giovedì 23 dicembre 2021

DOBBIAMO PARLARE


"Io e te dobbiamo parlare" o più semplicemente "Dobbiamo parlare". Quante volte nella vita ci è stata rivolta questa frase e nove volte su dieci l'interlocutore in realtà di "parlare" proprio non aveva voglia. Nella mia esperienza personale il vero significato che dava a quella frase chi me l'ha rivolta era "ti devo dire una cosa - tendenzialmente spiacevole per te - non sono interessato a conoscere il tuo punto di vista ed è sufficiente che tu ti limiti a comprendere bene quanto ti ho detto e agire di conseguenza". Più in generale, nella comunicazione quotidiana quanto siamo realmente interessati a comprendere quello che ci sta comunicando l'altro? La mia impressione è che quando due o più persone parlano, nei contesti più diversificati dal lavoro alla famiglia, non fanno altro che attendere che uno finisca la sua frase per dire subito la propria e questo solo nei pochi casi in cui resiste ancora un po' di buona educazione, altrimenti non si aspetta neppure che l'altro finisca di esprimere il suo concetto e lo si interrompe subito. E lo si fa senza filtri, con poca voglia di valutare le conseguenze, senza alcuna volontà di "ascoltare". Un po' come in una partita a tennis, in cui si ributta sempre di là la pallina fino a che l'altro non è più in grado di replicare. Perché questo imbarbarimento? Eppure senza "ascolto" non può esistere comunicazione efficace e il nascere di un dialogo che possa arricchire gli interlocutori, portandoli ad un livello superiore a quello di partenza. Forse perché "ascoltare" non è semplice ed è faticoso. "Ascoltare" non significa "sentire", è un arte che si affina con l'esperienza e il lavoro di una vita, significa  tentare di comprendere il senso di quello che ci comunica l'altro e, per comprenderne il senso, quelle parole vanno lette non con le nostre "lenti" ma con quelle che si presume usi il nostro interlocutore. Durante la fase dell'ascolto il focus deve posizionarsi prima sull'altro e poi spostarlo su cosa quel significato genera in noi. Operazione complicata, certo, e che non s'improvvisa, però si può imparare. Ma quanti di noi oggi hanno interesse a imparare quest'arte e farla propria,  a vestire, anche per un attimo i panni dell'altro? Risposta prevalente: E perché dovrei? già faccio fatica a vestire i miei, figuriamoci se mi devo prendere la briga di farlo con i tuoi. Ecco le ragioni dei continui fallimenti comunicativi e quindi, a cascata, delle relazioni: il focus sempre orientato sul proprio "Io" e la fuga dalla "fatica", di quale natura essa sia. Oggi se per ottenere qualche cosa bisogna "faticare", "pazientare", se quella "cosa" non è a portata di mano in tempo reale quella "cosa" è considerata di scarso valore, irrimediabilmente "Old" e quindi "Out". E così nella quotidianità non possiamo far altro che giocare a tennis in superficie; del resto la parola che usiamo per definire l'attività divenuta prevalente nella nostre abitudini più ricorrenti - ovvero utilizzare il web - è mutuata proprio dal verbo inglese to surf, ovvero navigare in superficie. Le parole sono rivelazioni. Sempre.



 

    

sabato 18 dicembre 2021

CIVIDALE CHIUDE IN TESTA IL SUO STREPITOSO 2021: ANCHE VICENZA VA KO!

 

Le Aquile cividalesi hanno chiuso il loro primo, spettacolare, anno intero di vita come l’avevano iniziato lo scorso 6 gennaio battendo Vicenza, centrando così l’undicesima vittoria consecutiva stagionale, consolidando lo straordinario primo posto in classifica e la fama di fortino inespugnabile del palazzetto di Via Perusini che adesso segna un ruolino di 22 vittorie e una sola sconfitta, con una serie aperta di 13 successi consecutivi. Ma se all’inizio dell’anno la Gesteco aveva sudato parecchio per superare i veneti chiudendo il match con un risicato 75-70, nell’ultima partita del 2021 gli uomini del Presidente Micalich si sono invece imposti con l’autorità che compete ad una “prima della classe”.

