mercoledì 2 agosto 2017

IN DIFESA DI MEXICO 1986

Lo so. Spesso finisco per venir considerato l’avvocato delle cause perse; ma già resa palese apertis verbis tutta la mia simpatia per Don Quijote de la Mancha, la circostanza non mi disturba più di tanto e dunque oggi voglio accettare di buon grado una nuova missione impossibile. Rivisitare quello che fu il mondiale di Mexico 1986 per i colori azzurri, allo scopo di cercare di rendere giustizia a quella deludente, sotto il profilo del risultato finale, spedizione italiana per fare piazza pulita di alcuni luoghi comuni con i quali si tende a spiegare il non brillante risultato finale.

Primo su tutti: l’Italia giocò male e fu eliminata altrettanto malamente agli ottavi di finale perché il suo commissario tecnico, Enzo Bearzot, nei quattro anni seguenti al trionfo di Madrid non volle e non seppe rinnovare la squadra rimanendo nostalgicamente attaccato ai vecchi senatori spagnoli, i quali, oramai privi di stimoli e svuotati del furore agonistico che li aveva portati sul tetto del mondo, altro non potevano fare che uscire di scena senza gloria.

Andiamo con ordine. Nessuno vuole negare che il ricordo Mexico ’86 per i nostri colori possa suscitare grandi emozioni, in virtù del fatto che lasciammo presto la competizione senza incidere tracce memorabili con le nostre esibizioni.

Ma non fu certo il disastro di Sudafrica 2010, dove ci presentammo sempre da campioni del mondo in carica e fummo capaci di venire eliminati al primo turno, senza vincere una partita e ultimi in un girone che comprendeva squadre del “calibro” di Nuova Zelanda; Slovacchia e Paraguay. 

A Città del Messico disputammo una più che dignitosa gara d’esordio con la Bulgaria, che solo l’imprecisione nelle conclusioni sotto porta e uno svarione finale della difesa a 4 minuti dal termine ci impedirono di vincere; a Puebla nella seconda gara costringemmo l’Argentina di Maradona, futura campione del mondo, a rincorrerci dopo il nostro 1-0 iniziale e a lasciare sul campo l’unico punto del suo mondiale, mentre ci sbarazzammo senza troppi fastidi per 3-2 della Corea del Sud nell’ultima partita del girone.

La corsa poi si concluse a Città del Messico agli ottavi di finale, perdendo 2-0 e sbagliando completamente partita contro la Francia di Le Roi Platini, una nazionale nel pieno del suo ciclo calcistico e piazzatasi terza alla fine della competizione, mica un avversario qualsiasi!

E ora veniamo alla presunta nostalgia di Bearzot e al mancato rinnovo della squadra.

In quel mondiale giocarono con continuità solamente tre dei titolari fissi di Spagna ’82: Scirea, Cabrini e Bruno Conti, mentre Bergomi e Altobelli, che vennero impiegati in tutte e 4 le partite di Mexico, quattro anni prima erano delle secondo linee e andarono in campo solo in 3 gare su sette e neanche tutte per intero; non conteggiamo Giovanni Galli e Wierchowod, portiere e stopper titolari in Messico e solo “turisti” in Spagna. Degli altri “grandi vecchi” presenti nel 1986, ovvero Collovati, Tardelli e Paolo Rossi solo il primo scese in campo per sostituire lo squalificato Bergomi nella partita con la Corea, mentre gli altri due "senatori" furono nulla di più che degli sparring partners durante gli allenamenti. Su 22 convocati ben 14 erano debuttanti in un mondiale e la squadra titolare ne comprendeva ben 6 (Giovanni Galli, Wierchowod, Bagni, De Napoli, Galderisi e Di Gennaro) su 11.

