venerdì 12 ottobre 2018

TRASLOCO

Un altro trasloco. Ancora una volta la Vita, quell'ininterrotta sequenza di eventi a catena che nel suo caso gli pareva essere stata più indomabile di un cavallo selvaggio e più imprevedibile dei terremoti, lo stava portando all'ennesimo trasloco. Ruben non si ricordava più quanti fossero stati nel corso degli anni, sapeva solo che erano tanti e la sensazione era di non essere mai riuscito ogni volta a svuotare tutti gli scatoloni. Aveva abitato in mezzo mondo, ma probabilmente non si era mai mosso da dove ora si accingeva a ritornare, in una sorta di buen retiro: la destinazione era la sua casa d'infanzia di Pamplona, la stessa che molti anni prima non vedeva l'ora di abbandonare per sempre. "Il Cerchio si stà per chiudere".  Definitivamente? Lo sperava davvero, ma i giri e le evoluzioni erano state talmente tante ed impreviste in passato che non gli permettevano di considerarlo un fatto acquisito. Cercò allora di concentrarsi sul tanto lavoro che lo attendeva e spostò lo sguardo sulla montagna di libri e carteggi che ancora doveva impacchettare. Conosceva bene quella situazione, ma questa volta voleva agire in modo diverso e liberarsi da quella maniacale tendenza a conservare qualsiasi cosa avesse anche un piccolo aggancio con i momenti importanti già vissuti, "mania" che in passato gli aveva fatto riempire scatole su scatole di biglietti di treno, conti di ristorante, prenotazioni d'albergo, cartoline, carta da regalo, tovaglioli di carta su cui erano annotati numeri di telefono ora insignificanti o pensieri vari, cartine topografiche e turistiche di mezzo mondo. Tutto, pareva per Ruben essere stato importante. Lo spagnolo si era reso ben presto conto che, se ad ogni oggetto che prendeva in mano per essere imballato riandava con la memoria dove quella cosa lo riportava, quel trasloco non si sarebbe concluso neanche 15 anni dopo. Per questo motivo aveva fatto, con grande fatica, una scelta radicale: avrebbe buttato nei sacchi dell'immondizia tutto quel carteggio da museo e per rendere la cosa possibile, più che rapida e agevole, era ben determinato a prendere in mano quelle vecchie carte impolverate e, senza guardarle, buttarle nei sacchi neri della spazzatura, E così stava facendo, rivolgendo ogni tanto qualche occhiata di odio a quei sacchi di plastica che gli sembravano quasi le fauci di Saturno intento ad ingoiare i suoi figli. Ad un tratto, però, gli capitò tra le mani una busta chiusa con i lembi ancora intatti; non era affrancata e sul frontespizio c'era solo un generico "A Ruben", con una data: 12 ottobre 1980. Riconobbe la scrittura: era quella di suo zio Ramon, il "suo" adorato zio, che era passato a miglior vita proprio quando Ruben sentiva di aver più bisogno di "scontrarsi" con lui in interminabili discussioni, che andassero da tutto lo scibile umano alle questioni più strettamente personali. Zio Ramon era sempre stato la persona a cui Ruben, testardo e a volte persino cocciuto nel voler fare sempre di testa sua, prestava ascolto e addirittura qualche volta chiedeva consiglio. Non suo Padre, non il suo miglior amico, neanche la sua donna. Zio Ramon era stato il suo Mentore, con un unico, tremendo difetto. Se n'era andato troppo presto. "Che fortuna, Zio Ramon, quanti dispiaceri ti ho e ti sei risparmiato!" Rise fra sè e sè Ruben, prima di iniziare a scervellarsi sul come e perché quella lettera che lui avrebbe dovuto aprire il 12 ottobre di  "secoli" prima, era rimasta chiusa. Perchè il 12 ottobre? Cos'era usccesso il 12 ottobre 1981, quando Ruben aveva 15 anni? Non serviva pensarci troppo!! Bastava aprire la busta e scoprire l'arcano. Ruben lo fece con lentezza, nonostante la grande curiosità che lo stava animando. Aveva quasi paura che agendo troppo di fretta, la carta potesse polverizzarsi, portando per sempre con sé il mistero che celava.  Finalmente aprì i lembi della busta e vi estrasse la lettera. Si, era proprio zio Ramon, l'autore del testo: avrebbe riconosciuto quella scrittura anche se lo zio l'avesse vergata ubriaco. E poi solo zio Ramon aveva il vezzo di usare i numeri romani nello scrivere le date, cosa che spesso faceva imbestialire Ruben, che ogni volta urlava. "Perchè rendere complicate le cose facili????" sentendosi rispondere inevitabilmente "Perché è il modo più facile per farti imparare cose difficili". In mezzo alla lettera era nascosta una fotografia ingiallita che ritraeva zio Ramon più o meno all'età di 30 anni, nell'atto di tenere in braccio, sorridendo, un bimbo di pochi mesi dal viso imbronciato. Ruben riconobbe subito il luogo in cui era stata scattata la foto: la plaza de Toros di Pamplona nel giorno della feria di San Firmin. oltre Iniziò, con grande emozione a leggere.
    
