martedì 31 gennaio 2023

APPUNTAMENTO RINVIATO

Era accaduto ancora una volta, la terza per la precisione: anche in quest'occasione l'appuntamento con la Morte era stato cancellato all'ultimo istante utile per rispedire senza compagnia l'indesiderata visitatrice nel Regno delle Ombre. Rubèn fissava con occhi privi di qualsivoglia meraviglia lo scenario da mille e una notte che lo circondava a 360 gradi sulla terrazza panoramica del Ristorante Seven Hills, posta a metà strada tra la Moschea Blu e Ayasofya, mentre il sole era ad un passo altrettanto breve dal toccare la linea dell'orizzonte incendiando definitvamente le acque del Bosforo e del Corno d'oro. Le mura teodosiane, i minareti e le cupole delle decine e decine di moschee che spuntavano qua e la in mezzo al brulicare di case fatiscenti e moderne costruzioni, i ponti che univano la fine dell'Europa con l'inizio dell'Asia, le torri d'ingresso del Topkapi si stavano tingendo di sfumature rosso carminio con tonalità violacee e lui, diversamente dal solito, non riusciva a cogliere nessun sussulto emotivo da quel quadro vivente intorno a lui. Neppure il vociare degli altri ospiti attavolati, il via vai dei turisti, dai più chiassosi indigeni ai più riservati russi, tutt'intenti a vagare tra i tavoli per immagazzinare nella memoria digitale dei loro smartphone quell'attimo d'immenso, il garrire dei tanti gabbiani che volteggiavano impazziti sopra l'edificio per planare all'improvviso sui tavoli in cerca di cibo e i suoni provenienti dalle sirene dei traghetti che solcavano le acque del Corno d'Oro riuscivano a distogliere il pittore spagnolo da quella sensazione di gelo e paralisi che l'aveva colpito da qualche ora. Come un'automa a cui avessero lasciato batterie sufficienti solo per muovere il braccio e portare il sigaro alla bocca per aspirare ed espellere la combustione del tabacco senza neppure essere in grado di assaporarne l'intenso aroma di vaniglia, lo sguardo era fisso sul bicchiere di Cardinal Mendoza Carta Real immobile sul tavolo a cui era seduto e neppure l'abbassarsi repentino della temperatura sembrava poter essere recepito dai sensi dell'iberico. La mente era invasa dalle immagini dei due precedenti appuntamenti mancati con l'indesiderata Signora delle Genti; il primo risaliva a circa vent'anni prima, quando nel bel mezzo di una strada secondaria nella Selva boema in direzione del confine tedesco, alle prime luci dell'alba dopo aver lasciato un'ora prima Cesky Krumlov, era stato colto da un colpo di sonno e non si sa se per pura caso, destino o decisione di qualchè divinità aveva riaperto gli occhi qualche centesimo di secondo prima dello schianto fatale, vista l'elevata velocità, giusto in tempo per una repetina manovra che lo aveva portato in testa coda sull'altro lato della careggiata in un momneto in cui, sempre per le leggi del caso o di un Dio, in quel momento nessun'altro mezzo vi stava transitando. La scarica di adrenalina era stata fortissima, si era poi fermato in uno spiazzo lungo il percorso e quando la parte razionale del cervello aveva ripreso pieno possesso della situazione, Rubén era stato invaso da una profonda sensazione prima di gioia per lo scampato pericolo, poi di gratitudine verso la misteriosa divinità che aveva cancellato l'incontro con la Morte, rimproverandosi assai poco per la decisione di essersi fermato sino a tardi a casa di Helenka per poi ripartire in auto, senza riposo, dopo una notte in cui tutti i sensi erano rimasti attivati. "Morirei per te" erano state le ultime parole prima del commiato sulla porta di casa della donna, felice che Rubén avesse fatto kilometri su kilomentri dalla Spagna solo per cenare e passare qualche ora insieme a lei. "Ne sarebbe valsa la pena" - pensò Rubén - "Ma visto che la Morte è arrivata in ritardo all'appuntamento, sarà meglio in futuro riempire l'agenda in modo da non lasciarle spazi per altre richieste nel breve termine". Nel secondo tentativo l'Indesiderata aveva fatto invece tutto da sola per arrivare puntuale, Rubèn non l'aveva agevolata minimamente, ed era accaduto 10 anni prima, quando ancora una volta in auto era al volante mentre insieme al Direttore della Galleria d'Arte Montparnasse di Carcassone e la sua segretaria stavano viaggiando sull'autostrada A61 in direzione Narbonne, dove nel pomeriggio avrebbero dovuto avere un incontro con il Sindaco della città per concordare date e condizioni di una "personale" del pittore spagnolo nell'Hotel de Ville. Discorrendo divertito con il Direttore sulle leggende e i misteri dei Templari e del Graal originati nella vicina località di Rennes-le-Chateau, aveva iniziato una facile manovra di sorpasso di un autocisterna della Mobil, quando, a metà del sorpasso l'autotreno l'aveva improvvisamente stretto contro il guard-rail alla sua sinistra perchè nella corsia d'ingresso sull'altro lato della carreggiata era sbucato impovvisamente un altro autoarticolato che aveva invaso la corsia di marcia restringendo a sua volta lo spazio dell'autocisterna; il tutto però nell'attimo in cui Rubèn non poteva averci