martedì 29 agosto 2017

IL RIVINCITA DEL BARONE RAMPANTE

Il 1982 fu teatro di grandi vicende di riscatto umano e sportivo nel panorama calcistico italiano, fra cui spiccano per notorietà quelle di Paolo Rossi e del gruppo azzurro che a dispetto degli scettici (e degli insulti) riuscirono in imprese sportive che hanno ancor oggi il sapore di vere e proprie resurrezioni. Meno nota, probabilmente perchè si è svolta lontano dalle capitali calcistiche - Torino, Milano, Roma, Napoli - e nel conseguente disinteresse dei media nazionali, è quella di Franco Causio. Il giocatore era stato indiscutibilmente uno dei protagonisti assoluti del campionato italiano con la maglia della Juventus e della nazionale durante tutti gli anni '70 - 6 scudetti, 1 coppa UEFA, 1 Coppa Italia e quarto posto da titolare fisso ai mondiali d'Argentina dove con Rossi e Bettega fu considerato dalla stampa locale come "el superastro del trio de oro". Nato a Lece nel 1949, soprannominato "Brasil" per il dribbling "assassino" nello stretto, era imprendibile in campo aperto era fonte di giocate spettacolari dallo stile inimitabile, caratterizzato da classe purissima per eleganza di movimenti e capace di "pennellare" assist e traiettorie al bacio per la testa degli attaccanti juventini e azzurri ed in modo particolare facendo la fortuna della "testa" di Roberto Bettega. Per avere un saggio di cosa era capace di fare Franco Causio sul terreno di gioco guardatevi qualche filmato su youtube e ai più giovani raccomando di guardare con attenzione l'azione del raddoppio di Bettega in Italia - Inghileterra 2-0 a Roma, novembre 1976, valida per le qualificazioni mondiali, azione avviata da un colpo di tacco di "Brasil" e soprattutto sempre nel catino dell'Olimpico di Roma, maggio 1979 il suo gol in un'amichevole di lusso Italia-Argentina terminato 2-2. Il tallone d'Achille di Franco Causio pare essere sempre stato un carattere piuttosto scontroso dettato da grande orgoglio personale, un atteggiamento generale poco disposto al compromesso e ad una certa tendenza allo "snobismo", che negli anni gli fecero guadagnare anche il "nickname" di Barone; forse questo lo fece cadere in rapida disgrazia quando al principio degli anni '80 iniziarono a manifestarsi i primi segni di logoramento che causarono prima la perdita della maglia azzura - espulso in Lussemburgo nell'ottobre del 1980 durante una gara valida per le qualificazioni ai mondiali 1982 non venne più convocato da Bearzot a beneficio di Bruno Conti la cui esplosione gli chiuse la strada del ritorno immediato - e di seguito la maglia di titolare nella Juventus a beneficio di Marocchino. Nellìestate del 1981 il Barone si trovò sul mercato, scaricato senza tanti preamboli da Madama all'età di 32 anni, considerato "bollito" dal suo allenatore Giovanni Trapattoni. 
Si avvicina l'Udinese, certo non una società di prima grandezza nel panorama di allora; i friulani, tornati in serie A nel 1979 dopo 17 anni filati in serie C, si erano salvati il primo anno grazie ad un ripescaggio per le retrocessioni a tavolino di Lazio e Milan per il primo scandolo del totonero e l'anno seguente con un gol all'ultimo minuto dell'ultima giornata e grazie alla classifica avulsa.
Lo vuole il giovane tecnico Enzo Ferrari, compagno di squadra del Barone quando questi muoveva i primi passi in serie A in quel di Palermo e probabilmente lo convincono i progetti ambiziosi della nuova proprietà - le industrie Zanussi allora guidate dal Cav. Lamberto Mazza.
Così, nel luglio 1981, nell'indifferenza generale dei media, dai trionfi azzurri e bianconeri torinesi sbarca nella "lontana" e piccola Udine il "Barone" Franco Causio, destinato per la critica del tempo a finire mestamente in serie B e chiudere la carriera.
Pochi hanno invece capito che l'orgoglio senza pari del campione di Lecce diventa la molla per una sorpresa gnerale; Causio si prende i gradi di capitano, si massacra in ritiro con carichi di lavoro impressionanti e trascina letteralmente i suoi compagni verso una tranquilla salvezza con tre giornate di anticipo sulla fine del campionato.
I tifosi friulani assistono entusiasti allo sfoggio di tutto il repertorio che nel 1978 l'avevano fatto incoronare come la migliore ala destra di tutto il mondiale argentino, il Barone gioca 25 partite su 30 e con 5 reti risulterà alla fine il miglior marcatore della squadra. Vince il Guerin d'Oro quale miglior giocatore della serie A 1981/82 e convince Enzo Bearzot a riconvocarlo per Spagna 1982, dove, pur giocando solo 45' contro il Perù e gli ultimi 2' nella finale di Madrid, svolge un importante ruolo all'interno dello spogliatoio e diventa campione nel mondo assieme ai vecchi compagni della Juventus. E grazie alla foto della più famosa partita a scopone della storia d'Italia sull'aereo presidenziale assieme a Pertini, Zoff e Bearzot con la coppa del mondo in bella mostra entra nell'immaginario collettivo di una generazione.
Nei due anni seguenti, sempre da capitano, partecipa alla crescita dell'Udinese quasi fino alle soglie dellìEuropa giocando l'ultima stagione in Friuli addirittura insieme a sua Maestà Zico, lasciando ai tifosi friulani ricordi di giocate straordinarie, ancor oggetto di aneddoti nelle osterie di tutta la regione.
Nel 1984/85 passa all'Inter e poi al Lecce, per chiudere a 39 anni, nel 1987/88 in serie B, dopo due stagioni da capitano della Triestina.
Carattere "difficile", classe sopraffina e professionista esemplare.
Ecco in poche parole Franco Causio, uno dei "risorti" del 1982. Anno d'oro.

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