mercoledì 24 ottobre 2018

FURLANS ATOR PAL MOND (FRIULANI IN GIRO PER IL MONDO) - CHE SCOCCIATURA.

E' chiaro che, oggi più che mai e ancora di più in futuro, i media nazionali tradizionali - pubblici o privati - (carta stampata e TV) si occuperanno sempre e solo delle vicende relative alle squadre che vantano un bacino di utenza adeguato, relegando quelle a base regionale ad un ruolo poco più che ancillare e quindi con spazi dedicati infinitesimali.  E' la legge del mercato. Atalanta, Chievo, Genoa o Sampdoria compiono imprese sportive spettacolari vincendo su campi europei contro avversari importanti? Forse segnalazione in prima pagina in spalla e breve commento sui vari TG. Icardi o Cristiano Ronaldo si infortunano prima di una partita amichevole con la primavera? Titolo a nove colonne in prima pagina. Niente di nuovo si dirà. I giornali devono vendere e le TV soddisfare l'auditel, quindi è economicamente non solo logico ma persino opportuno che si dia la precedenza e tutto lo spazio alle notizie che interessano di più il maggior numero di utenti. Questo è diventato il giornalismo sportivo, ma non solo, di "alto livello". Certo, esiste ancora qualche sparuta voce fuori dal coro e qualche redazione "di nicchia", interessate più al "valore intrinseco" di una notizia che al suo "valore economico." Detto questo, negli scorsi anni, se a compiere le imprese sportive era l'Udinese, squadra che rappresenta una città che sfiora i 100.000 abitanti e un territorio - il Friuli, esclusa la Venezia Giulia - posto ai "confini dell'Impero"  e che non arriva al milione di anime, "gli spazi e le notizie" venivano date con malcelato fastidio, sfiorando a volta la censura. Certo, se questi 4 gatti si qualificano per la Champions al posto di Milan o Roma,  sai quante Gazzette si vendono di meno e quanto di meno sono interessati gli sponsor a vendere le loro pubblicità in radio o tv e quindi che danno per il sistema. Anche qui tutto logico e chiaro. Quello che mi è meno chiaro però è il trattamento riservato ai friulani rispetto ai loro pari livello, tipo Chievo o Atalanta; è vero che i veronesi hanno compiuto miracoli e gli orobici sono rimasti forse l'unico vivaio che sforna giocatori italiani di livello ma se confrontiamo le loro imprese con i dati relativi all'Udinese dal 1995/96 ad oggi, un osservatore meno attento al mercato - o un giornalista ancora interessato al "valore intrinseco" di una notizia o alla sua realtà fattuale, rimarrebbe sbalordito. Dal 1995/96 ad oggi i friulani hanno mantenuto la massima serie ininterrottamente per 24 campionati - cosa che solo le due romane e le due milanesi possono vantare - qualificandosi per ben 11 volte alle competizioni europee - tra queste tre volte ai preliminari Champions League e una volta ai gironi. Il tutto condito con 2 terzi, 2 quarti e 2 quinti posti in campionato, 4 semifinali di coppa Italia e la vittoria della coppa Intertoto nella stagione 2000/01. Sempre nello stesso arco temporale il club bianconero ha disputato in Europa ben 76 gare tra coppa UEFA, Europa League, Champions League e Coppa Intertoto, vincendo complessivamente 33 incontri, pareggiandone 16 e perdendone 27, raggiungendo una volta la fase a gironi della Champions League 2005/2006, una volta i quarti di finale (2008/2009) e due volte gli ottavi (1999/00 - 2005/06) di coppa UEFA e una volta gli ottavi in Europa League. Nelle varie partecipazioni ai tornei europei ha affrontato 35 squadre continentali - 4 polacche (Widzew Lodz, Legia Varsavia, Polonia Varsavia, Lech Poznan), 3 olandesi (Ajax, Nec Nijmengen, AZ 67 Alkmaar), 3 tedesche (Bayer Leverkusen, Borussia Dortmund, Werder Brema), 3 inglesi (Tottenham, Arsenal, Liverpool), 3 ceche (Slavia Praga, Sigma Olomouc, Slovan Liberec), 3 greche (Paok Salonicco, Panionios, Panathinaikos), 3 russe (Spartak Mosca, Zenit San Pietroburgo, Anzhi), 2 spagnole (Barcellona, Atletico Madrid), 2 austriache (Austria Vienna, Austria Salisburgo), 2 portoghesi (Sporting Lisbona, Sporting Braga) 2 francesi (Lens, Rennes) e rispettivamente 1 danese, bulgara, scozzese, bosniaca e svizzera (Aarlborg, Levski Sofia, Celtic Glasgow, Siriki Brijeg e Young Boys). In tutti questi incroci spiccano le vittorie alla Bayer Arena di Leverkusen (2-1 nei sedicesimi della UEFA 1999/00 con eliminazione dei tedeschi), il 2-0 al Borussia Dortmund nella tana del Westphalen Stadion che costa l'eliminazione ai tedeschi dalla UEFA 2008/2009, la vittoria per 1-0 allo stadio Alvalade sullo Sporting Lisbona che permette il superamento del preliminare e l'ammissione ai gironi della Champions League 2005/06, dove fino a 5 minuti dalla fine dell'ultima gara con il Barcellona i friulani erano qualificati agli ottavi di finale, la vittoria per 3-2 nel "tempio" Anfield Road contro il Liverpool nei gironi di Europa League 2012/13 e quelle casalinghe contro Atletico Madrid (2-0 gironi di Europa League 2011/12), Tottenham (2-0 gironi di Europa League 2008/09) e Ajax (2-1 nei sedicesimi UEFA 1997/98, benché non permetta il passaggio al turno successivo). Una storia lunga e oggettivamente splendida per una "piccola Patria" come quella friulana, nonostante il declino a partire dalla stagione 2013/14 e tutt'ora in corso in un modo che appare non invertibile nel breve periodo e forse mai. Un lungo e non effimero "miracolo" come invece lo furono gli scudetti del Cagliari e del Verona, o le estemporanee imprese di Atalanta o Chievo. Che andrebbe conosciuta di più e ancor meglio raccontata. Con un buon regista e un bravo promoter, forse venderebbe anche nel calcio business di oggi. O forse no. Detto da un tifoso e spettatore partecipe di questo miracolo che è già vintage, probabilmente è un'opinione che non vale nulla.        