La parabola discendente iniziata dopo il trionfo di Madrid e terminata a Città del Messico non va ricercata quindi nell’immobilismo di Bearzot o in un illogico attaccamento ai “suoi ragazzi”; questa presunta incapacità innovativa può essere imputata semmai solo per il primo anno dopo la vittoria di Spagna, quando a giocarsi le qualificazioni europee per Francia 1984 il C.T. friulano lasciò intatta la squadra campione, convocando come novità il solo Ancelotti e in una partita Bettega in luogo di Causio, per dargli il posto fin lì appannaggio di Graziani. La scelta iniziale di puntare per le qualificazioni sul gruppo “mundial” può sembrare “inetta” solo a posteriori: anche qui dopo due iniziali pareggi casalinghi, che furono vittorie mancate per un soffio contro Cecoslovacchia e Romania, la squadra iniziò a dare segni di cedimento nella gara contro Cipro e nella sconfitta di misura in terra rumena, ambiente storicamente ostico per le maglie azzurre, per crollare definitivamente nel giugno 1983 a Goteborg contro la Svezia nell’ultima partita disputata dal capitano Dino Zoff e con l’ossatura juventina ancora sotto choc per la sconfitta di Atene in Coppa dei Campioni e il resto del gruppo provato per la lunga stagione alle spalle.

Persa la qualificazione per Parigi in realtà Enzo Bearzot smantellò completamente la nazionale Mundial sin dall’amichevole con la Grecia a Bari nel settembre 1983 e iniziò una serie continua di nuovi inserimenti e di nuove convocazioni, tali da far diventare il club Italia una sorta di cantiere permanente senza più riuscire a trovare il bandolo della matassa e senza la possibilità di cementare un gruppo vero, data la mancanza di gare “vere” nei tre anni successivi, in cui la nostra nazionale, esentata dalle qualificazioni in quanto campione in carica, disputò una lunga serie di amichevoli con avversari di modesta caratura internazionale.

In questo davvero Enzo Bearzot stupì i più attenti osservatori: l’uomo che era sempre stato accusato di non fare mai esperimenti e di convocare sempre gli stessi giocatori, anche quando questi non giocavano al meglio in campionato, ora pareva negare la sua filosofia, convocando chiunque riuscisse a giocare bene una decina di partite di fila in serie A.

L’elenco è lungo e lascio ai curiosi la ricerca della lista completa, limitando a citare solo “alcuni” esperimenti illustri che non furono poi neanche convocati in Messico: Sabato, Fanna, Roberto Mancini e Righetti. 

La parabola discendente in realtà fu causata dalla fine fisiologica del ciclo agonistico di un eccezionale gruppo di giocatori, per lo più della Juventus, che partiti dal Mundial argentino del 1978 erano cresciuti e si erano compattati attorno al C.T. friulano fino a raggiungere il loro apice nel 1982; Enzo Bearzot, contrariamente alla vulgata dominante, di questa circostanza prese tempestiva consapevolezza e cercò, eccome, il ricambio in quanto di meglio offriva in quel momento il campionato italiano.

Due fattori gli remarono sicuramente contro: il venir meno in quegli anni di un club di riferimento su cui basare l’ossatura della squadra e cementare lo spirito di gruppo, vera grande risorsa del tecnico di Aiello del Friuli e il continuo, incessante disputarsi di gare amichevoli in cui lo spirito era quasi sempre quello celebrativo della squadra “campione del mondo” che non esisteva più, ma che era passata alla leggenda.

Detto questo, il C.T. fece fino in fondo la sua parte, guidando nella calura e nell’altura messicana il suo “gruppo” non più prevalentemente bianconero (a Madrid erano 6 su 11 gli azzurri di Madama) ma “multicolore” (a Città del Messico i titolari erano 1 della Fiorentina, 2 della Jeventus, 2 del Verona, 1 dell’Avellino, 1 del Napoli, 1 della Roma, 1 della Sampdoria e 2 dell’Inter).

Il risultato non fu disastroso ma solo … insipido, come lo erano probabilmente gli ingredienti a disposizione del “Cuoco”. Si poteva “cucinare” meglio? Domanda senza risposta certa, per definizione.

