venerdì 23 dicembre 2022

TRADUZIONE DELL'ARTICOLO DEL PERIODICO SPAGNOLO "MARCA" SULLA UEB GESTECO CIVIDALE

Gli Ultras più sani del Mondo 800 ANNI DI RIVALITA’DENTRO UNA PARTITA DI PALLACANESTRO… E SENZA INSULTI! Il derby friulano è finalmente sbarcato nella lega di A2 dopo la promozione di Cividale, per tifare il quale bisogna credere nel principio per cui “neanche una sola parola offensiva” nei confronti dell’avversario di turno. Reportage di David Ruiz Una disputa sportiva ha permesso a Cividale, bella cittadina di appena 10.000 abitanti situata nel nordest d’Italia, a pochi chilometri con il confine italo‐sloveno, di spiccare il volo alla ricerca dei fasti gloriosi di un tempo lontano. La sua “ave fenix” è un’Aquila gialla con becco e artigli rosso fuoco, simbolo della United Eagles Basketball, la squadra cestistica nata poco più di due anni fa a seguito dell’accordo raggiunto tra Davide Micalich, fondatore e presidente del neocostituito club, e l’amministrazione civica di questo piccolo gioiello del Friuli Venezia Giulia per acquisire il titolo sportivo del cessato Valsesia e iscrivere la nuova franchigia nella lega basket di serie B (terza serie nazionale). Licenziato tra le polemiche dagli Amci Pallacanestro Udine (APU) dal suo Presidente e fino ad allora intimo amico, Alessandro Pedone, Micalich ha trovato nell’antica capitale del Regno dei Longobardi, che dal 2011 ha ricevuto dall’UNESCO il titolo di Patrimonio dell’Umanità, il luogo perfetto per costruire un progetto avente la sua impronta personale e che la scorsa estate ha fatto il salto di qualità dopo aver battuto Vigevano nello spareggio per la promozione in A2 (Seconda serie nazionale). Da quel glorioso 15 luglio il Palazzetto dello Sport ha soppiantato il Duomo rinascimentale, il Tempietto Longobardo, il Ponte del Diavolo sul fiume Natisone e persino la statua bronzea di Giulio Cesarem fondatore di Cividale nel 53 a.C., nella lista dei luoghi prediletti dagli abitanti della più piccola città italiana ad ospitare una squadra di basket professionistica, circostanza che non ha impedito a Micalich di attrarre ben 165 sponsor, un vero record per i tempi che corrono. “Cividale sta vivendo una favola sportiva con ottimi benefici reputazionali e finanziari; con i nostri appassionati tifosi e la spinta di questo fantastico gruppo di sponsor che abbiamo continueremo a il nostro cammino alla ricerca di nuovi sogni da realizzare insieme” ha sottolineato l’ “Alma Mater” de “Los Aguilas”, dopo aver recentemente siglato con il Sindaco della Città, Daniela Bernardi, l’accordo che regola l’utilizzo del Palazzetto, una struttura inutilizzata fino all’apparizione in scena della squadra guidata dall’esperto Stefano Pillastrini e che è guidata in campo dal promettente Jack Dell’Agnello, secondogenito di Sandro, una leggenda del basket italiano, ben scortato dagli americani Dalton Pepper, Rotnei Clarke e dallo stesso figlio Enrico Micalich. La Brigata Rualis conta solo un centinaio dei 1.100 abbonati (il 10% della popolazione) che ritualmente si recano al Palazzetto ogni volta che le Aquile ospitano un avversario e sono subito riconoscibili dalle loro magliette con l’aquila gialla stampata su sfondo blu, colore che avvisa gli ospiti delle loro gentili intenzioni ogni volta che issano la bandiera dietro il canestro nord del Palazzetto. “Quando il Patriarca, nel lontano medioevo, andava in guerra issava una bandiera con l’aquila ricamata su un panno rosso, mentre noi abbiamo scelto il blu, perché l’unica cosa che vogliamo è aiutare pacificamente la nostra squadra, con canzoni e tifo, a “conquistare” l’Italia dei canestri” La presentazione dell’unico gruppo Ultras dell’UEB Gesteco Cividale è affidato al suo “capo”, Pierluigi Parpinel, persona di riferimento sociale per la comunità cittadina dove ha appena inaugurato un museo dedicato alla partecipazione italiana alla prima guerra mondiale. “In quanto ex alpino – prosegue Parpinel – mi vanto di guidare l’unico gruppo organizzato di tifosi d’ Italia che si limita aspingere i suoi dagli spalti senza pronunciare un solo insulto o parolaccia contro gli avversari e tanto meno provocare disordini fuori dall’impianto; il nostro motto è: passione, amicizia e divertimento. La violenza verbale qui non ha posto” Ogni partita casalinga infatti è un baccanale che inizia in un punto preciso dell’ampio parcheggio del Palazzetto, ritrovo della Brigata pacifica e dove di finalizza la strategia di animazione nel bel mezzo di una “mortadellata”, una vera e propria cena a base di formaggio, salsicce varie, patate fritte e gubana, il dolce tipico della zona. Il tutto accompagnato con vino e birra. Una volta caricate così le batterie, la Brigata Rualis prende posto nel suo settore all’interno del Palazzetto dove, srotolati i loro striscioni di saluto, una volta ascoltato l’inno nazionale “Fratelli d’Italia” e assistito al successivo giro d’onore dell’aquila imperiale che fa da “mascotte” alla squadra, non smettono di incitare con cori infiniti per tutti i 40 minuti di gioco i propri beniamini, ignorando eventuali insulti o sfottò che ricevono dai tifosi rivali. Che si vinca o che si perda, le birre sono assicurate prima della chiusura dell’impianto. Davide ci prova contro Golia Le loro aspettative di sostenere le Aquile nel volo che le consenta di rimanere in serie A2, sono state superate dalle notevoli prestazioni fin qui offerte dei discepoli di Pillastrini, che con 7 vittorie in 14 incontri, vittorie che hanno portato le Eagles in una posizione di metà classifica, tallonando l’APU Udine, il “colosso” friulano uscito recentemente sconfitto nel primo storico confronto tra le due squadre nel basket professionistico. La visita della forte e ambiziosa squadra presieduta dal vulcanico Presidente Pedone a Cividale per incrociare il cammino del team creato dal suo ex Direttore Generale è diventato un evento dal forte impatto mediatico, che ha suscitato una ampia eco ed interesse in tutta la regione e che nemmeno il Presidente della FIP regionale Giovanni Adami ha voluto perdersi. Dieci giorni prima del derby erano già stati venduti tutti i 2850 posti disponibili nell’impianto “Se avessi avuto due palazzetti, li avrei riempiti senza problemi” ha riconosciuto il Presidente Micalich alla vigilia dell’emozionate ed elettrizzante duello che si è risolto a favore dei padroni di casa grazie ad un tiro libero dell’ala grande Gabriele Miani nei secondi finali (67‐66). Il colpo inferto dal David del campionato su Golia ha avuto risonanza in tutta Italia ed è stata una risposta di forza all’allenatore dell’APU Matteo Boniciolli, che alla vigilia aveva snobbato partita e avversario affermando: “è una partita come le altre, il nostro vero derby è con Trieste” L’accesa e millenaria rivalità tra queste due città che hanno scritto non poche pagine di storia medioevale e contemporanea del Friuli, ha fatto scintille nel palco delle autorità a causa dello scontro frontale avvenuto in passato tra i due leader delle due società, Davide Micalich e Alessandro Pedone, a distanza dalla bruciante rottura del binomio che nel 2013 aveva fatto decollare il progetto che ha portato negli anni Udine dalla serie C alle porte della massima serie. L’obiettivo di Micalich, che aspirava ad una maggiore autonomia decisionale nella gestione della squadra udinese, si era scontrato con il clamoroso rifiuto del suo ex presidente e amico, il quale decise di licenziarlo in tronco, ritenendo che il loro rapporto professionale non potesse più continuare. La drastica misura adottata da Pedone si è fatta sentire anche sul piano personale, tanto è vero che da allora i due leader non si sono più parlati. Il grande vincitore del derby friulano al termine della gara, in ogni caso, non è caduto nella trappola della “rivincita personale” ed ha dichiarato che: “Il nostro impegno è totale e posso solo promettere che continueremo a cercare di andare oltre i nostri limiti affinché tutta Cividale sia orgogliosa di noi”Il patriarcato come origine della rivalità La rivalità tra questi due centri del Nord Italia, separati da soli 15 km, risale al XIII secolo quando entrambi facevano parte del Patriarcato di Aquileia, principato feudale con autonomia politico‐religiosa nel Friuli Venezia Giulia e le cui origini in materia ecclesiastica risalgono addirittura al VI secolo. La decisione del Patriarca Bertoldo di trasferire nel 1238 il capoluogo da Cividale ad Udine, motivando la scelta con la migliore posizione geografica di quest’ultima nell’ambito dei flussi commerciali, aprì una ferita tra le due città che le avrebbe portate ripetutamente nel tempo a misurare le proprie forze sul campo di battaglia, per mantenere l’egemonia di questa sorta di regno di Taifas della penisola italica. La guerra di successione del Patriarcato, alla fine del XIV secolo vide scontrarsi nelle campagne friulane la potente Repubblica di Venezia (che sosteneva Udine) con il Sacro Romano Impero (che sosteneva Cividale) e culminò con l’annessione di entrambe le città alla Serenissima Repubblica di Venezia, vincitrice del conflitto che pose fine nel 1420 all’esistenza del Patriarcato di Aquileia come entità politica indipendente.

domenica 18 dicembre 2022

GESTECO BEFFATA DA CHIUSI A FIL DI SIRENA: 62-63

In una serata segnata dalla contemporaneità con i tempi supplementari della finale della coppa del mondo di calcio che a lungo ha visto dividere l’attenzione di molti spettatori tra quanto avveniva sul parquet e dalle notifiche che comparivano sugli smartphone, Chiusi riesce ad espugnare il Palagesteco nel più crudele dei modi, sul filo dell’ultima sirena, negando così alle Aquile un clamoroso ingresso alle final eight di Coppa Italia e portandosi a casa due punti molto pesanti in ottica salvezza. I ducali partono con Rota, Clarke, Pepper, Dell’Agnello e Miani e chiudono avanti il primo parziale sull’ 16-6 , in un periodo caratterizzato da molte palle perse ed errori nelle conclusioni con gli ospiti che faticano oltremisura per superare la difesa di Cividale e tirano con il 12,5% dal campo, mentre i padroni di casa che non riescono ad approfittare per “scappare” via in maniera significativa. Nella seconda frazione la Gesteco mantiene il comando delle operazioni conservando dieci punti di vantaggio sino a metà del tempo (22-12) grazie ad un bun impatto di Battistini e Cassese, quando sale in cattedra per i toscani Utomi con due triple consecutive e così gli ospiti capitalizzano al meglio l’improvviso black-out offensivo delle aquile e si portano sul 22-20. Chiusi adesso decisamente gioca un’altra partita, ritrova fiducia e alzando le percentuali al tiro dalla distanza ottiene il primo vantaggio a 2’41” dall’intervallo lungo con un due punti di Medford (28-30) per chiudere infine avanti 32-35 alla sirena, avendo infilato nella retina di Cividale ben 29 punti nel periodo contro i soli 6 dell’avvio. Nel terzo tempo Chiusi è avanti di 8 lunghezze a 6’09” (35-43) e Cividale, con un Clarke in panchina per tre falli, cerca con fatica di impedire la fuga e si riporta sotto di 3 lunghezze (40-43) a 4’44” ma i toscani non accusano il colpo e si riportano avanti sul 40-49 a 2’30”, subendo però un parziale di 5-0 negli ultimi secondi del periodo che consente alla Gesteco di rimanere in scia prima dell’ultimo e decisivo periodo (51-54). L’ultimo spicchio di gara ha già il clima della battaglia con le squadre che lottano su ogni pallone tra errori e continue transizioni, con il punteggio che vede avanti di un solo punto Cividale a 5’58” (55-54) dopo un canestro in penetrazione di Pepper. Due liberi di Clarke tengono ancora sul +1 i ducali (57-56) a 3’01” con Utomi che deve uscire per 5 falli e così ci si avvia all’ennesimo finale vietato ai deboli di cuore in via Perusini, con il tabellone che a 16” dalla sirena finale segna 60-60 dopo un canestro di Medford prima che Rota, in spericolata entrata sul filo dei 14”, piazzi il tiro del 62-60 a 2”. Ma gli Dei del Basket questa sera hanno deciso diversamente, perché un tiro da tre siderale di tabella regala la vittoria incredibile agli ospiti che s’impongono sulla sirena per 62-63, gelando il pubblico di casa che come di consueto aveva sostenuto con passione i propri beniamini. Giuseppe Passoni UEB GESTECO CIVIDALE – UMANA CHIUSI 62 - 63 (16-6, 32-35, 51-54) UEB GESTECO CIVIDALE Miani 4, Cassese 10, Rota (k) 12, Mouaha, Balde n.e., Battistini 8, Barel n.e., Clarke 4, Pepper 19, Micalich n.e., Nikolic 2, Dell’Agnello 3. Allenatore: Stefano Pillastrini Vice: Federico Vecchi e Alessandro Zamparini Tiri liberi 15/19, Tiri da due 13/38, Tiri da tre 7/20, Rimbalzi 42 (31 dif. 11 off.) UMANA CHIUSI Utomi 13, Candotto, Medford 20, Bolpin 14, Braccagni n.e., Porfilio, Martini 2, Donzelli 2, Bonzetto (k) 7, Raffaelli, Lazzeri n.e., Possamai 5. Allenatore: Giovanni Bassi Vice: Giacomo Piersante e Luca Civinini Tiri liberi 7/14, Tiri da due 13/30, Tiri da tre 10/33, Rimbalzi 39 (28 dif. 11 off.) Arbitri: Salvatore Nuara, Francesco Terranova e Marco Marzulli Spettatori 1.500 circa