martedì 23 ottobre 2018

STADIO FRIULI VS DACIA ARENA

Si diceva che lo stadio Friuli ante ammodernamento fosse un impianto vecchio, "freddo", dispersivo, che questa circostanza penalizzava la squadra di casa e che il nuovo impianto "all'inglese" avrebbe garantito punti in più. "Il nuovo impianto sarà il nostro fortino inespugnabile", si disse all'alba della stagione 2015/16, quella in cui la squadra di Colantuono fece l'esordio nel nuovo stadio, nel frattempo "brandizzato" come Dacia Arena. Nel vecchio, freddo e dispersivo Stadio Friuli in serie A dalla stagione 1979/80 alla 2013/14 vennero disputate 514 gare del massimo campionato, escluse le 5 stagioni in B, con questi esiti: vittorie dell'Udinese 231 (45%), pareggi 159 (31%) e sconfitte 124 (24%); in buona sostanza in quasi una partita su due i bianconeri ottenevano l'intera posta. Sorvoliamo la stagione 2014/15 disputata in uno stadio cantiere, 19 partite che hanno visto gli ospiti passare vittoriosi in 8 occasioni, dividere la posta in 5 e perdere in 6 gare e veniamo alla storia della Dacia Arena: fino ad oggi 62 gare di campionato con i "visitors" che hanno fatto bottino pieno ben 29 volte (47%), impattare sul pari in 12 match (20%) e lasciare la vittoria ai "friulani" nella "bellezza" di 21 partite (33%). Meno male che l'Udinese gioca dal 2015/16 nel nuovo stadio, altrimenti senza l'effetto "all'inglese" della curva nord, le vittorie sarebbero state ancora di meno. Conclusione: è singolare vedere come una società decida di investire sulla struttura quando le politiche di potenziamento non sono previste per la squadra. Un po' come se il proprietario di una trattoria in cui si mangia molto bene perché c'è un cuoco di qualità e gli ingredienti sono selezionati ad un certo punto decide di investire nel rinnovo dei locali, creando una struttura di lusso ma nel contempo assumendo cuochi di incerto valore e proponendo ai clienti cibi scotti, acerbi o avariati.
Non è che prima o poi i clienti diranno: "si, bello il posto, ma si mangia troppo di merda" e cambino dieta? 

martedì 16 ottobre 2018

PER RIDERE (MA NON TROPPO)


“VA BENE”
PENSIERO: "non va bene", significa solo che la discussione è terminata. Al momento.


