Mancano 5
minuti al termine della partita; nonostante un secondo tempo all’arma bianca,
fatto di assalti continui, furiosi e disperati alla porta difesa da “Giaguaro” Castellini,
il risultato è sempre fermo sull’ 1-1 e se da Avellino nel frattempo non arriva
la notizia che la Roma è passata in vantaggio sugli Irpini, è di nuovo serie B.
Il destino sembra segnato quel 24 maggio 1981. Un unico risultato garantiva la
salvezza a prescindere da qualsiasi cosa potesse succedere sugli altri campi:
la vittoria. Lo stadio Friuli era gremito come si diceva allora “al limite
della capienza” e per tutta la partita aveva incitato i suoi beniamini con un
calore ed una partecipazione forse mai più riscontrati in futuro. Nella mia
mente la delusione si mescolava alla rabbia per l’atteggiamento dei partenopei
che, nonostante il loro campionato da quella partita non avesse più nulla da
avere o da perdere – erano aritmeticamente al terzo posto a prescindere – stavano
difendendo il pareggio con le unghie e con i denti dopo aver chiuso in
vantaggio il primo tempo “grazie” ad un gol dell’ex e “core ingrato” Claudio
Pellegrini; il quale, non pago per averci già condannato l’anno prima con un
gol al 90’ in un Udinese-Avellino che ci aveva definitivamente tolto ogni
speranza di salvezza, stava concedendo un altro indesiderato bis. E alla fine
di questo campionato non ci sarebbe stato un altro “scandalo scommesse” a
ridarci la massima serie a tavolino dopo che il campo ce l’aveva tolta
trascorsa una sola stagione dalla promozione – impresa della Giacomini Band.
Sarebbe stata serie B e basta. Anzi oramai era questione di pochi minuti
ancora. Le residue speranze ora sono riposte nella radiolina dopo che a dieci
minuti dal termine il palo aveva ributtato in campo una “sassata” scagliata dal "rosso" di Fagagna Gianfranco Cinello appena entrato nell’area napoletana e il che il biondissimo
tedescone Herbert Neumann non era riuscito a fare di meglio che spingere
lentamente il rimbalzo verso la porta dando così la possibilità al “Giaguaro”
di compiere l’ennesimo sgradito miracolo della giornata bloccando il pallone
sulla linea del gol e facendo salire così i friulani al primo posto della
classifica nazionale di bestemmiatori al minuto a danno di toscani e veneti. Da
quel momento in avanti i nostri sembravano essersi arresi al fato avverso e
alla bravura di Castellini, che aveva anche parato un calcio di rigore al
nostro bomber Nick Zanone in quel plumbeo e afoso pomeriggio di maggio. Ma
dalla radiolina le notizie che arrivano sono ancora peggio di quanto sta
maturando sul campo: ad Avellino la Roma aveva tirato i remi in barca dopo che
il vantaggio della Juventus sulla Fiorentina al Comunale di Torino stava
regalando senza rimedio ai bianconeri piemontesi il 19° scudetto. “Oggettivamente
è finita” mi dissi amaramente, maledicendo per l’ultima volta il “Giaguaro”,
reo in fondo di aver fatto sportivamente solo il suo dovere. Non volevo più
guardare impotente quelle immagini che avevo temuto e cercato di scacciare
dalla testa per tutta la settimana che precedeva la “partita che valeva una
stagione”. Mi alzai e mi rivolsi al compagno di classe con cui avevo deciso di “combattere”
insieme quell’ultima decisiva battaglia emotiva sugli spalti “Dai Roby,
andiamo, ormai è finita – così evitiamo la coda agli autobus”. Lui mi rivolge
uno sguardo carico di rassegnata frustrazione ma con fermezza mi rimette a
sedere: “Sono gli ultimi 2 minuti di serie A che vedremo forse in tutta la
nostra vita. Restiamo fino alla fine”. Infastidito, ho appena il tempo di risistemarmi
in mezzo ai tanti rassegnati tifosi che ci circondano pensando al danno della
coda agli autobus da sommare alla beffa della retrocessione quando il
biondissimo Manuel Gerolin di Jesolo, ventunenne mediano di belle speranze della
“nostra” squadra primavera fresca campione d’Italia, intercetta all’altezza del
cerchio di metà campo un pallone che interrompe un fraseggio perdi-tempo dei
napoletani e, contro ogni logica, butta il cuore oltre l’ostacolo e avanza
palla al piede, dritto per dritto, verso
la porta di Castellini. All’inizio sembra solo una velleitaria e inutile corsa
verso la muraglia partenopea e invece con uno slalom degno del miglior Gustav
