martedì 28 marzo 2017

IL VIAGGIO DELL'EROE SECONDO JOSEPH CAMPBELL

L’importanza dell’opera di Joseph Campbell (1904-1987) è nota: lo studioso americano di Mitologia comparata invece di indagare sulle differenze esistenti tra i vari racconti mitologici e religiosi comparsi nelle varie epoche tra tutti i popoli della terra andò alla ricerca delle somiglianze e per tale via individuò e descrisse un modello, definito “Viaggio dell’Eroe” che pare davvero emergere dall’inconscio collettivo di tutta l’Umanità, rivelandosi misteriosamente comune in ogni dove ed in ogni tempo.

Questo percorso simbolico rappresenta una sorta di mappa nella quale sembra celarsi il percorso che ognuno di noi si trova a compiere nell’arco della propria Vita, quando si trova in viaggio alla ricerca del proprio sé più profondo o di quello che Paulo Coelho nella sua celeberrima opera “L’Alchimista” chiama “La leggenda personale”.




Citando Joseph Campbell:

“Le immagini mitologiche mettono in contatto la propria coscienza con l’inconscio. Ecco ciò che sono. Quando una persona non ha immagini mitologiche, o quando la coscienza le rifiuta quale ne sia la ragione, rinuncia ad essere in contatto con la parte più profonda di sé. In questo, ritengo, sta lo scopo del Mito nel quale ognuno vive. Si tratta di trovare il mito nel quale viviamo, conoscerlo, in modo da dirigere la nostra esistenza con competenza.”

“Ho una grande ammirazione per lo psicologo Abraham Maslow; tuttavia,in uno dei suoi libri, ho trovato una specie di scheda di valori per i quali le persone vivono, in base ad una serie di esperimenti psicologici: sopravvivenza, sicurezza, relazioni personali, prestigio, sviluppo personale … nella mia esperienza, sono esattamente i valori per cui una persona ispirata dal Mito non vive.
Essi hanno a che fare con gli aspetti biologici compresi nella coscienza. La Mitologia inizia la dove parte la follia. Una persona davvero dedicata ad una chiamata, ad una missione, ad un credo, sacrificherà la propria sicurezza, persino la Vita, le relazioni personali, il prestigio, non penserà neanche al proprio sviluppo personale: si abbandonerà completamente al proprio Mito … I cinque valori di Maslow sono i valori per cui vive chi non ha nulla per cui vivere.”