La partenza dei padroni di casa è lanciata con Chiera e Battistini che infilano il canestro vicentino per un effimero 5-0 iniziale, visto che poi le polveri si fanno bagnate e la difesa perde in intensità e gli ospiti che si portano sul 5-12 a 6’02”, con un contro parziale di 12-0. E’ Battstini a rompere il ghiaccio a 4’50” riducendo il parziale a 7-12, con Laudoni in penetrazione d accorciare ancora sul 9-12 e Ohenhen a infilare l’11-12 a 3,50” e bloccare così il tentativo di fuga dei berici; a questo punto Pillastrini manda in campo Cassese per Rota e ancora Ohenhen sigla il vantaggio ducale 13-12 a 2’20”, mentre l’ex APU Chiti con una bomba sblocca il black-out dei vicentini e riporta avanti gli ospiti sul 13-15 a 1’15”, parziale con cui si chiude la frazione dopo una serie di errori offensivi su entrambe i fronti. Nell’avvio del secondo quarto il protagonista è Miani che ad un’attenta difesa coniuga felici soluzioni in attacco e Cividale va avanti 26-18 a 5’27” grazie anche a una tripla del giovane Micalich e un canestro di Cassese, con il coach Ciocca costretto a chiamare minuto per rinfrancare i suoi e tentare di invertire l’inerzia del match. E’ ancora Rota con una tripla ad incrementare il parziale sul 29-18 a 3’30” ma la Gesteco non sfrutta il vento a favore e perde alcune occasione per dilatare ulteriormente il vantaggio con il quarto che va in archivio sul 35-27, grazie a un buon momento di Chiti nelle fila dei veneti. Nella terza frazione la musica non cambia, con le aquile che mantengono saldamente le “mani sul manubrio” e allungano sul 45-29 a 6’54 con il risveglio di capitan Chiera che infila di seguito prima una tripla e poi un’elegante sottomano nel canestro vicentino. A metà tempo il vantaggio diventa ancora più consistente toccando i + 18 (49-31) grazie a due liberi di Laudoni e poi sul +21 (55-34) con una tripla di Chiera a 3’50” e il finale non si schioda dal copione visto fino a questo momento e il tabellone segna 61-43. L’inizio dell’ultima frazione vede il tentativo di rimonta dei veneti, che cercano di approfittare di un momento di distrazione delle Aquile, ma i ducali ne spengono ogni velleità con una tripla di Micalich a 5’50” che riporta il punteggio sul 68-50 e poi sul 71-51 con un’altra bomba a 5’15”, incanalando il match verso un finale senza eccessivi patemi per la squadra e il pubblico di casa. La gara infatti fila via sino al termine senza sussulti, con Cividale in pieno controllo, nonostante troppi errori in fase offensiva che consentono a Vicenza un parziale recupero fino al 78-65 all’ultima sirena. Le Aquile così salutano il loro strepitoso 2021, con la matematica certezza di partecipare alle final eight di Coppa Italia e possono attendere con le migliori aspettative un 2022 che tutti gli sportivi cividalesi e oltre si augurano ancora in crescendo.

 

UEB GESTECO Cividale – PALLANESTRO Vicenza 78 – 65

(13-15, 35-27, 61-43)

 

UEB GESTECO CIVIDALE

Barel, Miani 8 (4/8, 0/3),  Chiera (k) 13 (1/1, 3/4), Cassese 2 (1/2), Laudoni 12 (2/3, 2/7), Rota 12 (2/4, 1/8), Pittioni n.e., Battistini 12 (2/4, 2/5), Cuccu, Paesano 4 (1/3, 0/1), Micalich 11 (1/2, 3/4), Ohenhen 4 (2/6).

Allenatore: Stefano Pillastrini

Vice: Giovanni Battista Gerometta e Marco Milan

Tiri liberi 13/15, Tiri da due 16/33, Tiri da tre 11/32, Rimbalzi 46 (31 dif. 15 off.)

 

PALLACANESTRO VICENZA

Dee Owens n.e., Manzuchelli 7 (1/2, 1/4), Bastone (k) 6 (1/3, 0/1), Piccone 11 (2/4, 2/8), Basso n.e., Petracca 12 (4/7, 1/3), Piccoli 6 (1/5, 1/2), Rigon, Chiti 23 (6/8, 3/9), Sebastienelli, Cecchetti.

Allenatore: Cesare Ciocca

Vice: Giacomo Statua e Andrea Tona

Tiri liberi 11/16, Tiri da due 15/32, Tiri da tre 8/29, Rimbalzi 32 (24 dif. 8 off.)