venerdì 16 dicembre 2022

IN ARRIVO ALLA CLUB HOUSE

Questa pubblicazione vuole rendere un piccolo omaggio ad una notevole impresa, non solo prettamente sportiva, ma anche gestionale e sociale: il successo di un gruppo, all’inizio ristretto, di uomini che ha voluto inseguire un sogno e che man mano si è sempre più allargato, coinvolgendo ed entusiasmando una platea di persone sempre più ampia, in un momento storico drammatico, in cui si dubitava persino della possibilità che le attività imprenditoriali essenziali potessero riprendere il loro svolgimento in tempi accettabili e in modo economicamente conveniente. Il lavoro è nato con l’intento di lasciare una traccia tangibile alla memoria dei posteri non attraverso un racconto ex-post, che correva il rischio di essere viziato dalle emozioni del tempo presente, quando i frutti di questa impresa sono belli maturi, con le “Eagles” che si fanno valere nel campionato nazionale di serie A2 senza per nulla sfigurare al cospetto di piazze storiche della pallacanestro italiana, ma riportando alcuni dei tasselli che via via si sono incastrati per costruire la realizzazione del sogno. Con solo parole “scritte a caldo” e immagini catturate in corso d’opera, il lettore che ha partecipato attivamente o solo passivamente come spettatore all’impresa potrà rivivere in qualche maniera le emozioni provate lungo il percorso, mentre quello che non la conosce ci si augura possa apprezzare lo srotolarsi della tela di questa bellissima storia di sport, di competenza e di coraggio. Il tutto condito con quel pizzico di follia, senza il quale, qualsiasi impresa destinata a lasciare il segno, nasce già morta. A tutte le componenti del Club, a partire dal Presidentissimo Davide Micalich all'ultimo dei suoi collaboratori volontari, da coach Pillastrini, allo staff tecnico e ai giocatori gialloblù, si meritano da parte non solo dei suoi tifosi ma anche dagli sportivi in genere un lungo, convinto, sonoro applauso e il più sincero Grazie per il viaggio straordinario che si sono regalati e che ci hanno offerto, proprio perché compiuto in uno degli anni più tremendi della nostra storia. Ci hanno regalato spensieratezza, aggregazione, sorrisi e speranze in un tempo in cui trovare motivo per ridere e sperare era davvero arduo e hanno proiettato Cividale verso orizzonti bellissimi e insperati. And at last, but not at least, un Grazie altrettanto maiuscolo va all’Amministrazione Comunale della Città di Cividale del Friuli, alla Famiglia Luci e ai tanti altri sponsor finanziari che hanno voluto credere e assecondare il progetto, senza il cui apporto tutto sarebbe rimasto scritto solo nella fantasia. Ad Maiora.

giovedì 8 dicembre 2022

CIVIDALE - UDINE, IL GIORNO DOPO.

Un autorevole commentatore, a mente della sua professionalità e posizione, qualche tempo fa ha scritto che i numeri sono importanti ed è impossibile non trovarsi d'accordo con lui. Ieri sera, ad esempio, i numeri ci dicono che la vittoria della "piccola" Cividale nel "derby che non è un derby" contro la corazzata Udine sia più netta dell'unico punto per cui, come ben sanno anche tutti i più distratti giocatori di briscola, "Martin perse la capa". Guardando le crude statistiche la Gesteco ha tirato meglio dal campo (19/37 da due contro 17/41 e 6/16 da tre contro 7/19), meglio dai liberi 11/13 contro 11/16), sostanzialmente pari i rimbalzi (32 contro 33), 3 stoppate date senza subirne, 14 assist contro 10 e una valutazione complessiva di 71 contro 59, nonostante le maggiori palle perse (21 contro 14) e sostanziale pareggio nei recuperi (9 contro 8). Quello che però i numeri non ci potranno mai spiegare è quello che è stato il fattore decisivo che ha indotto il "Dio dei Canestri" ad essere benevolo con Cividale negli ultimi secondi del match di ieri sera, come assai spesso è accaduto nella storia del Club del Presidente Micalich: il fattore "C", che si può pronunciare senza vergogna e non è quello che potrebbero insinuare i "maligni". Si tratta del fattore "Cuore", quell'insieme di attributi che ti fanno raggiungere nello sport, come in tanti altri ambiti della vita, traguardi difficilemte pronosticabili. Attributi come il coraggio e l'umiltà, che è la consapevolezza dei propri limiti che ti spinge ogni giorno a migliorarti sempre di più, ad avere rispetto di qualsiasi avversario ma timore di nessuno, la fame di risultato che è figlia della voglia di stupire che nasce a sua volta da una passione che scorre prepotente nelle vene. Senza dimenticare lo spirito di appartenza ad un gruppo, che si ottiene solo quando si sposa senza riserve un progetto comune e conndiviso al punto di sacrificare anche il proprio tornaconto personale immediato a favore di quello superiore della squadra. Quello che un commercialista valuterebbe come "avviamento" esaminando un bilancio societario, ovvero quel bene immteriale che conferisce un valore aggiunto ad un'azienda rispetto alla pura somma tra attività tangibili e passività da liquidare. Certo, non si vuole concludere che per ottenere risultati importanti basti il "fattore Cuore", sarebbe ingenuo oltre che erroneo sostenerlo perchè per quelli ci vogliono qualità tecniche solide e anche componenti "numeriche" adeguate ed "entrature reputazionali" nei posti e nei momenti giusti, oltre che un pizzico dell'altro fattore "C", di cui è saggio tacere il nome. Resta un fatto con cui tutti coloro che aspirano a traguardi memorabili devono confrontarsi: il fattore "C", quale sia il significato che gli si voglia dare, non si compera e pure se qualcuno che ne fosse dotato decidesse di venderlo, lo perderebbe nel momento stesso in cui lo volesse mettere sul mercato. Per cui, per il compratore, sarebbe in ogni caso un pessimo affare. Un ultima considerazione del giorno dopo: da qualche parte si è ironizzato sulla "smodata" esultanza del pubblico cividalese e sui successivi festeggiamenti "manco avessero vinto il campionato." Forse, dietro "quell'esagerata" manifestazione di gioia l'osservatore più attento e meno superficiale avrebbe potuto cogliere oltre alla gioia per una vittoria proprio l'indiretto tributo al valore dell'avversario sconfitto.

mercoledì 7 dicembre 2022

CIVIDALE SENZA LIMITI: UDINE VA KO 67-66

Serata straordinaria e per cuori forti in via Perusini per la prima sfida tutta friulana di serie A2 che ha visto prevalere Cividale per 67-66 contro il pronostico della vigilia, alla fine di una gara combattuta su ogni palla e che al termine ha fatto esplodere di gioia la “marea” gialla in un clima da “play-off”, con tifoserie estremamente corrette e tutte protese a sostenere i propri beniamini in un palazzetto gremito come mai visto prima. In avvio Pillastrini manda in campo Rota, Clarke, Pepper, Miani, Dell’Agnello, mentre Bonicciolli risponde con Sherrill, Briscoe, Esposito, Gaspardo e Mian e sono i gialloblù di casa ad avere il miglior impatto sul match, portandosi sollecitamente sul 10-2 a 6’50” grazie a due triple consecutive di Clarke e il solito Dell’Agnello, tra l’entusiasmo del pubblico amico. Udine non ci sta e Boniciolli richiama i suoi 5’45 panchina e al rientro con un Briscoe preciso dalla lunetta e la supremazia a rimbalzo ribaltano il match con una bomba di Mussini per il 12-13 a 3’48”. Cividale però non si disunisce e con un Mouaha decisamente on-fire piazza il contro-break che consente ai ducali di chiudere avanti la prima frazione per 23-16 con una tripla di Rota. Al rientro in campo però la Gesteco smarrisce la via del canestro caricandosi di falli e Udine, senza strafare, d’inerzia riprende i ducali a 7’20” con due punti di Mian per il 23-23 e il vantaggio 23-24 a 6’42” con un libero ancora di Mian. Adesso sono i bianconeri a provare l’allungo portandosi sul + 5 (23-28) ma ancora una volta i ragazzi di Pillastrini si aggrappano con le unghie al match tornando avanti 32-28 a 3’30” con un’altra tripla di Rota. Adesso la partita vola sul filo dell’equilibrio, ogni palla è combattuta con grande energia da entrambe le squadre e si va all’intervallo lungo in perfetta parità per merito di una tripla di Sherill, fino a qui in ombra, che impatta il 36-36 sulla sirena. Il terzo periodo si snoda ancora sul filo dell’equilibrio e a metà frazione il tabellone segna 44-44 quando sale in cattedra Sherill e con una tripla e un piazzato porta Udine sul + 5 a 3’26” (44-49), con Cividale che però rimane in scia impedendo agli ospiti di allungare fino alla tripla di capitan Antonutti che chiude il periodo sul 49-54. L’ultima frazione vede Mouaha ancora “on fire” e in un “amen” Udine subisce un parziale di 8-0 con il tabellone che segna 57-54 per la Gesteco a 6’45” alla fine e con Boniciolli che richiama i suoi in panchina per un’altra strigliata; la gara non si schioda dal continuo botta e risposta con Cividale ancora avanti di 4 punti (64-60) a 3’23” quando Briscoe commette il suo quinto fallo in attacco e le Aquile che aumentano il ditacco con Clarke (66-60) a 2’45” scatenando l’entusiasmo del Palagesteco. Udine però sfrutta alcuni errori dal perimetro della Gesteco per rimanere nel match e “condanna” il pubblico di Cividale all’ennesimo finale vietato ai deboli di cuore: il tabellone segna 66-66 a 43” dalla sirena finale. Il ferro “sputa” una tripla di Clarke a 30” ma Miani cattura il rimbalzo e fa uno su due per il 67-66 che diventa il finale del match perché Udine perde la bussola sull’ultimo possesso senza riuscire ad andare al tiro e fare esplodere letteralmente di gioia il palazzo per la storica affermazione della Gesteco. Giuseppe Passoni UEB GESTECO CIVIDALE - APU OLD WILD WEST UDINE 67 - 66 (23-16, 36-36, 49-54) UEB GESTECO CIVIDALE Miani 3, Cassese n.e., Rota (k) 18, Mouaha 10, Balde n.e., Battistini 6, Barel n.e., Clarke 10, Nikolic 4, Pepper 4, Dell’Agnello 12, Micalich n.e. Allenatore: Stefano Pillastrini Vice: Federico Vecchi e Alessandro Zamparini Tiri liberi 11/13, Tiri da due 19/37, Tiri da tre 6/16, Rimbalzi 32 (dif. 23 off. 9). APU OWW UDINE Mussini 10, Palumbo, Mian 6, Antonutti (k) 5, Gaspardo 7, Cusin 1, Briscoe 18, Fantoma n.e., Esposito 6, Pellegrino 1, Sherill 12. Allenatore: Matteo Boniciolli Vice: Alberto Martellossi e Carlo Finetti Tiri liberi 11/16, Tiri da due 17/41, Tiri da tre 7/19, Rimbalzi 33 (19 dif. 14 off.) Arbitri: Stefano Ursi, Angelo Caforio e Nicolò Bertolucci Spettatori 2.800

