sabato 29 ottobre 2022

CIVIDALE FA L'IMPRESA E BATTE LA FORTITUDO 76-71

Al Palagesteco è andato in scena uno degli appuntamenti più attesi alla vigilia della prima, storica, partecipazione di Cividale al campionato di serie A2: l’incrocio con un “pezzo” della storia della pallacanestro italiana, ovvero la “Effe” della Fortitudo Bologna, club che nel corso della sua lunga storia oltre a cucire sulle maglie lo scudetto può vantare, a prescindere dalle alterne e talvolta tormentate vicende societarie, una delle tifoserie più fedeli e appassionate d’Italia. Per l’occasione infatti, nutrita era la rappresentanza degli ospiti giunta dal capoluogo emiliano che ha contribuito, insieme alla “marea gialla” di casa, neofita per la categoria ma altrettanto calorosa e partecipe, a creare un clima all’altezza dell’evento. La sfida per i ducali era senz’altro impegnativa, non solo per la forza e il blasone dell’avversario, ma anche per dimostrare che la scoppola subita a Pistoia nel turno precedente causata, oltre che per l’indubbia caratura tecnica dei toscani, da un black out della UEB nella seconda parte del match era da ascriversi per lo più al fisiologico processo di adattamento di una matricola alla categoria superiore. La prima frazione del match viaggia in perfetto equilibrio, con i padroni di casa che hanno un miglior impatto sul match grazie alle giocate di Aristide Mouaha e si portano in vantaggio sul 6-3 con il possesso per allungare ulteriormente, salvo invece subire il ritorno di Bologna che nonostante molti errori capitalizza la supremazia sotto le plance e piazza un parziale di 11-2 che la porta sul 8-14 a 3’55” e fa temere per un allungo importante; sono invece i ducali a riprendere il filo dopo un time-out chiamato da Pillastrini e con un positivo ingresso di Battistini sul parquet riprendono gli ospiti e chiudono avanti di un punto alla prima sirena (18-17). Nel secondo periodo Cividale rientra decisamente “on fire” e trascinata da capitan Chiera vola sul + 7 (24-19) a 8’02” facendo esultare il Palagesteco; purtroppo per la Gesteco però, nonostante una buona circolazione della palla in fase offensiva e i molti errori degli ospiti al tiro, perdono la precisione dal perimetro e subiscono il lento ritorno della Fortitudo, con il tabellone che segna 30-28 a 2’50”. Nel finale di tempo è Giacomo Dell’Agello – top scorer Gesteco fino a questo momento con 9 punti - a caricarsi i suoi sulle spalle con 6 punti consecutivi nel “pitturato” e con il contributo di una tripla di Pepper e di un gioco da tre punti di Rota a 6” dalla sirena, porta Cividale avanti a metà gara meritatamente sul 40-34. Il erzo periodo si apre ancora con Cividale sugli scudi, capace di portarsi sul + 10 (44-34) a 7’27” con una schiacciata di Pepper in penetrazione con la difesa felsinea schierata e a suggellare la prova fin qui convincente dei gialloblù friulani. Un a tripla di Mouaha dilata il vantaggio sul + 14 (53-39) a 4’20”, in un momento in cui i padroni di casa sono trascinati in attacco da Pepper e riescono con una serrata difesa di squadra a tenere a distanza la Fortitudo, che con il solo Davis riesce a tradurre in punti il maggior “peso” sotto le plance dei suoi. Il parziale si chiude con il “mago” Rota capace di beffare ancora una volta a fil di sirena i distratti ospiti, che gli permettono il coast-to-coast che vale il + 16 (64-48) e il boato del Palagesteco. Nell’ultima frazione Bologna si scuote dal lungo torpore e guidata da Davis e Thornton piazza un parzaile 8-0 e ricuce sul 64-56 a 7’07”, costringendo coach Pillastrini a chiamare la sopsensione per tentare di bloccare sul nascere la rimonta ospite. Ci vogliono due liberi di Miani e auna tripla di Chiera per scrollarsi di dosso la paura e riportare Cividale sul + 13 (69-56 a 6’22”, arginando così la determinata reazione dei felsinei. Bologna però non ci sta a lasciare la strada ai ducali che accusano il “braccino corto” e mettono pressione agli uomii di Pillastrini portandosi prima a meno 7 a 2’56” con un canestro di Thornton e poi a meno 5 (69-64) a 2’20” con Italiano. Una tripla di Pepper a 2’07” è ossigeno puro per Cividale (72-66) ma la Fortitudo accorcia ancora con due liberi di Davis e poi Italiano piazza una tripla siderale a 40” per il meno 3 (74-71) e possesso ospite a 13” dalla sirena finale. Bologna costruisce l’ennesimo tiro da tre per Italiano che però questa volta sbaglia e costringe i suoi a spendere un fallo a 7” per fermare il possesso decisivo di Cividale e chiamare minuto di sospensione per organizzare il “drammatico” finale. E’ Miani in lunetta suggellare la storica vittoria delle Aquie che s’impongono ai titolati rivali per 76-71. Sugli spalti e in campo è festa grande per un match che aggiunge una gemma preziosa nell’avventura del club friulano nella seconda serie nazionale di pallacanestro e conferma che il club del presidente Micalich può recitare un bel ruolo anche in questa stagione. Giuseppe Passoni UEB GESTECO CIVIDALE – FORTITUDO BOLOGNA 76 - 71 (22-18, 40-34, 64-48) UEB GESTECO CIVIDALE Miani 14, Chiera (k) 12, Cassese 2, Rota 5, Mouaha 9, Balde n.e., Battistini 5 Barel n.e., Nikolic 12, Pepper 18, Dell’Agnello11, Micalich n.e.. Allenatore: Stefano Pillastrini Vice: Federico Vecchi e Alessandro Zamparini Tiri liberi 12/14, Tiri da due 20/31, Tiri da tre 8/30, Rimbalzi 29 (23 dif. 6 off.) FORTITUDO BOLOGNA Biordi 2, Thornton 21, Aradori 6, Barbante 12, Panni 2, Paci n.e., Fantinelli (k), Italiano 14, Cucci, Davis 14. Allenatore: Luca Dalmonte Vice: Matteo Angori e Matteo Tasini Tiri liberi 11/15, Tiri da due 21/38, Tiri da tre 6/24, Rimbalzi 39 (27 dif. 12 off.) Arbitri: Andrea Masi, Alberto Perocco e Sebastiano Tarascio. Spettatori 2.200 circa.