 

Arbitri: Fabrizio Suriano e Filippo Giovagnini

Spettatori 600 circa

giovedì 9 dicembre 2021

PALAGESTECO MEGLIO DELLA MURAGLIA CINESE

Con il successo nel derby con Monfalcone nell'undicesima di andata del girone B della serie B nazionale  2021/22, la Gesteco ha portato a 12 le vittorie consecutive sul parquet di casa di via Perusini, sommando alle 5 della stagione in corso altre 7 del campionato precedente a partire dal 17/04/2021 quando la Sutor Montegranaro fu l'ultima e la prima in assoluto a violare il Palagesteco. 

Si perchè prima di quel 17 aprile nessuno era riuscito nell'impresa e altre nove formazioni di categoria ci avevano lasciate le penne.

La fama di "fortino" inespugnabile per l'impianto cividalese è dunque ben che meritata, considerando che in totale, da quando il progetto di Davide Micalich e soci ha preso avvio, in gare di campionato play-off inclusi, il ruolino parla di 21 vittorie e una sola sconfitta, nonostante le prime 13 gare si siano dovute disputare a porte chiuse per le arcinote restrizioni dovute alla pandemia da Covid-19. 

  Cividale ha portato dunque bene al volo delle Aquile, che il 18 dicembre contro Vicenza cercheranno di allungare ancora la serie.

Qui di seguito, il curriculum vitae del "Fortino" di Via Perusini aggiornato all' 08/12/2021.
 

 

DATA

AVVERSARIO

RISULTATO

MANIFESTAZIONE

 

 

 

 

 

1

28/11/2020

SENIGALLIA

91-75

SERIE B GIR. C1 20/21

2

12/12/2020

MONFALCONE

89-69

SERIE B GIR. C1 20/21

3

06/01/2021

VICENZA

75-70

SERIE B GIR. C1 20/21

4

09/01/2021

VIRTUS PADOVA

83-75

SERIE B GIR. C1 20/21

5

30/01/2021

ANTENORE PADOVA

81-63

SERIE B GIR. C1 20/21

6

13/02/2021

MESTRE

84-67

SERIE B GIR. C1 20/21

7

06/03/2021

SAN VENDEMIANO

70-54

SERIE B GIR. C1 20/21

8

20/03/2021

JESI

65-60

SERIE B GIR. C 20/21

9

27/03/2021

TERAMO

73-56

SERIE B GIR. C 20/21

10

17/04/2021

MONTEGRANARO

59-63

SERIE B GIR. C 20/21

11

24/04/2021

ANCONA

80-69

SERIE B GIR. C 20/21

12

15/05/2021

SALERNO

75-60

¼ PLAY OFF SERIE B 20/21

13

17/05/2021

SALERNO

72-62

¼ PLAY OFF SERIE B 20/21

14

04/06/2021

TARANTO

90-85

 ½ PLAY OFF SERIE B 20/21

15

06/06/2021

TARANTO

75-69

   ½  PLAY OFF SERIE B 20/21

16

18/06/2021

FABRIANO

65-62

FINALE PLAY OFF SERIE B 20/21

17

20/06/2021

FABRIANO

73-69

FINALE PLAY OFF SERIE B 20/21

18

02/10/2021

BOLOGNA 2016

85-57

SERIE B GIRONE B 21/22

19

23/10/2021

OLGINATE

93-87

SERIE B GIRONE B 21/22

20

06/11/2021

CREMONA

58-51

SERIE B GIRONE B 21/22

21

27/11/2021

VIRTUS PADOVA

61-59

SERIE B GIRONE B 21/22

22

08/12/2021

MONFALCONE

73-65

SERIE B GIRONE B 21/22

mercoledì 8 dicembre 2021

CIVIDALE SUONA LA NONA E SALE SOLITARIA IN VETTA!

