venerdì 23 dicembre 2022

TRADUZIONE DELL'ARTICOLO DEL PERIODICO SPAGNOLO "MARCA" SULLA UEB GESTECO CIVIDALE

Gli Ultras più sani del Mondo 800 ANNI DI RIVALITA’DENTRO UNA PARTITA DI PALLACANESTRO… E SENZA INSULTI! Il derby friulano è finalmente sbarcato nella lega di A2 dopo la promozione di Cividale, per tifare il quale bisogna credere nel principio per cui “neanche una sola parola offensiva” nei confronti dell’avversario di turno. Reportage di David Ruiz Una disputa sportiva ha permesso a Cividale, bella cittadina di appena 10.000 abitanti situata nel nordest d’Italia, a pochi chilometri con il confine italo‐sloveno, di spiccare il volo alla ricerca dei fasti gloriosi di un tempo lontano. La sua “ave fenix” è un’Aquila gialla con becco e artigli rosso fuoco, simbolo della United Eagles Basketball, la squadra cestistica nata poco più di due anni fa a seguito dell’accordo raggiunto tra Davide Micalich, fondatore e presidente del neocostituito club, e l’amministrazione civica di questo piccolo gioiello del Friuli Venezia Giulia per acquisire il titolo sportivo del cessato Valsesia e iscrivere la nuova franchigia nella lega basket di serie B (terza serie nazionale). Licenziato tra le polemiche dagli Amci Pallacanestro Udine (APU) dal suo Presidente e fino ad allora intimo amico, Alessandro Pedone, Micalich ha trovato nell’antica capitale del Regno dei Longobardi, che dal 2011 ha ricevuto dall’UNESCO il titolo di Patrimonio dell’Umanità, il luogo perfetto per costruire un progetto avente la sua impronta personale e che la scorsa estate ha fatto il salto di qualità dopo aver battuto Vigevano nello spareggio per la promozione in A2 (Seconda serie nazionale). Da quel glorioso 15 luglio il Palazzetto dello Sport ha soppiantato il Duomo rinascimentale, il Tempietto Longobardo, il Ponte del Diavolo sul fiume Natisone e persino la statua bronzea di Giulio Cesarem fondatore di Cividale nel 53 a.C., nella lista dei luoghi prediletti dagli abitanti della più piccola città italiana ad ospitare una squadra di basket professionistica, circostanza che non ha impedito a Micalich di attrarre ben 165 sponsor, un vero record per i tempi che corrono. “Cividale sta vivendo una favola sportiva con ottimi benefici reputazionali e finanziari; con i nostri appassionati tifosi e la spinta di questo fantastico gruppo di sponsor che abbiamo continueremo a il nostro cammino alla ricerca di nuovi sogni da realizzare insieme” ha sottolineato l’ “Alma Mater” de “Los Aguilas”, dopo aver recentemente siglato con il Sindaco della Città, Daniela Bernardi, l’accordo che regola l’utilizzo del Palazzetto, una struttura inutilizzata fino all’apparizione in scena della squadra guidata dall’esperto Stefano Pillastrini e che è guidata in campo dal promettente Jack Dell’Agnello, secondogenito di Sandro, una leggenda del basket italiano, ben scortato dagli americani Dalton Pepper, Rotnei Clarke e dallo stesso figlio Enrico Micalich. La Brigata Rualis conta solo un centinaio dei 1.100 abbonati (il 10% della popolazione) che ritualmente si recano al Palazzetto ogni volta che le Aquile ospitano un avversario e sono subito riconoscibili dalle loro magliette con l’aquila gialla stampata su sfondo blu, colore che avvisa gli ospiti delle loro gentili intenzioni ogni volta che issano la bandiera dietro il canestro nord del Palazzetto. “Quando il Patriarca, nel lontano medioevo, andava in guerra issava una bandiera con l’aquila ricamata su un panno rosso, mentre noi abbiamo scelto il blu, perché l’unica cosa che vogliamo è aiutare pacificamente la nostra squadra, con canzoni e tifo, a “conquistare” l’Italia dei canestri” La presentazione dell’unico gruppo Ultras dell’UEB Gesteco Cividale è affidato al suo “capo”, Pierluigi Parpinel, persona di riferimento sociale per la comunità cittadina dove ha appena inaugurato un museo dedicato alla partecipazione italiana alla prima guerra mondiale. “In quanto ex alpino – prosegue Parpinel – mi vanto di guidare l’unico gruppo organizzato di tifosi d’ Italia che si limita aspingere i suoi dagli spalti senza pronunciare un solo insulto o parolaccia contro gli avversari e tanto meno provocare disordini fuori dall’impianto; il nostro motto è: passione, amicizia e divertimento. La violenza verbale qui non ha posto” Ogni partita casalinga infatti è un baccanale che inizia in un punto preciso dell’ampio parcheggio del Palazzetto, ritrovo della Brigata pacifica e dove di finalizza la strategia di animazione nel bel mezzo di una “mortadellata”, una vera e propria cena a base di formaggio, salsicce varie, patate fritte e gubana, il