venerdì 21 ottobre 2022

UDINESE-TORINO: AMARCORD

L'aria di tanti derby infuocati disputati all'ombra della mole e che spesso valevano lo scudetto, probabilmente diede un ulteriore motivazione a Franco Causio, quando l'undici ottobre 1981 il Torino scese sul terreno del Friuli per la quinta giornata del massimo campionato, stagione 1981/82. Il clima era già quello dell'ultima spiaggia, con i padroni di casa solitari ultimi in classifica con un solo punto e reduci da tre sconfitte consecutive contro dirette avversarie nella lotta per la salvezza: Ascoli (0-3), Avellino (1-2) e Cesena (1-2), mentre i granata erano partiti di slancio grazie a due vittorie consecutive, una sconfitta ed un pareggio. Lo sconcerto serpeggiava nella tifoseria friulana che si aspettava ben altro avvio di torneo, dopo il brillante precampionato e gli importanti rinforzi giunti a Udine durante il mercato estivo, tra cui il big Franco Causio dalla Juventus e il bomber interista Carletto Muraro e in molti già chiedevano la testa dell'allenatore Enzo Ferrari, protagonista della miracolosa salvezza nella stagione precedente. Inoltre, gran parte della stampa sportiva nazionale, riteneva il Barone ben avviato sul viale del tramonto, dopo aver perso il posto in nazionale a favore di Bruno Conti ed essere stato scavalcato da Marocchino nelle preferenze del Trap nell'undici titolare di Madama. Fu un abbaglio clamoroso da parti di chi non aveva tenuto in debito conto dell'orgoglio, dell'integrità fisica e della classe purissima di Causio, che disputò una stagione straordinaria guidando l'Udinese alla salvezza con tre giornate d'anticipo dalla chiusura del campionato, vinse il Guerin d'Oro come miglior giocatore del campionato e si riguadagnò la fiducia di Enzo Bearzot che lo convocò nei 22 che poi vinsero il mondiale di Spagna, quello più bello della storia sportiva nazionale. Ma torniamo a quel grigio pomeriggio d'autunno sul terreno del Friuli: la squadra bianconera, consapevole della necessità di raccogliere i due punti ed invertire la rotta, giocò una partita "garibaldina", schiacciando i granata nella loro metà campo per due terzi di gara e dove il Barone fece il bello e il cattivo tempo: calciò la punizione per la testa di Cesarone "Armaron" Cattaneo che valse il vantaggio sul finire del primo tempo, fece ammattire ininterrottamente il suo marcatore Salvadori con tutto il suo repertorio di dribbling, finte assassine e cambi di ritmo, raccolse un retropassaggio di Dossena e s'involò verso la porta torinista, freddando Terraneo in uscita con un sopraffino tocco di esterno destro a incrociare il pallone a filo d'erba nell'angolino opposto per il 2-0 ad inizio ripresa e siglando così il suo primo centro in maglia udinese. I bianconeri rallentarono il ritmo e vennero subito colpiti da un gol del neo-entrato Bonesso che per un attimo parve rimettere in discussione l'andamento del match: fu solo un lampo, perché l'Udinese riprese a macinare gioco e a 10 minuti dalla fine chiuse i giochi con un'inzuccata in tuffo di Carletto Muraro, anch'egli alla prima marcatura con i colori friulani. Un'altra rete di Bonesso allo scadere servì solo per le statistiche e ad accorciare le distanze, fissando il risultato sul 3-2 finale per l’Udinese e rendere meno amaro il secondo ritorno a Udine da avversario di Massimo Giacomini, l'indimenticato tecnico artefice del salto triplo dalla C alla A delle zebrette friulane dopo 17 anni di purgatorio. Anche questa volta sonoramente fischiato, dopo il precedente di due anni prima quando l'allenatore udinese purosangue sedeva sulla panchina del Milan: il popolo bianconero, brillando per ingratitudine, non gli aveva perdonato aver abbandonato dopo aver raggiunto la promozione in serie A la panchina friulana per quella milanista. Udine, stadio Friuli, domenica 11 ottobre 1981, ore 15,00 UDINESE - TORINO 3-2 Marcatori: Cattaneo 35', Causio 52', Bonesso 65', Muraro 77', Bonesso 87' UDINESE: Della Corna, Gerolin, Tesser, Papais (85' Pancheri), Cattaneo, Orlando, Causio (cap.) (80' De Giorgis), Pin, Miano, Orazi, Muraro. Allenatore: Enzo Ferrari TORINO: Terraneo, Danova, Salvadori (71' Ermini), Van de Korput, Giacomo Ferri, Beruatto, Bertoneri, Zaccarelli, Sclosa (55' Bonesso), Dossena, Pulici (cap.). Allenatore: Massimo Giacomini Arbitro: Maurizio Mattei della Sezione di Macerata Spettatori: 25 mila circa.