“FA QUELLO CHE VUOI”
PENSIERO: è un test sulla tua capacità di sapere qual è il comportamento giusto.
Significa. “Dovresti conoscermi abbastanza bene per capire se approvo o meno. Che cazzo chiedi? Sei scemo?” Altamente sconsigliata e foriera di guai grossi la scelta del comportamento sbagliato.


“HO BISOGNO DI SPAZIO”
PENSIERO: stai assolutamente alla larga da me. Oramai ho capito che siamo vicini alla rottura definitiva.

“TI STAI VEDENDO CON QUALCUNO?”
PENSIERO: mi interessi, ma non voglio sprecare il mio tempo se c’è già qualcuno nella tua vita.
Per cui dimmelo subito (e ti ringrazio), altrimenti cosa cazzo aspetti a chiedermi il numero di telefono?

“SONO QUASI PRONTA”
PENSIERO: sarò pronta quando sarò pronta. Forse tra 10 minuti o forse tra un’ora. Tu intanto non rompere e trova qualcos'altro da fare per i cazzi tuoi.

“SAREBBE MEGLIO CHE TU NON LO FACESSI. POI VEDI TU.”
PENSIERO: se lo fai sarai single molto presto.

“DOBBIAMO PARLARE”
PENSIERO: io DEVO parlare, tu DEVI ascoltare.

“DI QUESTO NE PARLIAMO PIU’ TARDI”
PENSIERO: sono così incazzata con te adesso che non riesco neanche a pensare. Ho bisogno di un po’ di tempo per tenerti il muso e/o per pensare come cazzo faccio a stare ancora con te.

“NON VOGLIO ROVINARE LA NOSTRA AMICIZIA”
PENSIERO: Non mi vedrai mai nuda.

“E’ CARINO”
PENSIERO: Grazie per il regalo, è il pensiero che conta. Ma alla prima occasione lo scambierò con qualcosa che mi piace per davvero.

 “NIENTE”
 PENSIERO: Ma davvero sei così coglione da chiedermi cosa c’è che non va? Come se tu non la sapessi. E’ tutto quello non va!! Proprio TUTTO! Rincoglionito. Stai preoccupato. Stai molto preoccupato.

“TI PERDONO”
PENSIERO: Ho deciso che posso vivere nonostante quello che hai combinato, ma sappi che lo userò contro di te per tutti i giorni della tua vita.

“QUEL TIPO E’ UN GRAN FIGO”
PENSIERO: Penso che tu mi stia dando troppo per scontata e/o forse ti stati lasciando andare un po’ troppo ultimamente. Uomo avvisato!

SEI MOLTO SIMPATICO
PENSIERO: ma io ho bisogno di altro.

“MI DISPIACE”
PENSIERO: sto cercando di capire che momento di merda stati passando, ma non significa in alcun modo che sia ammettendo la mia colpa.

“SONO STANCA”
PENSIERO: stasera non voglio in alcun modo veder ciondolare il tuo pisello dalle mie parti. Presto andrò a dormire. Sentiti pure libero di uscire, basta che tu non voglia coinvolgermi.

“E’ UN PERIODO IN CUI SONO MOLTO INCASINATA”
PENSIERO: Non voglio darti un appuntamento né adesso, né mai. Perciò finiscila di chiamarmi. Per favore.

“NON SONO PAZZA!!!”
PENSIERO: SONO PAZZA!!!!

“CREDI CHE LEI SIA CARINA?”
PENSIERO: dimmi che io sono carina, e se lo farai subito senza guardare quell’altra, stasera… extra bonus garantito.

“NON PREOCCUPARTI”
PENSIERO: Ti ho chiesto già cinque volte di aggiustare quel fottuto lavandino e ancora non l’hai fatto?? Non posso contare su di te proprio per nulla.