dolce tipico della zona. Il tutto accompagnato con vino e birra. Una volta caricate così le batterie, la Brigata Rualis prende posto nel suo settore all’interno del Palazzetto dove, srotolati i loro striscioni di saluto, una volta ascoltato l’inno nazionale “Fratelli d’Italia” e assistito al successivo giro d’onore dell’aquila imperiale che fa da “mascotte” alla squadra, non smettono di incitare con cori infiniti per tutti i 40 minuti di gioco i propri beniamini, ignorando eventuali insulti o sfottò che ricevono dai tifosi rivali. Che si vinca o che si perda, le birre sono assicurate prima della chiusura dell’impianto. Davide ci prova contro Golia Le loro aspettative di sostenere le Aquile nel volo che le consenta di rimanere in serie A2, sono state superate dalle notevoli prestazioni fin qui offerte dei discepoli di Pillastrini, che con 7 vittorie in 14 incontri, vittorie che hanno portato le Eagles in una posizione di metà classifica, tallonando l’APU Udine, il “colosso” friulano uscito recentemente sconfitto nel primo storico confronto tra le due squadre nel basket professionistico. La visita della forte e ambiziosa squadra presieduta dal vulcanico Presidente Pedone a Cividale per incrociare il cammino del team creato dal suo ex Direttore Generale è diventato un evento dal forte impatto mediatico, che ha suscitato una ampia eco ed interesse in tutta la regione e che nemmeno il Presidente della FIP regionale Giovanni Adami ha voluto perdersi. Dieci giorni prima del derby erano già stati venduti tutti i 2850 posti disponibili nell’impianto “Se avessi avuto due palazzetti, li avrei riempiti senza problemi” ha riconosciuto il Presidente Micalich alla vigilia dell’emozionate ed elettrizzante duello che si è risolto a favore dei padroni di casa grazie ad un tiro libero dell’ala grande Gabriele Miani nei secondi finali (67‐66). Il colpo inferto dal David del campionato su Golia ha avuto risonanza in tutta Italia ed è stata una risposta di forza all’allenatore dell’APU Matteo Boniciolli, che alla vigilia aveva snobbato partita e avversario affermando: “è una partita come le altre, il nostro vero derby è con Trieste” L’accesa e millenaria rivalità tra queste due città che hanno scritto non poche pagine di storia medioevale e contemporanea del Friuli, ha fatto scintille nel palco delle autorità a causa dello scontro frontale avvenuto in passato tra i due leader delle due società, Davide Micalich e Alessandro Pedone, a distanza dalla bruciante rottura del binomio che nel 2013 aveva fatto decollare il progetto che ha portato negli anni Udine dalla serie C alle porte della massima serie. L’obiettivo di Micalich, che aspirava ad una maggiore autonomia decisionale nella gestione della squadra udinese, si era scontrato con il clamoroso rifiuto del suo ex presidente e amico, il quale decise di licenziarlo in tronco, ritenendo che il loro rapporto professionale non potesse più continuare. La drastica misura adottata da Pedone si è fatta sentire anche sul piano personale, tanto è vero che da allora i due leader non si sono più parlati. Il grande vincitore del derby friulano al termine della gara, in ogni caso, non è caduto nella trappola della “rivincita personale” ed ha dichiarato che: “Il nostro impegno è totale e posso solo promettere che continueremo a cercare di andare oltre i nostri limiti affinché tutta Cividale sia orgogliosa di noi”Il patriarcato come origine della rivalità La rivalità tra questi due centri del Nord Italia, separati da soli 15 km, risale al XIII secolo quando entrambi facevano parte del Patriarcato di Aquileia, principato feudale con autonomia politico‐religiosa nel Friuli Venezia Giulia e le cui origini in materia ecclesiastica risalgono addirittura al VI secolo. La decisione del Patriarca Bertoldo di trasferire nel 1238 il capoluogo da Cividale ad Udine, motivando la scelta con la migliore posizione geografica di quest’ultima nell’ambito dei flussi commerciali, aprì una ferita tra le due città che le avrebbe portate ripetutamente nel tempo a misurare le proprie forze sul campo di battaglia, per mantenere l’egemonia di questa sorta di regno di Taifas della penisola italica. La guerra di successione del Patriarcato, alla fine del XIV secolo vide scontrarsi nelle campagne friulane la potente Repubblica di Venezia (che sosteneva Udine) con il Sacro Romano Impero (che sosteneva Cividale) e culminò con l’annessione di entrambe le città alla Serenissima Repubblica di Venezia, vincitrice del conflitto che pose fine nel 1420 all’esistenza del Patriarcato di Aquileia come entità politica indipendente.