sabato 15 ottobre 2022

CIVIDALE NON SBAGLIA E BATTE RAVENNA 80-70 IN SICUREZZA

Dopo la sfortunata trasferta in quel di Mantova, dove le Aquile hanno ceduto il passo ai padroni di casa solamente nelle ultime battute del match, Cividale ospitava Ravenna, ancora al palo dopo due nette sconfitte patite nelle prime due giornate, con l’obiettivo di incamerare i due punti davanti al suo pubblico e mettere fieno in cascina in un campionato che si conferma assai equilibrato ed impegnativo. L’obiettivo è stato centrato al termine di un match che non è mai stato in discussione e che permette così alla “band” del Presidente Micalich di affrontare sempre con maggior sicurezza nei propri mezzi la stagione e in tranquillità la settimana che li porterà a sfidare la quotata Pistoia domenica prossima in Toscana. Coach Pillastrini in avvio manda sul parquet Rota, Chiera, Pepper, Miani e Nikolic e i suoi lo ripagano con una buona partenza, portandosi sul 12-6 a 5’30” grazie all’ispirata regia di Rota, capace anche di piazzare due triple consecutive che costringono Lotesoriere a richiamare i suoi per un minuto di sospensione; i ducali, di nuovo nella tradizionale maglia gialla, mantengono però“le mani sul manubrio” e con un gioco fluido e buona circolazione della palla restano avanti sul 20-13 fino a 2’ dalla sirena, prima di accusare un calo di tensione che porta Ravenna a ridurre il divario per il 22-18 con cui si chiude la prima frazione. Il secondo periodo inizia con Pepper sugli scudi con una tripla e una penetrazione a bersaglio e con Cividale che mette subito pressione agli ospiti in fase difensiva e si porta avanti sul 29-21 a 7’50” e poi sul 37-23 a 5’15” con un contributo decisivo di Mouaha, autore di recuperi a ripetizione e motore di transizioni vincenti. Il break è quello decisivo perché Ravenna in attacco è poco incisiva e Cividale resta concentrata arrivando all’intervallo lungo avanti di tredici lunghezze (45-32). A metà gara sono da segnalare le prestazioni di Mouaha, che ha messo a referto un 4/6 dal campo condito da ben 5 palle recuperate, e di Eugenio Rota con 3/3 al tiro e 3 assist. Il copione in avvio non muta nel terzo periodo con Cividale saldamente avanti 54-38 a 5’17”, prima di accusare un black-out in attacco che permette agli ospiti di rimanere in qualche maniera aggrappati al match; a rimettere le cose a posto ci pensano prima un positivo Nikolic a 2’12” con il piazzato del 56-44 e un gioco da 3 punti di Mouaha per il 59-44 a 1’23”, mentre la penultima sirena suona con il tabellone fermo sul 59-46. L’andamento dell’ultimo periodo non desta sorprese, con la Gesteco che gestisce in sicurezza avanti di 20 lunghezze (74-54) a 4’50” e Pepper a sentenziare con una tripla il 77-56 e la fine della contesa a 4’01”, dando la possibilità a coach Pillastrini di far esordire in serie A2 prima Enrico Micalich a 2’16” e poi Brenno Barel a 50” e garantire all’appassionato pubblico di Cividale un finale di tutta tranquillità con l’80-70 con cui si conclude il match. Giuseppe Passoni UEB GESTECO CIVIDALE – ORASI’ RAVENNA 80 - 70 (22-18, 45-32, 59-46) UEB GESTECO CIVIDALE Miani 3, Chiera (k) 7, Cassese 3, Rota 10, Mouaha 14, Brunetto n.e., Battistini 11 Barel, Nikolic 12, Pepper 14, Dell’Agnello 6, Micalich. Allenatore: Stefano Pillastrini Vice: Federico Vecchi e Alessandro Zamparini Tiri liberi 10/20, Tiri da due 23/43, Tiri da tre 8/18, Rimbalzi 34 (23 dif. 11 off.) ORASI’ RAVENNA Anthony 15, Giordano 6, Musso (k) 18, Bartoli 2, Bocconcelli, Onojaife n.e., Galletti n.e., Petrovic 9, Bonacini 6, Lewis 14. Allenatore: Alessandro Lotesoriere Vice: Roberto Villani e Giovanni Piastra Tiri liberi 9/14, Tiri da due 20/34, Tiri da tre 7/20, Rimbalzi 27 (22 dif. 5 off.) Arbitri: Duccio Maschio, Andrea Agostino Chersicla e Luca Bartolini Spettatori 1.520