In estrema sintesi, il modello proposto da Campbell si compone dei seguenti momenti principali: la chiamata, il rifiuto della chiamata, la soglia ed il suo superamento, l’incontro con il Mentore, l’incontro ed il combattimento con il Mostro, l’Apoteosi ed il Ritorno.
Nella fase iniziale del percorso l’Eroe, il quale si trova a condurre una vita ordinaria e in apparente equilibrio, riceve una chiamata ad abbandonare lo status quo in cui è immerso in vista del raggiungimento di un fine percepito improvvisamente come ineludibile, come una missione salvifica per gli altri ma soprattutto per sé. La chiamata può assumere diverse forme: ad esempio il destinatario può essere involontariamente testimone di un evento fuori dal proprio ordinario oppure può ricevere un messaggio esplicito o implicito da parte di una persona che entra misteriosamente o improvvisamente nel quotidiano (l’Araldo); in ogni caso la chiamata ha la caratteristica di attivare qualcosa nell’inconscio più profondo del protagonista, connettendola alla sua parte cosciente e razionale in una maniera così potente da far si che l’Eroe inizia a percepire il fine ultimo insito nella chiamata quale il fine ultimo della sua esistenza tout court. La rivelazione del senso della propria Vita. Questo processo di rivelazione non avviene immediatamente, ma di solito si compie dopo un periodo di riluttanza da parte dell’Eroe che deve fronteggiare il superamento della Soglia, ovvero l’abbandono dell’equilibrio e del quotidiano: un’operazione che si presenta subito complessa e delicata, dovendo il protagonista gettare alle spalle l’ambiente certo e rassicurante per lanciarsi in un mondo incerto, privo di sicurezze e ricco di pericoli e minacce. In questa fase è spesso presente la figura di un Guardiano della Soglia (un familiare, un amico, un collega, in ogni caso un soggetto profondamente legato al quotidiano del protagonista) che tenta di dissuadere in ogni modo l’Eroe dall’incominciare in concreto il viaggio vero e proprio nell’ignoto.
Superata la riluttanza iniziale e varcata la soglia inizia il Viaggio, senza più possibilità di ritorno: con la sconfitta del Guardiano l’Eroe ha messo alla prova la sua volontà, ha misurato la sua convinzione e ha raggiunto la piena consapevolezza del messaggio giunto dal profondo (chiamata) ed è pronto per affrontare il cambiamento.
In questo momento compare la figura del Mentore, ovvero quella di un Maestro che ha già in passato compiuto il cammino dove l’Eroe sta posando i primi incerti passi, avvolto talora dal desiderio di abbandono della via; la funzione del Mentore è quella di garantire al protagonista i rudimenti e gli insegnamenti necessari per rendere meno accidentato il percorso e soprattutto per aiutarlo a prendere coscienza e conoscenza delle risorse che egli già possiede senza averne consapevolezza. Quella del Mentore è una figura fondamentale per la buona riuscita del viaggio e la sua importanza è riconosciuta presso tutte le tradizioni: si pensi al ruolo che hanno Virgilio e  Beatrice per Dante nella Divina Commedia, al ruolo svolto da Hermes nella mitologia classica o, in modo più semplice e profano, a quello di Obi Wan Kenobi nella saga cinematografica di Star Wars.
Apprese le nuove conoscenze fornite dal Mentore e i consigli ricevuti da vari aiutanti che iniziano a comparire lungo il cammino (si pensi ad Arianna nel Mito di Teseo e del Minotauro o l’intercessione della Madonna in vari momenti della vita dei Santi), l’Eroe si imbatte in molteplici avversità fino ad arrivare all’inevitabile scontro finale con il Mostro che ostruisce il cammino.
Questo è il momento centrale del percorso: in molti racconti e religioni l’Eroe durante questa fase viene fatto a pezzi, tocca il fondo, conosce la sconfitta che pare concludere l’avventura con il fallimento. In realtà le prove via via sempre più ardue sono dei simboli iniziatici che permettono all’Eroe di prendere atto fino all’estremo della propria forza, di svelargli quali talenti già erano latenti in lui e che ora sono venuti alla luce (ancora una volta dall’inconscio al conscio) e lui li padroneggia con sicurezza, ora li sente/percepisce come parte di sé.
Attraverso il combattimento, le sconfitte e la morte simbolica è in realtà avvenuta la trasformazione.
L’Eroe, abbattuto nello scontro finale il Mostro, incontrata la Dea o reincontrato con il Padre ovvero riconciliato armonicamente il proprio lato femminile con il maschile, giunge all’Apoteosi: la piena e avvenuta trasformazione, la rivelazione di sé a sé stesso. L’Eroe ha trovato il suo posto nel Mondo. Raggiunta l’Apoteosi (dal greco APOTHEOSIS – APO: presso THEOS: Dio – ascendere allo stato divino) il viaggio dell’Eroe parrebbe essere giunto al culmine, mentre in realtà inizia una nuova sfida ancora più grande e complessa; quella del ritorno.

Raggiunta una simile comprensione ed illuminazione, com’è possibile rientrare nel mondo da cui si è partiti, ove le persone vivono sull’evidenza esclusiva dei propri sensi? Come sarà possibile condividere o rendere solo plausibile alle altre persone l’esperienza compiuta? L’Eroe che lo ritiene impossibile rifiuta la sfida del ritorno e si chiude nella caverna della sua conoscenza; chi invece decide di superare questa nuova soglia tenta di trovare il modo, con tanta pazienza e creatività, di re-integrarsi donando, nella misura in cui gli altri sono in grado di ricevere, quanto acquisito durante il viaggio. 

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