martedì 6 febbraio 2018

BERLIN. POTSDAMER PLATZ.


In questo luogo simbolo della riunificazione tedesca rilevo che ciò che mi suscita qualche emozione e fa scaturire interesse è il tentativo, tutto mentale, di immaginare com'era questo luogo prima che Renzo Piano progettasse il nuovo quartiere commerciale e che l'efficienza organizzativa teutonica trasformasse quelle idee in ferro, vetro e cemento riempendo il vuoto creato in precedenza dal Berliner Mauer. Quasi un tentativo di fare un viaggio immaginario nel tempo. In un tempo preciso, quando ero un giovanotto pieno di sogni, probabilmente di troppe aspettative e guardavo alla Berlino divisa tra Est e Ovest come ad uno dei luoghi più affascinanti del pianeta: forse neanche l'idea della Città celeste, in quegl'anni, avrebbe potuto provocare un'estasi pari alla possibilità di visitare Berlino prima del 1989. Oggi, dopo che ho imparato a vivere giorno per giorno senza più pormi progetti a lunga scadenza, tutti questi palazzi, questa omologazione ad un unico schema di vita basato sul consumo materialistico spinto al parossismo, non mi smuove "nulla" nel presente. Totale indifferenza. Encefalogramma piatto. Se invece metto in moto l'immaginazione e cerco di ricreare nella mente quello che c'era prima e provo ad immergermi in questa dimensione quasi onirica ecco... allora succede qualcosa di magico. Qualcosa sale dalle Viscere, fa vibrare lo stomaco e sale alla gola. Mi sento di nuovo un Essere Umano perché riesco a provare ancora delle emozioni, prima che il movimento onirico venga di nuovo congelato dal gelo paralizzante del presente. E torno nel Regno delle Ombre o meglio degli Automi, dove il mi Cuore resta sepolto e bloccato in una bara di ghiaccio grande e fredda come questi palazzi che hanno riempito un vuoto che prima era fatto di silenzi che urlavano e parlavano al Cuore. Tanto forte quanto era la disperazione.    

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