giovedì 13 ottobre 2022

UDINESE-LAZIO: AMARCORD

Con un'insolita sfida di alta classifica tra Udinese e biancocelesti romani alle porte, la memoria viaggia all'ultimo gol italiano su azione messo a segno da Zico, infilato proprio nelle rete di una malcapitata Lazio alla seconda giornata del torneo 1984/85, il 23 settembre 1984. Mettiamo allora in moto la macchina del tempo e andiamo a quell'uggioso pomeriggio di un sollecito autunno udinese; anche l'entusiasmo del settembre 1983 nella tifoseria friulana si è sensibilmente annacquato a un anno di distanza dall'inaspettato ed incredibile sbarco dell'asso di Rio nella provincia friulana: i sogni di grandeur sono svaniti dopo gli eventi della primavera 1984 in cui la Zanussi è uscita dalla proprietà del club, tagliando la benzina che aveva alimentato i progetti ambiziosi del cav. Lamberto Mazza, ora rimasto alla Presidenza del Club senza i denari che assicurava il gruppo industriale pordenonese. Capita l'antifona il General Manager Franco Dal Cin, che aveva già inutilmente opzionato Junior e Collovati per la stagione 84/85, lascia il club per accasarsi all'Inter, seguito da capitan Causio a cui non viene rinnovato il contratto e da Pietro Paolo Virdis che si trasferisce anche lui a Milano, sponda rossonera. Lamberto Mazza, dopo aver inutilmente chiesto ai tifosi di versare nelle casse sociali 4 miliardi di lire a titolo di prestito obbligazionario con lo scopo di "continuare a far grande" l'Udinese, ridimensiona definitivamente i progetti: prima chiama nel ruolo di Direttore Sportivo un giovanissimo Ariedo Braida, poi cerca senza esito di piazzare Zico al Torino ottenendo il rifiuto del brasiliano al trasferimento e infine sostituisce l'allenatore Ferrari con il "vecchio Leone" Luis Vinicio in panchina, cercando di tappare le falle con gli arrivi di Franco Selvaggi dal Torino e alcuni giovanotti di belle speranze come Andrea Carnevale dal retrocesso Catania, Federico Rossi dalla Fiorentina e Gianpaolo Montesano dal Palermo. Confermati tutti gli altri. Persino la maglia viene cambiata: si manda in pensione quella bianconera stile Ajax per proporre un'insolita divisa, sicuramente futuristica per l'epoca e che sarà mantenuta per tre stagioni, prima di essere riproposta nella stagione 2020/21. Più futuribile di così.
Nonostante il mediocre precampionato abbia già mostrato la fragilità della squadra con la sollecita eliminazione dalla coppa Italia a vantaggio di squadre militanti nella serie cadetta e l'organico sia chiaramente indebolito, la tifoseria friulana potendo contare ancora sul Galinho nell'undici titolare con i gradi di capitano, spera ugualmente in un campionato ricco di soddisfazioni, battagliando comunque tra le prime 8 della classifica. Il pareggio per 2-2 sul prato di San Siro contro il Milan di Liedholm sembra alimentare le speranze, che toccheranno la loro massima illusione proprio alla seconda giornata, quando ad una squinternata - con il senno di poi - Lazio i bianconeri danno una severa lezione, schiantandola per 5-0 in un pomeriggio di calcio spettacolo, agevolato da allegre marcature, varchi difensivi ampi come praterie e attacchi velleitari dei capitolini. Nessuno dei tifosi friulani usciti festanti e ringalluzziti da quella scorpacciata s'immagina di aver assistito all'ultima pagina felice dell'Udinese di Zico e all'ultima rete su azione dell'asso brasiliano in Italia, peraltro tra le più spettacolari tra quelle viste sui campi della serie A ad opera dell'asso brasiliano. E' il 36' del primo tempo e i bianconeri hanno aperto le marcature con Galparoli, lesto a tuffarsi di testa in piena area biancazzurra e a battere Orsi otto minuti prima; Zico sulla tre quarti laziale raccoglie un pallone e d'esterno di prima intenzione lo alza sulla sua sinistra per Selvaggi