venerdì 23 dicembre 2022

TRADUZIONE DELL'ARTICOLO DEL PERIODICO SPAGNOLO "MARCA" SULLA UEB GESTECO CIVIDALE

Gli Ultras più sani del Mondo 800 ANNI DI RIVALITA’DENTRO UNA PARTITA DI PALLACANESTRO… E SENZA INSULTI! Il derby friulano è finalmente sbarcato nella lega di A2 dopo la promozione di Cividale, per tifare il quale bisogna credere nel principio per cui “neanche una sola parola offensiva” nei confronti dell’avversario di turno. Reportage di David Ruiz Una disputa sportiva ha permesso a Cividale, bella cittadina di appena 10.000 abitanti situata nel nordest d’Italia, a pochi chilometri con il confine italo‐sloveno, di spiccare il volo alla ricerca dei fasti gloriosi di un tempo lontano. La sua “ave fenix” è un’Aquila gialla con becco e artigli rosso fuoco, simbolo della United Eagles Basketball, la squadra cestistica nata poco più di due anni fa a seguito dell’accordo raggiunto tra Davide Micalich, fondatore e presidente del neocostituito club, e l’amministrazione civica di questo piccolo gioiello del Friuli Venezia Giulia per acquisire il titolo sportivo del cessato Valsesia e iscrivere la nuova franchigia nella lega basket di serie B (terza serie nazionale). Licenziato tra le polemiche dagli Amci Pallacanestro Udine (APU) dal suo Presidente e fino ad allora intimo amico, Alessandro Pedone, Micalich ha trovato nell’antica capitale del Regno dei Longobardi, che dal 2011 ha ricevuto dall’UNESCO il titolo di Patrimonio dell’Umanità, il luogo perfetto per costruire un progetto avente la sua impronta personale e che la scorsa estate ha fatto il salto di qualità dopo aver battuto Vigevano nello spareggio per la promozione in A2 (Seconda serie nazionale). Da quel glorioso 15 luglio il Palazzetto dello Sport ha soppiantato il Duomo rinascimentale, il Tempietto Longobardo, il Ponte del Diavolo sul fiume Natisone e persino la statua bronzea di Giulio Cesarem fondatore di Cividale nel 53 a.C., nella lista dei luoghi prediletti dagli abitanti della più piccola città italiana ad ospitare una squadra di basket professionistica, circostanza che non ha impedito a Micalich di attrarre ben 165 sponsor, un vero record per i tempi che corrono. “Cividale sta vivendo una favola sportiva con ottimi benefici reputazionali e finanziari; con i nostri appassionati tifosi e la spinta di questo fantastico gruppo di sponsor che abbiamo continueremo a il nostro cammino alla ricerca di nuovi sogni da realizzare insieme” ha sottolineato l’ “Alma Mater” de “Los Aguilas”, dopo aver recentemente siglato con il Sindaco della Città, Daniela Bernardi, l’accordo che regola l’utilizzo del Palazzetto, una struttura inutilizzata fino all’apparizione in scena della squadra guidata dall’esperto Stefano Pillastrini e che è guidata in campo dal promettente Jack Dell’Agnello, secondogenito di Sandro, una leggenda del basket italiano, ben scortato dagli americani Dalton Pepper, Rotnei Clarke e dallo stesso figlio Enrico Micalich. La Brigata Rualis conta solo un centinaio dei 1.100 abbonati (il 10% della popolazione) che ritualmente si recano al Palazzetto ogni volta che le Aquile ospitano un avversario e sono subito riconoscibili dalle loro magliette con l’aquila gialla stampata su sfondo blu, colore che avvisa gli ospiti delle loro gentili intenzioni ogni volta che issano la bandiera dietro il canestro nord del Palazzetto. “Quando il Patriarca, nel lontano medioevo, andava in guerra issava una bandiera con l’aquila ricamata su un panno rosso, mentre noi abbiamo scelto il blu, perché l’unica cosa che vogliamo è aiutare pacificamente la nostra squadra, con canzoni e tifo, a “conquistare” l’Italia dei canestri” La presentazione dell’unico gruppo Ultras dell’UEB Gesteco Cividale è affidato al suo “capo”, Pierluigi Parpinel, persona di riferimento sociale per la comunità cittadina dove ha appena inaugurato un museo dedicato alla partecipazione italiana alla prima guerra mondiale. “In quanto ex alpino – prosegue Parpinel – mi vanto di guidare l’unico gruppo organizzato di tifosi d’ Italia che si limita aspingere i suoi dagli spalti senza pronunciare un solo insulto o parolaccia contro gli avversari e tanto meno provocare disordini fuori dall’impianto; il nostro motto è: passione, amicizia e divertimento. La violenza verbale qui non ha posto” Ogni partita casalinga infatti è un baccanale che inizia in un punto preciso dell’ampio parcheggio del Palazzetto, ritrovo della Brigata pacifica e dove di finalizza la strategia di animazione nel bel mezzo di una “mortadellata”, una vera e propria cena a base di formaggio, salsicce varie, patate fritte e gubana, il dolce tipico della zona. Il