 

Per la Gesteco gli obiettivi nella festa dell’Immacolata erano quelli di mantenere ancora “immacolato” il fortino via Perusini, allungare a nove la striscia di vittorie consecutive facendo proprio il derby regionale, blindare un posto nelle final eight di Coppa Italia e consolidare la vetta della classifica per arrivare al big match di sabato prossimo sul parquet di Mestre a giocarsi la possibilità di guadagnarsi il primato solitario nel girone B della serie B 2021/22. Un menù niente male quello che quindi attendeva il pubblico ducale per il turno infrasettimanale e le Aquile non hanno disatteso le aspettative dei loro tifosi, al termine di un match combattutissimo nel quale la Falconstar, com’era avvenuto lo scorso anno, ha impegnato duramente i ducali, cedendo solo nelle battute finali.

In avvio Pillastrini propone Rota, Chiera, Miani, Battistini e Laudoni e capitan Chiera risponde subito con due triple all’apertura dall’arco di Rezzano che in questa fase si conferma il più pericoloso tra i suoi portando avanti Monfalcone sul 10-6 a 6’50” con un altro tiro da tre punti. Una schiacciata di Medizza sancisce una partenza lanciata degli ospiti che approfittano di una Gesteco più contratta e imprecisa e il tabellone a 4’13” segna il 9-16 per Monfalcone; Pillastrini prova ad invertire la rotta inserendo Ohenhen e Paesano e puntellare l’insolita difficoltà a rimbalzo dei ducali. Una tripla di Bellato allunga ancora il “conto” a 2’22” con gli ospiti avanti sul 9-19 e Cassese a ridurre il parziale sul 12-19 con un’azione da tre punti a 1’50”, in una prima frazione che gli ospiti hanno sicuramente interpretato con maggiore concentrazione ed intensità e che chiudono avanti sul 19-23. Nel secondo quarto si vede subito Rocchi in lunetta per tre tiri liberi che il 25 di casa centra con precisione, ma il resto della frazione conferma la serata non proprio brillante delle Aquile con gli ospiti sempre avanti e a rintuzzare tutti i tentativi di rimonta della Gesteco, penalizzata dalla difficoltà sotto il proprio canestro e a 2’42” dalla fine sono ancora 6 le lunghezze di vantaggio per la Falconstar (32-38). Nel finale di tempo il copione non cambia con Monfalcone che riesce anche ad allungare il parziale sino al 34-42, prima che Rota, segnando i primi punti della sua partita con una tripla, riesca a ridurre le distanze sul 37-42 finale. La trama non muta neanche all’inizio della terza frazione con i ducali a patire oltremodo la verve e i centimetri di Medizza e Rezzano e a scontare l’imprecisione di Laudoni dal tiro da tre, con il parziale che si riduce sul 45-49 solo grazie a due triple di Chiera a metà tempo. Un’altra tripla di Rota porta Cividale sotto di uno (48-49) mentre Battistini mantiene il contatto (50-51) prima di fallire il tiro del sorpasso a 2’51” e 1’10”, ma Monfalcone resta “sul pezzo” e tiene la testa sempre avanti fino alla chiusura della frazione con il punteggio di 50-56, grazie all’intensità difensiva e anche a diversi gravi errori in attacco di Cividale. L’ultimo quarto vede le Aquile finalmente scuotersi e portarsi sul 57-58 al 7’50’’ e poi avanti per la prima volta sul 58-57 grazie a canestro da sotto di Laudoni e poi allungare a 62-58 con una tripla di Chiera a 7’04”, con il coach Praticò costretto a chiamare la sospensione per arrestare il cambiamento nell’inerzia del match. Rezzano questa sera è una sentenza e riporta la Falconstar a meno uno con un’altra tripla (62-61) a 5’55” ma Cividale adesso è “on fire” e va sul 68-61 con una tripla e un appoggio sotto canestro di Paesano a 4’41”.  Ci sarebbero le occasioni per allungare decisamente, ma le aquile non riescono a concretizzarle e così Monfalcone lottando con il coltello tra i denti resta in partita e il punteggio è di 68-63 a 3’07” e il quarto fallo di Cassese – antisportivo – manda l’ex triestino Prandin in lunetta per il 68-65 a 2’50” e sembra “condannare” il Palagesteco a vivere l’ennesimo finale da evitare per i deboli di cuore. A 59” il tabellone segna 69-65 con gli ospiti ad avere la palla in mano e fallire con Prandin l’avvicinamento mentre sul ribaltamento di fronte Coronica perde le staffe e si prende il secondo tecnico e la conseguente espulsione, mandando Chiera in lunetta a 31” dalla fine; il capitano piazza due liberi e porta i ducali a 71-65 con nuovo possesso che porta in dote altri due liberi di Rota per il 73-65 finale. Ancora una volta la Gesteco senza incantare per lungo tempo, piazza un ultimo quarto all’altezza della sua meritata fama, "suona la nona", porta a casa il derby e il primato in classifica, grazie alla contemporanea sconfitta di Mestre sul campo di Cremona.

