venerdì 16 giugno 2023

CHICHEN-ITZA: APPUNTAMENTO CON IL SERPENTE PIUMATO

 

Nikos Kazantzakis, nel suo celeberrimo romanzo Zorba il Greco, fa dire al suo protagonista che non è il destino che ci porta da qualche parte ma siamo noi che portiamo il nostro nostro destino ovunque decidiamo di fermarci. Questo era il pensiero che accompagnava Rubèn mentre cercava di farsi largo tra la folla che gremiva ovunque l'ampio spiazzo sul quale sorgeva la piramide del dio Kukulkan a Chichen-Itza.

Kukulkan era il  nome con cui i Maya avevano rinominato la divinità tolteca di derivazione azteca Queztzalcoatl, il serpente piumato Signore del Vento che svolgeva un ruolo importante in tutte le cosmogonie mesoamericane e che secondo la leggenda, l'ultimo imperatore azteco Montezuma, aveva addirittura visto in Hernan Cortes, l'uomo invece giunto dal mare e destinato, appunto, a distruggere le civiltà precolombiane.

Tanto è vero che i seguaci di Cortes, quindi anche avi ispanici di Rubén, avevano ribattezzato la piramide El Castillo, sia per togliersi dall'imbarazzo dell'impossibile pronuncia che per spogliare quel luogo da qualsiasi possibile residua sacralità.

Il pittore spagnolo, mentre attendeva che i raggi del sole iniziassero ad infrangersi dall'alto in basso contro la sagoma di Kukulkan scolpita ai quattro lati delle scalinate della piramide, dando così l'impressione che il dio prendesse vita illuminandosi come avveniva da secoli ogni equinozio di primavera, ripensò a quanto gli aveva raccontato il suo autista messicano mentre da Valladolid, con la sua scassata Ford Taunus, lo aveva condotto al sito di Chichen-Itza.

"Voi occidentali avete riempito di fantasiose ed improbabili ricostruzioni libri e libri sulle civiltà che prosperavano prima dell'arrivo di Colombo e di Cortes, solo perché gli spagnoli, ovvero i suoi avi Senor, sono sbarcati in America quando a casa loro imperava la santa Inquisizione ed il vostro Re incaricò i francescani di evangelizzare i miei progenitori. Il compito lo eseguirono con lo zelo che solo un uomo di fede assoluta sa mettere: distrussero con il fuoco ogni traccia scritta delle culture indigene, tanto che al mondo oggi esistono solo 4 rotoli: tutto ciò che resta di civiltà millenarie".

"Così  oggi i segni e i resti lasciati dai suoi di avi, essendoci oscuri e apparendoci minacciosi, li interpretiamo in modo altrettanto cruento e, guidati dalle nostre paure ancestrali, diamo vita a spiegazioni sensazionalistiche che sembrano perfette per i produttori di Hollywood e per gli scrittori in cerca di vendite sicure." Aveva infine chiosato Rubén, sentendosi un po' in colpa per le sue origini iberiche e per essere arrivato anche lui a Chichen-Itza la sera dell'equinozio di primavera come altre migliaia di "gringos" attratti e affascinati dalla "magica comparsa" del serpente piumato sui gradoni della Piramide.

"E' così Senor! Maya, Aztechi, Toltechi e Olmechi studiavano i ritmi delle stagioni e i segni rinvenibili nella volta celeste non perché volessero parlare con misteriose civiltà extraterrestri che li avevano visitati lasciando loro chissà quale segreto da difendere con sanguinosi sacrifici umani, ma perchè erano popolazioni che vivevano di agricoltura in una natura particolarmente matrigna e che necessitavano quindi di conoscere bene quando, dove e come piantare i semi e dare via ai raccolti e alla conservazione dei frutti della terra."

"Lo sai che mi hai convinto Hector? disse alla fine Rubén nell'atto di congedarsi dall'autista messicano davanti ai cancelli del sito archeologico. "I pesos di mancia spendili per bere una cerveza da dedicare alla salute di Kukulkan!" - No Senor, lei è sacrilego, la berrò alla sciagura di Cortes!" Muchas Gracias, aveva invece prontamente risposto Hector sgommando mentre la solita orchestrina di Mariachi cercava con la sua musica di rendere meno faticosa l'attesa dell'ingresso alla calca di gringos, con la palese speranza di strappare loro anche più dollari americani che pesos.

Così, qualche ora più tardi, mentre il Serpente Piumato, il Signore del Vento Kukulkan iniziava a manifestarsi sui gradoni della Piramide - El castillo  tra l'intenso brusio di stupore di migliaia di Gringos convinti di scorgervi messaggi sulla prossima fine del mondo inviati da civiltà interplanetarie, Rubèn, trovò la risposta all'iniziale vexata quaestio.

"Hai ragione Zorba, dovunque andiamo non siamo guidati da chissà quale mano invisibile ma portiamo sempre con noi ciò che siamo. Che rischia di essere spesso un destino indesiderato solo per chi ci accoglie."  

    

 

  

    

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