Lunedì mattina: tra il boato della sveglia come da copione alle ore
6,50 e la “consegna” del pupo alla maestra, avvenuta come da programma alle ore
7,55, mi sembra già di aver dato “tutto”: fuori dalle brande, doccia, toeletta
personale, colazione, vestizione, lunghe e travagliate trattative con l’erede
circa la necessità di fare in tempi rapidi le stesse cose a sua volta, decisa
opera di convincimento sull’importanza dell’istituzione scolastica, rapida
udienza dalla consorte circa ordinarie questioni di “minuto mantenimento”
(idraulici chiamati centinaia di volte per il tubo che continua a perdere
ancora latitano impuniti - contromisure da adottare, bollette luce-gas
“sorprendenti” – controllare la veridicità dei dati con le compagnie ed
eventualmente sporgere reclamo, genitori anziani da accompagnare a visite
mediche - chi va?, bambino da iscrivere e portare al nuoto- chi va? ecc. ecc.),
corsa in macchina, affannosa ricerca del parcheggio ed infine salutare camminata
di mezzo chilometro sotto la pioggia aizzata dal vento da nord-est viaggiante
nella forra del Natisone. Il copione mattutino non prevede variazioni sul tema
né imprevisti e/o improvvisazioni, pena l’arrivo in ritardo a scuola del
pargolo. E questo non sia mai.
“Accidenti, sono appena le otto del mattino: c’è ancora
tutta la giornata davanti prima di trovare un po’ di serenità tra le coperte!”
Solito pensiero di un solito lunedì mattina rifiatando e assaporando lentamente
il caffè al Caffè San Marco, storico locale posto al piano terra dell’edificio
attiguo al Palazzo Municipale di Cividale del Friuli.
La giornata lavorativa non è neppure iniziata e già mi
sembra di essere “a corto” della benzina necessaria per il viaggio quotidiano
in mezzo al gran Teatro del mondo e alle quotidiane miserie della razza umana
alle prese con i riti imposti dal dio denaro, di cui io, in qualità di dottore
commercialista sono chiamato dai “fedeli” a ricoprire il ruolo di gran
sacerdote.
Per nulla attratto dalla prospettivasine die l’ingresso all’interno del frullatore pronto ad
azionarsi con la quotidiana lettura della copiosa posta elettronica che già mi
attende agguerrita in ufficio, nelle viscere del mio terminale.
cerco di gustare
lentamente il caffè, quasi a far sì che per tale via il tempo si dilati e si
possa rinviare
Spesso ricordo un mio professore all’Università che
esaltando il ruolo della tecnologia quale motore dello sviluppo economico,
profetico ci ammoniva: “quello che oggi in un ufficio richiede 1 ora di lavoro,
in un futuro non lontano da voi, non occuperà più di un paio di minuti del
vostro tempo”.
Noi tutti, studenti sempre molto sensibili alla
possibilità di ridurre gli “sforzi”, avevamo interpretato quella previsione
come l’anticipo di un’era meravigliosa. Già, peccato che però i rimanenti 58
minuti “guadagnati” grazie alla tecnologia non siano stati destinati
all’incremento del tempo libero, ma solo alla moltiplicazione del numero delle
pratiche da trattare in un’ora, in un crescendo più esponenziale che
rossiniano!”
“Bei tempi quando iniziai la professione, nel medioevo
del 1993, ove qualcuno prima di scriverti una lettera ci pensava due volte,
visto che doveva scriverla a macchina, imbustarla, metterci il francobollo… e
soprattutto non si aspettava una risposta circostanziata dopo 10 minuti dalla
ricezione.” Soliti pensieri nostalgici del lunedì mattina prima di afferrare il
solito quotidiano per la solita rapida lettura dei titoli, visto che una
lettura approfondita richiederebbe una vero rinvio sine die dell’arrivo
in ufficio. “Che strano questo progresso: sempre nel medioevo del 1993 quando i
ritmi erano meno frenetici, il Sole 24 Ore ed il Corriere della Sera avevano la
metà delle pagine di oggi che c’è si e no a malapena il tempo per sfogliarli” Guardo
il numero delle pagine: 52, faccio un rapido calcolo: se sono così bravo da
leggere e “capire” una pagina in un minuto, dopo aver letto “Sole” e “Corriere”
posso passare dall’ora del caffè all’ora dell’aperitivo.
