martedì 31 ottobre 2017

IMPREVISTI E PROBABILITA'

Nel settembre del 1989 mi accingevo a preparare la mia tesi di laurea in Tecnica del commercio interno ed internazionale presso la Facoltà di Scienze Economiche e Bancarie dell’Università degli Studi di Udine ed il mio relatore mi propose di occuparmi di un argomento che, a suo dire, se ben sviluppato mi avrebbe consentito di ottenere una votazione finale di assoluto valore.
In buona sostanza dovevo progettare, dopo uno studio preliminare dell’interscambio commerciale tra l’Italia e la Repubblica Federale Socialista Jugoslava e dei settori maggiormente vocati all'esportazione dei due paesi con il resto del mondo, la realizzazione di una joint venture tra un’azienda artigiana calzaturiera di Gonars (UD) ed una industriale di medie dimensioni jugoslava (allora) situata a Tržič, a nord, di Lubiana.
In parole semplici gli italiani mettevano a disposizione il design e le idee, gli jugoslavi la manodopera presso i loro stabilimenti con lo scopo di aggredire il mercato comunitario, ed in particolare il nord Europa con prodotti dallo stile italiano,  ma a costi decisamente più competitivi.
“Vedrà, il suo sarà un lavoro in grado di anticipare i tempi che le schiuderà interessanti prospettive di lavoro per il suo futuro” disse il Professore, per vincere la mia titubanza verso un lavoro che si mi appassionava, ma che temevo essere troppo in anticipo sui tempi. Accettai e di buona lena incominciai la raccolta dei dati, visitai le aziende, stesi il primo studio di fattibilità addirittura il professore mi spingeva ad iscrivermi ad un corso di sloveno.
Nel giugno del 1991, quando il mio lavoro stava faticosamente arrivando al traguardo, come tutti oggi ben sapete fu la Repubblica Federale Socialista Jugoslava ad arrivare al capolinea.
Le armi incominciarono di nuovo a fare sentire la loro voce dalla fine della seconda guerra mondiale ed io dovetti prendere tutti fogli della mia tesi e  buttarli nel cestino: la caduta del muro di Berlino aveva messo in moto un’accelerazione nella Storia, tale da far si che la mia “avveniristica” tesi nascesse in realtà già morta.
Nell'autunno del 1991, sconsolato dall'andamento dei miei studi, mi recai dal mio relatore per cambiare l’argomento della tesi: lui mi propose lo stesso copione, spostando però questa volta l’oggetto dell’analisi alla Cecoslovacchia; un “sesto senso” mi disse che forse era il caso di venire a più miti consigli, abbandonare la ricerca del “nuovo” e così decisi di chiedere al professore una tesi che si occupasse del marketing nelle banche italiane; l’imperativo era diventato laurearsi al più presto e quell'argomento mi sembrava più rassicurante: era ragionevole attendersi che le banche non sarebbero state inghiottite dai riflussi della storia da un momento all’altro, almeno nel 1993.
Il relatore non ne fu entusiasta, ma di fronte al mio fermo diniego, alla fine mi assegnò l’argomento richiesto; potete immaginare come mi sia sentito il 1 gennaio del 1993, a pochi mesi dalla discussione della mia tesi di laurea sul mercato bancario italiano, quando la Cecoslovacchia si dissolse anch’essa, dando vita alla Repubblica Ceca ed alla Slovacchia.
Terminati gli studi, fui assalito da un desiderio che è divenuto nel seguito della mia vita un imperativo: capire perché la scelta di quella tesi mi aveva fatto “perdere” 2 anni di studio e ritardato così il mio ingresso nel mondo del lavoro.
Iniziai così ad occuparmi della storia del novecento dell’Europa Centro-Orientale e da questi studi è nata l’idea di pubblicare il libro "LA TERRAZZA DI PRAGA", che racchiude, attraverso la narrazione di vicende “immaginarie” di personaggi “immaginari”, la drammatica odissea vissuta dalle genti di quest’area dalla fine del dominio asburgico al crollo del muro di Berlino sino ai giorni nostri.
Un lavoro dedicato ai miei coetanei, quelli che come me sono nati durante la metà degli anni sessanta del ‘900 in Friuli - Venezia Giulia , che hanno avuto maestri elementari formati nella scuola del regime fascista ed hanno concluso gli studi universitari condotti per mano da professori formati durante il ’68.
Ragazzi cresciuti convinti di vivere in un mondo immobile, in paesi dove per 500 abitanti ce n’erano almeno altrettanti chiusi nelle caserme, in cui i buoni stavano di qua ed i cattivi di là di un confine vissuto come eterno.
Ragazzi che hanno visto cadere il muro di Berlino improvvisamente addosso a loro e rimanere disorientati innanzi all’accelerazione della storia, che oggi consente loro di andare senza passaporto da Lisbona a Riga quando per lunghi anni era un’avventura da film di spionaggio andare a fare il pieno di benzina a pochi chilometri da casa propria.
Ragazzi divenuti uomini senza che nessuno avesse voluto spiegare loro, sinceramente, da dove arrivavano e che per questo, oggi, hanno molta paura nel cercare di comprendere dove stanno andando.