dettando un triangolo. Spadino in acrobazia chiude di prima intenzione lo scambio con un pallone che il Galinho raccoglie sempre di prima e al volo, indirizzandolo questa volta sulla destra, a parabola, in direzione di Andrea Carnevale piazzato poco dentro l'area romana. Il centravanti di Monte San Biagio, futuro bomber pluri-scudettato alla corte di Re Maradona, si alza di testa ed indirizza la palla poco più avanti del dischetto del rigore, dove Zico arriva in corsa e in mezza girata, al volo, calcia di prepotenza alle spalle del malcapitato Orsi. 2-0 e corsa del Galinho verso la bandierina a prendersi, inginocchiato, l'abbraccio di Gigi De Agostini che aveva seguito l'azione sulla sinistra. I giocatori della Lazio hanno agevolato il tutto recitando il ruolo di belle statuine, ma il disegno tattico, la visione di gioco e l'esecuzione tecnica del brasiliano sono stati veramente come la pennellata di un'artista. Quando a venti minuti dalla fine, sul risultato di 4-0, Zico esce per un dolore alla coscia destra, lasciando il posto a Paolo Miano, sembra solo una sostituzione per non affaticare inutilmente il capitano dell'Udinese. Sarà invece l'inizio di un vero e proprio calvario, con il brasiliano fuori prima per settimane, poi per mesi, con uno stiramento che guarisce mai del tutto. L'Udinese inizia ad inanellare sconfitte su sconfitte e alla fine del girone di andata è quartultima con 11 punti e lotterà fino due giornate dalla fine per guadagnare la salvezza mentre Zico giocherà solo 16 partite totali, segnando solo altre due reti su punizione nel girone di ritorno, di cui l'ultima il 14 aprile 1985, ininfluente, al comunale di Torino contro la Juventus accorciando le distanze sul 2-3 al 90'. Poca cosa rispetto ai fuochi d'artificio dell'anno prima, quando lo si poté ammirare per 24 volte assistendo a 19 reti. Fece solo in tempo a scendere in campo allo stadio Friuli per festeggiare la salvezza alla penultima contro il Napoli di Maradona il 12 maggio 1985, per l'unica volta in cui i due fuoriclasse si sfidarono in Italia. Il finale fu amarissimo, quanto immeritato, con il brasiliano centrare i legni della porta di Castellini e Maradona a siglare il 2-2 finale all'88', anticipando di mano Brini e facendo così le prove per la "mano de Dios" dei mondiali messicani del 1986. Negli spogliatoi Zico inveì giustamente contro l'arbitro Pirandola di Lecce reo di non aver sanzionato l'argentino, rimediando sei giornate di squalifica che non finì mai di scontare: rientrò subito in Brasile per continuare la sua carriera di giocatore nel Flamengo e poi in Giappone, chiudendo nei Kashima Antlers nel 1994 a 41 anni. Alla tifoseria friulana rimarrà sempre l'amaro in bocca per come si concluse l'avventura del giocatore che più gli fece sognare, costretto anche ad andarsene con l'accusa di evasione fiscale per costituzione di capitale all'estero relativamente alle vicende giuridico-contrattuali che lo avevano portato in Italia, accuse da cui venne in seguito prosciolto qualche anno più tardi. Per la cronaca, anche il match di ritorno di quell'annata, finì con una goleada bianconera sul terreno dell'Olimpico, quando l'Udinese strapazzò una sempre più derelitta Lazio per 4-1, con reti di Carnevale, Edihno, Selvaggi, Giordano su rigore e Gerolin, condannando definitivamente i romani ad un'amara retrocessione con larghissimo anticipo.
Zico ha fatto ritorno più volte in Friuli, l'ultima nel giugno 2022, a testimonianza del forte legame instaurato con la gens furlana nel breve ma intenso periodo in cui vestì la maglia bianconera e, nonostante i risultati sportivi siano stati sicuramente inferiori alle grandi attese, ogni volta è stato accolto come la prima nel luglio 1983: come un Re. Un comune friulano gli ha concesso la cittadinanza onoraria.          