domenica 18 dicembre 2022

GESTECO BEFFATA DA CHIUSI A FIL DI SIRENA: 62-63

In una serata segnata dalla contemporaneità con i tempi supplementari della finale della coppa del mondo di calcio che a lungo ha visto dividere l’attenzione di molti spettatori tra quanto avveniva sul parquet e dalle notifiche che comparivano sugli smartphone, Chiusi riesce ad espugnare il Palagesteco nel più crudele dei modi, sul filo dell’ultima sirena, negando così alle Aquile un clamoroso ingresso alle final eight di Coppa Italia e portandosi a casa due punti molto pesanti in ottica salvezza. I ducali partono con Rota, Clarke, Pepper, Dell’Agnello e Miani e chiudono avanti il primo parziale sull’ 16-6 , in un periodo caratterizzato da molte palle perse ed errori nelle conclusioni con gli ospiti che faticano oltremisura per superare la difesa di Cividale e tirano con il 12,5% dal campo, mentre i padroni di casa che non riescono ad approfittare per “scappare” via in maniera significativa. Nella seconda frazione la Gesteco mantiene il comando delle operazioni conservando dieci punti di vantaggio sino a metà del tempo (22-12) grazie ad un bun impatto di Battistini e Cassese, quando sale in cattedra per i toscani Utomi con due triple consecutive e così gli ospiti capitalizzano al meglio l’improvviso black-out offensivo delle aquile e si portano sul 22-20. Chiusi adesso decisamente gioca un’altra partita, ritrova fiducia e alzando le percentuali al tiro dalla distanza ottiene il primo vantaggio a 2’41” dall’intervallo lungo con un due punti di Medford (28-30) per chiudere infine avanti 32-35 alla sirena, avendo infilato nella retina di Cividale ben 29 punti nel periodo contro i soli 6 dell’avvio. Nel terzo tempo Chiusi è avanti di 8 lunghezze a 6’09” (35-43) e Cividale, con un Clarke in panchina per tre falli, cerca con fatica di impedire la fuga e si riporta sotto di 3 lunghezze (40-43) a 4’44” ma i toscani non accusano il colpo e si riportano avanti sul 40-49 a 2’30”, subendo però un parziale di 5-0 negli ultimi secondi del periodo che consente alla Gesteco di rimanere in scia prima dell’ultimo e decisivo periodo (51-54). L’ultimo spicchio di gara ha già il clima della battaglia con le squadre che lottano su ogni pallone tra errori e continue transizioni, con il punteggio che vede avanti di un solo punto Cividale a 5’58” (55-54) dopo un canestro in penetrazione di Pepper. Due liberi di Clarke tengono ancora sul +1 i ducali (57-56) a 3’01” con Utomi che deve uscire per 5 falli e così ci si avvia all’ennesimo finale vietato ai deboli di cuore in via Perusini, con il tabellone che a 16” dalla sirena finale segna 60-60 dopo un canestro di Medford prima che Rota, in spericolata entrata sul filo dei 14”, piazzi il tiro del 62-60 a 2”. Ma gli Dei del Basket questa sera hanno deciso diversamente, perché un tiro da tre siderale di tabella regala la vittoria incredibile agli ospiti che s’impongono sulla sirena per 62-63, gelando il pubblico di casa che come di consueto aveva sostenuto con passione i propri beniamini. Giuseppe Passoni UEB GESTECO CIVIDALE – UMANA CHIUSI 62 - 63 (16-6, 32-35, 51-54) UEB GESTECO CIVIDALE Miani 4, Cassese 10, Rota (k) 12, Mouaha, Balde n.e., Battistini 8, Barel n.e., Clarke 4, Pepper 19, Micalich