tutto accompagnato con vino e birra. Una volta caricate così le batterie, la Brigata Rualis prende posto nel suo settore all’interno del Palazzetto dove, srotolati i loro striscioni di saluto, una volta ascoltato l’inno nazionale “Fratelli d’Italia” e assistito al successivo giro d’onore dell’aquila imperiale che fa da “mascotte” alla squadra, non smettono di incitare con cori infiniti per tutti i 40 minuti di gioco i propri beniamini, ignorando eventuali insulti o sfottò che ricevono dai tifosi rivali. Che si vinca o che si perda, le birre sono assicurate prima della chiusura dell’impianto. Davide ci prova contro Golia Le loro aspettative di sostenere le Aquile nel volo che le consenta di rimanere in serie A2, sono state superate dalle notevoli prestazioni fin qui offerte dei discepoli di Pillastrini, che con 7 vittorie in 14 incontri, vittorie che hanno portato le Eagles in una posizione di metà classifica, tallonando l’APU Udine, il “colosso” friulano uscito recentemente sconfitto nel primo storico confronto tra le due squadre nel basket professionistico. La visita della forte e ambiziosa squadra presieduta dal vulcanico Presidente Pedone a Cividale per incrociare il cammino del team creato dal suo ex Direttore Generale è diventato un evento dal forte impatto mediatico, che ha suscitato una ampia eco ed interesse in tutta la regione e che nemmeno il Presidente della FIP regionale Giovanni Adami ha voluto perdersi. Dieci giorni prima del derby erano già stati venduti tutti i 2850 posti disponibili nell’impianto “Se avessi avuto due palazzetti, li avrei riempiti senza problemi” ha riconosciuto il Presidente Micalich alla vigilia dell’emozionate ed elettrizzante duello che si è risolto a favore dei padroni di casa grazie ad un tiro libero dell’ala grande Gabriele Miani nei secondi finali (67‐66). Il colpo inferto dal David del campionato su Golia ha avuto risonanza in tutta Italia ed è stata una risposta di forza all’allenatore dell’APU Matteo Boniciolli, che alla vigilia aveva snobbato partita e avversario affermando: “è una partita come le altre, il nostro vero derby è con Trieste” L’accesa e millenaria rivalità tra queste due città che hanno scritto non poche pagine di storia medioevale e contemporanea del Friuli, ha fatto scintille nel palco delle autorità a causa dello scontro frontale avvenuto in passato tra i due leader delle due società, Davide Micalich e Alessandro Pedone, a distanza dalla bruciante rottura del binomio che nel 2013 aveva fatto decollare il progetto che ha portato negli anni Udine dalla serie C alle porte della massima serie. L’obiettivo di Micalich, che aspirava ad una maggiore autonomia decisionale nella gestione della squadra udinese, si era scontrato con il clamoroso rifiuto del suo ex presidente e amico, il quale decise di licenziarlo in tronco, ritenendo che il loro rapporto professionale non potesse più continuare. La drastica misura adottata da Pedone si è fatta sentire anche sul piano personale, tanto è vero che da allora i due leader non si sono più parlati. Il grande vincitore del derby friulano al termine della gara, in ogni caso, non è caduto nella trappola della “rivincita personale” ed ha dichiarato che: “Il nostro impegno è totale e posso solo promettere che continueremo a cercare di andare oltre i nostri limiti affinché tutta Cividale sia orgogliosa di noi”Il patriarcato come origine della rivalità La rivalità tra questi due centri del Nord Italia, separati da soli 15 km, risale al XIII secolo quando entrambi facevano parte del Patriarcato di Aquileia, principato feudale con autonomia politico‐religiosa nel Friuli Venezia Giulia e le cui origini in materia ecclesiastica risalgono addirittura al VI secolo. La decisione del Patriarca Bertoldo di trasferire nel 1238 il capoluogo da Cividale ad Udine, motivando la scelta con la migliore posizione geografica di quest’ultima nell’ambito dei flussi commerciali, aprì una ferita tra le due città che le avrebbe portate ripetutamente nel tempo a misurare le proprie forze sul campo di battaglia, per mantenere l’egemonia di questa sorta di regno di Taifas della penisola italica. La guerra di successione del Patriarcato, alla fine del XIV secolo vide scontrarsi nelle campagne friulane la potente Repubblica di Venezia (che sosteneva Udine) con il Sacro Romano Impero (che sosteneva Cividale) e culminò con l’annessione di entrambe le città alla Serenissima Repubblica di Venezia, vincitrice del conflitto che pose fine nel 1420 all’esistenza del Patriarcato di Aquileia come entità politica indipendente.

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