Pivka, Slovenia. Un tempo si chiamava St. Peter in Karst, poi San Pietro del Carso, quando questa terra apparteneva al Regno d’Italia. Siamo a venti chilometri da Postumia, in una valle tranquilla con una storia militare lunga e densa.
Nel 1933, il Regno d’Italia fa costruire una caserma per ospitare un battaglione della Guardia di Frontiera, intitolandola al Principe di Piemonte. Gli edifici, per volumi e stile architettonico, sono identici a quelli della caserma omonima di Cividale del Friuli, oggi intitolata a Mario Francescatto.
Con l’armistizio dell’8 settembre 1943, la struttura viene abbandonata dal Regio Esercito e subito occupata dalle truppe tedesche. Finita la guerra, diventa una base dell’Armata Popolare Jugoslava.
Nel 1991, dopo l’indipendenza della Slovenia, l’esercito federale lascia definitivamente il sito. Per qualche anno ancora, l’esercito sloveno lo utilizza per esercitazioni, poi inizia il declino e degrado.
Ma la popolazione locale non resta a guardare. Preoccupata dal degrado di un’area così vasta, si mobilita e attiva i propri rappresentanti locali e nazionali.
Nei primi anni 2000, grazie a fondi statali e poi europei, l’ex caserma viene ristrutturata per lotti. Nasce così, con l'inaugurazione del primo lotto nel 2006, il Museo di storia militare di Pivka, il più grande della Slovenia.
Oggi ospita veicoli della Seconda guerra mondiale, mostre topografiche e fotografiche, sezioni tematiche sulla Jugoslavia federale, un sottomarino, aerei, un elicottero, un treno corazzato tedesco del 1943 e decine di mezzi blindati. Il tutto arricchito da un ristorante, un negozio e rievocazioni storiche periodiche in costume e viene data anche la possibilità di visite guidate nei sotterranei dei bunker limitrofi che facevano parte del sistema difensivo italiano "Vallo Alpino". È diventato un centro culturale e turistico di rilievo non solo regionale.
E Cividale?
La sua “gemella”caserma, anch’essa ex Principe di Piemonte, è stata dismessa nel 2016.
Cosa ne sarà? E, soprattutto, quando sarà?
Perché non prendere esempio, anche solo in parte visto gli spazi, da Pivka?
Che ingenuo. Ritiro la domanda.
Con la nostra burocrazia e i nostri infiniti “cerimoniali”, ci vorrebbero almeno cent’anni.
Meglio lasciar fare alla natura.
Prima o poi, anche lei farà il suo corso. Magari trasformandola in un sito archeologico, come tanti altri: silenziosi, dimenticati, poetici. E vuoti.
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