I
problemi sono altri e stanno arrivando tutti insieme. Prima di tutto Paolo
Rossi. E’ magro, pallido, taciturno, a prima vista triste, sicuramente
sottopeso e di quanto non è dato sapere. Quattro chili, cinque, forse è malato,
forse quella piccola pubalgia che lo ha tenuto a riposo nei giorni scorsi
nasconde qualcosa di più profondo.
Bearzot
non vuol nemmeno sentire parlare di un problema Rossi. Bearzot è il più esposto,
ora come sempre, ha pochissimi amici tra i giornalisti e il rapporto è logoro,
insanabile e ogni mattina peggiora sempre di più.
Questo friulano di ferro che ha fallito per soli 10 km
la nascita in territorio jugoslavo, ha perseguito fino in fondo l’ideale
faustiano dell’eterna giovinezza, pretendendo di custodire intatta la squadra
di quattro anni fa!
Però
c’è qualcosa di magico nella sua rabbia, una lucidità magica: è in uno di quei
momenti in cui il lavoro si identifica con la vita; le energie che ha chiamato
a raccolta, gli anticorpi psicologici che dentro di lui si stanno moltiplicando
di mattina in mattina gli danno una profondità diversa.
Gioca al massacro, non ha più ritegni, sa che
è sull’ultima spiaggia e gioca da pari a pari. Ha la lucidità isterica di chi
lotta per la sopravvivenza, ha cancellato i mezzi termini, è sulla cima del
monte da 7 anni e qui rischia tutto. Inconsapevolmente, spontaneamente si sta
reinventando come è sempre stato, solo che adesso uomo e tecnico sono
clamorosamente la stessa cosa, un’unica, scomoda, vitalissima cosa
COME TECNICO
BEARZOT, LO SAPPIAMO TUTTI E’ STATO GIUDICATO UN MODESTO ED INVECE COME
SELEZIONATORE DELLA NAZIONALE VA CONSIDERATO UNO SPROVVEDUTO, UN AVVENUTURATO.
PERO’ TALVOLTA ALLA MODESTIA SI ACCOPPIA LA FORTUNA ED QUESTA E’ LA SPERANZA
CHE CI RESTA PARLANDO DI ENZO BEARZOT.
Nessun
altro rumore che il suo passo
sonoro incoraggiava il viaggiatore.
La
tua voce mi disse: Vai avanti!
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