mercoledì 30 aprile 2025

ESTINTORI, ZANZARE, PANE AL FINOCCHIO E ROMA CAPOCCIA

23 marzo 1984

Oggi cercherò di lasciare alla memoria questa gita a Vienna, per non perderla quando – un giorno – inizierà a sfumare tra i ricordi.
Non è stata solo una vacanza scolastica: è stata una piccola rivoluzione. Un assaggio di libertà vera, di quelle che ti fanno sentire padrone delle tue azioni. In un contesto totalmente diverso dal solito, mi sono sentito più vivo, più sveglio… più “io”.

E poi c’è stato quell’orgoglio inspiegabile, quasi istintivo, nel voler tenere alto il nome della mia terra. Non dell’Italia, curiosamente. Ma del Friuli.
Come del Friuli?
La presenza nello stesso albergo di comitive di coetanei da tutta Italia mi ha fatto capire quanto poco siamo “italiani” quando siamo tutti insieme. Invece di unirci in terra straniera, abbiamo passato il tempo a sfidarci, punzecchiarci, litigare per il calcio. Sì, anche all’estero. Incredibile.

In quella strana guerra di campanili, però, siamo riusciti a farci notare. I friulani – pochi ma buoni – hanno lasciato il segno. Tra risate, dialetti, sfottò e qualche provocazione, abbiamo difeso la nostra “friulanità” con fierezza, e senza mai prenderci troppo sul serio.

Ecco alcuni frammenti, sparsi ma nitidi, che non voglio dimenticare.

La corsa in Vespa, la mattina della partenza, io e Michele diretti al distretto militare di Udine per ottenere un nulla osta che poi si rivelerà una totale bufala – ma che ci regala un inizio rocambolesco.
I canti in corriera, tutti insieme, già ubriachi di entusiasmo.
La prima sosta in Austria, dove un ubriaco ci accoglie con una raffica di insulti all’Italia.
L’arrivo al Park Hotel Schönbrunn: la grandezza e il lusso inattesi ci lasciano a bocca aperta.
L’amicizia – nata dopo una quasi rissa – con Pino e gli altri romani, veri personaggi da romanzo.
La giornata nel parco di Schönbrunn, con scoiattoli che si avvicinano fino ai piedi, come in un sogno.
La seconda notte in albergo: io che cerco di dormire alle 4 del mattino, mentre Pino racconta la sua vita a Livio, Zippo e Martina.
La poltrona della nostra camera che crolla sotto i colpi di Ettore “er Bocchinaro”, Fulvio “er Banana” e Renato “er Dormiente”.
Carlo che si esalta per le vie di Vienna come fosse su un palco.
Io e Manzo che ci “perdiamo” al Prater, bestemmiando per aver dovuto abbandonare due ragazze austriache appena conosciute, per rientrare in tempo in corriera.
Le telefonate clandestine alla 244. La “corriera supper culo” der Banana. Le leggende sulle "pipare" della 953.
I romani che staccano estintori a polvere dai muri e li svuotano nelle camere all’urlo di: “Ao’, qui c’estanno zanzare!”
L‘odore fetente, vicino alla soglia del dolore, proveniente dalla gabbia del Tapiro nello zoo di Schönbrunn.
I pasti orribili al Wortner, le facce stravolte dei camerieri, lo sguardo perso dei japaner, il pane al finocchio immangiabile al Grinzing.
Le telefonate a casa per sapere i risultati dell’Udinese e della Serie A.
E l’improvvisata partita di calcio contro gli austriaci al Prater… persa 5-1, senza onore né gloria.

Un disastro bellissimo.

30 aprile 2025

Oggi, più di quarant’anni dopo, ho quasi sessant’anni e una vita piena di tante cose alle spalle.

Rivedo quel ragazzo che correva in Vespa e si esaltava per una stanza d’albergo e o alla notizia di una vittoria dell'Udinese, che si sentiva grande solo perché dormiva fuori casa, e dentro aveva la testa piena di sogni.
Pensava che il futuro lo avrebbe costruito pezzo per pezzo, con la forza della volontà e l’energia dell’entusiasmo. Si immaginava con un lavoro importante, viaggi per il mondo, magari una casa piena di libri, di amici, di figli e… di tutto, semplicemente di tutto.

E poi la vita ha fatto di testa sua.
Ha disegnato strade che non avevo previsto, mi ha portato in direzioni che non sempre avevo scelto.
Ma a pensarci bene, molti di quei sogni si sono realizzati, magari in forme diverse da come li immaginavo allora, ma ci sono.
Ci sono stati di sicuro l’amore, la paternità, l’amicizia vera, viaggi, soddisfazioni, momenti di bellezza pura. Ci sono stati anche inciampi, pure clamorosi, certo, e più di qualche "corriera a due piani" è finita "supperculo" come disse Er Banana nel 1984 ma, voltandomi indietro, mi rendo conto di essere stato stato fortunato.

E allora non provo rimpianto, ma riconoscenza.
Perché nonostante tutto, quella vita piena di aspettative qualcosa mi ha dato. Perché qualcosa di quel ragazzo entusiasta è rimasto in piedi, saldo, a ricordarmi da dove vengo.

Quel ragazzo che cantava in corriera è ancora qui dentro. Solo che adesso ascolta più di quanto parli. Corre meno, ma guarda meglio. E soprattutto, ci crede ancora.

Non a tutto, certo. Ma a quello che conta sì: all'amore,  all’amicizia vera, alla curiosità per il mondo e alla forza di ridere anche quando fa male.
E alla voglia di non diventare un uomo che si arrende al tempo, alla routine, alla nostalgia.

Quella Vienna è lontana, è vero, ma dentro di me quella gita, in fondo, non è mai finita e forse non finirà mai.

Perché sono stato quel ragazzo.
E finché saprò ricordarlo con un sorriso, probabilmente, lo sarò ancora.
Come, forse, diversi miei compagni di quella primavera 1984.


Nessun commento:

Posta un commento

Post in evidenza

NOTTI MAGICHE ANTE LITTERAM

25 giugno 1983 – Arrivo al campo mezz’ora prima del fischio d’inizio, di corsa dopo essere riuscito a fuggire da una riunione familiare ...