UEB GESTECO Cividale – FALCONSTAR BASKET Monfalcone   73 – 65

(19-23, 37-42, 50-56)

 UEB GESTECO CIVIDALE

Miani 3 (0/1, 1/2), Mazzotti n.e., Chiera (k) 19 (0/1, 5/6), Cassese 9 (1/1, 2/6), Laudoni 9 (3/4, 1/3), Rota 10 (0/3, 2/5), Battistini 10 (5/7, 0/5), Paesano 10 (3/5, 1/3),   Rocchi 3(0/3) Micalich n.e., Ohenhen (0/1)

Allenatore: Stefano Pillastrini

Vice: Giovanni Battista Gerometta e Marco Milan

Tiri liberi 13/18, Tiri da due 12/23, Tiri da tre 12/33, Rimbalzi 35 (28 dif. 7 off.)

 FALCONSTAR BASKET MONFALCONE

Coronica 2 (1/5, 0/1), Naoni n.e., Bacchin 8 (3/8, 0/3), Rosati, Scutiero (k) 8 (1/2, 2/5), Vegnaduzzo, Azzano 2 (0/1, 0/1), Prandin 5 (1/8, 0/3), Sackey 2 (1/2), Bellato 3 (1/2), Medizza 12 (6/8), Rezzano 23 (3/4, 4/8).

Allenatore: Matteo Praticò

Vice: Gabriele Gilleri e Alessandro Zamparini

Tiri liberi 12/19, Tiri da due 16/38, Tiri da tre 7/23, Rimbalzi 41 (27 dif. 14 off.)

 Arbitri: Vito Castellano e Antonio Marenna

Spettatori 728 

  

domenica 5 dicembre 2021

VIAGGI OBBLIGATORI

Natalia si teneva la testa tra le mani e continuava a singhiozzare, mentre Rubén con gli occhi velati da una lacrima che non si decideva a scendere, osservava innanzi a sé l’orizzonte di Cork Harbour illuminato ad intermittenza da un pallido sole che ogni tanto faceva capolino tra le tante nuvole basse che viaggiavano veloci provenienti da ovest. I due erano seduti su di una delle eleganti panchine che intervallano la promenade John Fitzgerald Kennedy di Cobh, la cittadina irlandese che sorge sull’isolotto circondato dall’oceano e dall’estuario del fiume Lee, sulla costa sud dell’Irlanda.

In quella baia l’11 aprile 1912, quando la piccola città si chiamava ancora Queenstown in onore della Regina Vittoria, il Titanic aveva fatto l’ultima sosta per caricare 113 passeggeri felici di salpare verso il Nuovo Mondo, ignari di navigare invece verso l’Altro Mondo nello sventurato viaggio del transatlantico che doveva battere tutti i record dell’attraversata Europa-Nord America e che finì in fondo al mare per avere urtato un iceberg nei pressi delle coste di Terranova.

Un po’ come ora si sentiva Natalia, la biologa trentaduenne figlia del suo amico Carlos, da quando il suo ormai ex fidanzato Miguel l’aveva lasciata a pochi mesi dalla data già pianificata per la celebrazione del matrimonio: con il cuore spezzato in due tronconi come il Titanic ed annegato da giorni in un mare di lacrime, dopo che due anni prima il brillante chirurgo plastico madrileno le aveva chiesto di sposarla e lei si era imbarcata felice in quel viaggio che doveva condurla verso un’esistenza ricca di tutto ciò che una donna giovane e bella possa desiderare.

E invece, mentre lei si trovava in Irlanda per una serie di conferenze sui risultati delle sue ultime ricerche nel campo degli organismi monocellulari, Miguel nel corso di una videochiamata le aveva annunciato la sua irrevocabile decisione di rompere il fidanzamento e partire per gli Stati Uniti a lavorare insieme ad una collega californiana conosciuta durante un convegno a Malaga.