Trieste, aprile 2008

lunedì 30 ottobre 2017

NOVECENTO FRIULANO

Domenico, nato nel 1908 a Fagagna, Borgo Paludo, primogenito di 2 fratelli (Achille e Giovanni) e una sorella (Maria) nati in successione, di professione sarto è stato per tutti Sior Meni. Figlio d’arte, in quanto suo padre Luigi, nato occasionalmente nell’imperialregia Gorizia del 1879 da una famiglia poverissima residente a Stregna e trasferitosi dopo il servizio militare a Fagagna in Borgo Paludo per sfuggire al lavoro precario nei campi, aveva iniziato il mestiere di sarto cucendo e rammendando abiti talari oltre che fare il sacrestano nella locale chiesa parrocchiale. Sior Meni ne aveva raccolto l’eredità non solo nel mestiere ma anche nella devozione assoluta alla religione cattolica, superando sicuramente quella del padre e giungendo a rasentare il bigottismo per l’esasperazione nel rispetto che s’imponeva e imponeva di ogni regola formale a valenza esteriore. Non conosceva il gioco e i sorrisi erano rari, mai pubblici e comunque sempre misurati; l’essere rimasto orfano di madre a 4 anni, con il padre richiamato al servizio militare durante la prima guerra mondiale si era venuto a trovare a fare le veci del capo-famiglia a 6 anni con i due fratelli minori a carico, coadiuvato da una vecchia zia zitella timorata di Dio e che si addormentava con il cilicio. A 8 anni avevo visto occupare e razziare Fagagna dall’affamatissimo esercito austro-ungarico a seguito della rotta di Caporetto e la miseria più nera regnava sovrana nella sua casa.
Dopo il servizio militare come Alpino del Battaglione Cividale, Sior Meni, si era sposato e aveva avuto il suo primo figlio, nel 1935 a 27 anni, un’età piuttosto avanzata per quel periodo e 5 anni dopo, nel 1941 fu richiamato alle armi destinato alla campagna di Russia.
Una caduta accidentale sulla piazza d’armi ghiacciata della caserma di Tarvisio gli causò una frattura alla gamba che all’Ospedale Militare non gli sistemarono molto bene, visto che i risultati delle cure lasciarono un uso non perfetto dell’arto per tutta la vita e quindi l’immediato congedo; circostanza che molto probabilmente gli permise comunque di vivere fino al 2001, avendo evitato così di salire sulle tradotte che portarono i suoi commilitoni nelle fatali pianure dell’Ucraina e della Russia meridionale.
Monarchico e anticomunista militante, dopo la guerra fervente sostenitore dello scudo crociato, aveva in profondo spregio tutto ciò che era riconducibile alla guerra partigiana condotta con il fazzoletto rosso al collo e fino in punto di morte non cessò mai di maledire le “gesta” dei partigiani che con i loro “attentati” provocavano la violenta reazione dei tedeschi sulla popolazione civile.
Sicuramente il possesso della tessera del partito fascista, sottoscritta in passato per aver diritto ad iscriversi nella corporazione di mestiere, non lo aveva fatto dormire sonni tranquilli quando alla fine della guerra bastava essere additati come fascisti dai più facinorosi tra i partigiani per rischiare di passare, come minimo, un brutto quarto d’ora.
In realtà  ciò che Sior Meni non poteva digerire dei partigiani era quel loro essere fuori dalle regole dell’Ordine costituito, quale questo fosse, e di muoversi rispondendo a principi non codificati e soprattutto, nel caso di quelli comunisti, di essere contro la Chiesa, intesa come Istituzione naturalmente; mal digeriva, anche se apertamente non lo diceva, anche la democrazia, perché secondo lui le cose potevano funzionare solo se le persone ubbidivano agli ordini di capi illuminati senza pensare troppo e la possibilità che la democrazia dà di contestare i superiori, a suo dire, era solo foriera di disordine e inefficienza.
Si comportò sempre in famiglia, fino in punto di morte, come se lui fosse il sovrano regnante a cui tutti dovevano il massimo rispetto e l’obbedienza assoluta, ipercritico con tutto e tutti, grandi e piccini dovevano stare in silenzio mentre lui parlava, senza naturalmente mai poterlo contraddire. Con sua moglie, poco incline al silenzio, invece erano sempre litigi furibondi, fino poi a piangerla senza sosta e venerarla come una Santa una volta prematuramente morta nel 1975 a 64 anni. Non era faticoso ricordare qualche gesto d’affetto o qualche parola gentile rivolata ai nipoti o alla nuora. Non ve ne furono mai. Qualcosa di più con la sua prima nipote bis nata nel 1998, quando lui ormai aveva 88 anni. All’esterno del suo Regno di Borgo Paludo fu invece sempre considerato e ancora ricordato da tutti come una persona “a modo”, gentile, educata, un buon cristiano e un responsabile padre di famiglia. E dalla grande cura per la propria persona: mai un abito fuori posto, sempre impeccabile. La versione italica di un perfetto lord inglese. Sempre in bolletta, ma un nelle forme un vero Signore. Sior Meni, appunto.

venerdì 27 ottobre 2017

SE IL BUONGIORNO SI VEDE DAL MATTINO...

Se è vero, come è vero, che il “buongiorno” si vede dal mattino, Ruben aveva ricevuto un bel messaggio, forte e chiaro, di quello che sarebbe poi stato il filo conduttore di tutta la sua esistenza: ovvero vivere pericolosamente senza essere o voler essere Indiana Jones. Il pittore spagnolo evidentemente stava troppo bene e al sicuro nell’utero, immerso nel liquido amniotico, nutrito senza fatica, con tutti i bisogni soddisfatti e quindi dell’idea di affrontare lo shock del parto non ne voleva assolutamente sapere, pur essendogli noto che a quello era inevitabilmente destinato; e così aspetta oggi, aspetta domani, di botto arriva il forcipe che lo estrasse dal paradiso per gettarlo bruscamente nella fossa dei leoni. 
- A prezzo di che rischio? - pensò di colpo Ruben, tra il divertito e il preoccupato, mentre di tanto in tanto sbirciava con occhio curioso la giovane cameriera che sorridente gli aveva servito quel cafè con leche e che ora, davanti a sé, sembrava fissarlo come un amante da troppo tempo trascurata. Niente da fare, agli "occhi languidi" della tazzina Ruben preferì lo schermo del suo smartphone, dove dopo una serie di rapiti tocchi, aveva lanciato su Google una ricerca: FORCIPE; miglior risultato: “In molti casi il suo utilizzo provoca casi di cerebro lesione nei neonati, bloccando l'afflusso di sangue al cervello con conseguenze devastanti. In altri casi si sono verificate lesioni alla colonna vertebrale con conseguenti paralisi degli arti oppure traumi alla calotta cranica senza interessamento degli organi interni, con deturpazioni più o meno gravi” Può anche recidere un nervo facciale causando lievi paralisi del volto, come è successo a Sylvester Stallone. In Giappone l’impiego del forcipe è stato proibito già dal 1930 con pene detentive per chiunque lo usi clandestinamente; oggi in Europa l'uso del forcipe non è proibito ma visto l'alto tasso di complicazioni ed effetti collaterali il suo utilizzo non è più materia d'insegnamento delle scuole di ostetricia." 
Sbalordito, cercò di rassicurarsi: il conseguimento del diploma accademico in Storia dell'Arte presso il severo e prestigioso istituto universitario Real Colegio de Historia del Arte di Granada glie sembrava una circostanza idonea per attestare che il rischio delle cerebro lesioni fosse stato superato, così come, a parte un principio di scogliosi superato in età adulta, la colonna vertebrale in fondo non fosse stata danneggiata in modo serio e si riteneva addirittura più fortunato del futuro Rambo, in quanto i nervi facciali erano ancora normodotati e la calotta cranica aveva ripreso una forma, come dire, standard. - Ho solo fatto passare un orrendo “quarto d’ora” ad una mamma al suo primo sospirato parto, messo alla prova l’abilità del chirurgo e dell’ostetrica, che Dio li abbia accolti a sé tra schiere di Angeli, Santi e Madonne, spaventato a morte mio padre e disgustato vita natural durante il mio nonno paterno." Così sembrò dissolversi quell'inatteso pensiero mattutino, giunto dal nulla osservando i colori dell'alba dai tavolini del Cafè del Mar in Praza Ourense; invece il sollieo durò poco. - Probabilmente mi sono giocato troppo presto il credito con la buona sorte che spetta ad ognuno di noi una volta sola nell’arco di tutta la vita - Concluse alla fine rassegnato, svuotando il contenuto della tazzina e deglutendo rapidamente il caffè per poi di seguito aspirare con quanta forza aveva il tabacco del sigaro che normalmente gli faceva compagnia e espirare con altrettanta decisione, scomparendo quasi del tutto in una nuvola di fumo. 