lunedì 5 dicembre 2022

CIVIDALE VS UDINE: IL DERBY CHE NON E' UN DERBY

Mercoledì 7 dicembre alle ore 20,45 andrà in scena sul parquet del Palazzetto di Via Perusini la prima sfida tra Udine e Cividale nel campionato nazionale di serie A2 di Pallacanestro, primo incrocio nella storia a questo livello, tra due società della provincia di Udine. Inutile dire che l'attesa è molto grande nel mondo del basket friulano e non solo, con due squadre che arrivano alla sfida con il vento in poppa: Udine, la superfavorita alla vittoria finale del torneo per ambizioni e roster nonché fresca della conquista del primato in classifica, mentre Cividale respira a pieni polmoni l'entusiasmo per un avvio di campionato che la vede come la miglior matricola della categoria, per lo più reduce da una vittoria esterna in rimonta sul campo di Rimini. In qualsiasi altra parte d'Italia, e probabilmente del mondo, si parlerebbe tranquillamente di "derby" friulano, senza la necessità di ulteriori distinguo e di particolari cautele nell'uso della parola. Invece, già a partire da quando questo evento non era ancora certo ma solamente possibile prima della fine della scorsa stagione che ha visto la salita di Cividale in A2 e la mancata promozione di Udine nella serie massima superiore, i vertici delle due società hanno negato che l'incontro possa essere considerato un "derby" e che, se proprio di derby si deve parlare, quello è solo con i "cugini" di Trieste. La questione, per chi scrive, è curiosa e merita senz'altro un approfondimento. Per comprendere il significato della parola "derby" dobbiamo fare qualche passo indietro e andare alla ricerca delle sue origini etimologiche e semantiche. Verso la fine del ‘700, Edward Stanley, dodicesimo conte di Derby decise di istituire un premio per una corsa al galoppo di cavalli di tre anni d’età, e visto che ebbe luogo presso la sua magione e che in Inghilterra l’ippica era (ed è) uno sport d’importanza capitale e questa sfida ebbe un successo impressionante per popolarità, l'eco si diffuse nel secolo successivo anche "al di là della Manica", dove gare dello stesso tipo vennero chiamate "derby" appunto. Verso la metà del ‘900 "derby" iniziò a trovare uno sbocco semantico al di fuori dell’ippica andando ad indicare tutte le sfide sportive che agl'occhi degli appassionati di una disciplina assumevano un'importanza eccezionale. Per cui, quando due squadre di una stessa città o di un ambito sovracittadino caratterizzato da usi socio-culturali simili si affrontavano, finivano prima per contendersi il tifo di un medesimo territorio e poi per sfociare in una rivalità più o meno accesa, conferendo un'importanza appunto eccezionale all'evento si parlava di "derby". Si pensi ad esempio alla sfida calcistica stracittadina tra Roma e Lazio, incontro in cui la vittoria per le singole tifoserie vale addirittura più del risultato finale di un'intera stagione sportiva. Difficile quindi dirimere la "vexata questio": che l'incontro di mercoledì rivesta un'importanza fuori dalla norma per il sentire degli appassionati del basket in Friuli, oltre che per le rispettive tifoserie, è circostanza indubbia e ampiamente testimoniata dal "sold-out" praticamente immediato dell'impianto di via Perusini da quando i biglietti sono stati messi in vendita. Difficile negare che a Udine e a Cividale si parli d'altro con il medesimo trasporto, anche tra chi non è particolarmente interessato al mondo dei canestri. Per cui dovremmo concludere che, vista l'importanza eccezionale di un match tra due squadre di un medesimo territorio, Cividale - Udine è un derby a tutti gli effetti. Quanto però ai requisiti del "contendersi le tifoserie" e la conseguente "accesa rivalità", non ci siamo proprio. Almeno fino ad oggi. Udine è una piazza storica e consolidata nella tradizione cestistica italiana e per cui la quasi totalità di coloro che siederanno sui seggiolini di via Perusini l'hanno sostenuta o la sostengono ancora, mentre Cividale è una piazza "vergine" a questi livelli e nata tra l'altro per inziativa di un gruppo di dirigenti e appassionati udinesi purosangue, a partire dal Presidente Davide Micalich che, come noto a tutti, è stato uno degli artifici della risalita del capoluogo friulano dalle minors alla serie A2 nel corso del decennio passato. Sono veramente tanti coloro che sono abbonati quest'anno ad entrambe i club e magari anche all'Udinese Calcio, sintomo di una comune passione sportiva e culturale ed in più le due società hanno obiettivi stagionali differenti e sono costruite con filosofie progettuali assai diverse. Risulta pertanto difficile scorgere che nella stragrande maggioranza di chi si recherà a piedi da "Piazza delle Donne" di Cividale o prendendo la "littorina" da Udine esista "un'accesa rivalità", affermare il contrario sarebbe davvero una fuorviante forzatura. Siamo friulani, gente speciale a cui già mal si coniugano i termini coniati fuori dalla "marilenghe", figuriamoci una parola e una tradizione di Sua Maestà britannica. Naturalmente, friulani o non friulani, si tratta pur sempre di passione sportiva per cui vincere è assai meglio che perdere e da entrambe i lati, la sconfitta non farà per nulla piacere e siamo altrettanto sicuri che le ugole e fiato delle rispettive tifoserie non si risparmierrano nel sostenere i loro rispettivi beniamini, magari anche in una sorta di "consapevolezza inconscia" che oltre nell'onorare e sostenere i propri colori, rende indirettamente omaggio anche a quelli opposti. La speranza è che dopo un match in cui giocatori, dirigenti, tencici in campo e spettatori sugli spalti abbiano dato il meglio di loro senza risparmiarsi a favore della propria "causa", si trovino tutti insieme a bere birre nel palazzetto, come accade di regola da più di due anni a questa parte a Cividale. Visione troppo "british"? A mente di quanto visto al Palasport Carnera lo scorso settembre durante la sfida di Supercoppa, credo proprio di no, possiamo nutrire la ragionevole fiducia in una serata all'insegna del "fair-play" e della sana passione sportiva. Anche se non siamo inglesi, siamo friulani, gente unica appunto; per cui un derby può essere tale senza esserlo.

sabato 26 novembre 2022

FERRARA NEL FINALE SBANCA IL PALAGESTECO

Dopo una serie di partite vinte al fotofinish, questa volta le ultime battute sono risultate fatali alla Gesteco che cede il passo a Ferrara proprio al termine di una gara che per lunghi tratti aveva dato l’impressione di poter anche questa volta condurre in porto davanti al suo pubblico. Pillastrini schiera in partenza Rota, Mouaha, Pepper, Dell’Agnello e Miani e i suoi lo ripagano con una partenza a razzo portandosi sul 20-2 a 4’21”, sciorinando ottima circolazione della palla, reattività in difesa e precisione dalla lunga distanza, con la prima frazione che si chiude con l’eloquente punteggio di 31-16 e con i primi 3 punti del neo arrivato Clarke che si iscrive subito a referto con una delle 7 triple su 8 tentativi con cui la Gesteco ha bucato la retina estense. Nel secondo periodo Cividale continua a condurre con sicurezza e anche grazie al positivo innesto di Micalich vola sul 40-18 a 5’45” , prima di subire un contro-break di 0-10 che riporta Ferrara sul – 12 (40-28) dopo una tripla di Smith a 3’23”. E’ Pepper a bloccare l’inerzia con un canestro da sotto, ma Ferrara è ormai decisamente rientrata in partita e sfruttando il black-out offensivo delle Aquile si porta sul meno 6 all’intervallo lungo (42-36). Al rientro sul parquet la Gesteco ritrova i punti che erano mancanti nelle ultime battute della frazione precedente e con una tripla di Pepper è di nuovo avanti di 13 punti (49-36) a 8’16” ma anche Ferrara non è più la squadra svagata e molle in difesa con cui aveva approcciato il match e a 4’56” è di nuovo sotto di sole 5 lunghezze, dopo una bomba del capitano Campani e costringe Pillastrini a richiamare i suoi per un minuto di sospensione. Adesso è diventata la partita difficile che ci si aspettava alla vigilia, con Ferrara che impatta la parità (51-51) a 3’20” e il tempo si chiude con gli estensi in vantaggio per 57-58, preannunciando un ultimo quarto di sofferenza per Cividale. A metà dell’ultimo tempo, dopo che le due squadre ribattono colpo su colpo, il punteggio è in perfetta parità (68-68) e l’ultimo minuto inizia con Ferrara avanti 73-76; dopo una palla persa da Rota e un errore in attacco degli estensi la palla del possibile overtime è in mano ai gialloblù di casa ma il ferro respinge la tripla di Clarke e condanna i ducali alla prima sconfitta casalinga stagionale. UEB GESTECO CIVIDALE – KLEB BASKET FERRARA 73 - 78 (31-16, 42-36, 57-58) UEB GESTECO CIVIDALE Miani 7, Cassese n.e,, Rota (k) 8, Mouaha 5, Cuccu n.e., Clarke 3, Battistini 15, Barel n.e., Nikolic 6, Pepper 21, Dell’Agnello 6, Micalich 5. Allenatore: Stefano Pillastrini Vice: Federico Vecchi e Alessandro Zamparini Tiri liberi 5/6, Tiri da due 16/32, Tiri da tre 12/31, Rimbalzi 37 (24 dif. 13 off.) KLEB BASKET FERRARA Bellan 7, Cleaves II 13, Tassone 13, Smith 10, Campani (k) 18, Bertetti 8, Valente n.e., Jerkovic 9, Pianegonda 4, Cazzanti n.e. Allenatore: Spiro Leka Vice: Marco Carretto Tiri liberi 12/15, Tiri da due 15/31, Tiri da tre 12/27, Rimbalzi 30 (21 dif. 9 off.) Arbitri: Gianluca Gagliardi, Andrea Longobucco e Matteo Roiaz Spettatori 2.170

