venerdì 23 marzo 2018

GENOMA DELLA REPUBBLICA

Mentre l'intero esercito aveva iniziato la sua tragica dissoluzione, alle 5 del mattino del 9 settembre un corteo di auto con a bordo la famiglia Reale, il Capo del Governo, parte dei vertici politici e militari, partiva da Roma e attraverso la via Tiburtina, senza incontrare nessun intoppo, giunse nel tardo pomeriggio all'aeroporto di Pescara. L'obbiettvo è raggiungere, via aerea una città situata dietro le linee alleate, ma ancora nominalmente italiana e senza tedeschi. Poi si valuta che il volo potrebbe essere troppo pericoloso e si decide per l'imbarco dal molo di Ortona verso Brindisi.
La notte tra il 9 ed il 10 settembre 1943 una folla vociante di più di 250 tra funzionari e alti ufficiali e familiari cercherà di ritagliarsi, anche con la forza, un posto sulla nave che porterà tutti in salvo: la corvetta Baionetta. Alla fine gli eletti furono 57… gli altri rimasero sul molo ad urlare ed imprecare… La navigazione fu tranquilla ed il giorno seguente il Re potè convocare i superstiti nella sua nuova sede: la palazzina dell'ammiragliato di Brindisi.

Per le truppe tedesche disarmare il nostro esercito non fu un'operazione di guerra, ma una grande attività di polizia, caratterizzata da episodi di tremenda ferocia, come il massacro della divisione Acqui a Cefalonia, che pagò con il suo intero sterminio la difesa del proprio onore militare ed il rifiuto di arrendersi. Il capo di stato maggiore tedesco, generale Jodl, relazionando ad Hitler con germanica precisione l'esito delle operazioni in Italia di quelle giornate, fornì i numeri di quel disastro:

Divisioni disarmate: sicuramente 51, probabilmente altre 29.

Prigionieri: 547 mila di cui 34.744 ufficiali

Armi prelevate: 1 milione e 255 mila fucili, 38 mila mitragliatrici, 10 mila cannoni.

Mezzi prelevati: 15.500 automezzi, 970 mezzi corazzati, 67 mila cavalli e muli, 2.867 aerei.

E' stato preso in consegna vestiario per almeno 500.000 uomini e reperite materie prime in quantità molto superiore di quanto ci si attendesse, viste le continue richieste di forniture che gli italiani ci facevano continuamente.

Il numero dei morti non venne fornito… né probabilmente nessuno lo saprà mai con esattezza… considerando che nei Balcani il nostro esercito non solo fu disarmato dai tedeschi, ma anche dai partigiani di Tito.
Cinque giorni dopo il Regno d'Italia di fatto non esisteva più, anche se la sua fine ufficiale venne decretata 3 anni più tardi dal referendum istituzionale del 2 giugno 1946. Dalle Alpi al golfo di Salerno l'Italia era sotto l'occupazione dell'esercito tedesco, mentre da Salerno alla Sicilia il territorio nazionale veniva controllato dagli eserciti alleati. A nord come a sud due fantasmi: a nord la Repubblica Sociale Italiana, fondata da un Mussolini liberato dai tedeschi, senza sparare un colpo, il 10 settembre e a Sud il Re ed il suo Governo, che si dichiaravano legittimati a rappresentare la continuità della Patria e dichiaravano persino ufficialmente guerra alla Germania il 13 ottobre 1943. Nell'ombra, il neo formato Comitato di Liberazione Nazionale dirigeva la lotta clandestina delle risorte e nuove forze antifasciste. L'Alto Adige venne annesso al Reich tedesco, così come il Friuli, tutta l'Istria e la Venezia Giulia. L'Italia era ritornata ad essere come l'aveva definita al termine della stagione napoleonica, il conte Metternich: ovvero solo un'espressione geografica… o meglio, un vasto campo di battaglia, un teatro di una lotta di tutti contro tutti.

Seguiranno i due anni più tragici della storia nazionale, che cessò di essere una vicenda unitaria, come fino ad allora si era svolta dal 1861, ma iniziò diversi e contrapposti percorsi per i suoi protagonisti.

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