del mondo": ben 33 segnature totali negli 8 incontri in calendario del campionato a 16 squadre, tutti rigorosamente insieme con fischio d'inizio alle ore 16,00. Quella domenica la passai con un gruppo di amici a bivaccare sulle colline che circondano Cividale del Friuli, mangiando e bevendo ma, soprattutto, tutti con le orecchie tese verso le notizie che arrivavano dalla radiolina per mezzo delle le voci di Ameri, Ciotti, Provenzali, Luzzi e compagnia cantante guidate sapientemente da Roberto Bortoluzzi dallo Studio Centrale. Un susseguirsi continuo da tutti i campi per segnalare marcature una più bella dell'altra e risultati "roboanti" che prendevano forma tra la nostra incredulità, abituati come eravamo in quegli anni a tanti 0-0 e segnature con il contagocce. La Juventus che ne stava facendo 7 all'Ascoli, il Milan, neopromosso in A, che ne buscava 4 ad Avellino, il Napoli ne pigliava 5 a Firenze e la Lazio 4 a Verona, con l'Inter sconfitta a San Siro dalla Sampdoria per 2-1 e la Roma, campione in carica, a regolare il Pisa per 2-0 all'Olimpico e con un unico 0-0, quello casalingo del Catania con il Torino al Cibali. Notizie che si susseguivano frenetiche, come nel celeberrimo film "Il secondo tragico Fantozzi" in cui le voci che si rincorrevano annunciavano un parziale di 20-0 dell'Italia con gol di testa di Zoff su calcio d'angolo; se non fosse stato  che quella era la prima domenica di campionato senza Dino Zoff tra i pali della Juventus dopo il suo addio al calcio il 29/05/1983, probabilmente avremmo finito per crederci anche noi. Ho volutamente lasciato per ultimo il dato su Genoa-Udinese e partirò dal commento dell'ultimo minuto. L'Udinese sta vincendo in trasferta per 4-0, fatto di per sé già incredibile alle nostre orecchie, su di un campo che i bianconeri avevano violato per la prima volta in quasi 90 anni di storia solo nell'ottobre dell'anno prima, dopo un combattutissimo 3-2; circostanza ancora più strepitosa pensando che i bianconeri dopo il loro ritorno i serie A in quattro campionati  erano riusciti a vincere lontano dal Friuli solamente 8 volte su 60 tentativi. Ma in quella domenica avremmo creduto a tutto, sognavamo ad occhi aperti, credevamo davvero che l'Udinese di Zico, Causio, Mauro, Edinho e Virdis potesse lottare con Roma e Juventus fino all'ultima giornata  per la vittoria dello scudetto. E i fatti sembravano darci ragione. Torniamo a quell'ultimo minuto. Zico ha già segnato il suo primo gol, quello del due a zero, dopo aver mandato "a spasso" con una finta assassina il suo marcatore, per l'occasione il povero Testoni e poi una doppietta del "tamburino sardo" Pietro Paolo Virdis aveva tolto ogni speranza di rimonta ai grifoni. Oramai da un quarto d'ora la partita ha assunto i ritmi di un allenamento e in campo non si aspetta altro che il triplice fischio, in una sorta di "garbage time" come direbbero i commentatori del basket. L'arbitro fischia invece una punizione dal limite a favore dell'Udinese e in quel momento tutto lo stadio inizia ad invocare a gran voce: "Zico, Zico"; il brasiliano raccoglie l'invito e calcia la punizione "a giro", sopra la barriera rossoblù, direttamente nel sette della porta di un immobile Martina, fissando il definitivo 0-5 e inaugurando un rituale che si sarebbe ripetuto più e più volte nell'arco di quella stagione, con i telecronisti che interrompevano i colleghi e s'inserivano in diretta ogni volta che Zico stava per calciare una punizione dal limite, come fosse un calcio di rigore. Bene. La cosa incredibile e memorabile avvenne dopo che la palla era finita in rete: i tifosi del "Vecchio Grifone", gradinata Nord compresa, accolgono con un boato la marcatura e poi tutti ad applaudire il brasiliano che festante andava ad esultare vicino alle tribune. Cosa mai vista in uno stadio italiano fino ad allora. Miglior esordio non poteva esserci per il Galinho di Rio e per i tifosi friulani. Forse uno dei momenti più belli della pluricentenaria storia dell'Udinese, anche se poi lo sviluppo di quel campionato tradì le aspettative e i sogni di grandeur e, ancora peggio, fu l'epilogo nel maggio 1985 della vicenda di Zico in Friuli, con l'asso brasiliano costretto alla fuga con accuse ingiuste di evasione fiscale e acciaccato dai numerosi infortuni patiti durante la seconda parte della sua permanenza in Italia.       

Genova, Stadio Luigi Ferraris

GENOA - UDINESE 0-5 (0-2) 

Reti: 37' Mauro, 42' Zico, 61' e 72' Virdis, 89' Zico

GENOA: Martina, Romano (69' Fiorini), Testoni, Corti, Carmine Gentile, Canuti, Bergamaschi, Peters (69' Viola), Antonelli, Faccenda, Briaschi. Allenatore: Luigi Simoni.

UDINESE: Brini, Galparoli, Tesser, Gerolin, Edinho, Miano (77' De Agostini), Mauro, Marchetti (71' Cattaneo) Causio, Zico, Virdis. Allenatore: Enzo Ferrari.

Arbitro: Luigi Pairetto di Torino. 

Spettatori: 35.218

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