mercoledì 23 novembre 2022

OH CAPITANO, MIO CAPITANO

Con l’atteso arrivo di Rotnei Clarke a Cividale nel pomeriggio odierno si è conclusa nel migliore dei modi una settimana cruciale in casa Gesteco, iniziata sette giorni fa con l’addio doloroso al capitano della promozione Adrian Chiera, passata per il primo storico successo esterno delle Aquile in serie A2, vittoria ottenuta su di un campo caldo come quello di Forlì e al termine di una sfida al cardiopalma dove Eugenio Rota ha ereditato dalla guardia argentina trasferitasi a Montecatini, i galloni di capitano. ”Oh Capitano, mio capitano” recita una delle più famose poesie del poeta americano Walt Whitman, scritta alla memoria di Abramo Lincoln, e l’incipit ben si adatta a questo passaggio di consegne avvenuto nella truppa del condottiero Stefano Pillastrini, perché se da un lato onora la memoria di un capitano che molto ha dato al team del Presidente Micalich e a tutti i tifosi gialloblù, dall’altro saluta e rende il giusto omaggio a quello nuovo, ovvero Eugenio Rota. Non poteva esserci scelta più felice ed obbligata quella di dare i galloni di capitano al play di Portogruaro, classe 1999, segno zodiacale Leone, 178 cm di fosforo, grinta e agilità, mvp della scorsa stagione regolare e Aquila sin dalla prima ora. Eugenio Rota con le sue caratteristiche tecniche e caratteriali, con il desiderio spinto di migliorarsi sempre e sul campo di “non morire mai”, incarna alla perfezione lo “spirit of Eagles”, ovvero quello di essere “outsider” nel senso più nobile del termine. Chi sono gli outsider? Si definiscono tali una persona o un gruppo di persone che, pur non godendo dei favori del pronostico per supposta o reale inferiorità nei mezzi di partenza, riescono tra lo stupore generale a raggiungere straordinari traguardi definiti impossibili a priori dagli osservatori esterni, in campo sportivo e non solo. Sono coloro che ad un certo punto delle umane vicende a sorpresa rivelano doti, qualità, caratteristiche insospettate tali da sbaragliare tutto e tutti, in particolare coloro che godono di vantaggi competitivi e hanno familiarità con il successo e la gestione del potere. Questo è lo spirito che aleggia forte nello spogliatoio e nella stanza dei bottoni del club cividalese e trova una eco formidabile sugli spalti del palazzetto di via Perusini. Eugenio Rota ha voluto subito bagnare l’esordio con i gradi dando un contributo decisivo alla vittoria dei suoi su di un campo importante per la tradizione cestistica italiana come quello di Forlì, spremendo tutte le energie possibili nei 38 minuti in cui è rimasto in campo, mettendo la sua firma come mvp e soprattutto con uno dei suoi colpi migliori, quando con l’astuzia e la velocità di Diabolik ha scippato nel concitato finale il pallone dalle mani di Adrian per involarsi in contropiede e depositare la palla nel cesto forlivese. “Ma come fa a correre così tanto quel Rota? Non si stanca mai?” Così si è rivolto a me lo sconsolato vicino di posto di Forlì che, al termine del match, lasciava deluso il parterre dell’Unieuro Arena domenica scorsa. Giriamo volentieri la domanda al nuovo capitano, assieme alle felicitazioni e agli auguri per la responsabilità che si è caricato sulle spalle. Capitano, mio capitano.

martedì 22 novembre 2022

IL FATTORE SEGRETO E' IL COACH PILLASTRINI

Quando una società dalla sua comparsa (ottobre 2020) perde solo 2 partite sulle 44 disputate in casa, centra la promozione in A2 al secondo tentativo dopo aver “fallito” il primo a gara 5 della finale play-off nell’anno precedente (e primo della sua vita cestistica partita da zero) e dopo le prime 8 partite in serie A2 ne ha vinte 5 mantenendo inviolato il campo di casa, è già entrata nella Storia, a prescindere. E quando questo succede vuol dire che dal Presidente, agli sponsor, al coach, ai giocatori « all’ultimo » dei tifosi, tutte le componenti stanno mettendo il « mattone » che gli spetta con grande competenza, passione e sacrificio. Proprio tutti, nessuno escluso, compreso l’ambiente dove ti trovi. Oltre a questo, come già scrissi lo scorso anno, ci dev’essere un ulteriore fattore segreto, come il famoso ingrediente « top secret » che rende la Coca-Cola una bevanda inimitabile. Nel caso della Gesteco, il fattore segreto di questa straordinaria striscia di successi credo stia nel suo coach, a mente di quanto pubblicai dopo aver assistito il 5 ottobre 2021 alla prima « récita » della stagione 2021/22 poi culminata con la promozione in A2 e che di seguito ripropongo integralmente. "Sabato sera questo Signore ha dato una dimostrazione cristallina di che cosa significhi amare profondamente il proprio lavoro prima ancora di essere un professionista e quale sia la differenza tra « essere » un coach e « fare » un mestiere. Siamo già nella seconda parte dell’ultimo quarto e Cividale controlla senza patemi un match già in cassaforte da 20 minuti, costantemente avanti tra i 20 e i 30 punti contro I giovani di Bologna 3. È solo la prima giornata di un campionato che sarà lunghissimo e Leo Battistini, a fine gara MVP con 36 di valutazione, 25 punti all’attivo, 9/10 da due, 1/1 da tre, 6/6 dai liberi, 14 rimbalzi, 4 falli subiti, sbaglia malamente l’esecuzione di un contropiede franando sulla difesa avversaria invece di scaricare su di un compagno meglio posizionato. Ecco, a questo punto questo Signore, con più di 100 panchine in serie A in piazze come Varese, Bologna, Pesaro, Forlì, Montecatini, Udine, Treviso e 6 promozioni conquistate, chiama un minuto di sospensione e fa un cazziatone urbi et orbi che non finisce più all’incredulo Battistini, neanche fosse la finale dell’Eurolega." Grazie a Stefano Pillastrini per questa Lectio Magistralis. Ne sono seguite molte altre, tra cui mi piace ricordare la gestione della gara interna con la Fortitudo Bologna, che con difese insospettabili ha mandato in confusione il suo collega Del Monte ma soprattutto i giocatori felsinei sul parquet e l'ultima impresa di Forlì domenica scorsa, quando "creando i presupposti di una brutta partita" ha impedito ai più quotati avversari di avere ragione di un manipolo di uomini in formazione incompleta e con più di qualche acciacco. Un profondo conoscitore del suo sport e della sua professione, oltre che di uomini. Un vero Maestro. #UEB #unitedweflight #Gesteco #Cividale

sabato 12 novembre 2022

VIA PERUSINI: UN FORTINO DA LIBRO CUORE

Ci sono stadi e palazzetti dove è la squadra a trascinare il pubblico, altri in cui invece sono gli spettatori a spingere i propri beniamini. Poi c’è il “Palagesteco”, in via Perusini a Cividale, dove i ragazzi in campo e i presenti sugli spalti sono una cosa sola. Dal 28/11/2020 a ieri su 44 gare disputate, 42 vittorie. Un “fortino” dove il “tifo” è solo a favore e qualsiasi avversario è accolto con gli applausi o, nei casi più ostici, con glaciale indifferenza. Un ambiente "caldo" come un palazzetto del sud e corretto come un'arena svedese. Il futuro, come sempre ignoto, è ancora tutto da raccontare; la storia fin qui scritta è da Libro Cuore, vergata con inchiostro indelebile. A prescindere.

A CIVIDALE NON SI PASSA: ANCHE NARDO' KO PER 63-60

Come ormai tradizione, il Palagesteco si conferma un luogo da evitare per i deboli di cuore ma anche un fortino da cui è praticamente impossibile per gli ospiti portare via l’intera l’intera posta e alla fine è festa grande per gli appassionati ducali. Questa sera due punti molto importanti per la Gesteco sono arrivati dopo un match molto nervoso e sofferto, in cui Nardò aveva dato l’impressione, con una difesa molto aggressiva e molta determinazione, di poter sfruttare una serata in cui le Aquile gialloblù avevano “litigato” per lunghi tratti con il canestro. In avvio coach Pillastrini si affida allo starting five composto da Rota, Mouaha, Pepper, Dell’Agnello e Miani ed è costretto a richiamare subito in panchina quest’ultimo che si è già caricato di due falli nel primo minuto e mezzo di gioco per mandare in campo Nikolic in una prima frazione equilibrata che termina 15-13 per Cividale ed è caratterizzata da difese aggressive e molti errori in fase d’attacco, in cui si mette subito in luce l’mvp del girone rosso Giacomo Dell’Agnello, autore dei primi 7 punti consecutivi dei ducali. Nel secondo quarto i padroni di casa soffrono l’aggressività dei pugliesi e faticano sotto le plance, dove i centimetri degli ospiti si fanno sentire ed è Battstini con una tripla a mettere a segno i primi punti solo dopo 4’ minuti di gioco per riavvicinare Nardò (18-19); coach Pillastrini rimescola più volte i quintetti, ma stasera i suoi hanno le polveri decisamente bagnate e chiudono sotto di 11 punti all’intervallo lungo (23-34), avendo segnato solo 8 punti con una percentuale decisamente deficitaria (9/36) dal campo e subendo la supremazia a rimbalzo dei pugliesi, che in difesa hanno raccolto 20 carambole contro le 13 di Cividale. Nel terzo periodo, dopo un avvio che sembrava la prosecuzione di quanto visto nel secondo parziale, Cividale grazie allo spirito di squadra, una ritrovata abilità sotto le plance (ben 18 i rimbalzi catturati dai ducali nella frzione) e alle giocate di un ispirato Battistini (10 punti nel tempo) riapriva il match portandosi sul meno 1 (39-40) a 3’10” dalla penultima sirena, per poi completare la rimonta e chiudere sul 48-48. Nell’ultima frazione, dopo che la Gesteco ha sprecato la palla del possibile vantaggio, Nardo’ è avanti di 5 punti (50-55) a 5’50” con Pillastrini che chiama i suoi in panchina per un time-out per riorganizzare i suoi, e i suoi non lo tradiscono perché con un finale tutto grinta e cuore, sostenuti dal “solito” calore del Palagesteco, sono avanti 61-60 a 14” dalla fine, dopo che Rota non è riuscito ad infilare i due punti del + 3, e riescono a neutralizzare l’ultimo decisivo possesso dei pugliesi con una spettacolare difesa e chiudere 63-60 con due liberi di Chiera. UEB GESTECO CIVIDALE – HDL NARDO’ 63 - 60 (15-13, 23-34, 48-48) UEB GESTECO CIVIDALE Miani 4, Chiera (k) 10, Cassese 4, Rota 4, Mouaha 2, Cuccu n.e., Battistini 18, Barel n.e., Nikolic 7, Pepper 6, Dell’Agnello 8, Micalich n.e. Allenatore: Stefano Pillastrini Vice: Federico Vecchi e Alessandro Zamparini Tiri liberi 13/17, Tiri da due 16/38, Tiri da tre 6/34, Rimbalzi 43 (24 dif. 19 off.) HDL NARDO’ Parravicini 2, Poletti (k) 10, Baldasso 2, La Torre 6, Ceron 13, Vašl 5, Stojanovic 18, Renna n.e., Donda 4, Borra. Allenatore: Gennaro Di Carlo Vice: Mario Cottignoli Tiri liberi 11/21, Tiri da due 14/32, Tiri da tre 7/22, Rimbalzi 44 (31 dif. 13 off.) Arbitri: Alessandro Costa, Paolo Puccini e Marco Attard Spettatori 1.500 circa

