Il termine
ri-novazione infatti significa letteralmente ripetizione del nuovo, una vera e
propria fusione degli opposti.
La
ri-novazione permette il manifestarsi del nuovo sulle ceneri del vecchio e
quindi della diversità, intesa come il fattore che ha fatto la fortuna nello
sviluppo della nostra specie; infatti se l’edificio della specie umana è composto da tanti uomini e donne che ne
costituiscono le Pietre, le Pietre è vero che sono si fatte tutte della stessa
materia, ma però non tutte hanno e devono avere le medesime dimensioni: e così ci dovrà essere necessariamente posto per la pietra ancora grezza di chi
in gioventù apprende, di quella appena levigata dell’uomo nel pieno delle sue
forze e quella auspicabilmente liscia di chi ha raggiunto la maturità.
A mente di
questo, il più alto dovere di ogni cittadino e/o associato dovrebbe essere ogni volta che viene chiamato a contribuire con il suo voto alla rinnovazione
delle cariche sia di natura pubblica che di natura privatistica, scegliere non una qualsiasi combinazione delle Pietre tutte
uguali e diverse, ma quella che per le caratteristiche dei singoli possa costituire un’armonica
stabilizzazione dell'Edificio comune, premessa fondante per il successivo progresso di tutti i membri della comunità e quindi di tutte le Istituzioni nel loro complesso.
Qualsiasi organo di comando di qualsiasi organizzazione non dovrebbe mai essere priva delle energie e della voglia di futuro del giovane, delle maggiori competenze dell'adulto e del sano distacco dalle cose del mondo che dovrebbe aver maturato chi è vicino al viaggio finale verso l'ignoto. E se non vogliamo farne una questione di età facciamo almeno che non manchi mai il sognatore accanto al critico, tutti e due accompagnati dal realista. Date in mano un'organizzazione a soli sognatori e vi troverete nel caos dell'indeterminatezza, datelo ai critici e non vi muoverete di un centimetro e lasciatelo ai realisti se volte morire di noia.
Utopia?
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