Thoeni in rapida successione salta uno.. poi due… poi tre giocatori con la
maglia azzurra trovando tra se e “Giaguaro” Castellini il mitico Ruud Krol a
sbarrargli la strada. Ruud Krol, il “centrale” dell’Olanda versione “Arancia
Meccanica” vicecampione del mondo a Monaco 1974, la squadra che aveva “predicato”
e “diffuso” nel globo il “calcio totale”, innovando per sempre tecnica e
tattica del football. Mica un “Bruscolotti”
qualsiasi. Il destino dell’azione intrepida e solitaria del nostro Manuel,
nonostante le apparenze lo facessero razionalmente supporre, non doveva fare la
fine dei cavalleggeri britannici durante la folle e romantica carica nella
piana di Balaklava. Il primo dribbling viene seguito dai 40 mila con rassegnata
attenzione, il secondo con eccitazione che diventa speranza, al terzo oramai
sono tutti in piedi incitando la folle corsa della zazzera bionda con il numero
4 sulla schiena della maglia bianconera. Quando Gerolin è davanti a sua Maestà
Krol ha nei piedi, nella testa e nelle gambe non solo la sua personale
eccitazione e le scariche di adrenalina che lo mandano avanti, ma il sostegno e
il desiderio di tutto un “popolo”. Ruud Krol può opporre solo senso della
posizione, immensa sapienza calcistica e cuore gelido ai battiti tumultuosi
di quella marea umana che accompagna la folle corsa di Gerolin, che infatti lo
supera di slancio.
Ora tra la porta e Manuel resta “solo”
il terribile para-tutto Castellini. Gerolin entra in area frontale e ed il “Giaguaro”
gli corre incontro per tentare di compiere l’ultimo miracolo felino. I 40 mila
trattengono il respiro mentre il mediano bianconero anticipa il balzo del
portiere con un colpo di esterno destro rasoterra; nonostante il controtempo, le estremità delle unghie dei piedi del “Giaguaro” deviano e rallentano
sensibilmente la forza e la velocità della palla. Ecco, campassi 1000 anni non
potrò mai dimenticare quell’attimo lungo come l’eternità; il boato del Friuli
che aveva seguito Gerolin fino a quell’istante si era strozzato. Lì capisci la
differenza tra Kronos e Chairos. “Dove va la palla? Fuori? Dentro? I giocatori
del Napoli riescono a recuperare e a calciare lontano prima che superi la linea
di porta? E’ Gol?” Quante domande in poche frazioni di secondo, quanta
adrenalina che scorre impazzita nel sangue, che accelerazione potente dei
battiti del cuore … poi l’immagine che fa saltare il tappo a 40 mila tifosi che
con il desiderio hanno spinto e dato forza a quel pallone: la rete sulla
sinistra di Castellini nella curva sud del “Friuli” si muove!!!! La palla è
dentro!!! Non ricordo più niente pari a quello che seguì dopo sugli spalti. Neanche
il gol di Zico all’ 86’ che diede la vittoria sulla Roma in una fredda ma
solare domenica del novembre 1983 fu in grado di accendere un simile entusiasmo
collettivo e genuino. Tutta la panchina friulana in campo, raccattapalle,
fotografi giornalisti sul terreno di gioco a rincorrere Manuel Gerolin. Scene
impensabili nel calcio business di oggi. L’arbitro Pieri di Genova fischiò la
fine praticamente subito dopo e in men che non si dica tutto il popolo del “Friuli”
era in campo a festeggiare insieme ai suoi beniamini quell’incredibile e
disperata salvezza. Una gioia pazzesca, condita dall’innocenza e dall’ingenuità
dei 15 anni. Sul prato del Friuli a cantare, ballare, saltare abbracciare
persone di ogni età che non sapevo chi fossero. Lasciammo lo stadio due ore
dopo, solo per raggiungere il centro di Udine per continuare la festa. E i
ceffoni che presi da mio padre per essere tornato a casa ben dopo l’ora di cena
senza preavviso durante il periodo scolastico, furono si il brusco rientro alla
realtà, ma ne valsero sicuramente la pena. Eccome. E altro che gli ultimi 2 minuti di serie A: tempo 2 anni e l'attacco dell'Udinese schierato per cercare non più la salvezza ma l'Europa era composto da Zico, Causio, Mauro e Virdis.
Sport, Memoria, Pensieri & Arte varia oltre il Natisone dall'antica capitale del Friuli
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mi ricordo benissimo quella domenica, avevo 16 anni e come oggi tifavo Brescia...quel gol ci fece retrocedere in serie B...ricordi di un calcio che purtroppo non tornerà mai più...
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