Venezia, Riva degli
Schiavoni, tarda primavera 1757.
La macchina del tempo
inventata nel 1984 dallo sfortunato scienziato georgiano Anatolj Kinkhadze
funziona davvero! Quale spettacolo meraviglioso si gode passeggiando lungo la
Riva e quali incontri interessanti si possono fare! Marinai e mercanti
provenienti da ogni angolo del Mediterraneo, affascinanti dame e nobili
avventurieri, un vocio incessante di idiomi mescolati, un insieme di suoni
indistinti, profumi intesi di spezie, di paesi lontani e una sensazione diffusa di laboriosità e
ottimismo.
Difficile non amare la vita
in momenti come questi!
Ad un tratto… non è
possibile! Si è proprio lui…Carlo Goldoni, anche lui a passeggio, solitario in
mezzo a quel via vai; l’emozione mi fa tremare: davanti a me, in carne ed ossa
nel suo tempo, il mio autore teatrale preferito! Rimango imbambolato, non
riesco a togliere lo sguardo… lo fisso, lo scruto, voglio essere sicuro… si
certo che è lui, quell’ aria bonaria è la stessa che compare su tutti i quadri
e sulle stampe che me lo hanno fatto conoscere da ragazzo, quando divoravo le
pagine delle sue commedie in modo quasi famelico, una dopo l’altra.
Il “buon” Carlo si accorge
di essere sotto osservazione e si avvicina…
Forestiero, cosa non vi garba? Da quale terra lontana giungete così acconciato?
Intontito, come un automa
replico…
Buonasera sior Carlo, giungo
da Cividale del Friuli, vicino a Udine…
Vicino a Udine? Vossignoria mi conosce? Non ricordo di averla incontrata.
Pur nella sorpresa “sior Carlo”, udita la mia provenienza, s’illumina e
mi invita a continuare la passeggiata insieme a lui nel calar della sera,
mentre i colori dell’astro che si spegne verso occidente dipingono i palazzi ed
il mare. Gli spiego che sono un suo grande ammiratore, ma non pare curarsi un
granchè della circostanza… improvvisamente, prendendomi in contropiede inizia a
narrarmi con aria sognante...
Era il 1725 quando padre e io partimmo per il Friuli…
Per il Friuli?
- si, per il
Friuli. Passammo da Porto-Gruaro, dove mia madre aveva alcune rendite
all’Ufficio della comunità. In questa cittadina, sul confine, risiede il
vescovo di Concordia, città antichissima ma quasi abbandonata per l’aria
malsana. Continuando il nostro viaggio, passammo il Tagliamento che ora è
fiume, ora torrente, e che bisogna passare a guado, poiché non ci sono ponti né
traghetti per traversarlo. Infine arrivammo a Udine, capitale del Friuli
Veneziano.
“Sta a vedere che conosce il Friuli il sior
Carlo!” pensai ascoltando incuriosito il mio “campione”…
I viaggiatori non fanno menzione di questa provincia, che
tuttavia meriterebbe un posto onorevole nelle loro narrazioni.
Questa dimenticanza a proposito di una regione così
considerevole dell’Italia, mi è sempre dispiaciuta; e io ne parlerò sia pure di
passaggio.
Il Friuli, che in Italia si chiama anche la Patria del
Friul, è una vastissima provincia che si estende dalla Marca trevigiana alla
Carinzia. E’ divisa fra la repubblica di Venezia e gli Stati austriaci.
L’Isonzo ne segna la divisione, e Gorizia è la capitale della parte austriaca.
Non vi è provincia in Italia, in cui ci siano tanti
nobili come in questa. Quasi tutte le terre sono erette in feudi, che dipendono
dai rispettivi signori; e vi è nel castello di Udine una sala del Parlamento,
dove si radunano gli stati, privilegio unico che non esiste in alcuna altra
provincia d’Italia.
