L’importanza
dell’opera di Joseph Campbell (1904-1987) è nota: lo studioso americano di
Mitologia comparata invece di indagare sulle differenze esistenti tra i vari
racconti mitologici e religiosi comparsi nelle varie epoche tra tutti i popoli
della terra andò alla ricerca delle somiglianze e per tale via individuò e
descrisse un modello, definito “Viaggio dell’Eroe” che pare davvero emergere
dall’inconscio collettivo di tutta l’Umanità, rivelandosi misteriosamente
comune in ogni dove ed in ogni tempo.
Questo percorso
simbolico rappresenta una sorta di mappa nella quale sembra celarsi il percorso
che ognuno di noi si trova a compiere nell’arco della propria Vita, quando si
trova in viaggio alla ricerca del proprio sé più profondo o di quello che Paulo
Coelho nella sua celeberrima opera “L’Alchimista” chiama “La leggenda personale”.
Citando Joseph Campbell:
“Le immagini mitologiche mettono in contatto la propria coscienza con l’inconscio. Ecco ciò che sono. Quando una persona non ha immagini mitologiche, o quando la coscienza le rifiuta quale ne sia la ragione, rinuncia ad essere in contatto con la parte più profonda di sé. In questo, ritengo, sta lo scopo del Mito nel quale ognuno vive. Si tratta di trovare il mito nel quale viviamo, conoscerlo, in modo da dirigere la nostra esistenza con competenza.”
…
“Ho una grande ammirazione per lo psicologo
Abraham Maslow; tuttavia,in uno dei suoi libri, ho trovato una specie di scheda
di valori per i quali le persone vivono, in base ad una serie di esperimenti
psicologici: sopravvivenza, sicurezza, relazioni personali, prestigio, sviluppo
personale … nella mia esperienza, sono esattamente i valori per cui una persona
ispirata dal Mito non vive.
Essi hanno a che fare con gli aspetti
biologici compresi nella coscienza. La Mitologia inizia la dove parte la
follia. Una persona davvero dedicata ad una chiamata, ad una missione, ad un
credo, sacrificherà la propria sicurezza, persino la Vita, le relazioni
personali, il prestigio, non penserà neanche al proprio sviluppo personale: si
abbandonerà completamente al proprio Mito … I cinque valori di Maslow sono i valori per cui vive chi non ha nulla
per cui vivere.”
In estrema
sintesi, il modello proposto da Campbell si compone dei seguenti momenti
principali: la chiamata, il rifiuto della chiamata, la soglia ed il suo
superamento, l’incontro con il Mentore, l’incontro ed il combattimento con il
Mostro, l’Apoteosi ed il Ritorno.
Nella fase
iniziale del percorso l’Eroe, il quale si trova a condurre una vita ordinaria e
in apparente equilibrio, riceve una chiamata
ad abbandonare lo status quo in cui è immerso in vista del raggiungimento di un
fine percepito improvvisamente come
ineludibile, come una missione salvifica
per gli altri ma soprattutto per sé. La
chiamata può assumere diverse forme: ad esempio il destinatario può essere
involontariamente testimone di un evento fuori dal proprio ordinario oppure può
ricevere un messaggio esplicito o implicito da parte di una persona che entra
misteriosamente o improvvisamente nel quotidiano (l’Araldo); in ogni caso la chiamata
ha la caratteristica di attivare qualcosa
nell’inconscio più profondo del protagonista, connettendola alla sua parte
cosciente e razionale in una maniera così potente da far si che l’Eroe inizia a
percepire il fine ultimo insito nella
chiamata quale il fine ultimo della sua esistenza tout court. La rivelazione del senso
della propria Vita. Questo processo di rivelazione
non avviene immediatamente, ma di solito si compie dopo un periodo di
riluttanza da parte dell’Eroe che deve fronteggiare il superamento della Soglia, ovvero l’abbandono dell’equilibrio e del
quotidiano: un’operazione che si presenta subito complessa e delicata, dovendo
il protagonista gettare alle spalle l’ambiente certo e rassicurante per
lanciarsi in un mondo incerto, privo di sicurezze e ricco di pericoli e minacce.