Sempre meglio della prima legge finanziaria dell’ultimo
governo Prodi: un solo articolo ma con più di 1.500 commi, per cui io che
purtroppo non posso limitarmi a leggere ma anche a comprendere, con 3 minuti di
studio a comma, ci metto più di 4500 minuti ininterrotti (70 ore, quasi 3
giorni –notte e giorno) solo per una prima analisi di tale legge, da farsi
subito per rispondere in maniera esaustiva alla tempesta di mail e telefonate
che il giorno dopo l’approvazione della norma, clienti ed amici allertati dai
telegiornali e dagli altri media, senza riguardo ti indirizzano per sapere se i
loro affari in qualche maniera vengono “agevolati” da qualche sperduto comma di
quel diluvio normativo.
A questo punto una domanda sorge spontanea: ma riescono a
leggere e a capire tutto ciò che approvano i nostro Legislatori?
Povero Napoleone… s’illudeva che fossero sufficienti 4
codici (Civile, Commerciale, Penale, Procedure), con totali 5000 articoli, per
disciplinare tutti gli aspetti della vita sociale!
La “lettura” del quotidiano sta per terminare nei ristretti
tempi consentiti dal copione con il rassegnato esame degli ennesimi allarmi
sulla crisi economica mondiale “esplosa” dal “nulla” alla fine della scorsa
estate, quando l’occhio cade su di un breve articolo a fondo pagina dal titolo:
“Dagli archivi del KGB ora spunta la macchina del tempo”.
Il mio noto interesse per le vicende storiche
dell’ex-blocco sovietico sta per causare un supplemento di lettura e quindi un
sicuro ritardo in ufficio: ma ne varrà davvero la pena.
Riporto di seguito per comodità il testo dell’articolo.
Mosca, dal nostro corrispondente.
Tra i documenti ancora conservati negli archivi del
celeberrimo ex servizio segreto per la sicurezza nazionale dell’Unione
Sovietica (KGB) e recentemente resi accessibili ai ricercatori dal governo della Federazione Russa, un fascicolo
ha destato sconcerto tra gli studiosi.
Il plico, contrassegnato con la sigla AK-47, contiene
i verbali di un interrogatorio tenutosi nel febbraio del 1984 nei confronti
dello scienziato georgiano Anatoly Kinkhadze, misteriosamente scomparso nei
mesi successivi. Il famoso fisico delle particelle all’epoca era a capo di un
progetto denominato “Pojezdky Vremenami” (Viaggio nel Tempo) che aveva lo scopo
di studiare la possibilità di realizzare, attraverso l’utilizzo di acceleratori
nucleari, lo spostamento della materia nello spazio- tempo.
Dall’esame dei documenti resi noti parrebbe che
l’equipe dello scienziato fosse riuscita nell’intento già verso la fine del
1983 e che Kinkhadze si fosse prestato per diventare egli stesso il primo viaggiatore nel tempo della storia
dell’umanità.
Nel fascicolo è riportato il testo
dell’interrogatorio, avvenuto in gran segreto il 2 febbraio 1984 nel palazzo della Lubjanka alla
sola presenza dell’allora già molto malato segretario del PCUS Yuri Andropov e
dei vertici KGB; lo scienziato avrebbe dichiarato di aver viaggiato nel tempo e
di “ritornare” dal 15 febbraio 2009, solo 25 anni più in avanti.
La lettura del verbale ha dell’incredibile:
inizialmente allo scienziato sarebbe stato chiesto qual era la situazione del
mondo e dell’economia capitalista, chi fosse a capo dell’acerrimo nemico (gli
U.S.A.), chi ricoprisse la massima carica russa e chi fosse il Presidente della
Repubblica Italiana.
Kinkhadze riferì che l’economia capitalista era ormai
giunta al tracollo, negli Stati Uniti c’era un Presidente di colore e che si
stavano nazionalizzando persino le banche mentre in Italia il Presidente della
Repubblica era il vecchio compagno Giorgio Napolitano ed al vertice della
nazione russa c’era un certo Vladimir Putin,
quello che al momento era solo un
oscuro e zelante capitano del KGB. Nella
stanza della Lubjanka pare che il segretario Andropov, udite quelle parole si
sia commosso e dopo aver abbracciato i presenti, abbia chiesto che venisse
portata una bottiglia di Vodka per brindare al successo mondiale della
Rivoluzione comunista.