Udine, Stadio Friuli
23 settembre 1984

UDINESE: Brini, Galparoli, Federico Rossi, Gerolin, Edinho, De Agostini, Mauro, Criscimanni (80' Papais), Selvaggi, Zico (70' Miano), Carnevale. 
A disp. Fiore, Cattaneo, Montesano. 
Allenatore Luis Vinicio

LAZIO: Orsi, Storgato, Filisetti, Vianello, Batista, Podavini, Torrisi (46' Garlini) Manfredonia, Giordano, Laudrup, Fonte (75' Marini).
A disp. Cacciatori, Spinozzi, Calisti.
 Allenatore Paolo Carosi

Arbitro: Sig. Tullio Lanese di Messina.

Marcatori: 28' Galparoli, 36' Zico, 58' Selvaggi, 68' Mauro II, 88' Carnevale.

Note: giornata di pioggia, spettatori: 31.000 circa.

mercoledì 5 ottobre 2022

IL DERBY D'ITALIA DELLE PROVINCIALI

Se il derby d'Italia è Juventus - Inter, a buon titolo e non solo per ragioni cromatiche, il derby d'Italia delle provinciali è Udinese - Atalanta. Anche se nessuna delle due è mai riuscita a vincere uno scudetto, a differenza del Verona e del Cagliari, nella classifica dei punti ottenuti nel campionato italiano di serie A bergamaschi e friulani occupano rispettivamente l'11° e il 12 ° posto e l'11a e la 13a posizione per numero di campionati disputati: 62 i nerazzurri e 50 i bianconeri. Per quanto riguarda la Coppa Italia, invece, i bergamaschi possono vantare il successo del torneo 1962/63 (3-1 al Torino nella finale disputata a san Siro), mentre i friulani devono accontentarsi della partecipazione alla prima finale della manifestazione nel 1922, persa contro il Vado Ligure per 1-0 nei tempi supplementari. Inoltre, tra tutte le provinciali che sono riuscite con i loro exploit ad ottenere la partecipazione a competizioni europee solo Atalanta e Udinese lo hanno fatto con continuità, centrando per ben 3 volte la qualificazione ai play-off di Champions League: i friulani, con una alla fase a gironi e 3 volte la qualificazione ai gironi i bergamaschi, con annesso passaggio alla fase ad eliminazione diretta sfiorando, addirittura l'arrivo in semifinale nell’estate Covid 2020. L’Udinese tra Champions League, coppa UEFA, Europa League ed Intertoto, può vantare 76 gare disputate, con un successo in coppa Intertoto (2000) e come miglior piazzamento i quarti di finale della Coppa Uefa 2008/2009, mentre l’Atalanta ha messo insieme 64 incontri, con migliori piazzamenti la semifinale di Coppa delle Coppe 1987/88 ed i quarti di finale della Champions League 2019/2020. Per dovere di completezza, nella bacheca friulana c’è anche la Mitropa Cup edizione 1979/80. Sul terreno dello stadio Moretti prima e del Friuli poi, le due compagni si sono sfidate per ben 38 volte con i bianconeri friulani in netto vantaggio, avendo riportato 20 vittorie e segnato 60 reti, contro i dieci successi e le 45 reti dei nerazzurri mentre per 8 volte è uscito il segno X. Se i bianconeri friulani hanno dominato la scena a partire dalla metà degli anni 90' e sino al 2013, successivamente al declino friulano ha fatto da specchio la crescita bergamasca che, con l'arrivo sulla panchina di Gasperini ha superato, a livello di risultati (conquista della finale di Coppa Italia e della final four di Champions League) le imprese friulane. La recente supremazia si è riversata anche nel computo degli scontri diretti, con i nerazzurri più volte corsari a Udine e capaci di infliggere nell'ottobre del 2019 un umiliante 7-1 ai malcapitati bianconeri guidati da Igor Tudor sul terreno dello stadio "Azzurri d'Italia"; l'ultima vittoria friulana risale all'ottobre 2017, quando l'Udinese agli ordini di Gigi Delneri piegarono la "Gasperini Band" per 2-1, con De Paul e Barak a segno per ribaltare le rete del vantaggio siglata da Kurtic. Ancora “sanguinante” per i colori friulani è l’ultima gara disputata allo stadio Friuli lo scorso 9 gennaio, quando i bergamaschi “passeggiarono” per 6-2 su di un Udinese decimata dal Covid e costretta dalla Federazione a giocare ed immolarsi nei confronti degli ospiti, nonostante fosse costretta a ricorrere a diversi “primavera” per riuscire a presentare una lista all’arbitro con il numero minimo indispensabile per la validità della gara. Nella stagione appena iniziata, l’incrocio tra le due compagini arriva in un momento in cui le stesse sono divise da un solo punto, con i nerazzurri in testa alla classifica insieme al Napoli e i bianconeri, terzi solitari e sorprendentemente ritornati competitivi come non accadeva da dieci anni e che aspirano ad un successo che li porterebbe a superare i rivali e conquistare la vetta solitaria, nel caso in cui i partenopei non riuscissero poi a tornare da Cremona con una vittoria. Più derby d’Italia di così! In vista dell'imminente sfida di domenica 9 ottobre, voglio riportare alla memoria il precedente dal sapore assai diverso e che si è disputato nel catino dei Rizzi domenica 14 dicembre 1986 per la 12a giornata del girone d'andata del campionato 1986/87. Era l'anno dei mondiali, quelli dell'86, quelli in cui, come cantava Venditti nella sua celebre "Giulio Cesare", Paolo Rossi era stato "un ragazzo come noi": sempre in panchina e ad assistere impotente all'eliminazione degli azzurri ad opera della Francia di Platini e alla fine, senza gloria, del glorioso ciclo di Enzo Bearzot sulla panchina azzurra. Ma purtroppo, quel campionato, era anche il primo dopo il secondo scandalo delle scommesse clandestine che aveva portato in dote all'Udinese, appena rilevata da Gianpaolo Pozzo, nove punti di penalizzazione da scontarsi nella sua prima stagione da "Paron" bianconero. Legge del contrappasso: se il primo scandalo del totonero aveva "ripescato" dal penultimo posto i bianconeri friulani salvandoli dalla B a spese della Lazio, il secondo li relegava ad una retrocessione posticipata di un anno; con un fardello di nove punti sul groppone e con i due punti per vittoria voleva dire disputare un campionato da "qualificazione UEFA" per ottenere la salvezza. Cosa che non era riuscita all'Udinese di Zico, Causio, Virdis, Mauro, Edinho... Gianpaolo Pozzo e Franco Dal Cin non vollero rinunciare all'impresa e cercarono di rinforzare la