In questa fase è spesso presente la figura di un Guardiano della Soglia (un familiare, un amico, un collega, in ogni
caso un soggetto profondamente legato al quotidiano del protagonista) che tenta
di dissuadere in ogni modo l’Eroe dall’incominciare in concreto il viaggio vero
e proprio nell’ignoto.
Superata la
riluttanza iniziale e varcata la soglia inizia il Viaggio, senza più
possibilità di ritorno: con la sconfitta del Guardiano l’Eroe ha messo alla
prova la sua volontà, ha misurato la sua convinzione e ha raggiunto la piena
consapevolezza del messaggio giunto dal profondo (chiamata) ed è pronto per
affrontare il cambiamento.
In questo momento
compare la figura del Mentore, ovvero
quella di un Maestro che ha già in passato compiuto il cammino dove l’Eroe sta
posando i primi incerti passi, avvolto talora dal desiderio di abbandono della
via; la funzione del Mentore è quella di garantire al protagonista i rudimenti
e gli insegnamenti necessari per rendere meno accidentato il percorso e
soprattutto per aiutarlo a prendere coscienza e conoscenza delle risorse che
egli già possiede senza averne consapevolezza. Quella del Mentore è una figura
fondamentale per la buona riuscita del viaggio e la sua importanza è
riconosciuta presso tutte le tradizioni: si pensi al ruolo che hanno Virgilio
e Beatrice per Dante nella Divina
Commedia, al ruolo svolto da Hermes nella mitologia classica o, in modo più
semplice e profano, a quello di Obi Wan Kenobi nella saga cinematografica di
Star Wars.
Apprese le nuove
conoscenze fornite dal Mentore e i consigli ricevuti da vari aiutanti che iniziano a comparire lungo
il cammino (si pensi ad Arianna nel Mito di Teseo e del Minotauro o
l’intercessione della Madonna in vari momenti della vita dei Santi), l’Eroe si
imbatte in molteplici avversità fino ad arrivare all’inevitabile scontro finale
con il Mostro che ostruisce il cammino.
Questo è il
momento centrale del percorso: in molti racconti e religioni l’Eroe durante
questa fase viene fatto a pezzi, tocca il
fondo, conosce la sconfitta che pare concludere l’avventura con il
fallimento. In realtà le prove via via sempre più ardue sono dei simboli iniziatici che permettono
all’Eroe di prendere atto fino all’estremo della propria forza, di svelargli
quali talenti già erano latenti in
lui e che ora sono venuti alla luce (ancora una volta dall’inconscio al
conscio) e lui li padroneggia con sicurezza, ora li sente/percepisce come parte di sé.
Attraverso il
combattimento, le sconfitte e la morte
simbolica è in realtà avvenuta la trasformazione.
L’Eroe, abbattuto
nello scontro finale il Mostro,
incontrata la Dea o reincontrato con
il Padre ovvero riconciliato
armonicamente il proprio lato femminile con il maschile, giunge all’Apoteosi: la piena e avvenuta
trasformazione, la rivelazione di sé a sé
stesso. L’Eroe ha trovato il suo posto nel Mondo. Raggiunta l’Apoteosi (dal
greco APOTHEOSIS – APO: presso THEOS:
Dio – ascendere allo stato divino) il
viaggio dell’Eroe parrebbe essere giunto al culmine, mentre in realtà inizia
una nuova sfida ancora più grande e complessa; quella del ritorno.
Raggiunta una
simile comprensione ed illuminazione, com’è
possibile rientrare nel mondo da cui si è partiti, ove le persone vivono
sull’evidenza esclusiva dei propri sensi? Come sarà possibile condividere o
rendere solo plausibile alle altre persone l’esperienza compiuta? L’Eroe che lo
ritiene impossibile rifiuta la sfida del ritorno e si chiude nella caverna della sua conoscenza; chi invece
decide di superare questa nuova soglia
tenta di trovare il modo, con tanta pazienza e creatività, di re-integrarsi donando, nella misura in
cui gli altri sono in grado di ricevere, quanto acquisito durante il viaggio.
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