"Pamplona, XII ottobre MCMLXXX 

… come probabilmente ti avranno già spiegato, con il Sacramento della Cresima oggi sarai tenuto a confermare gli impegni che mamma e papà, alla presenza dei padrini, presero dinanzi a Dio e alla Comunità dei Credenti per Te, che da poco eri arrivato, primo fra tutti, ad arricchire le nostre Famiglie Martinez e Fernandez. Oggi che Tu farai propri quegli impegni, che allora ovviamente non eri neanche in grado di percepire con i sensi della Tua tenera età, io mi trovo di nuovo al tuo fianco nella veste di padrino. Ne abbiamo fatta di strada tutti e due da quella prima volta, che ne dici Ruben? Quella foto è stata scattata nel luglio MCMLXVI, qualche settimana prima del Tuo Battesimo… 
E quante cose gioiose e tristi sono accadute nelle nostre Famiglie, nella nostra Comunità e nel Mondo!! Sicuramente oggi sei in grado di comprendere meglio ciò che significa prendere degli impegni di condotta e comportamento e, anche se forse ti sembrerà strano, anche io sono molto più consapevole di ciò che vuol dire assumersi un impegno innanzi alla Comunità in cui si vive. 
Nei tuoi confronti anch’io rinnovo in maniera più conscia l’impegno preso al momento del tuo Battesimo, ovvero quello di sostenerti ed aiutarti nel difficile ma entusiasmante percorso che ti aspetta negli anni a venire.. almeno fino a quando la salute me lo concederà. 
Vivere, caro Ruben, è una forma di arte: si cerca di modellare con la nostra testa, il nostro cuore e il nostro corpo il destino che ci è stato riservato; non abbiamo scelto i nostri genitori, non abbiamo scelto il posto dove siamo nati e la storia, gli usi e la religione della Comunità in cui viviamo e tutto questo disegna in modo importante il sentiero della nostra Vita. E durante il cammino su questo nostro sentiero ci muoviamo prima accompagnati dalle nostre famiglie, poi dagli amici e infine da tutti coloro che compongono la Comunità in cui viviamo. Non sempre è facile sentirsi in armonia con gli altri durante questo cammino: non sempre siamo disposti a comportarci come gli altri si aspettano che noi lo facciamo. Scoprirai che abbiamo bisogno degli altri e gli altri hanno bisogno di noi ma che anche vogliamo fare a modo nostro e spesso le regole e gli impegni che la Comunità ci ha fissato ci sembrano troppo stretti, ingombranti e vogliamo ribellarci. Scoprirai che è una bella lotta, Caro Ruben e che la sera quando si va a dormire in ogni caso si resta soli a dover decifrare le urla o i canti o i sussurri che ci vengono dal profondo del cuore. 
Ecco Ruben, io oggi con grande gioia rinnovo con Te i rispettivi impegni. 
Con gioia Ti dico che ogni volta che lungo il tuo cammino ti troverai in difficoltà ad ascoltare e a capire quello che la tua testa e il tuo cuore ti urla o ti sussurra, non aver paura a chiamarmi. 
Ovunque sarò io nel mio cammino mi avvicinerò a Te, e in ogni modo cercherò di aiutarti a capire… ogni volta che lo vorrai.

Zio Ramon"

Ruben era immobile, seduto sul pavimento con la schiena appoggiata ad una delle tante casse piene di libri che erano sparse in quella stanza. Piangeva a dirotto, singhiozzando. Il destino non aveva dato la possibilità a Zio Ramon di fare il padrino fino in fondo: era morto solo qualche anno dopo aver scritto quella lettera che chissà per quale strano gioco della sorte Ruben non era neppure riuscito a leggere. Maledetto destino! Ora, con la tempesta emotiva in corso di esaurimento, stringeva quella lettera con forza nelle sua mano destra, riflettendo su quella che doveva essere una dichiarazione di vicinanza e che invece era divenuto un postumo testamento spirituale. Di un'attualità tremenda.  
Dovunque si trovasse in quel momento, Ruben avrebbe chiamato zio Ramon. Ne aveva un bisogno estremo.

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