fatto caso perchè già impegnato nella manovra di sorpasso a 160 kmh. In quell'occasione i pronti riflessi dello spagnolo, la bontà dell'impianto frenante dell'Audi e la sua stabilità, uniti alle leggi del caso, i voleri del destino o della "solita" azione di una benevola Divinità avevano fatto si che tra la cisterna, l'auto e il guard-rail non ci fosse alcun contatto, benchè tra tra tutti i tre corpi non ci fosse neppure lo spazio per uno spillo e alle spalle non arrivasse nessun altro mezzo ad impattare contro l'auto che si era bloccata bruscamente sulla corsia di sorpasso dell'autostrada. Seguì una sosta di quasi un'ora nella più vicina stazione di servizio utile, per far defluire la potente scarica di adrenalina e riprendere il controllo coscente delle proprie azioni, prima di riprendere una lenta marcia verso l'appuntamento lavorativo di Narbonne, avendo negato per la seconda volta quello con la Morte, costretta a rientrare anche in questa circostanza a tornare a mani vuote al cospetto di Ade e Proserpina. Al termine di quell'impegnativa giornata, assieme al Sindaco di Narbonne, avevano cenato al Resaturant l'Art de Vivre, insegna quanto mai azzeccata, e con i commensali Rubén aveva più volte brindato allo scampato pericolo scambiandosi l'impegno di onorare al meglio tutti i giorni che sarebbero trascorsi da lì in avanti fino a quando l'Indesiderata sarebbe giunta, infine, puntuale all'appuntamento che invece le era stato ancora una volta negato in mattinata. Erano trascorsi dieci anni dal viaggio a Narbonne e quella mattina sull'autostrada che dall'areoporto internazionale di Istanbul conduceva verso il quartiere di Galata, la Signora in nero aveva bussato ancora ua volta forte alla porta del pittore spagnolo con le solite modalità: un colpo di sonno che aveva fatto perdere a Rubén il controllo della Fiat Croma presa a noleggio, con il mezzo che stava per schiantarsi fatalmente contro la barriera di mezzeria. Appuntamento ancora rimosso dall'agenda: gli occhi di Rubén si erano aperti ancora in tempo per mettere in atto la brusca manovra necessaria per evitare l'impatto e risvegliarsi oltre che per l'effetto della già nota scarica di adrenalina anche dal rumore dei clacson e delle frenate degli altri mezzi che a loro volta erano riusciti ad evitare lo schianto con la sua Fiat Croma. Ora, a sette ore di vita guadagnate dall'ennesimo rinvio del fatale incontro, l'iberico cercava nel fondo del bicchiere di Cardinal Mendoza Carta Real, di comprendere se esistesse un Senso in tutti quei maldestri tentativi falliti dalla Morte di venire a prenderselo, quasi che invece l'Indesiderata si divertisse a scherzare con lui, per decidere di fare sul serio solo al momento in cui divenisse Desiderata. In questa occasione però il suo sentire era mutato: non provava nessuna gioia per il fallimento della Morte e questo pensiero era fonte di un'angoscia che lo stava paralizzando e il pensiero dell'inaugurazione dell'ennesima mostra di successo per i suoi quadri, che si sarebbe tenuta il giorno dopo nientemeno che nei saloni del Topkapi alla presenza del Presidente della repubblica Turca, non gli suscitava nessuna emozione, gli appariva assolutamente priva di significato e di valore. Dal fondo del bicchiere salirono invece le immagini del suo funerale, cosa che del tutto inaspettatamente gli fece riprendere un sorprendente quanto macabro buonumore: ora s'immaginva le orazioni funebri di chi per tutta la vita lo aveva messo all'indice riempirsi invece di parole di elogio e di "sincero" dispiacere per la scomparsa, o i biglietti di cordoglio inviati ai parenti da chi in vita non aveva mosso un dito per aiutarlo nei momenti di difficoltà e le espressioni di dolore di tutti coloro che si erano girati dall'altra parte, che avevano fatto finta di non vedere, ogni volta che lui li aveva cercati anche solo per un'ora di allegria. Probabilmente il suo nome e le sue opere sarebbero finite nelle antologie di molti libri di storia dell'arte e tanti critici che in vita lo avevano massacrato, avrebbero in futuro persino cambiato versione e poi, chissà come lo avrebbero ricordato, magari pianto, le donne che lo avevano piantato in asso nel corso della sua tumultuosa esistenza. E chissà se quelle con cui lui era stato il crudele fuggitivo nella relazione lo avrebbero infine perdonato oppure gioito manifestamente per la sua scomparsa dalla faccia della Terra! Afferrò il bicchiere e tragugiò tutto d'un fiato il rhum, potente era arrivata un'ispirazione così forte da annullare qualsiasi pensiero o altra immagine; avrebbe pagato il conto, sarebbe corso di gran carriera al Gran Bazar per comprare i materiali necessari per il suo prossimo quadro, che avrebbe dipinto quella notte stessa nella sua camera d'albergo: il quadro del suo funerale, con i volti deformati di tutti i partecipanti. Sentiva che doveva farlo subito, perchè iniziò a temere che al prossimo appuntamento l'Indesiderata sarebbe stata puntuale e non avrebbe accettato scuse od ulteriori rinvii.

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