domenica 6 novembre 2022

LE PAGELLE DI APU-FORTITUDO 81-75

MUSSINI 6,5 Dà un importante contributo nell’economia del match con una tripla fondamentale a metà del terzo quarto e ogni volta che Boniciolli lo chiama lui risponde presente. 7 punti (2/2 e 1 / 2 da tre), 2 rimbalzi e 1 assist PALUMBO 5,5 Poco impiegato, si carica subito di falli 2 punti (1/1), 4 rimbalzi, 1 assist ANTONUTTI 6 Anche lui impiegato con il contagocce, non fa mancare il suo apporto da vero capitano 6 punti (1/3) 2 rimbalzi e 1 assist GASPARDO 5 Serata no, da lui ci si aspetta ben altro contributo 5 punti (2/4, 0/2) 2 rimbalzi, 1 assist CUSIN 6,5 Impatto importante sul match quando entra nel primo quarto, con Udine che ha a referto solo 8 punti quando sul cronometro mancano 3’45” alla prima sirena; il suo apporto resta sempre prezioso anche in seguito, quando il coach lo manda sul parquet. 6 punti (3/5) 4 rimbalzi, 3 assist BRISCOE 6 Di stima, perché solo a tratti fa vedere le qualità tecniche superiori di cui dispone. 14 punti (6/10, 0/2) 4 rimbalzi, 2 assist ESPOSITO 6 Si guadagna la sufficienza grazie alle 10 carambole che cattura, in un match macchiato però da diverse incertezze in momenti importanti della gara, sia in attacco che in difesa 9 punti (4/6), 10 rimbalzi, 1 assist NOBILE 7 Che la difesa asfissiante con cui limita i diretti avversari sia la specialità della casa era cosa nota, ma il tre su tre dall’arco che colleziona nei momenti chiave del match gli valgano la palma di “hombre del partido”. 11 punti (0/1, 3/3) 1 assist PELLEGRINO 6,5 Impalpabile per tre quarti di gara, si riscatta nell’ultima frazione con tre canestri consecutivi sottomisura che tengono a galla Udine quando la EFFE è con il fiato sul collo degli uomini di Boniciolli. 8 punti (4/6) 4 rimbalzi, 1 assist SHERILL 6,5 Non è una delle sue serate migliori sparando spesso a salve, ma si guadagna con merito mezzo punto in più per gli 8 assist smazzati, ma soprattutto per la tripla del 77-71 a 20” dalla fine che mette la pietra tombale sulle speranze di Bologna di compiere l’impresa di violare il Carnera in rimonta, dopo i primi due tempi decisamente inguardabili. 13 punti (2/6, 3/9), 1 rimbalzo, 8 assist. FANTOMA N.E. BONICIOLLI 6,5 Orfano di Mian, ruota con sapienza le “armi” a disposizione e riesce nel finale a rimettere la barca in linea quando i suoi avevano pericolosamente lasciato andare il timone troppo presto, consentendo alla Fortitudo di rientrare pericolosamente in partita dopo aver fatto acqua da ogni parte.

venerdì 4 novembre 2022

L'UDINESE FRENA ANCORA, BETO EVITA UN'ALTRA BEFFA

L’Udinese chiude il suo 2022 allo stadio Friuli senza riuscire a ritrovare la vittoria, che manca oramai da un mese, nonostante un finale tutto cuore e dovendo inseguire invece un Lecce che rientra a casa con un punto strappato ai friulani grazie ad una condotta di gara molto ordinata, caparbia e capace di spezzare continuamente il gioco dei bianconeri friulani. La squadra di Sottil produce indiscutibilente molto sul piano del gioco ma non riesce a tradurre in segnature la superiorità tecnico teattica e finisce per pagare a caro prezzo ogni piccola ingenuità che viene commessa dai suoi difensori. Il primo tempo è stato caratterizzato da un possesso palla sterile da parte dei padroni di casa che hanno dimostrato di aver perso la brillantezza che li ha portati nei piani alti della classifica, mentre gli ospiti, tonici e ben messi in campo dall’ex stopper dell’Udinese 1986, Marco Baroni, hanno colpito alla prima occasione con Colombo al 33’, abile a scaraventare alle spalle di Silvestri da pochi passi sfruttando un rimpallo favorevole a centro area scaturito da una distrazione fatale del suo marcatore. Fino alla rete dei salentini si erano visti alcuni tiri dalla distanza senza pretese di Arslan (15’ alto), Pereyra (22’ parato a terra da Falcone), Perez (23’ alto) e un appoggio troppo lungo di Deulofeu per lo smarcato Beto (27’), mentre una volta subita la rete del Lecce era Perez a calciare alto dentro l’area su azione di calcio d’angolo (35’) e ancora un nervoso Deulofeu a svirgolare clamorosamente un ottimo pallone servitogli vicino al disco del rigore da Ehizibue (42’). L’Udinese rientra a testa bassa negli spogliatoi, dopo che nel minuto di recupero concesso dal sig. Fourneau, è andato ad un passo dallo 0-2 con un tiro scagliato dai 20 metri scagliato contro la traversa da Strefezza. Nella ripresa i friulani, sempre sostenuti da un pubblico esemplare riescono ad impattare a metà frazione, ritrovando il bomber Beto pronto a sfruttare un incursione di Success che fornisce al compagno un assist al bacio all’interno dell’area giallorossa. In precedenza, il monologo bianconero pur senza la precisione e la freschezza sfoggiate in precedenza, aveva creato diverse palle gol e pericoli continui nell’area salentina come quando Deulofeu aveva condotto un’azione magistrale in solitaria patendo dalla propria metà campo per concludere appena entrato nell’area avversaria con un tiro che si spegeva di poco a lato della porta difesa da Falcone. E’ stato Pereyra nell’ultimo minuto del recupero ad avere la palla del 2-1, ma l’argentino ha calciato addosso all’estremo difensore ospite dopo essere stato smarcato a tu per tu con il portiere del Lecce nell’area intasata dei salentini. La frenata sul piano dei risultati è evidente, con l’Udinese che ha confermato di soffrire con le squadre che si chiudono e non danno tregua ai portatori di palla, ma anche dimostrato unità d’intenti, buone trame di gioco e capacità di recuperare i risultati a sfavore, Giuseppe Passoni UDINESE – LECCE 1-1 Marcatori: 33’ Colombo (L) 66’ Beto (U) UDINESE: Silvestri, Perez (Festy), Bijol, Ebosse, Ehizibue (79’ Nuytinck), Samardzic (79’ Jajalo), Walace, Arslan (64’ Success), Pereyra, Beto, Deulofeu. All. Andrea Sottil LECCE: Falcone, Gendrey, Baschirotto, Umtiti (54’ Dermaku), Gallo, Gonzalez (83’ Bistrovic), Hjulmand, Blin, Strefezza (72’ Cessay), Colombo (72’ Di Francesco), Banda (83’ Oudin). All. Baroni Arbitro: Fourneau Assistenti: Berti, Capaldo IV Uomo:Volpi VAR: Massa AVAR: Abisso Ammoniti: Deulofeu (U) 36’ Bijol (U) 46’ Umtiti (L) 52’, Gallo (L) 68’, Oudin (L) 86’ Spettatori 21.834 per un incasso di 229.079 Euro Recupero 1’ e 5’

sabato 29 ottobre 2022

CIVIDALE FA L'IMPRESA E BATTE LA FORTITUDO 76-71

Al Palagesteco è andato in scena uno degli appuntamenti più attesi alla vigilia della prima, storica, partecipazione di Cividale al campionato di serie A2: l’incrocio con un “pezzo” della storia della pallacanestro italiana, ovvero la “Effe” della Fortitudo Bologna, club che nel corso della sua lunga storia oltre a cucire sulle maglie lo scudetto può vantare, a prescindere dalle alterne e talvolta tormentate vicende societarie, una delle tifoserie più fedeli e appassionate d’Italia. Per l’occasione infatti, nutrita era la rappresentanza degli ospiti giunta dal capoluogo emiliano che ha contribuito, insieme alla “marea gialla” di casa, neofita per la categoria ma altrettanto calorosa e partecipe, a creare un clima all’altezza dell’evento. La sfida per i ducali era senz’altro impegnativa, non solo per la forza e il blasone dell’avversario, ma anche per dimostrare che la scoppola subita a Pistoia nel turno precedente causata, oltre che per l’indubbia caratura tecnica dei toscani, da un black out della UEB nella seconda parte del match era da ascriversi per lo più al fisiologico processo di adattamento di una matricola alla categoria superiore. La prima frazione del match viaggia in perfetto equilibrio, con i padroni di casa che hanno un miglior impatto sul match grazie alle giocate di Aristide Mouaha e si portano in vantaggio sul 6-3 con il possesso per allungare ulteriormente, salvo invece subire il ritorno di Bologna che nonostante molti errori capitalizza la supremazia sotto le plance e piazza un parziale di 11-2 che la porta sul 8-14 a 3’55” e fa temere per un allungo importante; sono invece i ducali a riprendere il filo dopo un time-out chiamato da Pillastrini e con un positivo ingresso di Battistini sul parquet riprendono gli ospiti e chiudono avanti di un punto alla prima sirena (18-17). Nel secondo periodo Cividale rientra decisamente “on fire” e trascinata da capitan Chiera vola sul + 7 (24-19) a 8’02” facendo esultare il Palagesteco; purtroppo per la Gesteco però, nonostante una buona circolazione della palla in fase offensiva e i molti errori degli ospiti al tiro, perdono la precisione dal perimetro e subiscono il lento ritorno della Fortitudo, con il tabellone che segna 30-28 a 2’50”. Nel finale di tempo è Giacomo Dell’Agello – top scorer Gesteco fino a questo momento con 9 punti - a caricarsi i suoi sulle spalle con 6 punti consecutivi nel “pitturato” e con il contributo di una tripla di Pepper e di un gioco da tre punti di Rota a 6” dalla sirena, porta Cividale avanti a metà gara meritatamente sul 40-34. Il erzo periodo si apre ancora con Cividale sugli scudi, capace di portarsi sul + 10 (44-34) a 7’27” con una schiacciata di Pepper in penetrazione con la difesa felsinea schierata e a suggellare la prova fin qui convincente dei gialloblù friulani. Un a tripla di Mouaha dilata il vantaggio sul + 14 (53-39) a 4’20”, in un momento in cui i padroni di casa sono trascinati in attacco da Pepper e riescono con una serrata difesa di squadra a tenere a distanza la Fortitudo, che con il solo Davis riesce a tradurre in punti il maggior “peso” sotto le plance dei suoi. Il parziale si chiude con il “mago” Rota capace di beffare ancora una volta a fil di sirena i distratti ospiti, che gli permettono il coast-to-coast che vale il + 16 (64-48) e il boato del Palagesteco. Nell’ultima frazione Bologna si scuote dal lungo torpore e guidata da Davis e Thornton piazza un parzaile 8-0 e ricuce sul 64-56 a 7’07”, costringendo coach Pillastrini a chiamare la sopsensione per tentare di bloccare sul nascere la rimonta ospite. Ci vogliono due liberi di Miani e auna tripla di Chiera per scrollarsi di dosso la paura e riportare Cividale sul + 13 (69-56 a 6’22”, arginando così la determinata reazione dei felsinei. Bologna però non ci sta a lasciare la strada ai ducali che accusano il “braccino corto” e mettono pressione agli uomii di Pillastrini portandosi prima a meno 7 a 2’56” con un canestro di Thornton e poi a meno 5 (69-64) a 2’20” con Italiano. Una tripla di Pepper a 2’07” è ossigeno puro per Cividale (72-66) ma la Fortitudo accorcia ancora con due liberi di Davis e poi Italiano piazza una tripla siderale a 40” per il meno 3 (74-71) e possesso ospite a 13” dalla sirena finale. Bologna costruisce l’ennesimo tiro da tre per Italiano che però questa volta sbaglia e costringe i suoi a spendere un fallo a 7” per fermare il possesso decisivo di Cividale e chiamare minuto di sospensione per organizzare il “drammatico” finale. E’ Miani in lunetta suggellare la storica vittoria delle Aquie che s’impongono ai titolati rivali per 76-71. Sugli spalti e in campo è festa grande per un match che aggiunge una gemma preziosa nell’avventura del club friulano nella seconda serie nazionale di pallacanestro e conferma che il club del presidente Micalich può recitare un bel ruolo anche in questa stagione. Giuseppe Passoni UEB GESTECO CIVIDALE – FORTITUDO BOLOGNA 76 - 71 (22-18, 40-34, 64-48) UEB GESTECO CIVIDALE Miani 14, Chiera (k) 12, Cassese 2, Rota 5, Mouaha 9, Balde n.e., Battistini 5 Barel n.e., Nikolic 12, Pepper 18, Dell’Agnello11, Micalich n.e.. Allenatore: Stefano Pillastrini Vice: Federico Vecchi e Alessandro Zamparini Tiri liberi 12/14, Tiri da due 20/31, Tiri da tre 8/30, Rimbalzi 29 (23 dif. 6 off.) FORTITUDO BOLOGNA Biordi 2, Thornton 21, Aradori 6, Barbante 12, Panni 2, Paci n.e., Fantinelli (k), Italiano 14, Cucci, Davis 14. Allenatore: Luca Dalmonte Vice: Matteo Angori e Matteo Tasini Tiri liberi 11/15, Tiri da due 21/38, Tiri da tre 6/24, Rimbalzi 39 (27 dif. 12 off.) Arbitri: Andrea Masi, Alberto Perocco e Sebastiano Tarascio. Spettatori 2.200 circa.

