martedì 5 novembre 2024

REGNO DI SPAGNA - REPUBBLICA ITALIANA 118-0



Correva la sera di Natale di molti anni fa ed assieme ad un caro amico vagavamo infreddoliti per le vie del centro di Madrid alla ricerca di un locale dove placare la fame con una paella; sembrava una buona idea per unire la cucina locale alla necessità impellente di rifocillarci, considerato che eravamo partiti al mattino da Cividale alla volta dell'aeroporto di Venezia Marco Polo ove ci attendeva un volo Iberia per Madrid Barajas e la tabella di marcia aveva fatto saltare il pranzo.

Insomma, tra trasferimenti vari, sistemazione in Hotel nei pressi della stazione di Atocha, camminata in direzione della Gran Via tra ali di folla ancora satolla per cenoni o pranzi natalizi e la temperatura piuttosto rigida, il richiamo del cibo echeggiava potente come un do di petto di Placido Domingo e così avevamo iniziato la ricerca di un locale ove poter gustare il piatto iberico per eccellenza.

A prima vista poteva sembrare una cosa estremamente banale, ma nella realtà il desiderio pareva essere un'impresa degna delle peregrinazioni nella Mancha  di Don Quixote e del suo fedele scudiero alla ricerca di Dulcinea: per un motivo (ressa ai tavoli e attese stimate per mettersi seduti) o per l'altro (prezzi decisamente overrated) trovare un desco era impossibile; nel frattempo a Placido Domingo si era unito nello stomaco anche il vibrato di Josè Carreras e le punte delle mani e dei piedi iniziavano ad evocare i patimenti del Comandante Nobile sulla banchisa polare.

E quando ormai lo spettro di un Hamburger da consumarsi al McDonald per placare il concerto lirico dei tre tenori nello stomaco - si era aggiunto nel mentre anche il nostrano Pavarotti - circostanza che aveva il sapore della sconfitta dell'Invencibile Armada di Filippo II di Spagna al largo delle coste della perfida Albione sotto il tiro dei galeoni di Sir. Francis Drake, ecco che in un angolo della Puerta del Sol sotto l'insegna luminosa Arysol spunta un cartello: "Paellas 18,00 Euros".

La visione ha lo stesso effetto di un'oasi per due Tuareg sperduti nel deserto della Mauritania e a grandi falcate ci avviciniamo all'ingresso del ristorante che non appare neppure particolarmente affollato.

Miracolo della Virgen de Guadalupe oppure trappola tesa dagli Indios mesoamericani ai conquistadores di Hernan Cortes dispersi nella foresta dello Yucatan?

Il rischio è alto, ma affrontare i cannoni di Sir Francis McDonald Drake è sconfitta certa, per cui i tre tenori all'unisono emettono un vigoroso "si entriii ... si rischiiiii" e nel giro di 10 minuti siamo seduti al tavolo e consultiamo distrattamente il menù, perché l'ordinazione è già bella che fatta: "Dos paellas y dos tubos (due birre grandi)" indirizzato a pieni polmoni all'anziano cameriere che subito si era avvicinato per il servizio.

"Perdóneme señor, pero para las paellas hay que esperar media hora, cuarenta minutos. Mientras esperan, les gustaría comer un aperitivo o unos mariscos?" Fu più o meno così la pronta replica dell'allora suddito di Juan Carlos di Borbone.

Non serviva essere Miguel Cervantes e Pedro Calderon de la Barca per intendere la richiesta, e prima che la parte razionale del cervello avesse valutato bene la domanda, i tre tenori dalla pancia avevano continuato il loro canto: "Seguuuuuuro!! Mariscooooos!!" - l'idea di un'altra  mezz'ora a stomaco vuoto era peggio dei pensieri di Edmond Dantes nella cella dell'Isola di Montecristo.

E così arrivarono subito i mariscos - 6 striminziti gamberi rossi fritti per ciascuno - e, oltre le attese, circa un'ora dopo "las dos paellas" che accompagnammo con altri "dos tubos", essendosi i primi due evaporati come la neve della Sierra Nevada al sopraggiungere di un sole andaluso.

Persino Domingo, Carreras e Pavarotti, furono disgustati da quelle dos paellas, che con ingredienti così pessimi e mal cucinati non le avrebbero preparate neppure in un area di ristoro sulla superstrada che collega Chisinau ad Odessa passando per la Transnistria. 

Ma il peggio doveva, naturalmente, ancora arrivare.

Concluso l'orrido pasto, con fare più ingenuo di un bambino al luna-park, venne richiamato l'anziano suddito della monarchia iberica per il più classico de "La cuenta, por favor!"

Il verdetto fu peggio di una cartella esattoriale, dove pur essendo a conoscenza e consapevole delle imposte non pagate rimani basito dall'entità di sanzioni, spese, accessori ed interessi che triplicano l'importo della tua omissione.

Lo scontrino recava un totale di 118 euro, così suddivisi: 2 paellas 18x2 36 euro, 4 tubos 4x3 12 euro, 2 Mariscos 35x2  70 Euro.

E a differenza di una cartella esattoriale, non rateizzabile o condonabile usufruendo delle "rottamazioni" previste dalle varie sanatorie in vigore.

Pagata obtorto collo "la cuenta", durante il rientro in albergo non potemmo far altro che cercare di rendere più digeribile la paccottiglia ingerita per placare il canto dei tre tenori, ora completamente ammutoliti, nonché ammettere che ci eravamo fatti irridere più della difesa dell'Inter di Castagner al Santiago Bernabeu, nella tana dei Blancos di Juanito, Hugo Sanchez e Santillana.

Ricordo ancora il mio commento appena uscito dell'Arysol. "Regno di Spagna 118 - Repubblica Italiana zero, non male come primo giorno."

La lezione fu così ben incamerata che, da allora, ogni volta che in qualsiasi posto mi propongono qualche entrée della casa dopo l'ordinazione, con sguardo per nulla empatico la risposta è un categorico: NO! - (e se si, non m'interessa).

Annotazione solo per i cultori della materia.

     

  












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