n.e., Nikolic 2, Dell’Agnello 3. Allenatore: Stefano Pillastrini Vice: Federico Vecchi e Alessandro Zamparini Tiri liberi 15/19, Tiri da due 13/38, Tiri da tre 7/20, Rimbalzi 42 (31 dif. 11 off.) UMANA CHIUSI Utomi 13, Candotto, Medford 20, Bolpin 14, Braccagni n.e., Porfilio, Martini 2, Donzelli 2, Bonzetto (k) 7, Raffaelli, Lazzeri n.e., Possamai 5. Allenatore: Giovanni Bassi Vice: Giacomo Piersante e Luca Civinini Tiri liberi 7/14, Tiri da due 13/30, Tiri da tre 10/33, Rimbalzi 39 (28 dif. 11 off.) Arbitri: Salvatore Nuara, Francesco Terranova e Marco Marzulli Spettatori 1.500 circa

venerdì 16 dicembre 2022

IN ARRIVO ALLA CLUB HOUSE

Questa pubblicazione vuole rendere un piccolo omaggio ad una notevole impresa, non solo prettamente sportiva, ma anche gestionale e sociale: il successo di un gruppo, all’inizio ristretto, di uomini che ha voluto inseguire un sogno e che man mano si è sempre più allargato, coinvolgendo ed entusiasmando una platea di persone sempre più ampia, in un momento storico drammatico, in cui si dubitava persino della possibilità che le attività imprenditoriali essenziali potessero riprendere il loro svolgimento in tempi accettabili e in modo economicamente conveniente. Il lavoro è nato con l’intento di lasciare una traccia tangibile alla memoria dei posteri non attraverso un racconto ex-post, che correva il rischio di essere viziato dalle emozioni del tempo presente, quando i frutti di questa impresa sono belli maturi, con le “Eagles” che si fanno valere nel campionato nazionale di serie A2 senza per nulla sfigurare al cospetto di piazze storiche della pallacanestro italiana, ma riportando alcuni dei tasselli che via via si sono incastrati per costruire la realizzazione del sogno. Con solo parole “scritte a caldo” e immagini catturate in corso d’opera, il lettore che ha partecipato attivamente o solo passivamente come spettatore all’impresa potrà rivivere in qualche maniera le emozioni provate lungo il percorso, mentre quello che non la conosce ci si augura possa apprezzare lo srotolarsi della tela di questa bellissima storia di sport, di competenza e di coraggio. Il tutto condito con quel pizzico di follia, senza il quale, qualsiasi impresa destinata a lasciare il segno, nasce già morta. A tutte le componenti del Club, a partire dal Presidentissimo Davide Micalich all'ultimo dei suoi collaboratori volontari, da coach Pillastrini, allo staff tecnico e ai giocatori gialloblù, si meritano da parte non solo dei suoi tifosi ma anche dagli sportivi in genere un lungo, convinto, sonoro applauso e il più sincero Grazie per il viaggio straordinario che si sono regalati e che ci hanno offerto, proprio perché compiuto in uno degli anni più tremendi della nostra storia. Ci hanno regalato spensieratezza, aggregazione, sorrisi e speranze in un tempo in cui trovare motivo per ridere e sperare era davvero arduo e hanno proiettato Cividale verso orizzonti bellissimi e insperati. And at last, but not at least, un Grazie altrettanto maiuscolo va all’Amministrazione Comunale della Città di Cividale del Friuli, alla Famiglia Luci e ai tanti altri sponsor finanziari che hanno voluto credere e assecondare il progetto, senza il cui apporto tutto sarebbe rimasto scritto solo nella fantasia. Ad Maiora.