“Però.. “
Il Friuli ha sempre fornito grandi uomini alle due
nazioni. Molti ve n’ha nella corte di Vienna; e ve n’ha anche nel Senato di
Venezia. C’era in altri tempi un patriarca d’Aquileia, che risiedeva in Udine,
poiché Aquileia non è mai potuta risorgere dacchè Attila, re degli Unni, la
saccheggiò e la rese inabitabile. Questo patriarcato è stato soppresso da poco;
e la sola diocesi che abbracciava la provincia intera è stata divisa in due
arcivescovadi, l’uno a Udine e l’altro a Gorizia.
Molte cure, nel Friuli, sono dedicate all’agricoltura, e
i prodotti del suolo, grano e vino, sono abbondantissimi e della qualità
migliore. Là si fa il picolit che imita così bene il tokay; e dai vigneti di
Udine, Venezia trae gran parte dei vini necessari per il consumo.
“Ma questa è musica per l’ufficio
dell’Assessorato Regionale al Turismo! Chissà che ne penserebbero però nei vari
Consorzi tutela dei vini DOC nostrani… probabilmente si straccerebbero le vesti
sentendo il Picolit definito quale imitatore del Tokay!”
Il linguaggio friulano è caratteristico: è altrettanto
difficile a capirsi del genovese, anche per gli Italiani. Sembra che questo
gergo tenga molto al francese. Infatti tutte le parole femminili che in
italiano finiscono in a, nel Friuli
finiscono con e, e tutti i plurali
dei due generi terminano con s.
Io non so come queste desinenze francesi e una quantità
prodigiosa di parole francesi abbiano potuto penetrare in un paese così
lontano.
E’ vero che Giulio Cesare attraversò le montagne del
Friuli; queste si chiamano anzi Alpi Giulie; ma i romani non terminavano i loro
femminili né alla francese né alla friulana.
La cosa più singolare nel gergo friulano, è ch’essi
chiamano la notte, sera, e la sera, notte. Si sarebbe tentati di credere che il
Petrarca parlasse dei Friulani, quando disse nelle sue canzoni: “Gente cui si
fa notte innanzi sera”.
Ma si avrebbe torto se si deducesse da ciò che questa
nazione non fosse altrettanto intelligente e attiva del resto dell’Italia.
“Ecco, adesso abbiamo mandato in brodo di
giuggiole tutto il variopinto mondo degli autonomisti, se lo sentono lo
ingaggiano come testimonial!” Mentre in silenzio ascolto sempre più sbalordito,
“sior Carlo” continua imperterrito…
Vi è a Udine, fra l’altro, un’accademia di belle lettere,
intitolata agli Sventati, il cui emblema è un mulino a vento nel fondo d’una
valle, con questa epigrafe:”Non è quaggiuso ogni vapore spento”.
Le lettere vi sono assai coltivate. Vi sono artisti di un
merito cospicuo, e la conversazione vi è molto amabile e graziosa.
Udine, ch’è a ventidue leghe da Venezia, è governata da
un nobile veneziano che ha il titolo di luogotenente, vi è un Consiglio di
nobili del paese che risiedono in Municipio, e adempiono in sottordine le
cariche della magistratura.
La città è molto bella. Le chiese sono decorate con
sfarzo; i quadri di Giovanni da Udine, scolaro di Raffaello ne costituiscono
l’ornamento principale. Vi è una passeggiata nel centro della città, sobborghi
attraenti e dintorni deliziosi. L’immenso palazzo e i superbi giardini di
Passarean dei conti Manini, nobili veneziani, costituiscono il soggiorno degno
di un re.
Domando scusa, se la digressione è parsa lunga. Mi era
caro rendere un po’ di giustizia a un paese che sotto ogni riguardo lo
meritava.
“Devo dire qualcosa, devo chiedergli
qualcosa sulle sue commedie, sulla mia preferita: - il Bugiardo – o era – la bottega
del Caffè…” … sento che sta per succedere qualche cosa... le forze vengono meno…
la macchina del tempo? È finito l’effetto? Aiuto…
Spalanco gli
occhi… di fronte a me l’orologio: sono le due di notte… mi guardo in giro: sono
in soggiorno, disteso sul divano ancora vestito e tra le mani reggo un libro
aperto a pag. 65:
CARLO GOLDONI –
MEMORIE.
GIULIO EINAUDI
EDITORE
Nessun commento:
Posta un commento