In ogni caso, coerentemente con il suo stile, Enzo Bearzot rassegnò le dimissioni il giorno dopo l’eliminazione patita con i cugini transalpini. 

Da contratto, doveva guidare gli azzurri fino ad Italia ’90.

6 commenti:

  1. Commento centrato il tuo, Italia a fine ciclo sconfitta da una Francia piena di campioni nel pieno del loro fulgore. E l'Italia campione o finalista ai Mondiali nel ciclo successivo (1974, 1998, 2010) non ha mai brillato

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  2. MESSICO 1986
    In quel mondiale si sbagliò tutto il possibile:
    - Juve e Roma si decisero il campionato all'ultima giornata e quindi i nostri top player: Cabrini, Scirea, Conti (che cmq prese un clamoroso palo a fine partita con l'Argentina) finirono spremuti
    - il suicidio di mettere B Baresi su Platini fu un idea di C. Maldini
    - Zenga andò in tribuna perché nel 1985 non rispose a una convocazione (Irlanda - Italia) in quanto impegnato con un avventura extraconiugale
    - Tacconi OUT perché non piaceva al Vecio
    - Mancini OUT perché in tournée in America rientrò in albergo la mattina. Sarebbe bastato che il Mancio chiedeva scusa e sarebbe stato convocato
    - Baresi F. OUT perché alle Olimpiadi di LosAngeles mandò a quel paese Bearzot che lo vedeva centrocampista (c'è scritto nella sua biografia)
    - Donadoni OUT perché si pensava che Vialli fosse un ala
    - Scifo (poi votato miglior giovane del mondiale) aspettò fino al 1984 una chiamata dall'Italia che non arrivò mai e prese quindi cittadinanza belga
    - Pruzzo, capocannoniere del campionato OUT forse per la vecchia polemica del 1982
    - Giordano, miglior giocatore italiano secondo Maradona OUT forse per la vicenda calcio scommesse del 1980
    - Dossena OUT perché non era più il regista del Torino che usava Junior
    - Galderisi e Di Gennaro titolari per via del miracoloso scudetto del Verona nel 1985
    - Maldini/Berti che erano giovanissimi, ma già titolari in serie A, OUT
    - De Agostini (forte terzino sinistro) convocato on prova per Italia-Olanda a Genova, partita cancellata per neve
    - R.Baggio che avrebbe dovuto esordire nel 1985-1986 nella Fiorentina OUT x il gravissimo infortunio

    Domanda aperta:
    Se a Messico 1986, avessimo giocato con:
    1) Zenga
    2) Bergomi
    3) Cabrini / Maldini / De Agostini
    4) Bagni / Ancelotti
    5) Vierkowood
    6) Scirea / F. Baresi
    7) Conti / Donadoni
    8 ) De Napoli
    9) Giordano / Pruzzo / Vialli / Baggio
    10) Dossena / SCIFO / Mancini
    11) Altobelli

    Dove saremmo arrivati?

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    1. Analisi interessante. Condivido abbastanza, penso solo che de Napoli ha fatto solo una partita buona, quella contro la Bulgaria, e questo ha creato l'equivoco che fosse un campione, mentre invece era molto meglio Ancelotti. Per il resto vero, la coppia di attacco doveva essere Altobelli Pruzzo, ci sarebbe stato bene Donadoni all'ala più fresco di Conti, Cabrini assolutamente finito e c'era in giro un grande Nela, Franco Baresi era molto più forte di Scirea, come 8 anni prima Scirea era meglio di Facchetti "anziano". Nell'86 ricordo Altobelli e bagni fortissimi e al top della loro carriera, gli altri in campo (tolti Bergomi e Wierkowood) non erano all'altezza.

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  3. Analisi condivisibile, ma che contiene due errori: Collovati contro la. Corea non giocò al posto di Vierchowod, ma di Bergomi e Bettega nel 1983 non giocò al posto di Causio, ma di Graziani.

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    1. Grazie per la segnalazione, di cui si è tenuto conto modificando il testo. Un saluto.

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