giovedì 26 ottobre 2017

MALEDIZIONE A TE, ANDY WARHOL

L’incontro avviene nel pomeriggio.. l’atmosfera è grigia… Praza Ourense è semi-deserta, avvolta dalla nebbia che puntuale è giunta dall'Atlantico… dopo pochi minuti, nell’unico locale aperto affacciato su Rua Peregrina, i due restano soli.
Ruben spiega a Carmen perchè la "Casa de Locos" di Goya conservata a Madrid nella Real Academia de Bellas Artes de San Fernando lo abbia affascinato sin dalla tenera età .. Carmen replica citando Edgar Allan Poe - Mi hanno chiamato folle; ma non è ancora chiaro se la follia sia o meno il grado più elevato dell’intelletto, se la maggior parte di ciò che è glorioso, se tutto ciò che è profondo non nasca da una malattia della mente, da stati di esaltazione della mente a spese dell’intelletto in generale - Ruben è rapito dalle parole di Carmen e a fatica continua a spiegare le ragioni della sua ammirazione per tutti i dipinti di Goya e perchè proprio per quello in particolare - Domandarsi perché c'è chi diventa matto? Forse è più sensato chiedersi perché qualcuno non lo diventa mai. Se pensi a tutto quello che possiamo perdere in un solo istante, probabilmente è meglio chiedersi come si fa a rimanere sani di mente! - Carmen non riesce a staccare gli occhi da Ruben… Ruben è come paralizzato.. il respiro è sempre più difficile… ad un certo punto Ruben posa i suoi occhi su quelli di Carmen… Carmen non li sposta da quelli di Ruben… non c’è nessuno nel locale in quel momento, neppure il barista… ma anche ci fosse, sarebbe scomparso.. intorno ai due si crea il vuoto cosmico… è un momento di inquietudine massima… l’aria è carica di elettricità… i due volti si avvicinano lentamente… Ruben comprende che tra qualche secondo poserà dolcemente le sue labbra su quelle di Carmen… ma mentre lo sta ancora fantasticando quelle di Carmen si sono già posate sulle sue… è come se fosse esplosa una supernova nella testa di Ruben.. che immagina di sentire quelle labbra dolcemente sulle sue a lungo… invece mentre Ruben lo pensa.. Carmen lo sta già baciando con una passione che non aveva mai sentito prima in tutta la sua vita… e quell’inquietudine che aveva accompagnato Ruben per tutta la sua esistenza era scomparsa come per magia. Si ricordò di una lettura giovanile che lo aveva affascinato almeno quanto le pennellate di Goya: "Mi piace essere la cosa giusta nel posto sbagliato e la cosa sbagliata nel posto giusto, perché accade sempre qualcosa di interessante". Non ricordava più la fonte, ma aveva ben in mente l'autore: Andy Warhol "Eh no, caro Andy, cose interessanti capitano soprattutto quando si è la persona giusta al posto giusto." pensò Ruben risalendo qualche ora dopo Rua do Baron verso le Rias con orgoglio e in compagnia del suo sigaro. Solo molti anni più tardi, più vecchio e senza traccia di orgoglio, ancora più solo scrutando l'orizzonte dalla baia di Sanxenxo e vedendo salire dalle nebbie dell'Oceano il film di quel pomeriggio di novembre al "Cafè de Mar", concluse: "Maledizione a te, Andy Warhol! Non sai quanto mi disturba ammettere che avevi ragione."

mercoledì 25 ottobre 2017

PRIMA GUERRA MONDIALE (O GUERRA CIVILE EUROPEA?)

Si presenti...

Mi chiamo Miroslav Berger... ma potrei essere anche Herbert Neumann, Franjo Oblak, Mustafà Handanovic, Sandor Sallai o Furio Grion... sono nato a Praga, in Boemia, il 12 maggio 1895,  ma poco cambierebbe se fossi nato in quell'anno a Graz, a Zagabria, a Sarajevo, a Budapest o a Pola.
Sono boemo, ma il cognome già dice che i miei avi erano tedeschi... più precisamente ebrei di lingua tedesca...

Si potrebbe dire dunque che lei condivide le origini di Franz Kafka...

Certo, ma anche di molti altri! A differenza di Kafka però, io non sono né un poeta e né sono in grado di  scrivere in tedesco... di mestiere facevo il garzone in un birrificio nel quartiere di Smichov!...Eppoi sono morto nel maggio del 1915 lontano dalla mia Praga: più precisamente nei pressi di una località che si chiama Cervignano, dove una granata del Regio Esercito italiano mi fece a pezzi...

E' morto a vent'anni.. si sentirà particolarmente sfortunato!

Lei dice? Certo mi ha dato molto fastidio lasciare quella valle di lacrime così presto... ma non mi sento particolarmente sfortunato, visto che ho diviso la stessa sorte di qualche milione di miei coetanei tra il 1914 ed il 1918... ad Herbert in Galizia, a Franjo sul Carso, a Mustafà a Caporetto, a Sandor sul Grappa e a Furio sul Piave non è andata meglio!

Cambio la domanda allora..  vi sentirete una generazione alquanto sfortunata..

Non molto più sfortunata di quella di mio nonno... che morì a Custoza nel 1866 colpito da un colpo di cannone piemontese... per non parlare dei nonni di Herbert e Sandor, che morirono a Sadowa, uccisi nello stesso anno dai proiettili dei prussiani... Adesso però vorrei farle io una domanda, se me lo consente: com'è andata alla generazione di suo nonno?

La generazione di mio nonno? Si è persa nell'inverno del 1942 nelle pianure della Russia meridionale...

Vede? Anche lei non mi dà motivo per far sentire la mia generazione particolarmente sfortunata... purtroppo!

Purtroppo?

Si, purtroppo. Perchè se la mia generazione si dovesse sentire particolarmente sfortunata, vorrebbe dire che molte altre generazioni del passato e del futuro hanno avuto sorte migliore. Lei mi conferma che così proprio non è stato.
La mia vita terrena è stata sicuramente breve, ma le garantisco, particolarmente intensa e vissuta in una città meravigliosa: in questo mi sento maledettamente fortunato. Vuole forse confrontare un'adolescenza vissuta assieme ai propri coetanei tra i vicoli della Città d'Oro, con quella di Mustafà in un disperso villaggio sulle inospitali montagne interne della Bosnia? Oppure è convinto che corteggiare una cameriera nella birreria U Fleku a Praga sia eccitante come in una bettola ai confini del Regno di Serbia? Lei crede che avere 18 anni nella città degli alchimisti sia proprio lo stesso che compierli nella Puzsta ungherese? Mi creda, ho di che sentirmi fortunato!

Ne prendo atto. Ma le domande le faccio io! Sento in lei scorrere forte il sangue del nazionalismo.. una brutta bestia, non trova? Soprattutto per chi doveva vivere in uno stato multietnico, come allora era l'Impero Asburgico...

