La Rai, facendo spezzatino anche di 90^ minuto, non ha fatto altro che adeguare i suoi palinsesti a quelli del calcio moderno, per cui è fuori luogo oggi stracciarsi le vesti per la decisione di mettere fine ad una trasmissione che proprio non aveva più ragione di esistere e che agonizzava oramai da decenni.
Quel mondo era già morto e sepolto da quando Paolo Valenti e la sua “compagnia di giro” se n’erano andati assieme al dogma della contemporaneità delle partite, alla fine del monopolio Rai e al trionfo delle Pay-tv.
Oggi ne rimaneva solo il nome e l’orario, con ospiti e conduttori improbabili a riempire il tempo con parole, parole, parole dal dubbio interesse. Ripeto, la Rai, rottamando infine quel carrozzone ha reso giustizia a ciò che fu e noi, incalliti boomers, che abbiamo considerato Paolo Valenti e i suoi colleghi delle colonne portanti e insostituibili delle nostre domeniche, altro non possiamo fare che ritenerci fortunati per aver fatto parte di quell’epoca.
Nota finale: quel 90^ minuto old style rappresentava l’essenza del servizio pubblico, in cui per ogni partita di serie A, da Ascoli-Avellino a Inter-Juventus, ogni sede Rai aveva a disposizione lo stesso minutaggio all’interno del programma in cui i mezzi busti si limitavano a commentare le immagini. In quel mondo si aveva l’impressione che in serie A giocassero 16 squadre di 14 città e non solo 3 o 4 di due, max tre metropoli.
Detto questo: « Amici sportivi, buonasera! Se Napoli chiama, Milano risponde… »
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