domenica 9 luglio 2017

DOVERE O VOLERE?

Rimasi in silenzio, mentre lei iniziò invece a commuoversi e a ripetere – la mia vita è tutta un casino – Le dissi di sentirsi libera di piangere, di prendersi tutto il tempo necessario e se lo desiderava poteva dare voce alle sue lacrime – Se le tue lacrime potessero parlare, cosa direbbero di te? – Nel sentire la domanda si ricompose, si asciugò gli occhi con il suo fazzoletto e con voce bassa mi riferì che non sapeva cosa rispondere, che sentiva solo male allo stomaco. Rimasi ancora in silenzio poi mi disse improvvisamente – se quelle lacrime potessero parlare mi direbbero che devo volermi più bene, che devo reagire, che devo farmi rispettare di più – Fui colpito da quella risposta inattesa, dal tono fermo con cui venne pronunciata e dall’uso continuo del devo – Ho notato che hai usato tre volte il verbo “dovere” pronunciandolo con forza e mi chiedo se questo abbia qualche significato per te – Non lo so.. mi sono sentita di usarlo … non ci ho pensato … se ci penso credo che devo reagire e farmi rispettare di più .. altrimenti non uscirò mai da questo schifo …  - E se al verbo dovere tu sostituissi il verbo “volere”? Come ti suonerebbe? Lei rimase in silenzio … Non lo so … ma mi è venuto da dire dovere e non volere … sento che sono cose che devo fare .. è ovvio che anche le voglio – Notavo un certo smarrimento in lei e ritenni che forse avevamo toccato un punto importante e le domandai – In che cosa fa differenza per te fare qualcosa per dovere o per volere? Da quanto mi hai detto sarei indotto a pensare che fare una cosa per volere o per dovere sia lo stesso … - Io penso che se uno vuole fare una cosa poi la debba fare – Replicai: “Uno a caso” o Tu? - Seguì un lungo silenzio poi lentamente lei riprese a parlare con gli occhi lucidi – Ho difficoltà a fare quello che vorrei senza una guida .. senza qualcuno che mi metta in riga … che mi obblighi a fare quella cosa … Decisi di passare all’esame del disegno, che sembrava realizzato da un alunna della scuola primaria, rappresentava  semplicemente una bambina con un fiore in mano con il volto né sorridente né triste - una linea diritta e appena accennata .  Lei mi disse di vedersi come quella bambina: non prova emozioni ed è sola, sospesa nel nulla. Non vuole piangere e non vuole ridere. Le rimandai che ero rimasto colpito dal fatto che la bambina avesse in mano un fiore e le chiesi cosa significasse per lei – il significato è che sono come una bambina buona, sempre pronta a regalare un fiore a tutti.

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