Si vede che lei parla e pensa proprio come tutti i suoi contemporanei, che valutano le cose della storia con le lenti del proprio tempo... appartenere ad uno stato multietnico non significa rinunciare alla propria identità e a manifestare con orgoglio la ricchezza della propria terra! Semmai significa metterla in gioco assieme a tutte le altre, in un'armonica fusione: solo così l'intero sarà maggiore della somma delle singole parti.
Certo, l'amore per la propria terra e per la propria cultura e le proprie tradizioni non devono trasformarsi nella negazione o nella sopraffazione dei valori altrui.

Quindi lei vorrebbe negare che la prima guerra mondiale fu causata anche dal nazionalismo, dominante in tutte le nazioni europee alla vigilia dell'attentato di Sarajevo?

Lei continua a parlare come un libro stampato e a mettermi in bocca parole che non ho neanche pensato! Io non ho detto questo... io ho detto solo che essere orgogliosi della propria identità nazionale non significa essere nazionalisti! E che solo l'orgoglio dell'appartenenza tra le varie etnie può permettere ad uno stato multietnico di continuare a vivere ed anzi trovare in questo la sua ragione di esistere: la pacifica e proficua convivenza tra esseri umani necessariamente diversi.
Nella mia epoca l'orgoglio per la propria identità nazionale era degenerato in qualcosa di chiaramente pericoloso e che voi avete definito “nazionalismo”: la negazione dell'altro per la supremazia del nostro... in tutta Europa, e dico tutta, la mia generazione è stata mandata al fronte tra ali di folla esultante,  tra Parroci, Pastori o Pope benedicenti, tra madri e fidanzate che lanciavano fiori!

E tutti convinti di essere dalla parte giusta: a Vienna come a Berlino, ma anche a Parigi come a Londra e a Mosca come a Belgrado.. Giusto?

Si questo è corretto. Questo è potuto accadere perchè le etnie si sono chiuse in se stesse, hanno cessato di dialogare e le “elités” intellettuali ed i governi hanno ceduto progressivamente alle lusinghe  dell'irrazionale, al mito della supremazia, chi della propria razza, chi della propria storia e chi della propria economia. Ma un errore ancora più grande è stato fatto alla fine di quella carneficina.. ed è stato un errore molto grave, tale da porre le basi per una catastrofe ancora più grande... dove ha perso la vita anche la generazione di suo nonno... giusto?

Si riferisce alla seconda guerra mondiale? Lei mi sembra conoscere fin troppo bene la storia europea per essere stato il garzone di un birrificio di Smichov!

Potrei essere stato anche un pastore bosniaco o un pescatore dalmata se per questo... ho avuto molto tempo per osservarvi bene da quassù!! Siete cambiati si.. ma solo nel senso che fate errori sempre diversi! E scambiate spesso le cause con gli effetti... come nel 1918, quando avete smembrato gli stati multietnici, ritenendoli colpevoli di soffocare le identità nazionali e di aver causato la guerra.
La causa non erano gli stati multietnici, in quanto tali, ma il diffondersi nelle elitès politiche, economiche e culturali  di tutti gli stati di allora, di quel clima “filosofico” di cui dicevo prima e che voi oggi chiamate come “nazionalismo”. Aver diviso l'Europa, alla fine della guerra, in tanti piccoli stati nazionali, “ritagliati” grossolanamente e tutti caratterizzati da una difficile convivenza tra un'etnia dominante e minoranze assai numerose, è stato semplicemente un suicidio.

Certo, abbiamo continuato a fare molti errori, anche dopo la fine della seconda guerra mondiale, se per questo. Ma non può negare che oggi, grazie all'Unione Europea, abbiamo posto le basi per una convivenza pacifica duratura tra quasi tutti i popoli dell'Europa... forse qualcosa abbiamo imparato dallo scorso secolo.. non Le pare?

Non voglio sembrarle pessimista se Le dico che è presto per dirlo... sa com'è, da quassù ne ho viste talmente tante.. e in così poco tempo! Però posso dirvi che Vi siete incamminati sulla strada giusta... questo si... ovvero sulla costruzione di un grande Stato multietnico, a patto però di averne compreso a fondo la missione, che è quella di dar vita ad un'Unione dove le singole culture vengano esaltate e lasciate libere di confrontarsi attivamente e di mescolarsi senza paura.

Concludiamo l'intervista con la sua “benedizione” allora: siamo sulla strada giusta?

Si, l'ho appena detto... però avete incominciato a fare già qualche passo sbagliato in questo cammino. Il primo lo hanno fatto, al solito, le vostre “elitès”; uno Stato multietnico non può fondare la sua ragione di essere solo sull'economia, sulla moneta o sulla burocrazia comune. Ancora una volta gli uomini che avete scelto come guide dimostrano di aver scambiato il fine con i mezzi.
Ma c'è un pericolo ancora più grande che serpeggia tra di voi, nell'Europa di oggi: credere che una società aperta e multietnica vada costruita rinunciando alle proprie singole identità, nell'accettazione passiva dell'altro in nome di una presunta tolleranza e di una fraterna integrazione.

La “lezione” è finita?

Per oggi si... e pensare che io volevo solo raccontarle com'era la buona la birra del mio birrificio di Smichov e di com'era bella la vita tra le braccia di una cameriera praghese, il giorno prima di partire per il fronte, nel maggio 1915!!! La pensavano e la pensano così anche Herbert, Franjo, Mustafà, Sandor e Furio e sicuramente anche Paolo, Charles, John e Ivan... Ogni tanto, quando siete afflitti dai vostri travagli quotidiani, rivolgete solo per un attimo lo sguardo al cielo e ricordatevi di noi... e dei nostri vent'anni.

lunedì 23 ottobre 2017

PER CHI VUOLE CAPIRE L'ITALIA E GLI ITALIANI - 8/9/1943 - TRAILER SPETTACOLO "SI SALVI CHI PUO' ... SE PUO'"

VOCE ALLA RADIO DI BADOGLIO

Il Governo Italiano, riconosciuta l'impossibilità di continuare l'impari lotta contro la schiacciante potenza avversaria, nell'intento di risparmiare ulteriori e più gravi lutti alla nazione, ha chiesto l'armistizio al generale Eisenhower, comandante in capo delle forze anglo-americane. La richiesta è stata accolta. Conseguentemente, ogni atto di ostilità contro le forze anglo-americane deve cessare, da parte delle forze italiane in ogni luogo. Esse però reagiranno ad eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza.

 ITALO

Signor tenente! Signor tenente! Ha sentito alla Radio??? Badoglio! L'armistizio! È finita.. è finita…
Ma signor tenente.. dov'è finito il signor tenente? … ma qui non c'è più nessuno…nessuno… e adesso? Non può finire così… Cosa vuol dire reagire ad attacchi da qualsiasi altra provenienza? Posso sparare ai tedeschi? E ai partigiani? Signor tenente??