Il padre di Natalia, che in quel periodo risiedeva a Buenos Aires con la madre, considerato che la ragazza era figlia unica, aveva invitato il suo amico fraterno Rubén, che Natalia addirittura chiamava “zio”, a raggiungere la figlia per cercare di darle un po’ di sostegno nel momento più acuto della crisi che si era manifestata nella vita della ragazza come lo squarcio nello scafo del Titanic provocato dalla parte nascosta dell'iceberg fatale nel mare di Terranova; Rubèn,, che si trovava a Londra per promuovere il suo ultimo catalogo, non aveva né voluto e né potuto rifiutare quella richiesta e si era subito precipitato a Cork, dove la figlia di Carlos era ospite nella foresteria della locale università.

“Zio Rubén, ti prego, aiutami! Non so neanche da che parte incominciare, non riesco a crederci, mi sembra tutto un incubo e non faccio altro che piangere ogni cinque minuti. Mi sento morire, faccio fatica a capire dove sono e ho paura di non rialzarmi più!”  - disse Natalia rivolgendo lo sguardo disperato verso il pittore spagnolo che la abbracciò e le fece posare il capo sulla sua spalla iniziando ad accarezzare dolcemente la folta chioma scura e ondulata.

“Mia cara Natalia – iniziò Rubén con voce rotta dall’emozione – tu ora sei all’inizio di un viaggio che altri milioni di persone hanno già fatto, stanno facendo e faranno nel corso della storia umana e tra questi, come sicuramente ti avrà raccontato tuo padre, anche io mi sono trovato ad affrontare già diverse volte, ragion per cui penso abbia voluto farmi venire in tuo soccorso. L’esperienza di “venire lasciati” è una tappa della vita con la quale tutti prima o poi siamo chiamati a confrontarci, salvo i pochi “sfortunati” che vengono risparmiati dal dolore straziante dell’abbandono ma anche privati dal potere trasformativo ed evolutivo intimamente connesso a questo tipo di sofferenza.”

Natalia, si asciugò le lacrime e tenendo sempre la testa appoggiata sulla spalla dello "zio" con gli occhi rivolti verso la baia, ascoltò il lungo racconto di Rubén che, sempre accarezzando i capelli della donna sviluppò senza togliere anch'esso lo sguardo dal mare. 

"Svariati sono i motivi che possono indurre la persona a cui avevamo dato la nostra fiducia e il nostro amore a decidere ad un certo punto di lasciarci, così come molteplici sono i tempi e i modi con cui mettono in atto il "piano di fuga", ma quale ne sia il motivo o il modo, tutto ciò ha sempre a vedere esclusivamente con come sono fatti loro e non dipende in alcuna maniera da noi; inoltre quali siano i motivi e i modi il risultato è sempre quello di infliggerci una ferita affettiva che può solo variare in profondità e di fronte a questa ferita noi abbiamo davanti un viaggio dal percorso e dalle fermate già belle che segnate sulla mappa, solo che, al momento della "partenza" le prime volte ne ignoriamo l'esistenza e in seguito non possiamo comunque conoscere né la durata né cosa sarà di noi quando arriveremo all'ultima tappa: ovvero all' accettazione di quanto accaduto e percepiremo senza nessun sobbalzo emotivo, addirittura con indifferenza, la persona che con il suo comportamento tanta sofferenza ci ha provocato."

"Quindi, Zio Rubén, tu banalizzi il mio dolore e mi vuoi dire che noi abbandonati alla fine siamo tutti uguali perché viviamo le stesse cose e finiamo tutti allo stesso modo, con qualche piccola variazione sul tema? Perdonami, Zio, mi sembra tutto troppo semplicistico e quasi didattico." Interruppe Natalia, distogliendo per un attimo lo sguardo dall'orizzonte per volgerlo verso Rubén.

