giovedì 31 agosto 2017

DIFESA DELLA DIFESA

Mi è capitato spesso di sentire da più parti - tifosi, giornalisti, allenatori, avversari, ecc. ecc. - che molte delle vittorie internazionali della nostra nazionale del passato lontano e anche più recente - quando ancora si vinceva -  campionati del mondo inclusi, sono state immeritate perchè ottenute attraverso la difesa ad oltranza condita con isolati contropiede e quindi con il cronico non gioco e l'incapacità di creare "spettacolo". Insomma, quasi dovessimo vergognarci di aver vinto. Quasi fossimo solo degli abili borseggiatori di vittorie che spettavano di diritto agli altri produttori di spettacolo, quasi sempre tedeschi, a volte olandesi, brasiliani e francesi. Quasi che vincere esaltando la capacità difensive fosse una strategia figlia di un Dio minore.
La lista dei detrattori sarebbe molto lunga; mi limito ad osservare che erano quasi tutti avversari sconfitti. Ora, comprendo - e lo dico per esperienza diretta - che essere tifosi o fan di una squadra che punta a vincere attraverso la difesa per creare gli spazi e colpire di rimessa come un cobra esponga decisamente al rischio perpetuo delle coronarie - ma considerare questa strategia di gioco inferiore a quella che si basa sul continuo possesso palla e al pressing a tutto campo, condito magari dal fuori gioco sistematico, prorpio non ci sto.
Sono solamente concezioni diverse che si possono scegliere di applicare in base alle capacità e alle caratteristiche degli uomini che un tecnico ha a disposizione.
Chi ha giocato a calcio sa bene che impostare una partita usando il gioco all'italiana - difesa e contropiede appunto - sia tutt'altro che semplice: bisogna avere a disposizione giocatori con grande capacità di resistenza tecnica e psicologica nel saper far bene "reggere" il fortino.
Ricordate la tanto vituperata semifinale di Euro 2000 dove gli azzurri di Zoff passarano ben poche volte la metà campo nei 120' e poi vinsero ai rigori? Che furto colossale! Che spettacolo orribile! Che vergogna! E che fortuna! Due rigori sbagliati dagli olandesi nei tempi regolamentari! Quasi che dovessimo vergognarci noi degli errori avversari e della bravura del nostro portiere ... Voglio andare assolutamente contro corrente nel difendere quella prestazione. Ripeto, solo chi ha giocato a calcio sa che per resistere in inferiorità numerica contro una squadra che pratica il gioco d'attacco sistematico, in casa sua per di più, solo un grande carattere individuale e di gruppo, unite ad una grande competenza difensiva, ti permette di mantenere la porta inviolata. Cosa non da tutti.
Ripeto, puntare sulla difesa e sul contropiede è tanto nobile e complesso quanto cercare di vincere in altri modi. "Noi" italiani siamo stati maestri in questo campo e non dobbiamo e non dovremo mai provare vergogna - sportiva. Anzi, per quanto mi riguarda, rivendicarlo con orgoglio.
E con buona pace degli avversari e per gli amanti del "calcio spettacolo". Spesso sconfitti. Come le nostre compagini nazionali quando hanno rinnegato se stesse e tentato di imitare ora gli olandesi, ora i brasiliani. O come accadde ai brasiliani quando vollero imitare gli italiani o i tedeschi.
Considerazioni non valide per le squadre di club, ove da almeno 30 anni si è persa la cultura sportiva "nazionale" e le scelte di un tecnico si devono basare esclusivamente sulle caratteristiche tecniche e psicologiche dei componenti la Babele che compongono la rosa. Considerazioni in retrospettiva. Oggi anche a livello di squadre nazionali, la cultura sportiva-paese è assai sfumata, quasi impalpabile. E' la globalizzazione bellezza.

Nessun commento:

Posta un commento

Post in evidenza

NOTTI MAGICHE ANTE LITTERAM

25 giugno 1983 – Arrivo al campo mezz’ora prima del fischio d’inizio, di corsa dopo essere riuscito a fuggire da una riunione familiare ...