CENTRALINISTA DEL MINISTERO DELLA GUERRA
(RUMORI DI CAMPANELLO E CENTRALINO CHE SUONA)

Parlerà interrotto più volte da chiamate che giungono da  ovunque

No! I tedeschi non si sono alleati agli americani! Non avete sentito il messaggio di Badoglio alla radio? Siamo noi che ci siamo arresi….. I tedeschi vi sparano?.... Prendete tempo…
Attenetevi alle istruzioni impartitevi da giorni con la memoria OP 44… Non l'avete mai ricevuta?
I tedeschi vi chiedono le armi? Prendete tempo… attenetevi alla memoria OP 44… sulla memoria c'è scritto che per essere operativa ci vuole un ordine specifico del comando supremo?… No, no Signore… l'ordine ancora non è arrivato… Prendete tempo… se ci sono novità lo saprete… No Sua Eccellenza il Generale Ambrosio non c'è.. quando rientra? Non lo so…


SULLE VOCI CHE SEGUONO: MUSICA“LA GAZZA LADRA” DI ROSSINI 

VOCE DEL GENERALE GANDIN DA CEFALONIA
Sono il generale Gandin da Cefalonia! Al comando armata dell'Egeo non ci capiscono nulla… non dobbiamo attaccare i tedeschi se non ci attaccano loro, non dobbiamo aiutare i partigiani e neanche gli americani. Ma se i tedeschi sbarcano che faccio?  Lo considero un atto di violenza? I miei Ufficiali vogliono sparare prima che sbarchino!

VOCE DEL GENERALE PENTIMALLI DA CAPUA
Sono il generale Pentimalli da Capua! Dopo il proclama alla radio non abbiamo avuto ordini, mentre gli americani e i tedeschi, che a quanto pare gli ordini ce li hanno, stanno facendo a pezzi il mio corpo d'armata in tutta la Campania!!! Stanotte gli americani sono sbarcati a Salerno.. ma lo sapete almeno questo a Roma!!!???

VOCI AL TELEFONO
- Qui il comando compagnia dei carabinieri di Trento.. vi parlo da una casa privata.. la guarnigione è distrutta e i tedeschi stanno concentrando tutti i nostri soldati al campo di Gardolo… si dice che verranno tutti fucilati…
- Qui Udine… il proclama di Badoglio è stato interpretato come un invito a buttare tutto e andarsene a casa.. la caserma è vuota siamo rimasti in 4.. che facciamo dei depositi?
- Sono il generale Ruggiero, da Milano. La situazione è sotto controllo.. ma se aspettiamo con le mani in mano, i tedeschi nei prossimi giorni ci costringeranno alla resa.. Cosa facciamo? Voglio parlare con il capo di Stato Maggiore! Non c'è? Passatemi Il generale Ambrosio allora.. non c'è neanche lui??? Ma nessuno vi ha lasciato uno straccio di ordine???? (riattacca bruscamente)
- Qui Supermarina. Circa un'ora fa, a ponente dell'Asinara, la nostra flotta è stata attaccata dall'aviazione tedesca… la nave ammiraglia Roma è stata affondata con tutto il suo equipaggio.. 1850 uomini… anche l'Ammiraglio Bergamini, comandante della flotta è morto…
- Qui Cuneo.. siamo rimasti solo due ufficiali.. dov'è l'armata? L'armata non c'è più.. chi vuole combattere ha preso la via dei monti…
- Qui Monterotondo.. sono scesi paracadutisti tedeschi.. stiamo combattendo assieme ai civili.. abbiamo bisogno urgentemente di rinforzi… Pronto… Pronto..
- Pronto.. Pronto… Qui Savona.. Qui Lubiana.. Qui Tirana.. Pronto.. Che facciamo… Stazione ferroviaria di Orte.. Qui Fiume… Qui Spalato.. E' l'aeroporto di Guidonia… Pronto. Pronto… Ma non c'è nessuno? Come non c'è nessuno!

il telefono continua a squillare fino a fermarsi

Italo è in scena ed ascolta seduto sul baule… poi si toglie la giacca militare.. i pantaloni e gli stivali ed inizia a cambiarsi con degli abiti civili con una taglia chiaramente diversa dalla sua fino ad uscire di scena lentamente ascoltando la voce del centralinista.

VOCE DI UN COMANDANTE TEDESCO
Soldati Italiani, siete stati traditi ed abbandonati dal vostro governo. Se entro dieci minuti non uscirete disarmati sarete passati per le armi. Se entro dieci minuti non deciderete di collaborare con i vostri vecchi camerati sarete trasferiti in Germania. Se cercherete di opporre resistenza sarete passati immediatamente per le armi.

VOCE DI UN COMANDANTE PARTIGIANO
Soldati Italiani, siete su di una terra che non vi appartiene e siete stati abbandonati e traditi dal vostro governo. Avete dieci minuti di tempo per lasciarci tutte le vostre armi ed i vostri averi. Poi sarete liberi di tornare a casa vostra, mentre chi lo vorrà potrà unirsi con noi nella lotta contro l'invasore tedesco. Se cercherete di opporvi sarete tutti ammazzati.


CENTRALINISTA AL MINISTERO DELLA GUERRA


Mi dispiace non sappiamo… No.. non c'è nient'altro rispetto a quanto già detto… Il Comando supremo è partito… Lo stato maggiore è partito… Regolarsi come la situazione lo richiede.. prendere tempo… Niente.. Nessun ordine da comunicare.. nessuno sa niente… anzi.. sapete che faccio? Me ne vado anch'io… prima che arrivino i tedeschi!


domenica 22 ottobre 2017

SOSTENIBILE PESANTEZZA DELL'ESSERE



PRAGA gennaio 1970

Panchina sulla collina di Petřin


AMICO          Hai deciso? Firmi?

PAVEL           Si ho firmato ieri.

AMICO          E’ stata la cosa giusta… per una volta nella vita sei stato in grado di dominare il tuo ego e la tua voglia di andare ad ogni costo controcorrente… sai cosa sarebbe successo in caso contrario vero?

PAVEL           Lo so per certo.

AMICO          … Saresti finito a fare l’imbianchino come migliore possibilità… in galera a tempo indeterminato nel caso peggiore… volendo essere ottimisti… E questo per cosa? Ormai sono centinaia di migliaia in tutto il paese quelli che hanno firmato perché costretti… e la gente questo lo sa… non crede ad una parola di quello che legge sui giornali e di quello che ascolta…

PAVEL           la nostra ormai sta diventando una società in maschera… nessuno più è quello che fa e che appare…

AMICO          Già… un paese virtuale… ed immobile! … Comunque ora che qui non ci sente nessuno…

PAVEL          Ne sei proprio certo?