squadra per la folle rimonta pescando tra "vecchi draghi" carichi di gloria, ingaggiando i già campioni del mondo 1982 Francesco "Ciccio " Graziani dalla Roma e Fulvio Collovati dall'Inter e quello del 1978, l'argentino Daniel Ricardo Bertoni dal Napoli. Il capitano del Brasile ai mondiali 1986, Edinho, era anche il capitano di quell'Udinese e alla sua quinta (e ultima) stagione in bianconero e sulla panchina a guidare quella missione suicida c'era il confermato "Picchio" De Sisti, capace di aver già evitato il naufragio della barca bianconera l'anno prima subentrando a 'O Lione Luis Vinicio. Lo sponsor sulle maglie non era più l'AGFACOLOR, quello dei sogni multicolori dell'era ZICO, ma il marchio acronimo FREUD (FREseUDinesi) della famiglia Pozzo, certamente più idoneo, richiamando il padre della psicanalisi, a sorreggere un'impresa che richiedeva non comuni doti psicologiche oltre che tecnico-agonistiche. L'impresa si era però rivelata subito disperata, con la squadra che aveva impiegato 10 giornate per raggiungere "quota 0" e alla vigilia della 12° turno era reduce da una pesantissima sconfitta patita in riva al lago di Como, quando il quasi esordiente Salvatore Giunta aveva eluso per ben 3 volte la marcatura dello stopper mundial Fulvio Collovati e infilato la porta difesa da Beniamino Abate. E il gol di Edinho nel finale, era sto solo il mesto segno di una resa a partita abbondantemente conclusa sul 3-0 per i Lariani. L'Atalanta, capitanata da Nedo Sonetti, futuro artefice di una risalita bianconera in serie A, reduce da una strepitosa stagione da neopromossa salvatasi con largo anticipo al primo tentativo, giungeva anch'essa ad Udine con le ossa malconce: aveva 7 punti in classifica e occupava l'ultimo posto utile per evitare la retrocessione, precedendo di un punto le due penultime Brescia ed Ascoli e di sette, appunto, l'Udinese fanalino di coda a 0 punti legali, ma in realtà nove effettivi. Scontro decisivo per i bianconeri che, con ancora 17 partite da giocare, avevano un solo risultato a disposizione per alimentare la tenue fiammella della speranza di centrare una folle salvezza: vincere o morire; ma non di minore importanza per i nerazzurri, affamati di punti per non scivolare ancora più in basso e per dare il colpo di grazia ad una diretta contendente alla salvezza. Il match che ne uscì in quel piovoso, freddo ed umido pomeriggio di dicembre, con i fari accesi già nel primo tempo, davanti a 15 mila irriducibili e fradici tifosi sugli spalti fu di rara bruttezza, benché carico della "garra" che tutti i contendenti ci misero senza risparmio: il campo pesante, le avverse condizioni climatiche, l'importanza della posta in palio non aiutarono certo due squadre già poco inclini a produrre grandi giocate. Passaggi fuori misura, lanci inutili dalla difesa, falli a ripetizione, gioco stagnante a centrocampo, tiri velleitari da distanze siderali e portieri inoperosi ed infreddoliti furono il "leit-motiv" della giornata. Che s'illuminò a 20 minuti dalla fine quando il terzino atalantino (ed ex bianconero) Carlo Osti stese al limite dell'area Bertoni e l'arbitro Longhi di Roma decretò una punizione "di prima". Barriera fitta e area intasata di giocatori. Tiro "tagliato" dell'argentino a mezz'altezza che aggira la barriera ed incoccia sulla fronte di Ciccio Graziani intento a correre seguendo la traiettoria della palla. La sfera cambia direzione e s'infila nell'angolino senza che il povero Ottorino Piotti, estremo difensore atalantino, nulla possa fare se non osservare il pallone gonfiare la rete appesantita dalla pioggia. A seguire corsa indiavolata di Ciccio sotto la curva nord inseguito dai compagni festanti. Nei 20 minuti successivi non accadde molto altro con la difesa friulana, guidata dall'esperienza dello stopper mundial Fulvio Collovati e dal veterano Edinho, capace di neutralizzare senza troppe ansie i disperati ma disordinati tentativi bergamaschi. Fu una vittoria di Pirro perché a metà del girone di ritorno i friulani perdendo in casa per 6-2 con l''Avellino dell'ex mai rimpianto Luis 'O Lione Vinicio, spensero anche quella tenue fiammella e furono proprio gli orobici a mettere il sigillo, anche matematico, alla retrocessione dell'Udinese, infliggendo a quattro giornate dalla fine un rotondo 4-2 ai bianconeri ancora guidati da De Sisti. Ma il re dell'Epiro fu altrettanto patrono di quella vittoria bergamasca, che a nulla servì, quando 3 giornate più tardi, perdendo per 1-0 all'89' sul terreno del Franchi di Firenze contro i viola, i nerazzurri si piazzarono al penultimo posto e accompagnarono mestamente l'Udinese, ultima predestinata nella serie cadetta. In un campionato reso anomalo dalla lunga sosta per i mondiali da disputarsi in Qatar nel bel mezzo della stagione, ho voluto "presentare" l'Udinese-Atalante di domenica prossima rievocando un Udinese - Atalanta di un anno altrettanto anomalo per i colori bianconeri, augurando lo stesso esito finale di 36 anni fa, e un altro epilogo alla fine della stagione. Con una consapevolezza: nei 36 anni successivi a quel non "memorabile" Udinese-Atalanta le due società sono state capaci, con le loro gestioni dalle filosofie opposte, di trasformare un anonimo incontro tra due provinciali in un vero e proprio derby d'Italia delle provinciali. In questo momento della stagione poi, addirittura con in palio la vetta della classifica, come questione di prassi, appunto, tra i nerazzurri milanesi e i bianconeri torinesi. Domenica 14 dicembre 1986, Stadio Friuli UDINESE - ATALANTA 1-0 71' Graziani UDINESE: Abate, Galparoli, Tagliaferri (69' Zanone), Colombo, Collovati, Storgato, Chierico, Miano (80' F. Rossi), Graziani, Criscimanni, Bertoni. A disposizione: Spuri, Susic, Dal Fiume Allenatore: Giancarlo De Sisti ATALANTA: Piotti, Osti, C. Gentile, Prandelli, Boldini (72' Francis), Progna, Stromberg, Icardi, Cantarutti, Magrin, Incocciati (70' Barcella) A disposizione: Malizia, Perico, Limido Allenatore: Nedo Sonetti Arbitro Carlo Longhi della sezione di Roma