giovedì 8 dicembre 2022

CIVIDALE - UDINE, IL GIORNO DOPO.

Un autorevole commentatore, a mente della sua professionalità e posizione, qualche tempo fa ha scritto che i numeri sono importanti ed è impossibile non trovarsi d'accordo con lui. Ieri sera, ad esempio, i numeri ci dicono che la vittoria della "piccola" Cividale nel "derby che non è un derby" contro la corazzata Udine sia più netta dell'unico punto per cui, come ben sanno anche tutti i più distratti giocatori di briscola, "Martin perse la capa". Guardando le crude statistiche la Gesteco ha tirato meglio dal campo (19/37 da due contro 17/41 e 6/16 da tre contro 7/19), meglio dai liberi 11/13 contro 11/16), sostanzialmente pari i rimbalzi (32 contro 33), 3 stoppate date senza subirne, 14 assist contro 10 e una valutazione complessiva di 71 contro 59, nonostante le maggiori palle perse (21 contro 14) e sostanziale pareggio nei recuperi (9 contro 8). Quello che però i numeri non ci potranno mai spiegare è quello che è stato il fattore decisivo che ha indotto il "Dio dei Canestri" ad essere benevolo con Cividale negli ultimi secondi del match di ieri sera, come assai spesso è accaduto nella storia del Club del Presidente Micalich: il fattore "C", che si può pronunciare senza vergogna e non è quello che potrebbero insinuare i "maligni". Si tratta del fattore "Cuore", quell'insieme di attributi che ti fanno raggiungere nello sport, come in tanti altri ambiti della vita, traguardi difficilemte pronosticabili. Attributi come il coraggio e l'umiltà, che è la consapevolezza dei propri limiti che ti spinge ogni giorno a migliorarti sempre di più, ad avere rispetto di qualsiasi avversario ma timore di nessuno, la fame di risultato che è figlia della voglia di stupire che nasce a sua volta da una passione che scorre prepotente nelle vene. Senza dimenticare lo spirito di appartenza ad un gruppo, che si ottiene solo quando si sposa senza riserve un progetto comune e conndiviso al punto di sacrificare anche il proprio tornaconto personale immediato a favore di quello superiore della squadra. Quello che un commercialista valuterebbe come "avviamento" esaminando un bilancio societario, ovvero quel bene immteriale che conferisce un valore aggiunto ad un'azienda rispetto alla pura somma tra attività tangibili e passività da liquidare. Certo, non si vuole concludere che per ottenere risultati importanti basti il "fattore Cuore", sarebbe ingenuo oltre che erroneo sostenerlo perchè per quelli ci vogliono qualità tecniche solide e anche componenti "numeriche" adeguate ed "entrature reputazionali" nei posti e nei momenti giusti, oltre che un pizzico dell'altro fattore "C", di cui è saggio tacere il nome. Resta un fatto con cui tutti coloro che aspirano a traguardi memorabili devono confrontarsi: il fattore "C", quale sia il significato che gli si voglia dare, non si compera e pure se qualcuno che ne fosse dotato decidesse di venderlo, lo perderebbe nel momento stesso in cui lo volesse mettere sul mercato. Per cui, per il compratore, sarebbe in ogni caso un pessimo affare. Un ultima considerazione del giorno dopo: da qualche parte si è ironizzato sulla "smodata" esultanza del pubblico cividalese e sui successivi festeggiamenti "manco avessero vinto il campionato." Forse, dietro "quell'esagerata" manifestazione di gioia l'osservatore più attento e meno superficiale avrebbe potuto cogliere oltre alla gioia per una vittoria proprio l'indiretto tributo al valore dell'avversario sconfitto.

