domenica 31 marzo 2024

DA NATALE A PASQUA UNA VERA RESURREZIONE

 








Alla vigilia di Natale, i ragazzi di Pillastrini reduci da un mese e mezzo in cui avevano perso 6 partite su 7 vincendo solo contro un’incerottata Chiusi, erano stati letteralmente presi « a palle di neve » da Udine che si era imposta in via Perusini infierendo sportivamente in una gara senza storia sui gialloblù di casa. Come in ogni racconto mitologico che si rispetti « l’eroe » era stato fatto a pezzi dai « mostri » di turno e, come da copione, non mancavano i cantori del « de profundis ». Oggettivamente, per chi non conosce a fondo l’ambiente ducale, era doveroso emettere sentenze dai toni definitivi, ovvero che Cividale, (s)combinata com’era potesse ambire a mantenere la categoria solo al termine di complicatissimi play-out, da fare tutti in salita per giunta.

Invece in quella sorta di Natale che pareva più un venerdì santo per squadra, tecnici, dirigenti e tifosi si stava piantando il seme che ha iniziato a germogliare il giorno dell’ epifania in una crescita che nel 2024 ha visto le Aquile risorgere dalle proprie ceneri come la mitica Araba Fenice e vincere ben 10 delle 12 successive gare, piegando, tra tutte le altre, la prima del girone rosso Forlì, la prima del girone verde e invitta da 17 giornate Trapani, la lanciatissima terza Torino e ieri, strapazzando alla vigilia di Pasqua la blasonata Cantù, seconda forza del girone.

C’è un segreto in questa rinascita, che possiede tutti i connotati del mito letterario e se c’è, qual è? 

Forse bisogna proprio ritornare a quell’infausta vigilia di Natale per trovare gli elementi della riscossa: qualche giocatore disse di essere uscito incazzato nero e carico di vergogna perché dopo una disfatta del genere dalla curva non piovevano fischi ma continuavano a sentirsi gli applausi, probabilmente cosa unica ìn qualsiasi parte del mondo.

La dirigenza e il coach ci misero la fa faccia e ammisero gli errori del progetto estivo e di fatto del suo fallimento, si assunsero le responsabilità e lasciati lavorare in pace da un’ambiente che fa della gratitudine e del senso della misura ancora dei valori base, nonché da un gruppo di sponsor che nutre fiducia negli uomini e della bontà del progetto, hanno apportato i correttivi necessari per far riprendere il volo alle Aquile.

Il tutto senza isteria o piagnistei, bisogna dirlo a chiare lettere.

Primo correttivo, decisivo, l’arrivo di un giocatore dello spessore di Doron Lamb, un professionista di livello assoluto che ha dato quel quid di esperienza e classe necessari per sgravare l’altro fenomeno, il « Sindaco « Lucio Redivo dall’insostenibile compito di dover fare ogni volta pentole coperchi e, soprattutto, ridare al resto della truppa quella fiducia necessaria per sprigionare di nuovo « lo spirto guerrier che entro mi rugge » che tanta parte ha avuto nei successi ducali di questi formidabili anni.

L’americano di Brooklyn, nelle « mani » di Stefano Pillastrini e del suo staff è diventato il vero « equilibratore » di questa squadra, l’anello che mancava al gruppo per poter fare il salto di qualità sognato alla fine della scorsa stagione da tutto l’ambiente.

Pare quasi assente per diversi tratti del match, spesso siede in panchina, ma quando il match entra nei momenti chiave lui dispensa tutto l’abc della pallacanestro, sbagliando raramente quella che è la soluzione migliore da adottare dato il contesto del momento: un passaggio, un blocco, un tiro dall’arco o una penetrazione a difesa schierata. 

In questo modo gli altri sono riusciti ad avvicinarsi « alla migliore versione di se stessi », vedasi il crescendo di resa e prestazioni di Berti e Mastellari in primis e il ritorno sui livelli agonistici noti di Miani e Rota, quest’ultimo capace di calarsi nel nuovo minutaggio che gli viene dato e di cui sta beneficiando in lucidità. 

Discorso a parte per Jack Dell’Agnello e Lucio Redivo, che dall’inizio della stagione hanno sciorinato prestazioni costanti mettendo in risalto i rispettivi e diversi punti di forza.

Al tutto si aggiungano i minuti e l’esperienza di Campani, la crescita costante del talento classe 2005 Leonardo Marangon dagli grandi margini di ulteriore maturazione e il cocktail della Gesteco è bello che servito, con il sapore inconfondibile di chi a tutti i costi vuole centrare anche per quest’anno un’impresa memorabile.

Senza dimenticare l’ingrediente « sesto uomo » in maglia gialloblù: se diversi addetti ai lavori dal resto d’Italia hanno dichiarato che  « qui dentro oggi Cividale è ingiocabile per qualsiasi avversario » , tanto merito va anche a quella Marea gialla che continuò ad applaudire dopo che Monaldi e compagni avevano sepolto la Gesteco sotto una grandinata di triple infliggendo ai ducali il peggior passivo della loro storia.

Ieri sera l’ex arbitro Gorlato, durante l’intervallo mi ha confessato: « vengo qui ogni volta che posso perché mi sono innamorato di questo ambiente, c’è entusiasmo, freschezza, passione e rispetto. Ne ho visti di posti e di cose nellla mia carriera e credimi… se quelli là - indicando il centinaio di tifosi canturini presenti nel settore ospiti - se ne stanno tranquilli è tutto merito vostro ».

Nonostante questa vera e propria resurrezione dal sapore mitologico ed una Pasqua di festa sul ponte del Diavolo, il lieto fine è tutt’altro che raggiunto o scontato, bisognerà continuare a vincere sempre e comunque, a partire da sabato prossimo in un altro « tempio » della pallacanestro italiana: l’ex Palalido di Milano, oggi non più tana delle scarpette rosse griffate Simmenthal ma della più abbordabile Urania.

Nessun commento:

Posta un commento

Post in evidenza

NOTTI MAGICHE ANTE LITTERAM

25 giugno 1983 – Arrivo al campo mezz’ora prima del fischio d’inizio, di corsa dopo essere riuscito a fuggire da una riunione familiare ...