sabato 1 ottobre 2022

CIVIDALE DEBUTTA SENZA MACCHIA E SENZA PAURA: CHIETI KO 81-78

Per lo storico appuntamento con il debutto nella serie A2 2022/23 la UEB Gesteco Cividale si è presentata al suo pubblico con una sgargiante tenuta celebrativa biancorossa per onorare la Città Ducale, che appena due anni orsono, in piena pandemia si è messa a disposizione per ospitare e sostenere il coraggioso progetto di Davide Micalich e del suo staff. Sugli spalti all’inizio si respirava il tipico clima che avvolge le matricole il primo giorno in Università, sommato ad un entusiasmo che sembrava la continuazione di quello che permeava il Palagesteco il giorno della promozione dello scorso giugno. Nel primo quarto Pillastrini manda in campo Rota, Chiera, Pepper, Dell’Agnello e Miani e sono di Rota i primi due punti del campionato che vanno ad impattare il canestro di apertura degli ospiti messo a segno da capitan Ancelotti; Cividale si mostra subito in partita e grazie ad una buona circolazione della palla, velocità e buone giocate di Dell’Agnello – autore già di 8 punti con 4/4 dal campo – tent la fuga accumulando 7 lunghezze di vantaggio e chiude poi avanti il periodo per 25-19. Nella seconda frazione Chieti, grazie a ad un ispirato Jackson, si rifà sotto recuperando lo svantaggio e mette il naso avanti con 2 punti di Ancelotti per il 32-33 a 3’46”, mentre le Aquile perdono fluidità nei giochi d’attacco. Nel finale del tempo i ducali ritrovano la precisione e chiudono ancora avanti per 42-35 all’intervallo lungo con una penetrazione di Cassese ed una tripla di Giacomo Dell’Agnello, decisamente in partita. Nel terzo periodo una tripla di Pepper dà il massimo vantaggio (+10) a Cividale a 7’36” sul 47-37 ma Chieti non si scompone e sempre grazie a Jackson si rimette in scia (50-48) a 3’41” dalla penultima sirena; da qui in poi si procede in grande equilibrio e si arriva all’ultimo periodo con i ducali ancora avanti di due punti (61-59) dopo 2 liberi di Pepper a 1”. La frazione finale inizia male per i padroni di casa, perché Mastellari infila una tripla subendo il quarto fallo da Chiera e con un’azione da 4 punti manda Chieti sul 64-66 a 8’40”, ma la Gesteco mantiene i nervi saldi e replica colpo su colpo e si riporta avanti sul 70-68 a 6’20” con il ventesimo punto di un precisissimo Dell’Agnello. Nel finale manca con Miani la tripla del + 8 a 3’52” e Chieti non perdona, rimettendosi subito in scia con il tabellone che segna 75-74 a 2’52”; due liberi di Bartoli danno il vantaggio agli ospiti 75-76 a 2’19” e preannunciano un finale thrilling per questo match assolutamente eq. Chiera perde un brutto pallone a 52” sul 77-78 ma Rota si guadagna due liberi a 5” dalla sirena finale e li infila entrambe per il 79-78 che lascia l’ultimo possesso agli ospiti. Il finale è un’apoteosi perché la difesa ducale ipnotizza Jackson e Rota in contropiede sigilla il finale 81-78, per la prima storica affermazione di Cividale in serie A2 con tutto il Palagesteco in festa, dopo aver sostenuto i ragazzi di Pillastrini dal primo all’ultimo secondo. UEB GESTECO CIVIDALE – CAFFE’ MOKAMBO CHIETI 81 - 78 (25-19, 42-35, 61-59) UEB GESTECO CIVIDALE Miani 11, Chiera (k) 7, Cassese 7, Rota 14, Mouaha 2, Brunetto n.e., Battistini 6 Nikolic 4, Pepper 10, Dell’Agnello 20, Micalich n.e. Allenatore: Stefano Pillastrini Vice: Federico Vecchi e Alessandro Zamparini Tiri liberi 10/12, Tiri da due 25/42, Tiri da tre 7/25, Rimbalzi 32 (17 dif. 15 off.) CAFFE’ MOKAMBO CHIETI Alibegovic 4, Mastellari 17, Reale, Bartoli 15, Picchierri n.e., Jackson 21, Serpilli 10, Febbo n.e., Boev 1, Ancelotti (k) 10. Allenatore: Stefano Rajola Vice: Giuseppe Di Paolo e Gianfranco Mucci Tiri liberi 15/17, Tiri da due 18/31, Tiri da tre 9/21, Rimbalzi 29 (21 dif. 8 off.) Arbitri: Enrico Bartoli, Francesco Terranova, Umberto Tallon Spettatori 1.410

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