AMICO          .. ti posso dire che devi lo stesso sentirti orgoglioso… il tuo articolo di Edipo è stato d’aiuto a molta gente…

PAVEL           Tu credi che delle idee possano veramente aiutare qualcuno? Io sono certo di essere stato d’aiuto a qualcuno solamente come chirurgo… con il mio lavoro ho salvato molte vite…

AMICO          Anche Le idee possono salvare delle vite…

PAVEL           … forse… sicuramente hanno anche contribuito a far morire inutilmente molte persone…

AMICO          Senti, Pavel… nel tuo articolo c’era una cosa stupenda: il rifiuto del compromesso! Tu ci hai detto che non siamo più in grado di distinguere il bene dal male… non sappiamo che cosa vuol dire essere colpevoli: i comunisti hanno la scusa di essere stati ingannati da Stalin, l’assassino si scusa dicendo che la madre non gli voleva bene e lui uccide per frustrazione… Ma poi sei arrrivato tu e hai detto: non esiste nessuna giustificazione… noi siamo quello che facciamo! Persino Edipo, che nel profondo della sua coscienza non può che essere innocente, si punisce da solo quando scopre quello che ha commesso…

PAVEL           Infatti io non ho firmato…

AMICO          Che cosa dici? Ma se me lo hai appena detto…

PAVEL           Io ti ho detto che ho firmato… ma non ti ho detto che cosa…

AMICO          Non ti seguo…

PAVEL           Nulla di nuovo sul fronte orientale… come al solito tu segui altre strade…

AMICO          Ma che diavolo hai fatto Pavel?

PAVEL           Ho firmato Le mie dimissioni da medico condotto.

AMICO          Te lo hanno chiesto Loro?

PAVEL           No… il giorno dopo l’ultimo incontro con il poliziotto… ho scritto e spedito le mie dimissioni.

AMICO          Non ci posso credere… tu sei un pazzo… e adesso? Che fai?

PAVEL           Lavavetri… in una cooperativa beninteso.

AMICO          Ma perché tutto questo Pavel? In nome di Dio, cosa può essere così importante per distruggere una vita… la tua vita…

PAVEL           Mio caro Milo… in primo luogo non volevo essere complice nella condanna di quel Edvard Vodla, un innocente che tra l’altro, non ho mai visto né conosciuto…. E quindi dovevo anticipare le mie dimissioni… per non dare alla polizia nessuna possibilità di ulteriore ricatto…

AMICO          Ed in secondo luogo?

PAVEL           Non voglio una vita protetta da una menzogna… che me ne faccio del mio lavoro, della mia carriera quando debbo essere la maschera di me stesso? In una società in maschera…

AMICO          …e così meglio fare il lavavetri senza violentare sé stessi? Più ti ascolto e più mi convinco tu sia un pazzo scatenato…Perché non te sei andato allora? Perché non hai abbandonato subito il paese per esercitare la tua professione all’estero?

PAVEL           … perché io lo amo il mio paese… e non lo cambierei con nessun altro posto al mondo, anche così imprigionato… perché dovrei andarmene? Credi che saranno in grado di rubarmi anche i colori del tramonto quando illuminano fiammeggianti le cupole dei palazzi della città d’oro? O pensi che possano pure mettere sotto vuoto gli odori di Malastrana dopo una nevicata? è qui che voglio vivere ed è qui che voglio morire! Io non voglio fuggire.. né dal mio paese né da me stesso, caro Milo… possono cercare di togliermi tutto: il mio lavoro, i miei amici… ma non avranno mai il mio paese ed il mio diritto di dire no… quando voglio dire no. Mi costerà la vita dici? .. Non lo so… ma di una vita in maschera o peggio, di muta rassegnazione, non so che farmene… meglio “essere” un medico che per vivere in pace con la sua anima ha deciso di fare il lavavetri… che perdere la stima di se stessi per “fare” il medico ed evitare di “fare” il lavavetri!

AMICO          Non so che dire Pavel… non so se provare vergogna per la mia piccola anima che non riesce a seguirti… o sentire sollievo, sapendo di essere in grado di vivere in pace con me stesso… come dici tu… avendo imparato a nuotare bene nel mare del conformismo… Se tu veramente ritieni di aver fatto la cosa giusta…

PAVEL           La cosa giusta? Qual è il metro per misurare qual è la cosa giusta?... Nel 1618 la nostra nobiltà decise di gettare dalla finestra del Castello i delegati imperiali e per mantenere il diritto alla propria libertà di religione causarono l’inizio della guerra dei trent’anni…

AMICO          Che si risolse con lutti e distruzioni in tutta Europa e per la nostra nazione significò la perdita della sovranità per 300 anni… Come sempre non ti seguo…

PAVEL           .. Questa volta non mi segui perché vai di fretta… nel 1968, 350 anni dopo, abbiamo deciso che resistere ad un’invasione avrebbe causato inutilmente lutti e distruzioni… e abbiamo di nuovo perso la nostra sovranità… 350 anni fa abbiamo creduto più nel coraggio che nella prudenza… oggi più alla voce della prudenza che a quella del  coraggio…

AMICO          … ma il destino della nostra sovranità non è cambiato… e dunque?

PAVEL           … e dunque ognuno deve seguire la “sua” strada senza mai voltarsi indietro e senza mai dimenticare nulla…

AMICO          .. e senza cercare scorciatoie o deviazioni…

PAVEL           Proprio così, perché tanto scorciatoie o deviazioni ci riporterebbero inevitabilmente sulla nostra strada…. Finalmenti mi segui… (ESTRAE DALLA TASCA UNA LATTINA DI BIRRA E LA APRE)… Na Zdravi!!!



                                     

venerdì 13 ottobre 2017

I TEMPI BUI A CUI VOI (NOI) SIETE (SIAMO) SCAMPATI - trailer spettacolo "SI SALVI CHI PUO' ... SE PUO'"

Con casco coloniale e camicia nera

ITALO

… tutti credono che siamo vicini alla vittoria finale… che si tratta dell'ultimo sforzo… superata El Alamein arriveremo al Cairo, vedremo le piramidi, il Nilo… ci scrivono dall'Italia che i giornali dicono che dopo il Cairo marceremo verso l'Iraq, dove incontreremo i nostri camerati che avranno nel frattempo sconfitto i russi… i giornali paragonano Hitler e Mussolini ad Alessandro Magno…
Scrivono questo perché non vedono o non vogliono vedere quello che c'è intorno a noi… siamo arrivati al capolinea… per arrivare qui abbiamo dato fondo a tutte le risorse e adesso siamo a secco.. e non solo con la benzina, che è scarsa, e con l'acqua ed il cibo che ci riforniscono sempre più a singhiozzo.. per mangiare della frutta aspettiamo che qualche blindato inglese salti nel campo minato, per poter recuperare il cibo ai loro caduti..
Qui c'è gente che da un anno non fa un giorno di licenza… sono mesi che ci promettono il cambio, l'arrivo dei rinforzi.. e invece continuiamo a combattere senza sosta contro gli inglesi e la dissenteria  e non so.. quale sia peggio…
Temo che se il nemico attaccherà in forze, questa volta non avremo neanche tutti i colpi per difenderci…

RUMORI DI BATTAGLIA

RADIO
I resti della divisione italiana Folgore hanno resistito oltre ogni limite delle possibilità umane...

