venerdì 3 novembre 2017

SENSI E CUORE O CUORE E SENSI?

Se è vero, come è vero, che i cinque sensi sono i mezzi organici grazie ai quali possiamo comprendere l’ambiente fisico esterno, è sufficiente uno studio di questi finalizzato a comprendere i meccanismi con cui operano per una migliore comprensione del mondo esteriore, oppure la conoscenza va integrata con approfondimento del mondo interiore, a cui i cinque sensi debbono, a parer mio, essere tributari e non certo dominanti?
Non è proprio grazie a questa integrazione che si impara a diffidare delle sensazioni e dei giudizi che possono risvegliare le diverse sollecitazioni esteriori e ci si occuperà ad esercitare il controllo delle reazioni a cui si potrebbe essere istintivamente portati? Così facendo difficilmente ci si farà irretire da non importa cosa capiti alla decifrazione dei nostri sensi, a differenza di coloro che, in mancanza di tale approccio, sono invece destinati a rimanere preda di instabilità e confusione interiore, dominati dagli accadimenti del mondo esterno.
Lo sforzo cognitivo teso alla comprensione che vista, udito, tatto, odorato e gusto sono solo le “antenne” che riportano al nostro Essere gli accadimenti del mondo esteriore ha come riflesso lo sviluppo armonico dell’Io; infatti, fin tanto che anche l’intelligenza venisse rivolta esclusivamente verso oggetti decifrabili dai sensi, la conoscenza che ne deriverebbe, anche la più elevata e razionale, non andrebbe al di là delle forme e in nessun modo sarebbe in grado di avvicinarsi alla conoscenza dei principi universali.
Per scoprire ciò che c’è ben al di là del sapere “distintivo”, si deve dunque, grazie alla conoscenza di ciò che sono i sensi, del loro esatto ruolo e dei loro meccanismi di decifrazione, “sbarrare la porta” al mondo esteriore per utilizzare invece la potenza dell’Io, che tutte le Tradizioni simbolicamente individuano nel “Cuore” quale sede dell’intelligenza universale.
Si tratta di un vera e propria “spoliazione" della materia che porta proprio al Cuore dell’Essere e permette perciò il lento, ma inesorabile germoglio di quel grano che potrà condurre, per tale via, ad una Conoscenza superiore. 
Questa Conoscenza, necessariamente intuitiva e “supra-razionale” non va certo confusa con l’Irrazionale, in quanto non deve contrapporsi ma essere concorrente alla “Ragione”, della quale invece ci si deve servire ogni volta in cui si trova a dover esprimere in qualche modo e nella misura in cui ciò sia possibile, quelli che sono i risultati della propria attività umana. 
I cinque sensi dunque altro non sono che il ponte tra il Caos del mondo esterno e il Mondo interiore di cui servirsi allo scopo di creare l’Armonia tra il proprio Microcosmo e il Macrocosmo, attraverso la continua opera di decifrazione dei messaggi che viaggiano nelle due direzioni e, nel contempo, senza dimenticare mai chi è Sovrano e chi Vassallo.

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