Solo dopo molte insistenze lo scienziato georgiano
riuscì a convincere la compagnia festante ad udire anche il resto del racconto:
tanto che cosa poteva mai raccontare di più interessante e meraviglioso quel prossimo Eroe dei Popoli dell’Unione
Sovietica? Chi aveva vinto le future edizioni della Coppa del Mondo di calcio?
Nell’ordine e con crescente emozione Kinkhadze d’un fiato raccontò che nel febbraio 2009 l’Unione Sovietica non esisteva
più dal 31 dicembre 1991 e che da quella data
tutte le sue Repubbliche si erano
proclamate stati indipendenti e sovrani , che il partito comunista era stato
posto fuori legge, che il Patto di
Varsavia era stato sciolto qualche anno dopo, che la C.E.E., divenuta Unione
Europea, comprendeva 27 paesi tra cui Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia,
Ungheria, Slovenia, Bulgaria, Romania, Lettonia, Lituania ed Estonia e diversi
dei quali erano addirittura membri della N.A.T.O.; la presidenza di
quell’Unione era momentaneamente retta dalla Repubblica Ceca, in quasi tutta l’Europa era in vigore
un’unica moneta denominata Euro gestita da un’unica Banca Centrale ed un
qualsiasi cittadino degli stati dell’Unione
poteva recarsi in autovettura da Lisbona in Portogallo sino a Tallin in
Estonia senza controlli di confine. Il muro di Berlino era stato abbattuto
pacificamente dalla folla già nel 1989 e la Germania Ovest si era annessa la
Germania Est dall’ottobre del 1990. Per non dire di come poi la tecnologia
aveva modificato lo stile ed i modi di vita delle persone…chiunque nei paesi
economicamente sviluppati possedeva un telefono portatile con cui in ogni
momento poteva dialogare audio e video in tempo reale con il resto del mondo.
Nella stanza pare che il clima di festa si fosse
trasformato lentamente in un pesante silenzio, i presenti si guardavano delusi
e sconsolati: la tanto attesa prova incontrovertibile che la Rivoluzione alla
fine aveva trionfato ancora non c’era, quello scienziato si era evidentemente
fuso il cervello durante l’esperimento ed aveva solo raccontato una marea di
sciocchezze senza senso.
Così il povero Anatoly Kinkhadze fu prima rinchiuso in
un manicomio di Stato in una non meglio precisata località del Nagorno-Karabak
e poi probabilmente rimase vittima degli psico- farmaci che gli furono
somministrati in dosi sempre più massicce, vista l’insistenza con cui sosteneva
la veridicità di quello a cui diceva di aver assistito. Il KGB fece “sparire”
nei mesi seguenti tutti i membri dell’equipe di Kinkhadze coinvolti nel
progetto e distrusse tutte le apparecchiature, gli studi e i calcoli utilizzati, nonché ogni prova dell’accaduto.
Quanto riportato getta anche una sinistra luce sulla
morte del segretario Yuri Andropov avvenuta il 9 febbraio 1984, una settimana
esatta dopo aver assistito a quell’incredibile interrogatorio; tra le carte del
leader scomparso fu rinvenuta la seguente poesia: “Siamo solo di passaggio in
questo mondo, sotto la Luna / La Vita è un attimo. Il non-essereè per sempre /
La Terra ruota nell’Universo / Gli uomini vivono e svaniscono…”.
La domanda finale è, se gli studiosi saranno in grado
di confermare quanto contenuto nel fascicolo AK-47, quale sorte attenderebbe
oggi un novello Anatoly Kinkhadze di ritorno dal 06 marzo 2034?
“Accidenti, sono
già le 9,00! I “fedeli” del dio denaro saranno già in fibrillazione per
il ritardo con cui il loro gran sacerdote si appresta a celebrare i riti
quotidiani”.
Ho pagato il caffè e sono andato incontro al futuro.
Nessun commento:
Posta un commento