mercoledì 20 settembre 2017

TUTTA COLPA DI FREUD (E DI SCOTT-BLAIR)

Un bicchiere di sangria e davanti ai miei occhi la vista di Alfama. Occhi gonfi e umidi e stomaco vuoto nonostante sia reduce da una grigliata di pesce fresco. Emozioni antiche che hanno fatto capolino dalla nebbia che stamane oscurava la vista dell'oceano dalla Torre di Belem, uscita di colpo come il Cristo Redentore dal fitto grigio. Sole e primavera a novembre. Vorrei fissare questo istante, questa allucinazione, come la musica dei Pink Floyd che ascolto ora e che proviene da una radio su questa terrazza di Lisbona. Una terrazza molto più potente di quella praghese, qualcosa che percepisco come un frammento del mio inconscio. Ecco, un viaggio non autorizzato di un grumo onirico nel mondo della coscienza, prima che la Luce della ragione la rimandi nella Nigredo da cui è sfuggita inopinatamente. Ora però voglio dare a questa scintilla il permesso di abitare e riscaldare questo momento fuori dal Kronos, ma con un luogo e con un Senso. Anzi no. Con "il" Senso. Puro Kairos e forse puro Jazz. E dove meglio di Alfama? Adesso stop alla penna. Questo attimo, reso immortale mescolando l'inchiostro alla carta, voglio viverlo fino in fondo, prima che il tramonto del Sole nell'Oceano ricacci questo coraggioso grumo d'inconscio nel Mare Magnum dove continuerà a dimorare senza tempo e senza spazio. Nella divina Eternità. 
Lisbona, 20 novembre 2015

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