mercoledì 7 dicembre 2022

CIVIDALE SENZA LIMITI: UDINE VA KO 67-66

Serata straordinaria e per cuori forti in via Perusini per la prima sfida tutta friulana di serie A2 che ha visto prevalere Cividale per 67-66 contro il pronostico della vigilia, alla fine di una gara combattuta su ogni palla e che al termine ha fatto esplodere di gioia la “marea” gialla in un clima da “play-off”, con tifoserie estremamente corrette e tutte protese a sostenere i propri beniamini in un palazzetto gremito come mai visto prima. In avvio Pillastrini manda in campo Rota, Clarke, Pepper, Miani, Dell’Agnello, mentre Bonicciolli risponde con Sherrill, Briscoe, Esposito, Gaspardo e Mian e sono i gialloblù di casa ad avere il miglior impatto sul match, portandosi sollecitamente sul 10-2 a 6’50” grazie a due triple consecutive di Clarke e il solito Dell’Agnello, tra l’entusiasmo del pubblico amico. Udine non ci sta e Boniciolli richiama i suoi 5’45 panchina e al rientro con un Briscoe preciso dalla lunetta e la supremazia a rimbalzo ribaltano il match con una bomba di Mussini per il 12-13 a 3’48”. Cividale però non si disunisce e con un Mouaha decisamente on-fire piazza il contro-break che consente ai ducali di chiudere avanti la prima frazione per 23-16 con una tripla di Rota. Al rientro in campo però la Gesteco smarrisce la via del canestro caricandosi di falli e Udine, senza strafare, d’inerzia riprende i ducali a 7’20” con due punti di Mian per il 23-23 e il vantaggio 23-24 a 6’42” con un libero ancora di Mian. Adesso sono i bianconeri a provare l’allungo portandosi sul + 5 (23-28) ma ancora una volta i ragazzi di Pillastrini si aggrappano con le unghie al match tornando avanti 32-28 a 3’30” con un’altra tripla di Rota. Adesso la partita vola sul filo dell’equilibrio, ogni palla è combattuta con grande energia da entrambe le squadre e si va all’intervallo lungo in perfetta parità per merito di una tripla di Sherill, fino a qui in ombra, che impatta il 36-36 sulla sirena. Il terzo periodo si snoda ancora sul filo dell’equilibrio e a metà frazione il tabellone segna 44-44 quando sale in cattedra Sherill e con una tripla e un piazzato porta Udine sul + 5 a 3’26” (44-49), con Cividale che però rimane in scia impedendo agli ospiti di allungare fino alla tripla di capitan Antonutti che chiude il periodo sul 49-54. L’ultima frazione vede Mouaha ancora “on fire” e in un “amen” Udine subisce un parziale di 8-0 con il tabellone che segna 57-54 per la Gesteco a 6’45” alla fine e con Boniciolli che richiama i suoi in panchina per un’altra strigliata; la gara non si schioda dal continuo botta e risposta con Cividale ancora avanti di 4 punti (64-60) a 3’23” quando Briscoe commette il suo quinto fallo in attacco e le Aquile che aumentano il ditacco con Clarke (66-60) a 2’45” scatenando l’entusiasmo del Palagesteco. Udine però sfrutta alcuni errori dal perimetro della Gesteco per rimanere nel match e “condanna” il pubblico di Cividale all’ennesimo finale vietato ai deboli di cuore: il tabellone segna 66-66 a 43” dalla sirena finale. Il ferro “sputa” una tripla di Clarke a 30” ma Miani cattura il rimbalzo e fa uno su due per il 67-66 che diventa il finale del match perché Udine perde la bussola sull’ultimo possesso senza riuscire ad andare al tiro e fare esplodere letteralmente di gioia il palazzo per la storica affermazione della Gesteco. Giuseppe Passoni UEB GESTECO CIVIDALE - APU OLD WILD WEST UDINE 67 - 66 (23-16, 36-36, 49-54) UEB GESTECO CIVIDALE Miani 3, Cassese n.e., Rota (k) 18, Mouaha 10, Balde n.e., Battistini 6, Barel n.e., Clarke 10, Nikolic 4, Pepper 4, Dell’Agnello 12, Micalich n.e. Allenatore: Stefano Pillastrini Vice: Federico Vecchi e Alessandro Zamparini Tiri liberi 11/13, Tiri da due 19/37, Tiri da tre 6/16, Rimbalzi 32 (dif. 23 off. 9). APU OWW UDINE Mussini 10, Palumbo, Mian 6, Antonutti (k) 5, Gaspardo 7, Cusin 1, Briscoe 18, Fantoma n.e., Esposito 6, Pellegrino 1, Sherill 12. Allenatore: Matteo Boniciolli Vice: Alberto Martellossi e Carlo Finetti Tiri liberi 11/16, Tiri da due 17/41, Tiri da tre 7/19, Rimbalzi 33 (19 dif. 14 off.) Arbitri: Stefano Ursi, Angelo Caforio e Nicolò Bertolucci Spettatori 2.800

