mercoledì 12 dicembre 2018

DESTINAZIONE PARIGI

Rubén stava cercando di immaginare il viso ed i pensieri di Carmen mentre avrebbe letto in solitudine la lettera che lui aveva appena terminato di scrivere, prima d'imbarcarsi per Parigi e che le avrebbe spedito prima del tramonto proprio dalla Ville de l'amour. Sicuramente non immaginava nulla di positivo: anche lui, peraltro, nello scrivere non era animato più dalla spinta di tanti, troppi, precedenti. Terminato quel doloroso vaticinio, rilesse per l'ennesima volta quello che aveva scritto, mentre dal finestrino dell'aereo aveva notato che l'aspro e immacolato paesaggio alpino stava lasciando la scena alle verdeggianti pianure della Francia meridionale. Qualcosa non lo convinceva. "Ti scrivo per compresa mancanza di spazi temporali adeguati e di reciproche capacità emotive necessarie per sostenere una comunicazione verbale; voglio subito liberare il campo dal pensiero che questo mio ennesimo scritto sia finalizzato a recuperare qualcosa di ciò che è stato, che oramai non c’è più: il tempo e la vita viaggiano sempre e solo in una direzione e non consentono recuperi, solo adattamenti al nuovo. Persino i ritorni lo sono. 
Forse conosci già il mito di Orfeo e Euridice: alla morte dell’amata Euridice, Orfeo è talmente disperato da scendere negli inferi a chiedere ad Ade e Persefone in persona di restituirgli il suo amore e con il suono meraviglioso della sua cetra riesce a convincerli. Ade gli pone una condizione: nell’uscire dagli inferi: Orfeo dovrà sempre precedere Euridice senza mai voltarsi a guardarla, altrimenti l’avrà persa per l’eternità. 
Naturalmente, proprio in vista del rientro nel mondo dei vivi, non sentendo il rumore dei passi alle sue spalle, Orfeo non resiste all’idea di verificare se Euridice è al suo seguito e se Ade è stato di parola e così si volta, facendo sprofondare per sempre la sua amata nell’oltretomba. 
Anche nella Bibbia è noto il racconto ove la moglie di Lot, durante la fuga da Sodoma e Gomorra, contraddice l’ordine di Dio e voltandosi si trasforma in una statua di sale. 
Quanto è accaduto la scorsa estate non mi lascia più margini, si è chiusa per sempre una fase e voltarsi indietro a guardare di nascosto nella vita degli altri o, peggio, aspettare qualcuno che non c’è, non ha senso alcuno, se non l’autodistruzione. 
La proiezione del film interiore che è andato in onda nella mia mente fino a non molto tempo fa ha terminato i titoli di coda e anche i ringraziamenti. 
Anche se lo conosci, a scanso di equivoci, ecco il riassunto: il nostro incontro era la svolta delle nostre vite, l’incastro perfetto di due personalità che molto avevano sofferto in passato, fatte per stare insieme, baciate dal vero Amore e che avrebbero lottato fino alla morte per coronare il loro destino. Lo so, la trama di un romanzetto rosa per casalinghe disperate e per uomini romantici vissuti al tempo dello Sturm und Drang e votati alla sofferenza come il povero Werther. 
Bè, la trama di quel romanzo rosa è stato il Senso della mia vita per quasi 7 anni. 
Oggi, utilizzando retrospettivamente una lente fenomenologica, ovvero l’osservazione dei comportamenti, e non i miei desideri, il film che si consegna agli archivi della mia consapevolezza è fatto di ben altra pasta: è diventato un documentario. Il film era uscito dalla stanza dello sceneggiatore-bambino, il documentario esce da quella dello studioso adulto. 
La nostra relazione è finita non perché ha perso l’Amore, ma perché diverso era il sentimento reciproco che ci ha portato a vivere quell’avventura e diversi erano i bisogni personali che questo sentimento andava a soddisfare. 
Ora, compreso questo, io sono completamente libero di ripensare un’altra Vita e ti vedo con occhi diversi. Fino a che ho creduto tu mi amassi di un amore responsabile, era tremendamente difficile ricominciare e allontanarmi da te: avrei dovuto fare violenza a me stesso. Impossibile. Non ti avrei mai lasciata fino a che sapevo che nutrivi Amore per me. 
Per Amore adulto e responsabile s’intende quell’Amore in grado di farsi carico delle conseguenze di ciò che passione e sentimento comportano e che determinano la cura dell’altro, di sé e della relazione stessa. Il vero Amore non finisce, la passione e l’infatuazione si, quando non si accompagnano alla Cura, che è essenzialmente attenzione dell’altro e della relazione.
Esaurita la fase del fuoco, se non è sopraggiunta nel frattempo la Cura, la relazione muore, oppure diventa qualcosa di insano e distruttivo.
Oggi ho infine appreso, con tanta fatica, la consapevolezza che quella donna amata di nome Carmen esisteva solo nella mia mente, e che ciò che mi aveva profondamente deluso non era una persona reale, ma la somma di tante mie proiezioni e idealizzazioni che originavano a loro volta dalla mia storia personale e dai miei traumi irrisolti e quindi l’elaborazione del lutto dovuto alla perdita si può completare e sarà possibile davvero ricominciare a vivere in maniera più sana.
Oggi, rivolgendomi a quella donna di nome Carmen, quale donna realmente sia stata allora e lo sia adesso, dico che non ho motivo di serbarle alcun rancore o risentimento, né di nutrire sentimenti diversi dalla stima professionale e, nel contempo, di riconoscerle il residuale potere di evocare una Visione, in grado a sua volta di ricordarmi la Bellezza e la Potenza di un sogno che fu.
Ogni bene, chiunque tu sia." 
Terminata la lettura Rubèn si slacciò la cintura di sicurezza, si alzò e s'incamminò con passo svelto lungo il corridoio dell'aereo in direzione della toeletta. Entrò in quel vano ristretto che ben altre fantasie gli aveva scatenato in passato, probabilmente condizionato dalla visione di qualche "cult movie" o di qualche lettura malandrina. "Amore responsabile??" "Orfeo??? Euridice?? Lot?  Ma sei un coglione??? Stima professionale? Devo essermi completamente fuso il cervello?!?! o meglio, essere completamente rincoglionito!!"" Stracciò in tante piccole parti la lettera e le lanciò all'interno della tazza e "tirò" lo sciacquone facendo disperdere quei pensieri per sempre nel cielo francese: se c'era una cosa assolutamente priva di Senso, era stata proprio l'idea di scrivere quella lettera, ancor più della marea di cazzate che conteneva, a parte una: lui aveva ricominciato a vivere guardando avanti. Quel gesto fu liberatorio e mentre aveva udito il rumore sordo del risucchio un altro pensiero preciso si era acceso nella sua mente: se mai un giorno Carmen gli avesse voluto chiedere conto di una qualsiasi cosa, la risposta adatta sarebbe stata molto semplice: un bel "Ma Vaffanculo Va!" a peni polmoni dal profondo del cuore.
Con buona pace di Freud e di tutti i suoi variopinti seguaci.      
Le luci di Parigi ora stavano comparendo in lontananza alla vista dal suo finestrino.
Stava decisamente meglio. Anzi, stava proprio bene.







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