giovedì 11 gennaio 2018

LUOGHI INCANTATI

Per Ruben Pontevedra era la sua Parigi, la sua città dell'Amore; se lo ripeteva ogni volta che aveva l'occasione di ritornarci e il pensiero era puntualmente ritornato anche quel pomeriggio di maggio avanzato mentre sorseggiava la classica Estrella de Galicia osservando i passanti, seduto su uno dei tavolini del Caffè di Praza Tournal. Quel pomeriggio però era diverso dalle altre volte: in quel luogo dove in passato tanti brividi intensi erano saliti e scesi lungo la schiena non riusciva a provare nulla. Il pensiero non era in grado di accendere nulla, le sensazioni che provava erano le stesse di quando la sera precedente era partito da Madrid. E allora si chiedeva il perché di quel viaggio senza apparente motivo. Forse la ragione era che quella città e quei luoghi lo ispiravano. La considerava la sua piccola e personale Parigi perché ogni volta che ci era passato aveva percepito nei luoghi e nelle persone un'anima molto vitale, in grado di avvolgere senza travolgere, tanto charme ma senza le grandi distanze ed il frastuono della metropoli. Insomma, passeggiare per le ruas della città vecchia e le Avenidas Uruguay e Buenos Aires costeggiando la Ria, lo faceva stare bene e riempiva il suo animo di sensazioni positive scaldandogli l'anima. E solo Dio sapeva quanto lui ne avesse bisogno in quel momento della sua vita, per non farsi travolgere dal cinismo e dalla malinconia. Di colpo la sua mente si fissò su di un aforisma che aveva letto alcuni anni prima nella sala d'attesa della Gare du Nord della "vera" Parigi, tratto da "On the road" di Jean Kerouac e che era affiorato alla coscienza come per incanto: "Non avevo niente da offrire a nessuno se non la mia stessa confusione." 

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