RUMORE DEL VENTO DEL DESERTO

Con casco coloniale
ITALO

… ci hanno ordinato di resistere o morire… abbiamo resistito come disperati per salvare la pelle… e adesso ci ordinano di ritirarci nel deserto… per 1.500 km indietro… a piedi, maledetti piedi… senza cibo, senza nulla…Ma che ne sa il comando a Tripoli di quello che c’è qui, di quello che c’è stato qui? … Ieri ci ha sorpassato una colonna di camion pieni di camerati tedeschi anche loro in fuga.. sapete com’erano targati quei mezzi? R.E.: Regio Esercito… abbiamo cercato di fermarli.. di farci caricare… ci hanno sorpassati e qualcuno persino ci ha sparato addosso… Non abbiamo neanche avuto il tempo di realizzare, che subito ci hanno mitragliati dal cielo gli Spitfire inglesi… Eppure nessuno si ferma… tutti indietro come disperati verso ovest..

 RUMORE DEL VENTO DEL DESERTO

 VOCE DI MESSE
La I armata, cui la sorte ha riservato il privilegio di restare l'ultima e sola a difendere il tricolore in terra d'Africa, continuerà a resistere fino all'estremo...
 VOCE DI ALEXANDER
E' mio dovere informarla che la Campagna di Tunisia è terminata… Noi controlliamo le spiagge del Nordafrica. Punto.
 VOCE DI FREYBERG
Il signor Maresciallo è forse fascista?
VOCE DI MESSE
Naturalmente
VOCE DI FREYBERG
Naturalmente? Perché?
VOCE DI MESSE
Perché il Re che ho l’onore di servire accetta un capo di governo fascista; se lo accetta il mio Re, naturalmente, lo accetto anch’io.
VOCE DI FREYBERG
Invece noi britannici siamo decisi ad eliminare il fascismo dalla faccia della terra. La siamo altrettanto naturalmente…


giovedì 5 ottobre 2017

PARAFRASANDO MILAN KUNDERA

PRAGA, maggio 1968

tavolo con due sedie
l’interno di un bar – vocio di sottofondo – rumore di bicchieri


AMICO       ...All’Ovest pensano che i regimi comunisti siano pura opera di criminali...

PAVEL        Già... allo stesso modo in cui pensano che le nostre donne si concedano per un paio di calze...

AMICO       Già.. e non sai quanto la cosa mi dia fastidio...

PAVEL        I nostri comunisti o le nostre donne?

AMICO       Le nostre donne... naturalmente! ... Senti, io credo che all’Ovest non considerano una cosa fondamentale.. tra le tante altre...

PAVEL        Già... intenti come sono a seguire il Dio Dollaro ed i suoi onnipotenti miracoli... dubito che abbiano tempo e voglia di guardare dietro la facciata della nostra “Patria socialista” o dentro il grembo della grande “Madre di tutte le Russie”... Na Zdravi!

AMICO       Prosit! .... Certo che con te è proprio impossibile fare un aborto di discorso che sia solo lontanamente intriso di qualche cosa che non sia la banale quotidianità? Vero? La nostra patria... il nostro popolo.... si stanno risvegliando dal torpore... scuotono il mondo... tutti hanno ricominciato a parlare apertamente di politica... del nostro futuro... anche il piu’ qualunquista dei boemi... fosse esistito realmente lo farebbe anche il soldato Svejk!!
                     E tu invece che fai? bevi e parli di donne... e di calze!

PAVEL        Bè... in quanto a bere neanche tu scherzi, mi pare... forza allora, mio caro Dubček, raccontami che cosa non hanno considerato ad Ovest... tra le tante cose...

AMICO       Non hanno considerato che i “regimi criminali” sono stati creati da uomini entusiasti! Uomini...

PAVEL        .. e donne...

AMICO       ... si.. e donne... uomini e donne felici ed assolutamente convinti di aver individuato il vero Paradiso e l’unica, vera strada per raggiungerlo... uomini e donne che hanno difeso con coraggio e determinazione quella strada...

PAVEL        Già... con tanto coraggio e con determinazione tale da giustiziare coloro i quali erano così pazzi da non volere il Paradiso... o così sciocchi da cercare altre vie ed altri porti...
                     Ma oggi c’è Dubcek!... il quale ci dice che forse non è sciocco cercare un’altra via per lo stesso Paradiso... che anzi dobbiamo cercare la nostra via... e allora, dimmi tu che succede? continua pure tu...

AMICO       ...succede che gli entusiasti di allora sono diventati gli assassini di oggi...

PAVEL        Esatto! ... Prosit!

AMICO       E così adesso tutti ad inveire contro i comunisti di “prima”... responsabili di aver ridotto alla rovina il paese.. di averlo consegnato ai russi... dei veri e propri criminali legalizzati!... Troppo comodo... Na Zdravi!

PAVEL        Si.. troppo comodo...

AMICO       Comunque quelli che vengono accusati dicono che non sapevano nulla... di essere stati ingannati... di essere stati in buona fede e di essere innocenti nel profondo del loro cuore...

PAVEL        ...e così oggi non c’è osteria o bettola in tutta la Cecoslovacchia in cui non ci si domandi se è vero che non sapevano nulla oppure se fanno finta di non aver saputo nulla!

AMICO       ... Già...  io credo che comunque qualcuno sapesse... non tutti ... ma qualcuno...

PAVEL        Non ha importanza... vedi... la vexata questio non è: aver saputo o non aver saputo, la vera questione fondamentale che non viene considerata.. tanto ad Ovest che ad Est... è un’altra!

AMICO       Non ci posso credere... Cameriere!!!... altre due Pilsen!!!... è un momento storico... stai per enuciare un principio etico-politico!

PAVEL        Guarda che è tutta colpa tua! ... e del tuo schifoso conformismo... e di quello di tutti i tuoi connazionali... prima tutti zitti... adesso tutti a sbraitare...

AMICO       Miei connazionali... perchè solo miei? tu che sei? ...Francese forse?

PAVEL        No... sono Russo! ...che poi mi pare, nonostante tutto il baccano che fate, essere la stessa cosa! Na Zdravi..

AMICO       Na Zdravi!... ci rinuncio...

PAVEL        Non vuoi sapere qual è la questione fonamentale che tutti non considerate?

AMICO       Ti prego...

PAVEL        La questione è: si è privi di colpa solo perchè non si sa?... perchè se è così, allora un imbecille seduto a Hradčany è sollevato da ogni sorta di responsabilità solo perchè è un imbecille... 

AMICO       Non ti seguo...

PAVEL        Di questo ne ero certo amico mio... tu segui altre strade!

AMICO       Ma smettila... e cerca invece di essere piu’ chiaro...

PAVEL        Allora sarò chiaro: ammettiamo che un magistrato ceco durante gli anni ’50 abbia incriminato e condannato a morte un’innocente solo perchè ingannato per ragioni politiche dalla polizia segreta e dal Governo... fatto? Bene, adesso sappiamo che le accuse erano assurde ed il poveraccio innocente... il giudice che fa oggi? Si difende dicendo che non sapeva dell’inganno... che non poteva non credere alla polizia.... che la sua coscienza è senza macchia...
                     Io invece credo che la sua irrimediabile colpa sia proprio in quel suo “Io non sapevo”!

