giovedì 23 novembre 2017

UN BELL'INCONTRO

Un sincero sorriso illuminava il volto di Ruben mentre con passo svelto e sicuro camminava lungo il Tajo e si stava approssimando al Puente di San Martin, dal quale avrebbe potuto ammirare la splendida vista di Toledo con la familiare sagoma dell'Alcazar, dopo il consueto bagno di sole e i soliti 10 km di cammino. Il pensiero lo portava alla ricerca di solitudine e di protezione che in quel periodo della sua vita faceva continuamente capolino tra i suoi bisogni primari. La solitudine come forma di protezione: dopo averla a lungo rifuggita con paura, sopportata con frustrazione e subita con tristezza, ora addirittura la ricercava e la coltivava come una desiderata compagna di viaggio. Una dolce e silenziosa compagna. Fidata. Accogliente. Tollerante. Senza pretese. Che non faceva domande, che ascoltava senza giudicare e che non si adombrava o adirava se talvolta decideva di lasciarla per uscire con qualche amico o amica e che soprattutto al suo ritorno era felice di riaverlo e lo coccolava per la gioia. Che accettava tutti i doni che Ruben decideva di portarle, accettandoli con discreta gratitudine. Che accoglieva i suoi silenzi oppure sapeva aspettare pazientemente che si spegnessero le sue urla. Che si rallegrava per le sue gioie e nel contempo osservava i suoi timori in modo compassionevole. Insieme a quei pensieri Ruben si era fermato a metà del ponte ora, appoggiato sul parapetto, alternava lo sguardo tra il lento scorrere delle acque scure del Tejo, i tetti, le torri e le guglie in fronte a lui, tutte protese verso l'alto e il limpido azzurro del cielo senza nuvole ovunque sopra di sé. "Quanto mi conoscevi bene, compagna Solitudine e con quanta pazienza hai atteso che io finalmente mi accorgessi di te" si disse inconsapevolmente ad alta voce attirando l'attenzione e la sorpresa dei pochi passati sul Puente di San Martin, mentre gli parve di sentire nel suo corpo la gioa della Solitudine, ora che lui aveva iniziato a conoscerla ed apprezzarla. Ruben capiva che la sua nuova compagna non lo voleva possedere, ma solo accompagnare dolcemente e con cura. Si, si sentiva realmente felice per quell'improvvisa illuminazione. Era stato proprio un "bell'incontro", quel giorno, in terra di Castilla; ora sapeva di poter contare su di un potente alleato per affrontare le grandi sfide che di lì a qualche giorno lo avrebbero atteso a Madrid, sia in campo professionale che sentimentale. Mezz'ora dopo si trovò ad interrogarsi, sempre con l'assistenza della nuova compagna, seduto su di una panchina del giardino del Chiostro del Monasterio di San Juan de los Reyes, quanto l'illuminazione fosse figlia di quel luogo ove da ogni parte emergevano le tracce del tempo in cui cristiani, ebrei ed arabi erano anche riusciti a convivere pacificamente nei rari periodi in cui rinunziavano a volersi sopraffare reciprocamente. "In fondo non ha importanza saperlo. Cosi è." si disse infine fissando la palla infuocata sparire dietro le colline della Mancha dipingendo un cielo che pareva una ferita sanguinante, mentre il treno ad alta velocità lo stava riportando alla stazione di Atocha.     

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