martedì 10 luglio 2018

LE PARTITE DEGLI ALTRI

I giorni successivi al fatidico Italia-Svezia, 13 (!) novembre 2017 (!), inutile dirlo, furono tremendi. Fuori dai mondiali! Mai successo nella vita della mia generazione! L'idea che potesse accadere non era stata presa in considerazione, eppure, confesso che in realtà la "catastrofe" era attesa: la pressione sugli azzurri era enorme e gli "azzurri" non sono da un bel po' abituati a confrontarsi con situazioni del genere. Gran parte della squadra, a partire dal C.T., era (ed è) composta da giocatori che militano in squadre di club che non disputano partite internazionali di alto livello e chi lo fa, tolti Buffon e Chiellini, oramai in vista del vitalizio garantito dall'ENPALS, è comunque nelle seconde linee. Insomma, la sVentura era razionalmente e ampiamente pronosticabile. Per il cuore no. Eravamo (e siamo) l'Italia. Quattro volte campioni del mondo. Gli occhi della mia generazione sono pieni di immagini di maglie azzurre, con bordi tricolori e Inno di Mameli, che hanno scritto la storia della coppa del mondo. Non potevamo non esserci anche noi a Russia 2018. Magari poi uscire subito al primo turno come le ultime due volte. Ma per esserci ci saremmo stati di sicuro. Non esiste una primavera senza fiori sugli alberi, un'estate senza frutti sui rami, un autunno senza foglie gialle e un inverno senza rami secchi. Invece è successo. Terribile. Disorientante.
Ripresi dalla routine di tutti i giorni, passato l'infausto novembre, abbiamo cercato di dimenticare, di rimuovere. I sorteggi dei gironi di dicembre, sono stati un nuovo pugno in faccia. Con chi siamo capitati? Con nessuno.. ah, già, noi non ci siamo... Niente pagine su pagine della Gazzetta riempite di pronostici, di studio degli avversari, di possibili giochi di marcature e calcoli su come era meglio piazzarsi in vista della fase ad eliminazione in diretta. Niente. Niente di tutto questo. Un dito infilato nella piaga per rendere difficile la metabolizzazione.
Poi è passato l'inverno ed è arrivata la primavera, con la ferita che pareva ormai rimarginata. Il peggio sembrava passato. In fondo eravamo ancora tutti vivi, salvati dai guai del quotidiano.
Ogni tanto affiorava il pensiero: "Chissà come vivrò il mondiale senza l'Italia?" E poi ottimismo: "Ma si, chi lo guarderà? Non ci siamo, lo shock ormai è alle spalle. Sarà come se il mondiale 2018 non sia mai stato."
Poi il 14 giugno il mondiale è iniziato per davvero. E come l'abbiamo vissuta? Io all'inizio male, malissimo, ragazzi. Poche balle, vedere giocare gli altri e soprattutto vedere le loro tifoserie colorate che facevano festa sugli spalti è stato un pugno al cuore. La domanda "Quando gioca l'Italia?" sorgeva spontanea dall'inconscio, poi la mente la ricacciava indietro come un cazzotto nello stomaco. Male, ragazzi, molto male.
Altro che "nessuno guarderà le partite, al massimo dalle semifinali in poi." Mi sono trovato a guardare più partite oggi che in Sudafrica e in Brasile, dove, penosamente c'eravamo anche noi.
Adesso che siamo alla vigilia delle semifinali, il dolore del pugno allo stomaco si è attenuato.
Resterà il ricordo di serate al bar guardando "le partite degli altri" come tanti "opinionisti" scegliendo di volta in volta per chi "simpatizzare". Provando anche inaspettatamente qualche piccola emozione.
Un po' come uscire a cena tutto il mese insieme al tuo migliore amico e alla sua ragazza, perché la tua ti ha lasciato da un po' di tempo.
Ecco, per me Russia 2018 è stato questo.
Esperienza, mi auguro, da non ripetere. Mai. Mai più.

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