AMICO       Meno male che parli solo di donne... dunque per te la colpa risiede addirittura nell’ignoranza? Sei severo per essere un medico... e anche donnaiolo... Prosit!

PAVEL        Na Zdravi!... Conosci il mito di Edipo?

AMICO       Il mito di Edipo? quel trovatello che diventato adulto un bel dì uccise un nobile ed in seguito sposò la regina di Tebe e divenne re ... per scoprire in seguito che il nobile che aveva ucciso era il padre e che la regina era sua madre, mentre il fato tormentava i suoi sudditi con ogni genere di malattie... non dirmi che intendi questo?

PAVEL        Si... ed una volta scoperto di essere la causa delle sofferenze del suo popolo si cavò gli occhi con degli spilloni e cieco se ne andò per sempre da Tebe...intendo proprio quello! ... però, conosci abbastanza bene i classici per essere un calunniatore della letteratura borghese...

AMICO       Faceva parte del corso: “ Conosci il nemico”... ma che c’entra Edipo con un giudice corrotto dal regime?


PAVEL        ... mi sa che che a quel corso o eri distratto da una bella fanciulla... o il tuo maestro conosceva poco il nemico... Ascoltami: oggi, ogni volta che sento le grida dei comunisti che vogliono difendere la loro purezza interiore mi dico: per colpa della vostra ignoranza ed incoscienza molti innocenti sono morti e la nostra terra ha perso per anni la sua libertà e voi gridate ai quattro venti che non vi sentite responsabili? Ma come potete guardarvi ancora intorno? Come non potete provare vergogna e raccapriccio? Siete o non siete capaci di vedere? Se aveste degli occhi dovreste trafiggerveli ed andarvene per sempre da Tebe!

mercoledì 4 ottobre 2017

MI SERVONO MILLE MORTI PER IL TAVOLO DELLA PACE

1940

Che la guerra dovesse durare poco lo credevano effettivamente tutti; del resto le armate tedesche, che nel settembre del 1939 si erano spartite con le truppe sovietiche la Polonia, nella primavera del 1940 avevano occupato uno dopo l'altro la Danimarca, la Norvegia, il Belgio e l'Olanda, avevano ricacciato in mare il corpo di spedizione inglese a Dunkerque ed erano ormai vicini a Parigi e alla capitolazione della Francia.
Il modo e la rapidità con cui tutto questo era avvenuto aveva lasciato il mondo senza respiro, la potenza della macchina da guerra tedesca sembrava davvero imbattibile, specialmente ora che, garantita ad est  dal patto di non aggressione con l'URSS, rimaneva solo l'isolata Inghilterra a fronteggiare le ambizioni del dittatore nazista.
Convinto che ormai il conflitto fosse dunque prossimo alla conclusione, impaurito di finire sotto il controllo di una Germania vincitrice unica ed assoluta sul continente, il Duce ruppe gli indugi e decise di dichiarare guerra all'Inghilterra e alla Francia ormai già sconfitta.
“Mi serve qualche migliaio di morti per sedermi vincitore al tavolo della pace”... 

1945

 Finalmente l'ora di sedersi a quel tavolo della pace arrivò… il 10 febbraio 1947, Alcide De Gasperi, Presidente del Consiglio della neonata Repubblica Italiana, firmò a Parigi il Trattato di Pace… con sé non vi portò solo la memoria di mille morti… da quel 10 giugno 1940 erano caduti 330.000 soldati del Regio Esercito, 90.000 civili nei bombardamenti, 31.500 partigiani nella lotta di liberazione in Italia e all'estero, 10.000 civili vittime di rappresaglie nazi-fasciste, 41.000 tra militari e civili deportati nei campi di lavoro e di sterminio nazisti, 5.900 militari appartenenti alle forze armate ricostituite sotto il tricolore sabaudo dopo l'8 settembre e che hanno combattuto a fianco degli angloamericani. Ancora oggi sono controverse le stime di quanti persero la vita, combattendo a fianco dei tedeschi, sotto le insegne della Repubblica sociale, di quanti morirono per esecuzioni sommarie nelle settimane successive alla liberazione e di quanti furono vittime della vendetta jugoslava nei territori dell'Istria e della Venezia Giulia al termine del conflitto.
Il trattato di pace tolse al nostro paese l'Istria, gran parte della Venezia Giulia, la città di Zara in Dalmazia, le colonie della Libia, dell'Etiopia e dell'Eritrea, Rodi e le isole del Dodecaneso, i distretti alpini di Briga e Tenda e la piccola concessione di Tien-Tsin in Cina.  La colonia della Somalia rimase in amministrazione fiduciaria per conto dell'ONU fino al 1960. La città di Trieste rientrò sotto la giurisdizione italiana solo nel 1954. Ingenti furono i danni di guerra che ci vennero imposti da pagare in milioni di dollari: 125 alla Jugoslavia, 105 alla Grecia, 100 all'Unione Sovietica, 25 all'Etiopia e 5 all'Albania, mentre altre clausole prevedevano la riduzione permanente delle nostre forze armate.
Il volto ed il cuore dell'Europa ne uscivano modificati per sempre: mancavano all'appello 40 milioni di persone, di cui la metà non erano militari caduti in combattimento, bensì popolazione civile. La secolare cultura ebraica era stata spazzata via dall'Europa centro-orientale per effetto del sistematico sterminio praticato dai nazisti nei confronti di tutte le persone di origine ebrea, di qualsiasi nazionalità, nei territori via via occupati nel corso del conflitto dalle truppe tedesche. Oggi si calcola che più di 6 milioni di ebrei sono stati eliminati nei campi di sterminio nel periodo 1940-1945. La stessa Germania esce dalla guerra rasa al suolo, materialmente e moralmente, con 7 milioni di morti, di cui quasi 4 di civili. Il paese verrà diviso politicamente in due entità statali contrapposte, e quasi 10 milioni di tedeschi dovranno abbandonare per sempre le loro case ed i loro territori, spinti verso ovest dall'avanzare dell'Armata Rossa, che farà scontare duramente l'inumano comportamento adottato dalle forze speciali tedesche nei confronti delle popolazioni ucraine, russe e bielorusse.
Ancora oggi è taciuto il numero impressionante di stupri cui furono soggette, da parte dei soldati sovietici, le donne tedesche di ogni età nei territori della Prussia Orientale, della Pomerania, della Polonia e della stessa Berlino nei giorni immediatamente successivi alla capitolazione tedesca.
Le potenze vincitrici si spartiranno il vecchio continente in due contrapposte sfere d'influenza… inventando così una nuova forma di conflitto: la guerra fredda. Questa non causerà morti fisiche, ma per i successivi 40 anni a venire, causerà la morte di molte coscienze e dividerà artificiosamente la vita di popoli vissuti da secoli in normale contatto…
Ma questa è un'altra storia…

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