Può un gruppo che non
riesce a vincere una partita da più di un anno, criticato e sbeffeggiato dal
mondo intero trasformarsi d’incanto in una squadra imbattibile e capace di
sbaragliare tutti sino alla vittoria finale di un Mondiale che sembra inesorabilmente
destinato ad altri?
Può un giocatore fermo
da due anni per squalifica, acciaccato, fuori condizione, che tutta l’Italia
vorrebbe togliere dal campo trasformarsi d’incanto nell’attaccante più spietato
del Mondo che inizia a segnare senza fermarsi più e a trascinare i suoi
compagni sino alla vittoria finale?
Può un allenatore andare
contro tutto e tutti, forse anche contro l’evidenza, per difendere il suo
gruppo e vedere premiata la sua convinzione e ripagata la sua fiducia?
La ragione ci dice di
no, che tutto ciò è possibile solo nelle favole.
Chi ha avuto la fortuna
di vivere nel 1982 i giorni del Mondiale di Spagna ha vissuto una favola.
Perché parlarne ancora? Per trasmettere allo sfiduciato lettore del nostro tempo la carica e l’energia
delle emozioni di quei giorni: per chi c’era risvegliare qualcosa che si è
forse perso negli anni e per chi non c’era lo slancio per inseguire i propri
sogni.
Semplicemente perché 4 anni prima avevano sfiorato il titolo mondiale e perché il mondo intero sapeva bene che avevamo il. più spietato dei goleador planetari.
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