venerdì 21 ottobre 2022

UDINESE-TORINO: AMARCORD

L'aria di tanti derby infuocati disputati all'ombra della mole e che spesso valevano lo scudetto, probabilmente diede un ulteriore motivazione a Franco Causio, quando l'undici ottobre 1981 il Torino scese sul terreno del Friuli per la quinta giornata del massimo campionato, stagione 1981/82. Il clima era già quello dell'ultima spiaggia, con i padroni di casa solitari ultimi in classifica con un solo punto e reduci da tre sconfitte consecutive contro dirette avversarie nella lotta per la salvezza: Ascoli (0-3), Avellino (1-2) e Cesena (1-2), mentre i granata erano partiti di slancio grazie a due vittorie consecutive, una sconfitta ed un pareggio. Lo sconcerto serpeggiava nella tifoseria friulana che si aspettava ben altro avvio di torneo, dopo il brillante precampionato e gli importanti rinforzi giunti a Udine durante il mercato estivo, tra cui il big Franco Causio dalla Juventus e il bomber interista Carletto Muraro e in molti già chiedevano la testa dell'allenatore Enzo Ferrari, protagonista della miracolosa salvezza nella stagione precedente. Inoltre, gran parte della stampa sportiva nazionale, riteneva il Barone ben avviato sul viale del tramonto, dopo aver perso il posto in nazionale a favore di Bruno Conti ed essere stato scavalcato da Marocchino nelle preferenze del Trap nell'undici titolare di Madama. Fu un abbaglio clamoroso da parti di chi non aveva tenuto in debito conto dell'orgoglio, dell'integrità fisica e della classe purissima di Causio, che disputò una stagione straordinaria guidando l'Udinese alla salvezza con tre giornate d'anticipo dalla chiusura del campionato, vinse il Guerin d'Oro come miglior giocatore del campionato e si riguadagnò la fiducia di Enzo Bearzot che lo convocò nei 22 che poi vinsero il mondiale di Spagna, quello più bello della storia sportiva nazionale. Ma torniamo a quel grigio pomeriggio d'autunno sul terreno del Friuli: la squadra bianconera, consapevole della necessità di raccogliere i due punti ed invertire la rotta, giocò una partita "garibaldina", schiacciando i granata nella loro metà campo per due terzi di gara e dove il Barone fece il bello e il cattivo tempo: calciò la punizione per la testa di Cesarone "Armaron" Cattaneo che valse il vantaggio sul finire del primo tempo, fece ammattire ininterrottamente il suo marcatore Salvadori con tutto il suo repertorio di dribbling, finte assassine e cambi di ritmo, raccolse un retropassaggio di Dossena e s'involò verso la porta torinista, freddando Terraneo in uscita con un sopraffino tocco di esterno destro a incrociare il pallone a filo d'erba nell'angolino opposto per il 2-0 ad inizio ripresa e siglando così il suo primo centro in maglia udinese. I bianconeri rallentarono il ritmo e vennero subito colpiti da un gol del neo-entrato Bonesso che per un attimo parve rimettere in discussione l'andamento del match: fu solo un lampo, perché l'Udinese riprese a macinare gioco e a 10 minuti dalla fine chiuse i giochi con un'inzuccata in tuffo di Carletto Muraro, anch'egli alla prima marcatura con i colori friulani. Un'altra rete di Bonesso allo scadere servì solo per le statistiche e ad accorciare le distanze, fissando il risultato sul 3-2 finale per l’Udinese e rendere meno amaro il secondo ritorno a Udine da avversario di Massimo Giacomini, l'indimenticato tecnico artefice del salto triplo dalla C alla A delle zebrette friulane dopo 17 anni di purgatorio. Anche questa volta sonoramente fischiato, dopo il precedente di due anni prima quando l'allenatore udinese purosangue sedeva sulla panchina del Milan: il popolo bianconero, brillando per ingratitudine, non gli aveva perdonato aver abbandonato dopo aver raggiunto la promozione in serie A la panchina friulana per quella milanista. Udine, stadio Friuli, domenica 11 ottobre 1981, ore 15,00 UDINESE - TORINO 3-2 Marcatori: Cattaneo 35', Causio 52', Bonesso 65', Muraro 77', Bonesso 87' UDINESE: Della Corna, Gerolin, Tesser, Papais (85' Pancheri), Cattaneo, Orlando, Causio (cap.) (80' De Giorgis), Pin, Miano, Orazi, Muraro. Allenatore: Enzo Ferrari TORINO: Terraneo, Danova, Salvadori (71' Ermini), Van de Korput, Giacomo Ferri, Beruatto, Bertoneri, Zaccarelli, Sclosa (55' Bonesso), Dossena, Pulici (cap.). Allenatore: Massimo Giacomini Arbitro: Maurizio Mattei della Sezione di Macerata Spettatori: 25 mila circa.

sabato 15 ottobre 2022

CIVIDALE NON SBAGLIA E BATTE RAVENNA 80-70 IN SICUREZZA

Dopo la sfortunata trasferta in quel di Mantova, dove le Aquile hanno ceduto il passo ai padroni di casa solamente nelle ultime battute del match, Cividale ospitava Ravenna, ancora al palo dopo due nette sconfitte patite nelle prime due giornate, con l’obiettivo di incamerare i due punti davanti al suo pubblico e mettere fieno in cascina in un campionato che si conferma assai equilibrato ed impegnativo. L’obiettivo è stato centrato al termine di un match che non è mai stato in discussione e che permette così alla “band” del Presidente Micalich di affrontare sempre con maggior sicurezza nei propri mezzi la stagione e in tranquillità la settimana che li porterà a sfidare la quotata Pistoia domenica prossima in Toscana. Coach Pillastrini in avvio manda sul parquet Rota, Chiera, Pepper, Miani e Nikolic e i suoi lo ripagano con una buona partenza, portandosi sul 12-6 a 5’30” grazie all’ispirata regia di Rota, capace anche di piazzare due triple consecutive che costringono Lotesoriere a richiamare i suoi per un minuto di sospensione; i ducali, di nuovo nella tradizionale maglia gialla, mantengono però“le mani sul manubrio” e con un gioco fluido e buona circolazione della palla restano avanti sul 20-13 fino a 2’ dalla sirena, prima di accusare un calo di tensione che porta Ravenna a ridurre il divario per il 22-18 con cui si chiude la prima frazione. Il secondo periodo inizia con Pepper sugli scudi con una tripla e una penetrazione a bersaglio e con Cividale che mette subito pressione agli ospiti in fase difensiva e si porta avanti sul 29-21 a 7’50” e poi sul 37-23 a 5’15” con un contributo decisivo di Mouaha, autore di recuperi a ripetizione e motore di transizioni vincenti. Il break è quello decisivo perché Ravenna in attacco è poco incisiva e Cividale resta concentrata arrivando all’intervallo lungo avanti di tredici lunghezze (45-32). A metà gara sono da segnalare le prestazioni di Mouaha, che ha messo a referto un 4/6 dal campo condito da ben 5 palle recuperate, e di Eugenio Rota con 3/3 al tiro e 3 assist. Il copione in avvio non muta nel terzo periodo con Cividale saldamente avanti 54-38 a 5’17”, prima di accusare un black-out in attacco che permette agli ospiti di rimanere in qualche maniera aggrappati al match; a rimettere le cose a posto ci pensano prima un positivo Nikolic a 2’12” con il piazzato del 56-44 e un gioco da 3 punti di Mouaha per il 59-44 a 1’23”, mentre la penultima sirena suona con il tabellone fermo sul 59-46. L’andamento dell’ultimo periodo non desta sorprese, con la Gesteco che gestisce in sicurezza avanti di 20 lunghezze (74-54) a 4’50” e Pepper a sentenziare con una tripla il 77-56 e la fine della contesa a 4’01”, dando la possibilità a coach Pillastrini di far esordire in serie A2 prima Enrico Micalich a 2’16” e poi Brenno Barel a 50” e garantire all’appassionato pubblico di Cividale un finale di tutta tranquillità con l’80-70 con cui si conclude il match. Giuseppe Passoni UEB GESTECO CIVIDALE – ORASI’ RAVENNA 80 - 70 (22-18, 45-32, 59-46) UEB GESTECO CIVIDALE Miani 3, Chiera (k) 7, Cassese 3, Rota 10, Mouaha 14, Brunetto n.e., Battistini 11 Barel, Nikolic 12, Pepper 14, Dell’Agnello 6, Micalich. Allenatore: Stefano Pillastrini Vice: Federico Vecchi e Alessandro Zamparini Tiri liberi 10/20, Tiri da due 23/43, Tiri da tre 8/18, Rimbalzi 34 (23 dif. 11 off.) ORASI’ RAVENNA Anthony 15, Giordano 6, Musso (k) 18, Bartoli 2, Bocconcelli, Onojaife n.e., Galletti n.e., Petrovic 9, Bonacini 6, Lewis 14. Allenatore: Alessandro Lotesoriere Vice: Roberto Villani e Giovanni Piastra Tiri liberi 9/14, Tiri da due 20/34, Tiri da tre 7/20, Rimbalzi 27 (22 dif. 5 off.) Arbitri: Duccio Maschio, Andrea Agostino Chersicla e Luca Bartolini Spettatori 1.520