“PRENDIAMO UN CANE?”
PENSIERO: Voglio avere dei bambini, ma ho paura di spaventarti troppo.

“FORSE”
PENSIERO: NO

“VEDREMO”
PENSIERO: NO

“SI”
PENSIERO: Forse, ma probabilmente no.

“NO”
PENSIERO: NO.
Ma anche qui, visto che siete uomini, comunque non capite ‘na mazza.

Libera traduzione da: “30 Things Women say and what they really mean” di Chuck Henderson, in Gentlemen 17/06/2015.

venerdì 12 ottobre 2018

TRASLOCO

Un altro trasloco. Ancora una volta la Vita, quell'ininterrotta sequenza di eventi a catena che nel suo caso gli pareva essere stata più indomabile di un cavallo selvaggio e più imprevedibile dei terremoti, lo stava portando all'ennesimo trasloco. Ruben non si ricordava più quanti fossero stati nel corso degli anni, sapeva solo che erano tanti e la sensazione era di non essere mai riuscito ogni volta a svuotare tutti gli scatoloni. Aveva abitato in mezzo mondo, ma probabilmente non si era mai mosso da dove ora si accingeva a ritornare, in una sorta di buen retiro: la destinazione era la sua casa d'infanzia di Pamplona, la stessa che molti anni prima non vedeva l'ora di abbandonare per sempre. "Il Cerchio si stà per chiudere".  Definitivamente? Lo sperava davvero, ma i giri e le evoluzioni erano state talmente tante ed impreviste in passato che non gli permettevano di considerarlo un fatto acquisito. Cercò allora di concentrarsi sul tanto lavoro che lo attendeva e spostò lo sguardo sulla montagna di libri e carteggi che ancora doveva impacchettare. Conosceva bene quella situazione, ma questa volta voleva agire in modo diverso e liberarsi da quella maniacale tendenza a conservare qualsiasi cosa avesse anche un piccolo aggancio con i momenti importanti già vissuti, "mania" che in passato gli aveva fatto riempire scatole su scatole di biglietti di treno, conti di ristorante, prenotazioni d'albergo, cartoline, carta da regalo, tovaglioli di carta su cui erano annotati numeri di telefono ora insignificanti o pensieri vari, cartine topografiche e turistiche di mezzo mondo. Tutto, pareva per Ruben essere stato importante. Lo spagnolo si era reso ben presto conto che, se ad ogni oggetto che prendeva in mano per essere imballato riandava con la memoria dove quella cosa lo riportava, quel trasloco non si sarebbe concluso neanche 15 anni dopo. Per questo motivo aveva fatto, con grande fatica, una scelta radicale: avrebbe buttato nei sacchi dell'immondizia tutto quel carteggio da museo e per rendere la cosa possibile, più che rapida e agevole, era ben determinato a prendere in mano quelle vecchie carte impolverate e, senza guardarle, buttarle nei sacchi neri della spazzatura, E così stava facendo, rivolgendo ogni tanto qualche occhiata di odio a quei sacchi di plastica che gli sembravano quasi le fauci di Saturno intento ad ingoiare i suoi figli. Ad un tratto, però, gli capitò tra le mani una busta chiusa con i lembi ancora intatti; non era affrancata e sul frontespizio c'era solo un generico "A Ruben", con una data: 12 ottobre 1980. Riconobbe la scrittura: era quella di suo zio Ramon, il "suo" adorato zio, che era passato a miglior vita proprio quando Ruben sentiva di aver più bisogno di "scontrarsi" con lui in interminabili discussioni, che andassero da tutto lo scibile umano alle questioni più strettamente personali. Zio Ramon era sempre stato la persona a cui Ruben, testardo e a volte persino cocciuto nel voler fare sempre di testa sua, prestava ascolto e addirittura qualche volta chiedeva consiglio. Non suo Padre, non il suo miglior amico, neanche la sua donna. Zio Ramon era stato il suo Mentore, con un unico, tremendo difetto. Se n'era andato troppo presto. "Che fortuna, Zio Ramon, quanti dispiaceri ti ho e ti sei risparmiato!" Rise fra sè e sè Ruben, prima di iniziare a scervellarsi sul come e perché quella lettera che lui avrebbe dovuto aprire il 12 ottobre di  "secoli" prima, era rimasta chiusa. Perchè il 12 ottobre? Cos'era usccesso il 12 ottobre 1981, quando Ruben aveva 15 anni? Non serviva pensarci troppo!! Bastava aprire la busta e scoprire l'arcano. Ruben lo fece con lentezza, nonostante la grande curiosità che lo stava animando. Aveva quasi paura che agendo troppo di fretta, la carta potesse polverizzarsi, portando per sempre con sé il mistero che celava.  Finalmente aprì i lembi della busta e vi estrasse la lettera. Si, era proprio zio Ramon, l'autore del testo: avrebbe riconosciuto quella scrittura anche se lo zio l'avesse vergata ubriaco. E poi solo zio Ramon aveva il vezzo di usare i numeri romani nello scrivere le date, cosa che spesso faceva imbestialire Ruben, che ogni volta urlava. "Perchè rendere complicate le cose facili????" sentendosi rispondere inevitabilmente "Perché è il modo più facile per farti imparare cose difficili". In mezzo alla lettera era nascosta una fotografia ingiallita che ritraeva zio Ramon più o meno all'età di 30 anni, nell'atto di tenere in braccio, sorridendo, un bimbo di pochi mesi dal viso imbronciato. Ruben riconobbe subito il luogo in cui era stata scattata la foto: la plaza de Toros di Pamplona nel giorno della feria di San Firmin. oltre Iniziò, con grande emozione a leggere.
    
