Come mia abitudine inizio il viaggio partendo da un analisi, ancorchè
sommaria e parziale, del significato etimologico della parola LIBERTA’,
allargando il raggio dell’indagine a diversi idiomi spinto dall’assunto che nel
linguaggio si celino molto spesso i valori e la cultura di un popolo.
Presso i popoli latini il concetto di libertà in tutte le sue varie
accezioni (politica, di pensiero, di parola ecc.) è espresso da un unico
vocabolo che deriva dal termine latino LIBERTAS a suo volta originato dal nome
LIBER che anticamente serviva per identificare, tra le altre cose, i figli di
colui che aveva lo status di pater
familias e godeva dei diritti di civis
romanus.
E così abbiamo LIBERTE’ in francese, LIBERTAD in spagnolo, LIBERDADE in
portoghese, LIBERTATE in rumeno e naturalmente LIBERTA’ nella nostra lingua
madre.
Il concetto di LIBERTA’ nei popoli latini trova quindi matrice comune in
uno status personale che attraverso l’appartenenza alla cellula di quella società, LA FAMIGLIA,
garantisce l’esercizio delle facoltà personali che sono permesse dal PATER
FAMILIAS in prima battuta e dal DIRITTO codificato dall’AUTORITA’ STATALE poi.
Alla luce di ciò, qui se da un lato il concetto di LIBERTA’ si origina da
una situazione in cui l’individuo è ammesso a godere di pieni diritti rispetto
a chi nella stessa società non ne gode (gli schiavi) o ne gode solo parzialmente
(gli schiavi affrancati) dall’altro tale godimento trae origine dalla
concessione del PATER FAMILIAS prima e dall’autolimitazione del potere del
sovrano poi.
Anche nei popoli slavi il concetto di Libertà nelle sue diverse
declinazioni trova espressione con un unico termine: SVOBODA invariabilmente in
russo, ceco, slovacco, sloveno, bulgaro, SLOBODA in croato e serbo e WOLNOSC in
polacco.
L’origine del vocabolo è SWOBHO-DHYOS, termine composto in slavo antico di
derivazione indoeuropea che indicava il “membro di una stessa tribù” e quindi
come tale, soggetto agli usi della “singola tribù” per ciò che attiene
l’esercizio dei diritti e l’assolvimento dei doveri.
Nelle lingue germaniche e scandinave il termine che qui ci interessa è
unico per definire il concetto: FREIHEIT in tedesco, FRIHET in norvegese e
svedese, FRIHED in danese, FREEDOM in islandese e deriva dall’antico sassone
FREIHALS che indicava coloro che avevano libero il collo, ovvero che non erano
proprietà di alcuno e facevano anche qui parte a pieno titolo dell’unità
cellulare in senso normativo, che non era la Famiglia ma bensì la tribù.
L’unica popolazione che utilizza due termini diversi per riferirsi alla
Libertà è quella inglese, ovvero LIBERTY o FREEDOM; se i due termini siano da
considerare sinonimi o meno è questione ancora controversa e assai dibattuta
tra gli studiosi di linguistica.
Mi limito a riportare che l’esistenza dei due termini si spiega con la
peculiarità della lingua inglese che per ragioni storiche si trova composta per
il 30% di termini derivanti dal sassone antico, dal 60% dal franco-normanno e
dal restante 10% dal greco antico e dal latino medioevale; evidente che il
termine LIBERTY risulta dall’importazione del franco-normanno a base latina e
FREEDOM di stretta derivazione sassone-scandinava.
Come abbiamo notato il diverso significato originario del termine LIBERTA’
nel mondo latino rispetto a quello slavo-sassone, sembra dar maggior credito
alla teoria per cui i tue termini in lingua inglese descrivano sfumature
diverse a seconda della classe sociale che utilizzava il vocabolo: la classe
nobiliare che usava la lingua di corte (ovvero il franco-normanno e il latino)
ed il popolo che utilizzava il sassone.
Concludo queste riflessioni con una veloce, ma credo significativa, puntata
nel mondo arabo, ove l’unico termine in qualche modo traducibile con Libertà è
HORRIYAH che significa in realtà AFFRANCAMENTO in senso giuridico; infatti il
vocabolo HORRIYAH è comparso per la prima volta nel testo di un accordo
commerciale datato 1774 intervenuto tra russi e turchi in riferimento a schiavi
che venivano emancipati (Hurr).
A tale proposito giova ricordare le tremende difficoltà che nel 1799 ebbero
i comandanti dell’armata napoleonica in Egitto per spiegare invano ai notabili
locali il reale significato e la portato di uno dei tre pilastri che
costituivano il trinomio della rivoluzione francese.
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