giovedì 13 ottobre 2022

UDINESE-LAZIO: AMARCORD

Con un'insolita sfida di alta classifica tra Udinese e biancocelesti romani alle porte, la memoria viaggia all'ultimo gol italiano su azione messo a segno da Zico, infilato proprio nelle rete di una malcapitata Lazio alla seconda giornata del torneo 1984/85, il 23 settembre 1984. Mettiamo allora in moto la macchina del tempo e andiamo a quell'uggioso pomeriggio di un sollecito autunno udinese; anche l'entusiasmo del settembre 1983 nella tifoseria friulana si è sensibilmente annacquato a un anno di distanza dall'inaspettato ed incredibile sbarco dell'asso di Rio nella provincia friulana: i sogni di grandeur sono svaniti dopo gli eventi della primavera 1984 in cui la Zanussi è uscita dalla proprietà del club, tagliando la benzina che aveva alimentato i progetti ambiziosi del cav. Lamberto Mazza, ora rimasto alla Presidenza del Club senza i denari che assicurava il gruppo industriale pordenonese. Capita l'antifona il General Manager Franco Dal Cin, che aveva già inutilmente opzionato Junior e Collovati per la stagione 84/85, lascia il club per accasarsi all'Inter, seguito da capitan Causio a cui non viene rinnovato il contratto e da Pietro Paolo Virdis che si trasferisce anche lui a Milano, sponda rossonera. Lamberto Mazza, dopo aver inutilmente chiesto ai tifosi di versare nelle casse sociali 4 miliardi di lire a titolo di prestito obbligazionario con lo scopo di "continuare a far grande" l'Udinese, ridimensiona definitivamente i progetti: prima chiama nel ruolo di Direttore Sportivo un giovanissimo Ariedo Braida, poi cerca senza esito di piazzare Zico al Torino ottenendo il rifiuto del brasiliano al trasferimento e infine sostituisce l'allenatore Ferrari con il "vecchio Leone" Luis Vinicio in panchina, cercando di tappare le falle con gli arrivi di Franco Selvaggi dal Torino e alcuni giovanotti di belle speranze come Andrea Carnevale dal retrocesso Catania, Federico Rossi dalla Fiorentina e Gianpaolo Montesano dal Palermo. Confermati tutti gli altri. Persino la maglia viene cambiata: si manda in pensione quella bianconera stile Ajax per proporre un'insolita divisa, sicuramente futuristica per l'epoca e che sarà mantenuta per tre stagioni, prima di essere riproposta nella stagione 2020/21. Più futuribile di così.
Nonostante il mediocre precampionato abbia già mostrato la fragilità della squadra con la sollecita eliminazione dalla coppa Italia a vantaggio di squadre militanti nella serie cadetta e l'organico sia chiaramente indebolito, la tifoseria friulana potendo contare ancora sul Galinho nell'undici titolare con i gradi di capitano, spera ugualmente in un campionato ricco di soddisfazioni, battagliando comunque tra le prime 8 della classifica. Il pareggio per 2-2 sul prato di San Siro contro il Milan di Liedholm sembra alimentare le speranze, che toccheranno la loro massima illusione proprio alla seconda giornata, quando ad una squinternata - con il senno di poi - Lazio i bianconeri danno una severa lezione, schiantandola per 5-0 in un pomeriggio di calcio spettacolo, agevolato da allegre marcature, varchi difensivi ampi come praterie e attacchi velleitari dei capitolini. Nessuno dei tifosi friulani usciti festanti e ringalluzziti da quella scorpacciata s'immagina di aver assistito all'ultima pagina felice dell'Udinese di Zico e all'ultima rete su azione dell'asso brasiliano in Italia, peraltro tra le più spettacolari tra quelle viste sui campi della serie A ad opera dell'asso brasiliano. E' il 36' del primo tempo e i bianconeri hanno aperto le marcature con Galparoli, lesto a tuffarsi di testa in piena area biancazzurra e a battere Orsi otto minuti prima; Zico sulla tre quarti laziale raccoglie un pallone e d'esterno di prima intenzione lo alza sulla sua sinistra per Selvaggi dettando un triangolo. Spadino in acrobazia chiude di prima intenzione lo scambio con un pallone che il Galinho raccoglie sempre di prima e al volo, indirizzandolo questa volta sulla destra, a parabola, in direzione di Andrea Carnevale piazzato poco dentro l'area romana. Il centravanti di Monte San Biagio, futuro bomber pluri-scudettato alla corte di Re Maradona, si alza di testa ed indirizza la palla poco più avanti del dischetto del rigore, dove Zico arriva in corsa e in mezza girata, al volo, calcia di prepotenza alle spalle del malcapitato Orsi. 2-0 e corsa del Galinho verso la bandierina a prendersi, inginocchiato, l'abbraccio di Gigi De Agostini che aveva seguito l'azione sulla sinistra. I giocatori della Lazio hanno agevolato il tutto recitando il ruolo di belle statuine, ma il disegno tattico, la visione di gioco e l'esecuzione tecnica del brasiliano sono stati veramente come la pennellata di un'artista. Quando a venti minuti dalla fine, sul risultato di 4-0, Zico esce per un dolore alla coscia destra, lasciando il posto a Paolo Miano, sembra solo una sostituzione per non affaticare inutilmente il capitano dell'Udinese. Sarà invece l'inizio di un vero e proprio calvario, con il brasiliano fuori prima per settimane, poi per mesi, con uno stiramento che guarisce mai del tutto. L'Udinese inizia ad inanellare sconfitte su sconfitte e alla fine del girone di andata è quartultima con 11 punti e lotterà fino due giornate dalla fine per guadagnare la salvezza mentre Zico giocherà solo 16 partite totali, segnando solo altre due reti su punizione nel girone di ritorno, di cui l'ultima il 14 aprile 1985, ininfluente, al comunale di Torino contro la Juventus accorciando le distanze sul 2-3 al 90'. Poca cosa rispetto ai fuochi d'artificio dell'anno prima, quando lo si poté ammirare per 24 volte assistendo a 19 reti. Fece solo in tempo a scendere in campo allo stadio Friuli per festeggiare la salvezza alla penultima contro il Napoli di Maradona il 12 maggio 1985, per l'unica volta in cui i due fuoriclasse si sfidarono in Italia. Il finale fu amarissimo, quanto immeritato, con il brasiliano centrare i legni della porta di Castellini e Maradona a siglare il 2-2 finale all'88', anticipando di mano Brini e facendo così le prove per la "mano de Dios" dei mondiali messicani del 1986. Negli spogliatoi Zico inveì giustamente contro l'arbitro Pirandola di Lecce reo di non aver sanzionato l'argentino, rimediando sei giornate di squalifica che non finì mai di scontare: rientrò subito in Brasile per continuare la sua carriera di giocatore nel Flamengo e poi in Giappone, chiudendo nei Kashima Antlers nel 1994 a 41 anni. Alla tifoseria friulana rimarrà sempre l'amaro in bocca per come si concluse l'avventura del giocatore che più gli fece sognare, costretto anche ad andarsene con l'accusa di evasione fiscale per costituzione di capitale all'estero relativamente alle vicende giuridico-contrattuali che lo avevano portato in Italia, accuse da cui venne in seguito prosciolto qualche anno più tardi. Per la cronaca, anche il match di ritorno di quell'annata, finì con una goleada bianconera sul terreno dell'Olimpico, quando l'Udinese strapazzò una sempre più derelitta Lazio per 4-1, con reti di Carnevale, Edihno, Selvaggi, Giordano su rigore e Gerolin, condannando definitivamente i romani ad un'amara retrocessione con larghissimo anticipo.
Zico ha fatto ritorno più volte in Friuli, l'ultima nel giugno 2022, a testimonianza del forte legame instaurato con la gens furlana nel breve ma intenso periodo in cui vestì la maglia bianconera e, nonostante i risultati sportivi siano stati sicuramente inferiori alle grandi attese, ogni volta è stato accolto come la prima nel luglio 1983: come un Re. Un comune friulano gli ha concesso la cittadinanza onoraria.          


Udine, Stadio Friuli
23 settembre 1984

UDINESE: Brini, Galparoli, Federico Rossi, Gerolin, Edinho, De Agostini, Mauro, Criscimanni (80' Papais), Selvaggi, Zico (70' Miano), Carnevale. 
A disp. Fiore, Cattaneo, Montesano. 
Allenatore Luis Vinicio

LAZIO: Orsi, Storgato, Filisetti, Vianello, Batista, Podavini, Torrisi (46' Garlini) Manfredonia, Giordano, Laudrup, Fonte (75' Marini).
A disp. Cacciatori, Spinozzi, Calisti.
 Allenatore Paolo Carosi

Arbitro: Sig. Tullio Lanese di Messina.

Marcatori: 28' Galparoli, 36' Zico, 58' Selvaggi, 68' Mauro II, 88' Carnevale.

Note: giornata di pioggia, spettatori: 31.000 circa.