"Non voglio banalizzare, Natalia: il dolore che provi è autentico, sicuramente ti lacera e merita di essere trattato con il massimo del rispetto e della delicatezza - riprese Rubén baciando la fronte della ragazza - e neppure è scontato il modo con cui ciascuno di noi affronterà questo viaggio obbligato, tanto che ognuno si troverà nella personalissima sfida di uscirne meglio di come è entrato e l'esito non è per nulla scontato: voglio solo dirti che tutti indistintamente viaggeremo utilizzando la stessa mappa. Cercherò di essere breve e semplificarti le cose solo perché so che sei una ragazza intelligente e con un cuore grande. Dunque... il viaggio inizia nell'attimo in cui il proposito di abbandono di viene esternato e tu assisti alla sua messa in atto. In questo momento ciò che prevale è l'incredulità ed emotivamente, in modo quasi paradossale, si fa strada quasi un senso di liberazione, di novità, che rompe uno schema nel quale l'evento, benché inatteso nell'attimo preciso in cui si è manifestato, nel nostro inconscio la possibilità che si potesse verificare in realtà era già presente da tempo. Solitamente questa fase è la più breve di tutte, dura qualche ora, al massimo un paio di giorni, non oltre, perché a seguire non trovi più le routine che facevano parte del tuo quotidiano, compresi tutti quei modi di essere e di fare che vivevano esclusivamente tra di voi, per non dire della tempesta ormonale che si scatena per la mancanza dell'intimità. In questo momento inizierà a comparire il dolore, una sofferenza psichica con alta probabilità di somatizzazione, molto simile a quella che provano gli alcolisti e i tossicodipendenti durante le loro crisi di astinenza; durante questa tappa del viaggio le emozioni iniziano a prendere il sopravvento sulla parte razionale, che potrebbe aver già manifestato l'idea di accettare la fine e di voltare pagina, ma che ben difficilmente riuscirà a contenere la sofferenza psichica, che a sua volta dà l'innesco per il passaggio all'ulteriore tappa del percorso trasformativo: quella caratterizzata dal pensiero che il dolore potrà passare solo con il recupero del "fuggitivo". Il dolore infatti tende a diminuire in questo momento perché adesso la mente si concentra su tutta una serie di stratagemmi e iniziative varie per coronare con il successo l'operazione "recupero" e assieme alla nascita della speranza, ridanno energia ad un corpo che il dolore aveva iniziato a privare. Questa fase caratterizzata dalla messa in atto di riavvicinamenti, fiumi di parole e tentativi, può essere più o meno lunga a seconda di come il "fuggitivo" risponde agli approcci: possono passare anche settimane o mesi se quest'ultimo dimostra un atteggiamento ondivago o compassionevole, teso a "non far troppo soffrire" chi ha già deciso di lasciare. E' la fase peggiore di tutte, perché può portare poi a livelli altissimi di frustrazione e sofferenza l'abbandonato e nel contempo innervosire più che mai chi ha deciso di andarsene. Insomma, tolti quei 2, 3 casi su 100 in cui il recupero ha successo - e il che avviene solo quando la "controparte" non aveva ancora preso pieno contatto con il suo bisogno di fuga - nei restanti casi tutto si conclude con l'evidenza che si, chi vuole andare, proprio indietro non torna. Ed entriamo in una nuova fase del nostro viaggio, il passaggio attraverso una foresta che inizia a bruciare con il fuoco della rabbia che la frustrazione per l'insuccesso del recupero ha scatenato. Questo, cara Natalia, è un momento delicatissimo, perché ciascuno di noi può scatenare potenziali di rabbia molto diversi e far divampare incendi che possono bruciare per anni, con ondate che possono sfuggire ad ogni controllo della mente, che in questa tappa è messa a dura prova più che in tutte le altre. C'è chi trattiene le fiamme dentro di sé, tanto che dall'esterno poco o nulla si percepisce, con il risultato che quel fuoco non liberato divorerà il corpo del poveretto che sarà oggetto di svariate malattie psicosomatiche di tipo esterno all'inizio (dermatiti, psoriasi, precoci canuzie e cadute dei capelli) e di deterioramento degli organi interni poi, con il possibile sviluppo di neoplasie nei casi più gravi."

"Accidenti zio, così mi fai proprio paura!!" S'inserì di botto Natalia, come per fermare l'evoluzione non voluta del viaggio descritto e che non le pareva avesse proprio nulla di trasformativo ma fosse esclusivamente una penosa ed indesiderabile discesa negli inferi. 

