venerdì 13 aprile 2018

SIGNORE IN BLU

Nonostante la calura e l'umidità già presenti dalle prime ore del mattino e la stanchezza accumulata in diverse notti di insonnia che l'avevano tormentato, Ruben aveva voluto fare un'eccezione alle sue consolidate abitudini ed uscire dalla piccola pensione nel centro di Knossos per incamminarsi in solitudine verso le rovine del palazzo di Minosse, nell'attimo in cui Aurora iniziava timidamente ad allungare le sue rosee dita da Oriente. "Tutti i sogni muoiono all'Alba" si ripeteva nella mente, mentre con passo lento procedeva lungo il cammino, quasi fosse uno dei giovani ateniesi destinati irrimediabilmente a diventare in breve pasto per il Minotauro. "Ma senza Arianna e il suo gomitolo non c'è possibilità di uscire dal labirinto dell'Effimero senza venire divorati dal Mostro." replicò inaspettatamente una voce che spuntava da qualche altra parte del suo cervello, probabilmente da qualche rete neurale che partiva dall'amigdala e gli rimandava immagini che arrivavano dalla memoria a lungo termine. A qualche anno prima, ad una sera di luglio, quando tra le strette vie di Bayeux si era trovato a vagare in uno stato confusionale simile a quello in cui si trovava ora, a mille e mille chilometri dalla Normandia, quando aveva provato ciò per cui vale la pena essere dei vagabondi in questa "valle di lacrime", ovvero essere di nuovo sedotti da ciò che si seduce e sentire di essere desiderati da qualcuno che si desidera, spuntato dal nulla come uno scherzo con l'obiettivo di mandare all'aria tutto ciò che era già stato ragionevolmente pensato. Giunto davanti al piazzale che dava accesso al parco archeologico, con il canto ossessivo delle cicale che pareva essere una fedele riproduzione dell'inferno elettrochimico impazzito che aveva trovato albergo all'interno delle sue meningi, gli parve di risentire il calore dell'abbraccio e il vuoto che si creava nello stomaco, per poi trasformarsi in energia capace di risvegliare tutte le membra, di quando Claire gli passava le mani tra i capelli e iniziava a baciarlo. Cercò di allontanare, in tutti i modi e con tutte le tecniche che conosceva, quei pensieri assai poco eterei e che avevano il potere di agitare tutto il suo corpo e, per un po', il tentativo di visualizzare l'armonia e la bellezza di cui un tempo erano parte ordinata quelle pietre sparse disordinatamente sul terreno, riuscì nell'intento di scongiurare il procedere di quel potente turbamento. Poi, apparentemente rasserenato, entrò all'interno del palazzo di Minosse e al piano nobile l'incontro con la riproduzione dell'affresco delle "Signore in Blu" fu sufficiente per rimettere in moto la tempesta elettrochimica e sensoriale. Incrociò lo sguardo con la donna centrale e non riuscì a distogliere la vista. Ora gli sembrava di rivivere quella sensazione di tumulto irresistibile che partiva dallo stomaco per scendere verso il basso impetuosamente che lo aveva colto quella sera di maggio di tanti anni fa a Portomarin, in Galicia, quando sulle rive del Rio Minho aveva incrociato per la prima volta gli occhi di Carmen. Uno sguardo durato un'eternità, occhi negli occhi, immobili, senza sapere chi era stato il primo e senza che nessuno dei due riuscisse a togliere il contatto oculare per un'istante che fosse uno. Uno sguardo che poté essere interrotto dall'avvicinarsi delle labbra in un timido, ma caldo e dolce bacio che aveva il sapore del miele. Un bacio che ancor oggi Ruben, di fronte alle Signore in Blu, non poteva dire con certezza se era stato lui a darlo oppure a riceverlo. Scegliere chi ci ha già scelti ed essere desiderati da chi si desidera. Ecco il Santo Graal. E mentre Ruben realizzava quella visione ed il carro di Helios era già alto nel cielo, due lacrime pesanti come il piombo scorrevano sul viso e la sua bocca si apriva in un sorriso dimenticato, mentre i suoi occhi cercavano quelli della terza Signora in Blu.

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