giovedì 31 maggio 2018

GOVERNO BADOGLIO: CAOS O DISORDINE ORGANIZZATO?


Stava iniziando il periodo delle grandi contraddizioni… il governo Badoglio il 2 agosto cancellò sulla carta 20 anni di Regime: per decreto vennero aboliti il Partito fascista, la Camera dei Fasci e delle corporazioni, il Tribunale speciale, la Tassa sul celibato e le norme più smaccatamente totalitarie contenute nei codici. Si cambiano i nomi delle vie, degli stadi, delle piazze persino di qualche città, salvo poi vietare l'uso di qualsiasi emblema che potesse riferirsi a qualsiasi partito politico, si lascia in vigore la vergogna delle Leggi Razziali e si mantiene intatto tutto l'apparato burocratico – militare precedente, che con zelo applica la legge marziale. In più di qualche occasioni l'esercito mitraglia la folla… resteranno in terra 93 morti; 536 saranno i feriti e 2.276 gli arresti. Vengono liberati lentamente dal carcere, tra pastoie burocratiche e con irregolarità, gli esponenti dell'antifascismo in carcere, ma non si procede all'amnistia generale per i reati politici. A Trento, la vedova di Cesare Battisti viene incaricata di consegnare a Badoglio una lettera, in cui si protesta per lo sconcio di avere ancora un prefetto fascista, mentre a San Martino di Castrozza viene arrestato dai Carabinieri un albergatore che invita i clienti a gridare "Viva il Popolo! Viva il Re, Via il fascismo!". Si fa combattere svogliatamente contro gli anglo-americani che risalgono la penisola, ma si progetta di offrire a loro la nostra alleanza contro i tedeschi, ai quali si professa fedeltà e si chiede continuamente l'invio di truppe e materiali per fronteggiare gli Alleati. Si teme un ritorno del fascismo, ma i gerarchi non vengono arrestati o si lasciano partire indisturbati per la Germania… Si cercano i contatti con gli esponenti dei partiti antifascisti, ma si ostacola in ogni modo il loro agire, si tollerano i nuovi e vecchi partiti politici che iniziano a riorganizzarsi, ma si vieta duramente che lo facciano al di fuori della clandestinità, per paura di una sollevazione contro l'ordine costituito. Nello stesso ufficio informazioni Stato maggiore dell'Esercito, vengono create due sezioni, ognuna che opera nella massima segretezza e senza neanche sapere l'una dell'esistenza dell'altra: una è costituita in funzione anti-tedesca e l'altra anti-alleata, come se nulla fosse successo. In mezzo a tutte queste contraddizioni traspare un elemento comune: la paura e l'ossessione di mantenere in pugno il potere. La situazione è diventata una tragica commedia delle parti: i tedeschi non aspettano altro che di apprendere la nostra resa e fanno affluire costantemente in Italia i loro reparti, mentre gli alleati continuano a bombardare sempre più duramente le nostre città, nonostante oramai siano avviati segretamente i primi negoziati per la resa. 

domenica 15 agosto 1943 – Intanto in quest'ultima settimana le grandi città del Nord sono state colpite da tonnellate e tonnellate di bombe sganciate da centinaia di aerei. Ed allora io mi chiedo se la Patria o, meglio, l'onore della Patria sia veramente il valore supremo a cui – come ci hanno insegnato – si deve sacrificare tutto e per il quale si deve passare sopra al pianto dei bambini rimasti orfani, al dolore delle spose rese vedove, alla disperazione delle madri private dei loro figli, alla giovinezza stroncata di tanti soldati. Non riesco a vedere chiaro. Sono confuso. Molto confuso. 

(dal diario di uno studente di V ginnasio anno scolastico 1942/1943) 

Nel solo mese di agosto a Milano rimasero danneggiate l'80% delle abitazioni, 70.000 famiglie rimasero completamente senza casa, vennero a mancare luce, acqua, gas e per diversi giorni non arrivarono più nemmeno i treni. Alla sera, in tutte le grandi città d'Italia la gente si ammassava nei pochi rifugi sotterranei o scappava nelle campagne, con ogni mezzo, per sfuggire all'imminente inferno dei bombardamenti notturni. I nostri soldati incominciano a trovarsi tra l'incudine dei tedeschi, alleati sempre più diffidenti e sprezzanti, ed il martello degli anglo-americani e dei partigiani jugoslavi, che continuano ad attaccarli con vigore… i comandanti delle nostre truppe non hanno alcun ordine diverso di quello noto: la guerra continua senza ripensamenti.Nel frattempo Badoglio ed i vertici militari sono impegnati nell'impresa di spostare l'Italia nel campo alleato, tenendo buoni i tedeschi con continue manifestazioni di fedeltà e pressanti richieste di aiuti sia di armi che di uomini. Vengono mandati a trattare con gli anglo-americani personaggi stranissimi, quasi mai all'altezza della situazione: l'uomo che alla fine condusse il negoziato decisivo fu un militare, il generale Castellano, che si presentò il 19 agosto a Lisbona, al cospetto dei vertici Alleati, in completo scuro, capelli ben impomatati dalla brillantina, fazzoletto bianco che sbucava dal taschino della giacca e senza conoscere una sola parola d'inglese.. neppure buongiorno. Propone il passaggio dell'Italia a fianco degli Alleati, ma a condizione che questi effettuino diversi sbarchi sulla penisola, in modo da neutralizzare la prevedibile reazione dei tedeschi, precisando anche che il nostro esercito non è in grado di garantire neppure la protezione degli aeroporti. Gli alleati, spazientiti, sono irremovibili e impongono una resa senza condizioni, pena la continuazione ancora più dura della guerra contro l'Italia. I nostri vertici politico-militari pensano di utilizzare gli Alleati per uscire vivi e vittoriosi dal conflitto, illudendosi che il fronte italiano rivesta per gli anglo-americani un grande valore strategico; in realtà questi non hanno nessuna fretta di liberare l'Italia, ma solo di impegnarvi il maggior numero possibile di divisioni tedesche, deviandole dal vero grande obiettivo: l'apertura del secondo fronte con lo sbarco in Normandia.

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