martedì 22 agosto 2017

SCELTE MOLTO DIVERSE, STESSO DESTINO



Dal dicembre 1942 all’8 settembre 1943 il mio reparto fu impiegato nel controllo del territorio e nella lotta contro i partigiani titini. Non voglio parlarle delle atrocità a cui ho dovuto assistere da ambo le parti… dico solo che dal primo giorno in cui presi servizio non finii mai di chiedermi  perché qualcuno ci aveva ordinato di andare li,  dove la gente non ci voleva, dove i soldati croati, che erano nostri alleati, se avessero potuto, ci avrebbero accoppati tutti, dove i partigiani serbi e croati una volta finito di accoppare i loro compatrioti nemici e di accopparsi fra di loro, ci avrebbero pure accoppati tutti  se non ce ne fossimo andati subito… Ricordo che una sera, presi coraggio e lo chiesi al mio tenente: lui mi guardò.. mi sorrise…mi diede una pacca sulla spalla e mi disse di non pensarci, di andare a dormire perché l’indomani saremmo dovuti andare nel bosco a cercare i partigiani e quindi dovevamo essere vigili e pronti, per salvare la nostra pelle e che se ogni giorno fossimo riusciti a salvare la pelle, saremmo tornati a casa e che quella era l’unica cosa che contava per davvero… E io riuscivo anche a dormire, perché era necessario per sopravvivere. 
Poi arrivò l'armistizio dell'otto settembre 1943. E proprio nulla fu come prima. 
Io quel giorno mi sono salvato perché mi trovavo a Brindisi in visita ad una zia in fin di vita,  in licenza e fino alla fine della guerra nessuno mi venne a cercare… da allora ho fatto di tutto per vivere pensando solo alla mia famiglia e alle persone che mi sono vicine, senza più prestare fede a nessun proclama, e se avessi dovuto riprendere in mano un'arma, l’avrei fatto solo per difendere la porta di casa mia. So che come me lo hanno pensato in tanti.. anche se non lo hanno detto…
Alla fine della guerra decisi che Gradisca non sarebbe stata più casa mia. Quello che era accaduto prima, durante e dopo il conflitto nella mia terra aveva distrutto per sempre il mio mondo, l’aveva ancor più diviso, fatto a brandelli… Mi sarei sentito uno straniero nella mia Patria e così decisi che se straniero dovevo essere, era meglio viverlo fino in fondo e ricominciare da un’altra parte, portando però sempre con me la mia identità. Emigrai in Australia e con il tempo divenni direttore del Conservatorio di Sidney ed un buon cittadino del Commonwealth. In fondo, la musica, è il vero linguaggio universale… Per questo non finisco mai di ringraziare quel padre “austriacante” morto in Galizia, che non ho mai conosciuto ma che mi ha trasmesso la passione per la musica! Spesso mi chiedo ancora:  se quel giorno mi fossi trovato al reparto, in Croazia, assieme ai miei commilitoni.. sarebbe stato lo stesso?  Sono passati tanti anni, ma ancor oggi non ho trovato la risposta.. Spesso penso anche a loro… abbiamo passato insieme anni difficili.. i nostri migliori anni, la nostra gioventù… sprecata  per combattere una guerra sbagliata… E qui un'altra domanda mi assale e la rivolgo anche a lei: ma sono forse mai esistite guerre giuste?
Eravamo in quattro, classe 1915, inseparabili… Piero quel giorno abbandonò il reparto con l'intento di rientrare a casa… come me, non ne voleva più sapere nulla di nulla, se non riabbracciare la moglie e i figli… fu catturato a Fiume dai tedeschi ed inviato nel nord della Germania. E' morto nel dicembre del 1944 per gli stenti e le percosse in un campo di lavoro, dove l'hanno spedito i nazisti per essersi rifiutato di arruolarsi nell'esercito di Mussolini… Marco, detto Pistola, perché fra tutti noi era sempre stato il più convinto, un vero e proprio figlio della Lupa,  si sentiva tradito, umiliato, offeso e pur sapendo che la guerra era persa, pensò di salvare l'onore, ed esibendo quella camicia nera che noi avevamo subito nascosto, si arruolò con i bersaglieri del Duce, per salvare i confini orientali della Patria dai partigiani di Tito…E' morto nel maggio del 1945, a guerra finita, fucilato da partigiani che oltre alla coccarda tricolore, portavano il fazzoletto rosso al collo…
Il terzo si chiamava Giulio; a me era sembrato sempre quello più autentico tra noi, e quel giorno pensò che per salvare l'onore bisognava riscattarsi e schierarsi dalla parte giusta, con coloro che volevano non solo scacciare i tedeschi, ma anche fondare un mondo nuovo alla fine della guerra, per costruire una società diversa e più equa… Se anziché trovarsi a combattere con i partigiani jugoslavi, si fosse trovato nelle valli della Lombardia o del Piemonte, finita la guerra sarebbe potuto diventare persino Presidente della Repubblica! Ci sapeva davvero fare con le parole oltre che con il moschetto!... Per anni non ho avuto suo notizie.. ho pensato che in quella terra,  lui avesse davvero trovato la vita che cercava….invece è morto per gli stenti e le percosse, probabilmente nel 1949, in una piccola isola dell'arcipelago dalmata chiamata l'Isola Calva… Goli Otok in croato… fu mandato là con l'accusa di essere un nemico del popolo… e questo l'ho potuto sapere solo pochi anni fa e con tanta fatica..
Oggi non posso neanche portare un fiore sulle loro tombe, non si conosce neppure il luogo dove riposano le loro spoglie… per tutti e tre, scelte profondamente diverse li hanno condotti ad un medesimo tragico destino… 

ESTRATTO DE "IL MUSICISTA DI GRADISCA" GIA' PUBBLICATO NEL BLOG PER INTERO

 

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