Insomma, tra trasferimenti vari, sistemazione in Hotel nei pressi della stazione di Atocha, camminata in direzione della Gran Via tra ali di folla ancora satolla per cenoni o pranzi natalizi e la temperatura piuttosto rigida, il richiamo del cibo echeggiava potente come un do di petto di Placido Domingo e così avevamo iniziato la ricerca di un locale ove poter gustare il piatto iberico per eccellenza.
A prima vista poteva sembrare una cosa estremamente banale, ma nella realtà il desiderio pareva essere un'impresa degna delle peregrinazioni nella Mancha di Don Quixote e del suo fedele scudiero alla ricerca di Dulcinea: per un motivo (ressa ai tavoli e attese stimate per mettersi seduti) o per l'altro (prezzi decisamente overrated) trovare un desco era impossibile; nel frattempo a Placido Domingo si era unito nello stomaco anche il vibrato di Josè Carreras e le punte delle mani e dei piedi iniziavano ad evocare i patimenti del Comandante Nobile sulla banchisa polare.
E quando ormai lo spettro di un Hamburger da consumarsi al McDonald per placare il concerto lirico dei tre tenori nello stomaco - si era aggiunto nel mentre anche il nostrano Pavarotti - circostanza che aveva il sapore della sconfitta dell'Invencibile Armada di Filippo II di Spagna al largo delle coste della perfida Albione sotto il tiro dei galeoni di Sir. Francis Drake, ecco che in un angolo della Puerta del Sol sotto l'insegna luminosa Arysol spunta un cartello: "Paellas 18,00 Euros".
La visione ha lo stesso effetto di un'oasi per due Tuareg sperduti nel deserto della Mauritania e a grandi falcate ci avviciniamo all'ingresso del ristorante che non appare neppure particolarmente affollato.
Miracolo della Virgen de Guadalupe oppure trappola tesa dagli Indios mesoamericani ai conquistadores di Hernan Cortes dispersi nella foresta dello Yucatan?
Il rischio è alto, ma affrontare i cannoni di Sir Francis McDonald Drake è sconfitta certa, per cui i tre tenori all'unisono emettono un vigoroso "si entriii ... si rischiiiii" e nel giro di 10 minuti siamo seduti al tavolo e consultiamo distrattamente il menù, perché l'ordinazione è già bella che fatta: "Dos paellas y dos tubos (due birre grandi)" indirizzato a pieni polmoni all'anziano cameriere che subito si era avvicinato per il servizio.
"Perdóneme señor, pero para las paellas hay que esperar media hora, cuarenta minutos. Mientras esperan, les gustaría comer un aperitivo o unos mariscos?" Fu più o meno così la pronta replica dell'allora suddito di Juan Carlos di Borbone.Pagata obtorto collo "la cuenta", durante il rientro in albergo non potemmo far altro che cercare di rendere più digeribile la paccottiglia ingerita per placare il canto dei tre tenori, ora completamente ammutoliti, nonché ammettere che ci eravamo fatti irridere più della difesa dell'Inter di Castagner al Santiago Bernabeu, nella tana dei Blancos di Juanito, Hugo Sanchez e Santillana.
Ricordo ancora il mio commento appena uscito dell'Arysol. "Regno di Spagna 118 - Repubblica Italiana zero, non male come primo giorno."
La lezione fu così ben incamerata che, da allora, ogni volta che in qualsiasi posto mi propongono qualche entrée della casa dopo l'ordinazione, con sguardo per nulla empatico la risposta è un categorico: NO! - (e se si, non m'interessa).
Annotazione solo per i cultori della materia.
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