Gli anni '70 del 1900 sono stati l'ultimo decennio in cui a Cividale le sale cinematografiche rappresentavano un importante luogo di aggregazione sociale per tutte le fasce di età e per le famiglie cividalesi.
Gli anni d'oro furono invece gli anni 50' e i 60', con la presenza costante di tre sale funzionanti e frequentate abitualmente al limite della capienza: il "Cinema - Teatro Ristori", 600 posti ca. in via Ristori e di proprietà comunale, gestito dalla famiglia Cumini, il "Cinema Ducale" 500 posti ca. in Piazza Picco, di proprietà e gestione della Parrocchia di Santa Maria Assunta ed infine del "Cinema Impero" 200 posti ca. in Corso Mazzini, di proprietà privata e gestito dalla famiglia Cumini nell'ultimo periodo.
L'inizio del calo degli spettatori si ebbe con l'avvio della diffusione della televisione in quasi tutte le case a partire dalla seconda metà degli anni '60, il diffondersi delle automobili e di nuove forme di attrazione alternative, l'arrivo della TV a colori a fine anni '70, il cambiamento delle politiche distributive delle case di produzione cinematografiche con l'uscita delle prime visioni solo nei centri più densamente popolati ed infine, il decisivo "colpo di grazia" a metà degli anni '80: l'arrivo e la diffusione di videoregistratori e cassette VHS che consentivano la visione dei film praticamente "on demand" nella propria abitazione.
Negli anni '70 le tre sale cividalesi si erano ben differenziate, servendo gusti ed esigenze diverse: se al "Ristori" si proiettavano tutte le "prime Visioni" e successivamente le pellicole di maggior successo uscite nelle sale udinesi, il "Ducale" offriva film per "famiglie cristiane" e comunque con tematiche e soluzioni non in conflitto con la morale cristiano-cattolica, mentre il Cinema "Impero", con l'eccezione della Pasqua e del Natale, si rivolgeva al pubblico "adulto" con la proposta di proiezioni esclusivamente e rigorosamente V.M. 18 e talvolta V.M. 14.
Il primo a gettare la spugna fu il "Ducale" nell'estate del 1979: oramai l'affluenza del pubblico era troppo scarsa, non riusciva neanche a pareggiare i costi della gestione e la Curia aveva già deciso di cedere alla ditta Vidussi oltre all'immobile, anche tutta l'area del Ricreatorio, con annesso Teatrino adiacente. Tutta l'area e gli immobili vennero demoliti nell'estate del 1990 per essere poi riqualificati a fini commerciali.
Il "Ristori" venne chiuso nel 1986 per essere ristrutturato con la finalità di renderlo più idoneo all'uso teatrale e concertistico: un vero e proprio ritorno alle origini, dopo la radicale trasformazione subita nei decenni precedenti, dove ci si era mossi in senso contrario per seguire il boom economico dell'industria cinematografica e mutato un Teatro all'italiana con i palchi in una moderna, per il tempo, e più capiente sala cinematografica. Nei decenni successivi alla riapertura e fino ai giorni nostri, tutti infelici e di breve durata si sono rivelati alcuni tentativi di riavviare qualsiasi forma di proiezione.
L' "Impero" fu l'ultimo a "cedere le armi", cessando l'attività all'inizio degli anni '90; in questo caso l'arrivo dei megaschermi nelle caserme e poi la successiva chiusura di ben 3 delle 4 basi militari cittadine con la drastica riduzione della clientela connessa ne decretarono la fine: i pochi "aficionados" locali non bastavano più a garantire la sostenibilità economica neppure di quel cinema di "nicchia".
Il Ristori esponeva il manifesto della pellicola in programmazione su piazza Diaz, mentre il Ducale sul lato sinistro dell'Arsenale Veneto verso Borgo San Pietro mentre l'Impero, esclusivamente per le proiezioni natalizie e pasquali o per quelle rare "erga omnes" in Largo Boiani, di fronte alla farmacia Minisini - le proiezioni "ordinarie" erano invece "pudicamente" esposte solo sulla vetrata d'ingresso in Corso Mazzini.
Il mio ricordo, quasi commosso, va sicuramente al Cinema "Ducale", il luogo in cui da bambino mi sono innamorato del Cinema in tante domeniche pomeriggio passate usufruendo dei biglietti omaggio che Monsignor Corrado Puppa elargiva a chi "serviva messa" alla funzione domenicale delle 10:30 in Duomo, ovvero quella capitolare, cantata e dall'interminabile rituale con diversi passi in latino. Una vera e propria "prova di resistenza" per un ragazzino di 10 anni, che senza quell'incentivo mai sarebbe mai stata vinta ogni domenica.
Fu in quella grande sala con platea e galleria capaci di contenere più di 500 posti a sedere e con l'ampio foyer dove stazionavano i manifesti dei film di prossima programmazione e una biglietteria fornitissima di caramelle, che vidi per la prima volta film come "Gli Aristogatti", "Fantasia", "Torna a casa Lessie", "I cannoni di Navarone", "Dove osano le aquile", "Pomi d'ottone e manici di scopa", "2001 odissea nello spazio", "La fuga di Logan", "Il giorno più lungo" e tutte le pellicole di James Bond con Sean Connery e una lunga lista di "cazzotti" con Bud Spencer e Terence Hill.
L'ultima volta che ci misi piede fu nel gennaio del 1979, quando per la chiusura, la Parrocchia derogò ai suoi "standard" proponendo "Grease" con John Travolta e Olivia Newton John pochi mesi dopo il debutto nazionale, in funzione di ottenere un bel "sold out" e con i denari freschi dell'incasso, probabilmente tacitare qualche fornitore, ormai stanco di aspettare. Operazione riuscita, per il passo d'addio il Cinema Ducale traboccava di spettatori. Sicuramente tutti i teen-ager della città.
Negli anni che seguirono e fino ad oggi nessuna forma di proiezione sostitutiva, neppure i più sofisticati home theater con super impianti dolby surround e pollici dello schermo come se piovesse, sono stati in grado di regalarmi le emozioni e i sogni che ancora adesso mi regala il Cinema.
Specialmente quando la sala è grande e piena zeppa di spettatori. Circostanza rara, ben prima del Covid.
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