mercoledì 5 ottobre 2022

IL DERBY D'ITALIA DELLE PROVINCIALI

Se il derby d'Italia è Juventus - Inter, a buon titolo e non solo per ragioni cromatiche, il derby d'Italia delle provinciali è Udinese - Atalanta. Anche se nessuna delle due è mai riuscita a vincere uno scudetto, a differenza del Verona e del Cagliari, nella classifica dei punti ottenuti nel campionato italiano di serie A bergamaschi e friulani occupano rispettivamente l'11° e il 12 ° posto e l'11a e la 13a posizione per numero di campionati disputati: 62 i nerazzurri e 50 i bianconeri. Per quanto riguarda la Coppa Italia, invece, i bergamaschi possono vantare il successo del torneo 1962/63 (3-1 al Torino nella finale disputata a san Siro), mentre i friulani devono accontentarsi della partecipazione alla prima finale della manifestazione nel 1922, persa contro il Vado Ligure per 1-0 nei tempi supplementari. Inoltre, tra tutte le provinciali che sono riuscite con i loro exploit ad ottenere la partecipazione a competizioni europee solo Atalanta e Udinese lo hanno fatto con continuità, centrando per ben 3 volte la qualificazione ai play-off di Champions League: i friulani, con una alla fase a gironi e 3 volte la qualificazione ai gironi i bergamaschi, con annesso passaggio alla fase ad eliminazione diretta sfiorando, addirittura l'arrivo in semifinale nell’estate Covid 2020. L’Udinese tra Champions League, coppa UEFA, Europa League ed Intertoto, può vantare 76 gare disputate, con un successo in coppa Intertoto (2000) e come miglior piazzamento i quarti di finale della Coppa Uefa 2008/2009, mentre l’Atalanta ha messo insieme 64 incontri, con migliori piazzamenti la semifinale di Coppa delle Coppe 1987/88 ed i quarti di finale della Champions League 2019/2020. Per dovere di completezza, nella bacheca friulana c’è anche la Mitropa Cup edizione 1979/80. Sul terreno dello stadio Moretti prima e del Friuli poi, le due compagni si sono sfidate per ben 38 volte con i bianconeri friulani in netto vantaggio, avendo riportato 20 vittorie e segnato 60 reti, contro i dieci successi e le 45 reti dei nerazzurri mentre per 8 volte è uscito il segno X. Se i bianconeri friulani hanno dominato la scena a partire dalla metà degli anni 90' e sino al 2013, successivamente al declino friulano ha fatto da specchio la crescita bergamasca che, con l'arrivo sulla panchina di Gasperini ha superato, a livello di risultati (conquista della finale di Coppa Italia e della final four di Champions League) le imprese friulane. La recente supremazia si è riversata anche nel computo degli scontri diretti, con i nerazzurri più volte corsari a Udine e capaci di infliggere nell'ottobre del 2019 un umiliante 7-1 ai malcapitati bianconeri guidati da Igor Tudor sul terreno dello stadio "Azzurri d'Italia"; l'ultima vittoria friulana risale all'ottobre 2017, quando l'Udinese agli ordini di Gigi Delneri piegarono la "Gasperini Band" per 2-1, con De Paul e Barak a segno per ribaltare le rete del vantaggio siglata da Kurtic. Ancora “sanguinante” per i colori friulani è l’ultima gara disputata allo stadio Friuli lo scorso 9 gennaio, quando i bergamaschi “passeggiarono” per 6-2 su di un Udinese decimata dal Covid e costretta dalla Federazione a giocare ed immolarsi nei confronti degli ospiti, nonostante fosse costretta a ricorrere a diversi “primavera” per riuscire a presentare una lista all’arbitro con il numero minimo indispensabile per la validità della gara. Nella stagione appena iniziata, l’incrocio tra le due compagini arriva in un momento in cui le stesse sono divise da un solo punto, con i nerazzurri in testa alla classifica insieme al Napoli e i bianconeri, terzi solitari e sorprendentemente ritornati competitivi come non accadeva da dieci anni e che aspirano ad un successo che li porterebbe a superare i rivali e conquistare la vetta solitaria, nel caso in cui i partenopei non riuscissero poi a tornare da Cremona con una vittoria. Più derby d’Italia di così! In vista dell'imminente sfida di domenica 9 ottobre, voglio riportare alla memoria il precedente dal sapore assai diverso e che si è disputato nel catino dei Rizzi domenica 14 dicembre 1986 per la 12a giornata del girone d'andata del campionato 1986/87. Era l'anno dei mondiali, quelli dell'86, quelli in cui, come cantava Venditti nella sua celebre "Giulio Cesare", Paolo Rossi era stato "un ragazzo come noi": sempre in panchina e ad assistere impotente all'eliminazione degli azzurri ad opera della Francia di Platini e alla fine, senza gloria, del glorioso ciclo di Enzo Bearzot sulla panchina azzurra. Ma purtroppo, quel campionato, era anche il primo dopo il secondo scandalo delle scommesse clandestine che aveva portato in dote all'Udinese, appena rilevata da Gianpaolo Pozzo, nove punti di penalizzazione da scontarsi nella sua prima stagione da "Paron" bianconero. Legge del contrappasso: se il primo scandalo del totonero aveva "ripescato" dal penultimo posto i bianconeri friulani salvandoli dalla B a spese della Lazio, il secondo li relegava ad una retrocessione posticipata di un anno; con un fardello di nove punti sul groppone e con i due punti per vittoria voleva dire disputare un campionato da "qualificazione UEFA" per ottenere la salvezza. Cosa che non era riuscita all'Udinese di Zico, Causio, Virdis, Mauro, Edinho... Gianpaolo Pozzo e Franco Dal Cin non vollero rinunciare all'impresa e cercarono di rinforzare la squadra per la folle rimonta pescando tra "vecchi draghi" carichi di gloria, ingaggiando i già campioni del mondo 1982 Francesco "Ciccio " Graziani dalla Roma e Fulvio Collovati dall'Inter e quello del 1978, l'argentino Daniel Ricardo Bertoni dal Napoli. Il capitano del Brasile ai mondiali 1986, Edinho, era anche il capitano di quell'Udinese e alla sua quinta (e ultima) stagione in bianconero e sulla panchina a guidare quella missione suicida c'era il confermato "Picchio" De Sisti, capace di aver già evitato il naufragio della barca bianconera l'anno prima subentrando a 'O Lione Luis Vinicio. Lo sponsor sulle maglie non era più l'AGFACOLOR, quello dei sogni multicolori dell'era ZICO, ma il marchio acronimo FREUD (FREseUDinesi) della famiglia Pozzo, certamente più idoneo, richiamando il padre della psicanalisi, a sorreggere un'impresa che richiedeva non comuni doti psicologiche oltre che tecnico-agonistiche. L'impresa si era però rivelata subito disperata, con la squadra che aveva impiegato 10 giornate per raggiungere "quota 0" e alla vigilia della 12° turno era reduce da una pesantissima sconfitta patita in riva al lago di Como, quando il quasi esordiente Salvatore Giunta aveva eluso per ben 3 volte la marcatura dello stopper mundial Fulvio Collovati e infilato la porta difesa da Beniamino Abate. E il gol di Edinho nel finale, era sto solo il mesto segno di una resa a partita abbondantemente conclusa sul 3-0 per i Lariani. L'Atalanta, capitanata da Nedo Sonetti, futuro artefice di una risalita bianconera in serie A, reduce da una strepitosa stagione da neopromossa salvatasi con largo anticipo al primo tentativo, giungeva anch'essa ad Udine con le ossa malconce: aveva 7 punti in classifica e occupava l'ultimo posto utile per evitare la retrocessione, precedendo di un punto le due penultime Brescia ed Ascoli e di sette, appunto, l'Udinese fanalino di coda a 0 punti legali, ma in realtà nove effettivi. Scontro decisivo per i bianconeri che, con ancora 17 partite da giocare, avevano un solo risultato a disposizione per alimentare la tenue fiammella della speranza di centrare una folle salvezza: vincere o morire; ma non di minore importanza per i nerazzurri, affamati di punti per non scivolare ancora più in basso e per dare il colpo di grazia ad una diretta contendente alla salvezza. Il match che ne uscì in quel piovoso, freddo ed umido pomeriggio di dicembre, con i fari accesi già nel primo tempo, davanti a 15 mila irriducibili e fradici tifosi sugli spalti fu di rara bruttezza, benché carico della "garra" che tutti i contendenti ci misero senza risparmio: il campo pesante, le avverse condizioni climatiche, l'importanza della posta in palio non aiutarono certo due squadre già poco inclini a produrre grandi giocate. Passaggi fuori misura, lanci inutili dalla difesa, falli a ripetizione, gioco stagnante a centrocampo, tiri velleitari da distanze siderali e portieri inoperosi ed infreddoliti furono il "leit-motiv" della giornata. Che s'illuminò a 20 minuti dalla fine quando il terzino atalantino (ed ex bianconero) Carlo Osti stese al limite dell'area Bertoni e l'arbitro Longhi di Roma decretò una punizione "di prima". Barriera fitta e area intasata di giocatori. Tiro "tagliato" dell'argentino a mezz'altezza che aggira la barriera ed incoccia sulla fronte di Ciccio Graziani intento a correre seguendo la traiettoria della palla. La sfera cambia direzione e s'infila nell'angolino senza che il povero Ottorino Piotti, estremo difensore atalantino, nulla possa fare se non osservare il pallone gonfiare la rete appesantita dalla pioggia. A seguire corsa indiavolata di Ciccio sotto la curva nord inseguito dai compagni festanti. Nei 20 minuti successivi non accadde molto altro con la difesa friulana, guidata dall'esperienza dello stopper mundial Fulvio Collovati e dal veterano Edinho, capace di neutralizzare senza troppe ansie i disperati ma disordinati tentativi bergamaschi. Fu una vittoria di Pirro perché a metà del girone di ritorno i friulani perdendo in casa per 6-2 con l''Avellino dell'ex mai rimpianto Luis 'O Lione Vinicio, spensero anche quella tenue fiammella e furono proprio gli orobici a mettere il sigillo, anche matematico, alla retrocessione dell'Udinese, infliggendo a quattro giornate dalla fine un rotondo 4-2 ai bianconeri ancora guidati da De Sisti. Ma il re dell'Epiro fu altrettanto patrono di quella vittoria bergamasca, che a nulla servì, quando 3 giornate più tardi, perdendo per 1-0 all'89' sul terreno del Franchi di Firenze contro i viola, i nerazzurri si piazzarono al penultimo posto e accompagnarono mestamente l'Udinese, ultima predestinata nella serie cadetta. In un campionato reso anomalo dalla lunga sosta per i mondiali da disputarsi in Qatar nel bel mezzo della stagione, ho voluto "presentare" l'Udinese-Atalante di domenica prossima rievocando un Udinese - Atalanta di un anno altrettanto anomalo per i colori bianconeri, augurando lo stesso esito finale di 36 anni fa, e un altro epilogo alla fine della stagione. Con una consapevolezza: nei 36 anni successivi a quel non "memorabile" Udinese-Atalanta le due società sono state capaci, con le loro gestioni dalle filosofie opposte, di trasformare un anonimo incontro tra due provinciali in un vero e proprio derby d'Italia delle provinciali. In questo momento della stagione poi, addirittura con in palio la vetta della classifica, come questione di prassi, appunto, tra i nerazzurri milanesi e i bianconeri torinesi. Domenica 14 dicembre 1986, Stadio Friuli UDINESE - ATALANTA 1-0 71' Graziani UDINESE: Abate, Galparoli, Tagliaferri (69' Zanone), Colombo, Collovati, Storgato, Chierico, Miano (80' F. Rossi), Graziani, Criscimanni, Bertoni. A disposizione: Spuri, Susic, Dal Fiume Allenatore: Giancarlo De Sisti ATALANTA: Piotti, Osti, C. Gentile, Prandelli, Boldini (72' Francis), Progna, Stromberg, Icardi, Cantarutti, Magrin, Incocciati (70' Barcella) A disposizione: Malizia, Perico, Limido Allenatore: Nedo Sonetti Arbitro Carlo Longhi della sezione di Roma

sabato 1 ottobre 2022

CIVIDALE DEBUTTA SENZA MACCHIA E SENZA PAURA: CHIETI KO 81-78

Per lo storico appuntamento con il debutto nella serie A2 2022/23 la UEB Gesteco Cividale si è presentata al suo pubblico con una sgargiante tenuta celebrativa biancorossa per onorare la Città Ducale, che appena due anni orsono, in piena pandemia si è messa a disposizione per ospitare e sostenere il coraggioso progetto di Davide Micalich e del suo staff. Sugli spalti all’inizio si respirava il tipico clima che avvolge le matricole il primo giorno in Università, sommato ad un entusiasmo che sembrava la continuazione di quello che permeava il Palagesteco il giorno della promozione dello scorso giugno. Nel primo quarto Pillastrini manda in campo Rota, Chiera, Pepper, Dell’Agnello e Miani e sono di Rota i primi due punti del campionato che vanno ad impattare il canestro di apertura degli ospiti messo a segno da capitan Ancelotti; Cividale si mostra subito in partita e grazie ad una buona circolazione della palla, velocità e buone giocate di Dell’Agnello – autore già di 8 punti con 4/4 dal campo – tent la fuga accumulando 7 lunghezze di vantaggio e chiude poi avanti il periodo per 25-19. Nella seconda frazione Chieti, grazie a ad un ispirato Jackson, si rifà sotto recuperando lo svantaggio e mette il naso avanti con 2 punti di Ancelotti per il 32-33 a 3’46”, mentre le Aquile perdono fluidità nei giochi d’attacco. Nel finale del tempo i ducali ritrovano la precisione e chiudono ancora avanti per 42-35 all’intervallo lungo con una penetrazione di Cassese ed una tripla di Giacomo Dell’Agnello, decisamente in partita. Nel terzo periodo una tripla di Pepper dà il massimo vantaggio (+10) a Cividale a 7’36” sul 47-37 ma Chieti non si scompone e sempre grazie a Jackson si rimette in scia (50-48) a 3’41” dalla penultima sirena; da qui in poi si procede in grande equilibrio e si arriva all’ultimo periodo con i ducali ancora avanti di due punti (61-59) dopo 2 liberi di Pepper a 1”. La frazione finale inizia male per i padroni di casa, perché Mastellari infila una tripla subendo il quarto fallo da Chiera e con un’azione da 4 punti manda Chieti sul 64-66 a 8’40”, ma la Gesteco mantiene i nervi saldi e replica colpo su colpo e si riporta avanti sul 70-68 a 6’20” con il ventesimo punto di un precisissimo Dell’Agnello. Nel finale manca con Miani la tripla del + 8 a 3’52” e Chieti non perdona, rimettendosi subito in scia con il tabellone che segna 75-74 a 2’52”; due liberi di Bartoli danno il vantaggio agli ospiti 75-76 a 2’19” e preannunciano un finale thrilling per questo match assolutamente eq. Chiera perde un brutto pallone a 52” sul 77-78 ma Rota si guadagna due liberi a 5” dalla sirena finale e li infila entrambe per il 79-78 che lascia l’ultimo possesso agli ospiti. Il finale è un’apoteosi perché la difesa ducale ipnotizza Jackson e Rota in contropiede sigilla il finale 81-78, per la prima storica affermazione di Cividale in serie A2 con tutto il Palagesteco in festa, dopo aver sostenuto i ragazzi di Pillastrini dal primo all’ultimo secondo. UEB GESTECO CIVIDALE – CAFFE’ MOKAMBO CHIETI 81 - 78 (25-19, 42-35, 61-59) UEB GESTECO CIVIDALE Miani 11, Chiera (k) 7, Cassese 7, Rota 14, Mouaha 2, Brunetto n.e., Battistini 6 Nikolic 4, Pepper 10, Dell’Agnello 20, Micalich n.e. Allenatore: Stefano Pillastrini Vice: Federico Vecchi e Alessandro Zamparini Tiri liberi 10/12, Tiri da due 25/42, Tiri da tre 7/25, Rimbalzi 32 (17 dif. 15 off.) CAFFE’ MOKAMBO CHIETI Alibegovic 4, Mastellari 17, Reale, Bartoli 15, Picchierri n.e., Jackson 21, Serpilli 10, Febbo n.e., Boev 1, Ancelotti (k) 10. Allenatore: Stefano Rajola Vice: Giuseppe Di Paolo e Gianfranco Mucci Tiri liberi 15/17, Tiri da due 18/31, Tiri da tre 9/21, Rimbalzi 29 (21 dif. 8 off.) Arbitri: Enrico Bartoli, Francesco Terranova, Umberto Tallon Spettatori 1.410

Post in evidenza

NOTTI MAGICHE ANTE LITTERAM

25 giugno 1983 – Arrivo al campo mezz’ora prima del fischio d’inizio, di corsa dopo essere riuscito a fuggire da una riunione familiare ...