"Pamplona, XII ottobre MCMLXXX 

… come probabilmente ti avranno già spiegato, con il Sacramento della Cresima oggi sarai tenuto a confermare gli impegni che mamma e papà, alla presenza dei padrini, presero dinanzi a Dio e alla Comunità dei Credenti per Te, che da poco eri arrivato, primo fra tutti, ad arricchire le nostre Famiglie Martinez e Fernandez. Oggi che Tu farai propri quegli impegni, che allora ovviamente non eri neanche in grado di percepire con i sensi della Tua tenera età, io mi trovo di nuovo al tuo fianco nella veste di padrino. Ne abbiamo fatta di strada tutti e due da quella prima volta, che ne dici Ruben? Quella foto è stata scattata nel luglio MCMLXVI, qualche settimana prima del Tuo Battesimo… 
E quante cose gioiose e tristi sono accadute nelle nostre Famiglie, nella nostra Comunità e nel Mondo!! Sicuramente oggi sei in grado di comprendere meglio ciò che significa prendere degli impegni di condotta e comportamento e, anche se forse ti sembrerà strano, anche io sono molto più consapevole di ciò che vuol dire assumersi un impegno innanzi alla Comunità in cui si vive. 
Nei tuoi confronti anch’io rinnovo in maniera più conscia l’impegno preso al momento del tuo Battesimo, ovvero quello di sostenerti ed aiutarti nel difficile ma entusiasmante percorso che ti aspetta negli anni a venire.. almeno fino a quando la salute me lo concederà. 
Vivere, caro Ruben, è una forma di arte: si cerca di modellare con la nostra testa, il nostro cuore e il nostro corpo il destino che ci è stato riservato; non abbiamo scelto i nostri genitori, non abbiamo scelto il posto dove siamo nati e la storia, gli usi e la religione della Comunità in cui viviamo e tutto questo disegna in modo importante il sentiero della nostra Vita. E durante il cammino su questo nostro sentiero ci muoviamo prima accompagnati dalle nostre famiglie, poi dagli amici e infine da tutti coloro che compongono la Comunità in cui viviamo. Non sempre è facile sentirsi in armonia con gli altri durante questo cammino: non sempre siamo disposti a comportarci come gli altri si aspettano che noi lo facciamo. Scoprirai che abbiamo bisogno degli altri e gli altri hanno bisogno di noi ma che anche vogliamo fare a modo nostro e spesso le regole e gli impegni che la Comunità ci ha fissato ci sembrano troppo stretti, ingombranti e vogliamo ribellarci. Scoprirai che è una bella lotta, Caro Ruben e che la sera quando si va a dormire in ogni caso si resta soli a dover decifrare le urla o i canti o i sussurri che ci vengono dal profondo del cuore. 
Ecco Ruben, io oggi con grande gioia rinnovo con Te i rispettivi impegni. 
Con gioia Ti dico che ogni volta che lungo il tuo cammino ti troverai in difficoltà ad ascoltare e a capire quello che la tua testa e il tuo cuore ti urla o ti sussurra, non aver paura a chiamarmi. 
Ovunque sarò io nel mio cammino mi avvicinerò a Te, e in ogni modo cercherò di aiutarti a capire… ogni volta che lo vorrai.

