Dal dicembre 1942 all’8 settembre
1943 il mio reparto fu impiegato nel controllo del territorio e nella lotta
contro i partigiani titini. Non voglio parlarle delle atrocità a cui ho dovuto
assistere da ambo le parti… dico solo che dal primo giorno in cui presi
servizio non finii mai di chiedermi perché
qualcuno ci aveva ordinato di andare li,
dove la gente non ci voleva, dove i soldati croati, che erano nostri
alleati, se avessero potuto, ci avrebbero accoppati tutti, dove i partigiani
serbi e croati una volta finito di accoppare i loro compatrioti nemici e di
accopparsi fra di loro, ci avrebbero pure accoppati tutti se non ce ne fossimo andati subito… Ricordo
che una sera, presi coraggio e lo chiesi al mio tenente: lui mi guardò.. mi
sorrise…mi diede una pacca sulla spalla e mi disse di non pensarci, di andare a
dormire perché l’indomani saremmo dovuti andare nel bosco a cercare i
partigiani e quindi dovevamo essere vigili e pronti, per salvare la nostra
pelle e che se ogni giorno fossimo riusciti a salvare la pelle, saremmo tornati
a casa e che quella era l’unica cosa che contava per davvero… E io riuscivo anche a dormire, perché era necessario per sopravvivere.
Poi arrivò l'armistizio dell'otto settembre 1943. E proprio nulla fu come prima.
Io quel giorno mi sono salvato
perché mi trovavo a Brindisi in visita ad una zia in fin di vita, in licenza e fino alla fine della guerra
nessuno mi venne a cercare… da allora ho fatto di tutto per vivere pensando
solo alla mia famiglia e alle persone che mi sono vicine, senza più prestare
fede a nessun proclama, e se avessi dovuto riprendere in mano un'arma, l’avrei
fatto solo per difendere la porta di casa mia. So che come me lo hanno pensato
in tanti.. anche se non lo hanno detto…
Alla fine della guerra decisi che Gradisca non sarebbe stata più casa mia. Quello che era accaduto prima, durante e dopo il conflitto nella mia terra aveva distrutto per sempre il mio mondo, l’aveva ancor
più diviso, fatto a brandelli… Mi sarei sentito uno straniero nella mia Patria
e così decisi che se straniero dovevo essere, era meglio viverlo fino in fondo
e ricominciare da un’altra parte, portando però sempre con me la mia identità.
Emigrai in Australia e con il tempo divenni direttore del Conservatorio di
Sidney ed un buon cittadino del Commonwealth. In fondo, la musica, è il vero
linguaggio universale… Per questo non finisco mai di ringraziare quel padre
“austriacante” morto in Galizia, che non ho mai conosciuto ma che mi ha
trasmesso la passione per la musica! Spesso mi chiedo ancora: se quel giorno mi fossi trovato al reparto, in Croazia, assieme ai miei commilitoni.. sarebbe
stato lo stesso? Sono passati tanti anni, ma ancor oggi non ho
trovato la risposta.. Spesso penso anche a loro… abbiamo passato insieme anni
difficili.. i nostri migliori anni, la nostra gioventù… sprecata per combattere una guerra sbagliata… E qui
un'altra domanda mi assale e la rivolgo anche a lei: ma sono forse mai esistite
guerre giuste?
Eravamo in quattro, classe 1915,
inseparabili… Piero quel giorno abbandonò il reparto con l'intento di rientrare
a casa… come me, non ne voleva più sapere nulla di nulla, se non riabbracciare
la moglie e i figli… fu catturato a Fiume dai tedeschi ed inviato nel nord
della Germania. E' morto nel dicembre del 1944 per gli stenti e le percosse in
un campo di lavoro, dove l'hanno spedito i nazisti per essersi rifiutato di
arruolarsi nell'esercito di Mussolini… Marco, detto Pistola, perché fra tutti
noi era sempre stato il più convinto, un vero e proprio figlio della Lupa, si sentiva tradito, umiliato, offeso e pur
sapendo che la guerra era persa, pensò di salvare l'onore, ed esibendo quella
camicia nera che noi avevamo subito nascosto, si arruolò con i bersaglieri del
Duce, per salvare i confini orientali della Patria dai partigiani di Tito…E'
morto nel maggio del 1945, a guerra finita, fucilato da partigiani che oltre
alla coccarda tricolore, portavano il fazzoletto rosso al collo…
Il terzo si chiamava Giulio; a me
era sembrato sempre quello più autentico tra noi, e quel giorno pensò che per
salvare l'onore bisognava riscattarsi e schierarsi dalla parte giusta, con
coloro che volevano non solo scacciare i tedeschi, ma anche fondare un mondo
nuovo alla fine della guerra, per costruire una società diversa e più equa… Se
anziché trovarsi a combattere con i partigiani jugoslavi, si fosse trovato
nelle valli della Lombardia o del Piemonte, finita la guerra sarebbe potuto
diventare persino Presidente della Repubblica! Ci sapeva davvero fare con le
parole oltre che con il moschetto!... Per anni non ho avuto suo notizie.. ho
pensato che in quella terra, lui avesse
davvero trovato la vita che cercava….invece è morto per gli stenti e le
percosse, probabilmente nel 1949, in una piccola isola dell'arcipelago dalmata
chiamata l'Isola Calva… Goli Otok in croato… fu mandato là con l'accusa di
essere un nemico del popolo… e questo l'ho potuto sapere solo pochi anni fa e
con tanta fatica..
Oggi non posso neanche portare un
fiore sulle loro tombe, non si conosce neppure il luogo dove riposano le loro
spoglie… per tutti e tre, scelte profondamente diverse li hanno condotti ad un
medesimo tragico destino…
ESTRATTO DE "IL MUSICISTA DI GRADISCA" GIA' PUBBLICATO NEL BLOG PER INTERO
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