"Non voglio banalizzare la tua paura, Natalia - continuò Rubén - il rischio di rimanere impantanati in questa fase del viaggio esiste, specialmente se la tappa precedente è stata caratterizzata da diversi e lunghi "avanti-indietro" e se chi è stato lasciato aveva un difficile rapporto con il riconoscimento e l'accumulo della propria rabbia; quindi la sfida qui è far bruciare all'esterno l'incendio rabbioso avendo cura massima che questo non si rivolga verso chi se n'è voluto andare, perché c'è il rischio di esiti tragici, come purtroppo a volte accade. Come vedi, Natalia, se la mappa è uguale per tutti, ciascuno avanza nel viaggio con tempi diversi, tanto che molti addirittura rimangono bloccati in qualche fermata con esiti davvero drammatici per sé e per gli altri. Il modo salutare di sfogare la rabbia fisiologica di questa tappa è quello di canalizzare l'energia verso cose che siano in qualche maniera utili per noi: uno sport, una qualche forma d'arte, nel proprio lavoro o nel soddisfacimento di desideri strettamente personali rimasti incompiuti."

"E poi? Ce l'abbiamo fatta? Siamo arrivati?" Chiese Natalia in un misto di speranza e preoccupazione.

"Magari, mia cara; benché questa tappa sia probabilmente la più impegnativa a livello psico-fisico, pur superata positivamente ancora non siamo fuori pericolo e la nostra vita non è ancora tornata nella giusta tensione che ci deve essere tra ragione e sentimento, tra polo emotivo e polo razionale. Nella fase della rabbia l'incendio ci ha fatto consumare una quantità impressionante di energie psico-fisiche al punto che, spentosi il fuoco entriamo in una sorta di lungo cammino in una brughiera di profonda tristezza prima e apatia poi, dove ci veniamo a trovare esaurite le forze per cercare l'altro, senza slancio vitale per entusiasmarci verso cose nuove e dove tutta la scarsa energia che residua è assorbita dalla necessità di procedere senza scossoni nelle cose che fanno parte del nostro quotidiano ordinario. L'altro ci ha completamente delusi e il pensiero verso di lui si è fatto più sfumato e non è più ossessivo come nelle prime fasi del percorso. Superata la brughiera dell'apatia e della tristezza, con il lento recupero dell'energia, si giunge infine sulla spiaggia dell'accettazione conscia e inconscia che quella persona, non fa più parte della nostra vita e ripensare a ciò che è stato ci provoca le stesse emozioni della lettura della cronaca nera, per i momenti brutti, o di quella rosa, per le cose belle che si erano condivise. Davanti alla spiaggia dell'accettazione si trovano gli imbarchi per nuovi i nuovi viaggi che, eventualmente, decideremo di percorrere da soli o insieme ad altri, avendo pienamente recuperato le forze e le competenze per una navigazione più in linea con i desideri e le caratteristiche personali."

"E tutto questo nel complesso quanto dura?" Chiese preoccupata Natalia. 

"Non c'è una durata standard, le osservazioni scientifiche ci riportano per i percorsi riusciti un tempo che varia dai 6 mesi all'anno anche perché il processo non sempre è lineare ma si può muovere in senso circolare con disastrose regressioni lungo la strada; la cosa veramente importante però, cara Natalia, non è la durata, ma non bruciare le tappe e cosa peggiore di tutte, cercare di saltarne qualcuna magari cancellandole dalla mappa o cercare scorciatoie a latere della strada maestra: quando sei costretto obtorto collo ad imbarcarti per questo penoso e periglioso viaggio lo devi scontare per intero, perché solo così sarai in grado di conquistare il premio che ti meriti."

"E quale sarebbe Zio Rubén?" incalzò la ragazza.

"Quello non te lo dirò Natalia, quello lo dovrai scoprire da sola. Ti dico solo che ne varrà la pena." concluse Rubén, asciugando le lacrime di Natalia, liberando la sua che a lungo era rimasta impigliata nella palpebra e invitando la ragazza a completare la promenade prima di dirigersi verso la stazione di Cobh e prendere il primo treno utile per rientrare a Cork, cenare con la figlia di Carlos in un ristorante sul Pope's Quay affacciato sul fiume Lee, prima di ripensare a quel viaggio che lo doveva riportare nella sua mansarda di Calle Magdalena 23 a Toledo. Tema da affrontare durante la cena: come migliorare la propria capacità di capire in tempo utile chi si ha di fronte per futuri incontri ed evitare di scambiare lucciole per lanterne nelle relazioni, seguendo i propri desideri invece di dar retta, senza rimuoverli, ai segnali di segno contrario che arrivano inequivocabili per un occhio esperto sin dal primo giorno.

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