Zio Ramon"

Ruben era immobile, seduto sul pavimento con la schiena appoggiata ad una delle tante casse piene di libri che erano sparse in quella stanza. Piangeva a dirotto, singhiozzando. Il destino non aveva dato la possibilità a Zio Ramon di fare il padrino fino in fondo: era morto solo qualche anno dopo aver scritto quella lettera che chissà per quale strano gioco della sorte Ruben non era neppure riuscito a leggere. Maledetto destino! Ora, con la tempesta emotiva in corso di esaurimento, stringeva quella lettera con forza nelle sua mano destra, riflettendo su quella che doveva essere una dichiarazione di vicinanza e che invece era divenuto un postumo testamento spirituale. Di un'attualità tremenda.  
Dovunque si trovasse in quel momento, Ruben avrebbe chiamato zio Ramon. Ne aveva un bisogno estremo.

lunedì 1 ottobre 2018

PARTENZE

"Ti chiedo anche di portare pazienza se sono stato così duro di cervello in questi giorni, ma il mondo mi si è capovolto ed è sparita la Luce e quando s’inizia ad elaborare un lutto il torpore e l’incredulità sono un passaggio ineludibile. Della Vita si può dire veramente tutto e il contrario, ma certo non fa diminuire il senso di vertigine sapere che due persone che si amano e stanno bene insieme per risolvere i loro problemi non si devono più vedere. Non temere nulla per me e da me. Un giorno sono arrivato dal nulla e senza fare rumore tornerò a confondermi nel nulla. M’impegno ad avere la massima cura di ciò che è uscito da questa trasformazione e da questi anni che valgono tante Vite. A cuore aperto e sanguinante Ti ringrazio per quanto mi hai permesso di donarti, per quanto mi hai donato e Ti chiedo di perdonarmi per tutte le volte in cui hai dovuto soffrire per il solo fatto che io esisto e ti amo. Amarti è stata la scelta più onesta e coraggiosa che abbia fatto in Vita mia. Non potrò mai pentirmene, anche se le conseguenze di quella scelta mi dovessero portare alla rovina."
Ruben finì di leggere la lettera che Manuel, il giovane infermiere che si stava pendendo cura di lui, gli aveva chiesto di supervisionare; era da tempo immemore che un movimento emotivo così forte non lo agitava, da quando vecchio e stanco, solo e dimenticato dal mondo, giaceva in un letto dell'Ospizio pubblico di Aigues Mortes nel sud della Francia. Molte immagini si sovrapponevano ad un ritmo impetuoso nella mente, impossibile non rivedere il volto di Carmen. Non aveva più alcuna importanza, concluse: anche se la strada innanzi a lui probabilmente era molto vicina al capolinea, valeva ancora la pena di guardare solo avanti e non indietro, perché il senso di marcia comunque non sarebbe mutato. Fu proprio questo quello che disse a Manuel, ora che era in procinto di lasciarlo, vinto da una delusione amorosa e prossimo ad imbarcarsi su di un volo per il Canada francofono. Ruben si sentì ancora più solo, se possibile, ora che anche il giovane francese che lo aveva adottato come "Mentore" lo stava salutando, ascoltando quanto aveva ancora da dirgli prima di abbandonare l'Europa e di consegnare quella lettera alla sua ormai ex amante. Prima di salutarsi definitivamente Manuel rivolse a Ruben un'ultima domanda. "Cosa devo evitare come la peste, per riuscire ad andare oltre?" Lo spagnolo non ebbe dubbi su cosa rispondere al giovane francese. "Non odiarla, non permettere mai di farti possedere completamente da questo Demonio; a suo tempo conobbi cosa vuol dire sentire la sua costante presenza alle spalle e non smisi mai di combatterlo fino a che me ne liberai del tutto. Solo da quel momento mi fu possibile accogliere di nuovo l'Amore."

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