lunedì 5 dicembre 2022

CIVIDALE VS UDINE: IL DERBY CHE NON E' UN DERBY

Mercoledì 7 dicembre alle ore 20,45 andrà in scena sul parquet del Palazzetto di Via Perusini la prima sfida tra Udine e Cividale nel campionato nazionale di serie A2 di Pallacanestro, primo incrocio nella storia a questo livello, tra due società della provincia di Udine. Inutile dire che l'attesa è molto grande nel mondo del basket friulano e non solo, con due squadre che arrivano alla sfida con il vento in poppa: Udine, la superfavorita alla vittoria finale del torneo per ambizioni e roster nonché fresca della conquista del primato in classifica, mentre Cividale respira a pieni polmoni l'entusiasmo per un avvio di campionato che la vede come la miglior matricola della categoria, per lo più reduce da una vittoria esterna in rimonta sul campo di Rimini. In qualsiasi altra parte d'Italia, e probabilmente del mondo, si parlerebbe tranquillamente di "derby" friulano, senza la necessità di ulteriori distinguo e di particolari cautele nell'uso della parola. Invece, già a partire da quando questo evento non era ancora certo ma solamente possibile prima della fine della scorsa stagione che ha visto la salita di Cividale in A2 e la mancata promozione di Udine nella serie massima superiore, i vertici delle due società hanno negato che l'incontro possa essere considerato un "derby" e che, se proprio di derby si deve parlare, quello è solo con i "cugini" di Trieste. La questione, per chi scrive, è curiosa e merita senz'altro un approfondimento. Per comprendere il significato della parola "derby" dobbiamo fare qualche passo indietro e andare alla ricerca delle sue origini etimologiche e semantiche. Verso la fine del ‘700, Edward Stanley, dodicesimo conte di Derby decise di istituire un premio per una corsa al galoppo di cavalli di tre anni d’età, e visto che ebbe luogo presso la sua magione e che in Inghilterra l’ippica era (ed è) uno sport d’importanza capitale e questa sfida ebbe un successo impressionante per popolarità, l'eco si diffuse nel secolo successivo anche "al di là della Manica", dove gare dello stesso tipo vennero chiamate "derby" appunto. Verso la metà del ‘900 "derby" iniziò a trovare uno sbocco semantico al di fuori dell’ippica andando ad indicare tutte le sfide sportive che agl'occhi degli appassionati di una disciplina assumevano un'importanza eccezionale. Per cui, quando due squadre di una stessa città o di un ambito sovracittadino caratterizzato da usi socio-culturali simili si affrontavano, finivano prima per contendersi il tifo di un medesimo territorio e poi per sfociare in una rivalità più o meno accesa, conferendo un'importanza appunto eccezionale all'evento si parlava di "derby". Si pensi ad esempio alla sfida calcistica stracittadina tra Roma e Lazio, incontro in cui la vittoria per le singole tifoserie vale addirittura più del risultato finale di un'intera stagione sportiva. Difficile quindi dirimere la "vexata questio": che l'incontro di mercoledì rivesta un'importanza fuori dalla norma per il sentire degli appassionati del basket in Friuli, oltre che per le rispettive tifoserie, è circostanza indubbia e ampiamente testimoniata dal "sold-out" praticamente immediato dell'impianto di via Perusini da quando i biglietti sono stati messi in vendita. Difficile negare che a Udine e a Cividale si parli d'altro con il medesimo trasporto, anche tra chi non è particolarmente interessato al mondo dei canestri. Per cui dovremmo concludere che, vista l'importanza eccezionale di un match tra due squadre di un medesimo territorio, Cividale - Udine è un derby a tutti gli effetti. Quanto però ai requisiti del "contendersi le tifoserie" e la conseguente "accesa rivalità", non ci siamo proprio. Almeno fino ad oggi. Udine è una piazza storica e consolidata nella tradizione cestistica italiana e per cui la quasi totalità di coloro che siederanno sui seggiolini di via Perusini l'hanno sostenuta o la sostengono ancora, mentre Cividale è una piazza "vergine" a questi livelli e nata tra l'altro per inziativa di un gruppo di dirigenti e appassionati udinesi purosangue, a partire dal Presidente Davide Micalich che, come noto a tutti, è stato uno degli artifici della risalita del capoluogo friulano dalle minors alla serie A2 nel corso del decennio passato. Sono veramente tanti coloro che sono abbonati quest'anno ad entrambe i club e magari anche all'Udinese Calcio, sintomo di una comune passione sportiva e culturale ed in più le due società hanno obiettivi stagionali differenti e sono costruite con filosofie progettuali assai diverse. Risulta pertanto difficile scorgere che nella stragrande maggioranza di chi si recherà a piedi da "Piazza delle Donne" di Cividale o prendendo la "littorina" da Udine esista "un'accesa rivalità", affermare il contrario sarebbe davvero una fuorviante forzatura. Siamo friulani, gente speciale a cui già mal si coniugano i termini coniati fuori dalla "marilenghe", figuriamoci una parola e una tradizione di Sua Maestà britannica. Naturalmente, friulani o non friulani, si tratta pur sempre di passione sportiva per cui vincere è assai meglio che perdere e da entrambe i lati, la sconfitta non farà per nulla piacere e siamo altrettanto sicuri che le ugole e fiato delle rispettive tifoserie non si risparmierrano nel sostenere i loro rispettivi beniamini, magari anche in una sorta di "consapevolezza inconscia" che oltre nell'onorare e sostenere i propri colori, rende indirettamente omaggio anche a quelli opposti. La speranza è che dopo un match in cui giocatori, dirigenti, tencici in campo e spettatori sugli spalti abbiano dato il meglio di loro senza risparmiarsi a favore della propria "causa", si trovino tutti insieme a bere birre nel palazzetto, come accade di regola da più di due anni a questa parte a Cividale. Visione troppo "british"? A mente di quanto visto al Palasport Carnera lo scorso settembre durante la sfida di Supercoppa, credo proprio di no, possiamo nutrire la ragionevole fiducia in una serata all'insegna del "fair-play" e della sana passione sportiva. Anche se non siamo inglesi, siamo friulani, gente unica appunto; per cui un derby può essere tale senza esserlo.

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