giovedì 12 giugno 2025

CONFINI, MIMETICHE, MOROSE E MARADONA IN CASERMA

Ultimi giorni di giugno 1988, gli europei in Germania (ovest) sono terminati da pochi giorni con la vittoria degli Orange guidati dal duo milanista Gullit-Van Basten sull'Unione Sovietica, nel mondo non si fa altro che parlare della Perestrojka di Gorbachev, nella vicina Jugoslavia stanno prendendo forma a nostra insaputa di vicini distratti le spinte che porteranno di lì a breve alla sua sanguinosa disintegrazione.

L'Europa è sull'orlo di un cambiamento epocale - il muro di Berlino sarebbe crollato di lì a un anno ma nel nostro piccolo mondo antico all'imbocco delle Valli del Natisone parlare di Nediske Doline è ancora tabù e nulla sembra in grado di modificare lo status quo cui i miei compari ed io eravamo abituati nei nostri primi 22 anni e dintorni.

Le caserme, i militari, il vicino confine con uno stato in cui ci si reca di corsa a fare benzina e comprare le sigarette per poi tornare altrettanto velocemente indietro, il mondo diviso nettamente tra i "buoni" (gli USA e i paesi NATO) e i "cattivi" (l'URSS e i paesi del patto di Varsavia) che si guardano in cagnesco zeppi di testate nucleari senza però mordersi mai direttamente, la DC con PSI, PLI, PRI, PSDI sempre al governo cambiando Presidente del Consiglio ogni anno e il PCI sempre all'opposizione, sono lo sfondo che fino a lì ci ha accompagnato e nelle nostre menti è destinato a farlo senza ritocchi significativi per tutte le nostre vite.

In quel mese e con quello scenario tutta la nostra attenzione e il nostro interesse (dei miei amici più prossimi e mio) non era certo rivolto alla situazione politica o internazionale, alla sessione di esami universitari in corso o agli impegni lavorativi del periodo ma bensì all'andamento del Torneo notturno di "Calcetto" - II Trofeo Città di Cividale che si disputava sulla pista illuminata di pattinaggio annessa al campo sportivo "Martiri della Libertà".

Dodici squadre suddivise in quattro gironi da tre che promuoveranno le prime due per dar vita alla fase ad eliminazione diretta partendo dai quarti di finale fino alle finali del terzo e quarto posto e per la vittoria del trofeo.

Si gioca in 5 più il portiere e cambi "volanti" con una rosa di 10 giocatori per squadra, tutti rigorosamente non tesserati alla FIGC, pena la squalifica; la definizione poi di calcetto può trarre in inganno, perchè in realtà le regole sono quelle del calcio a 11 traslate su di una superficie di cemento - contatto fisico e interventi in scivolata permessi - con la possibilità sulle fasce laterali di avvalersi delle sponde come nell'hockey su ghiaccio mentre la linea di fondo è delimitata con conseguenti calci d'angolo e rimesse in gioco del portiere.  

Un torneo assolutamente non ufficiale quindi e con arbitri inviati dalla Lega amatoriale del Friuli Collinare, ma che aveva calamitato un certo interesse anche al di fuori dalla ristretta cerchia cividalese; ai nastri di partenza infatti non solo i campioni uscenti del 1986 (i pallavolisti dell'ASFJR) squadre che facevano riferimento a frazioni (Rubignacco), a bar locali di riferimento (Tre Scalini) compagnie di amici locali come la nostra (Azzurri) ma anche le rappresentative di due Caserme - la Francescatto e la Lanfranco-Zucchi e quella di un gruppo di ragazzi udinesi (i REDS). 

La mia squadra, gli AZZURRI - solo per il colore delle maglie e non certo perchè potesse vantare convocazioni in nazionale - era composta dalla seguente rosa selezionata appositamente dal CT Moreno Mauri: portiere Fabrizio Vogrig detto Maier, difensori centrali Moreno Mauri, Francesco Bernardis, centrocampisti Maurizio Radi, l'italo-argentino Sergio Luis Marega, Giuseppe Passoni, Stefano Magarotto, prime punte Marco Lanzutti - Zippo, Carlo Nobile e Antonino - Tonino Bait. 

Una rosa completa in apparenza, in realtà una comica.

Maier dopo l'esordio vittorioso per 4-2 nel girone contro una squadra di universitari friul-triestini capitanata da Roberto - Bobo Corsano e Luciano Sandrini, ci aveva sollecitamente mollati per partecipare ad un torneo di calcetto vero a Ischia, rendendosi disponibile solo dall'eventuale semifinale, costringendo Zippo a lasciare il centro dell'attacco e mettersi in mezzo ai pali.

Maurizio Radi disertò tutte le chiamate, Tonino Bait partì per le ferie dicendosi disponibile dall’eventuale semifinale in avanti e Carlo Nobile, disponibile dai quarti tornò dalle ferie con una scottatura solare che lo mise out.

Insomma, sembravamo più un’armata Brancaleone: quando si dice costruire una squadra con oculatezza.

E così, ai quarti di finale contro i campioni uscenti dell'Asfjr, ci presentammo in campo con 6 uomini contati senza cambi che divennero 5, quando Bernardis dopo le prime fasi di gioco si provocò una grave distorsione alla caviglia che lo tenne lontano dai campi di gioco per mesi.    

La conquista della semifinale ebbe del miracoloso contro una squadra tostissima che schierava Beppo Mesaglio tra i pali, Livio Giacomelli, Diego Fontanini e Paolo Marseu in difesa, Angelo Correnti a tutto campo e Severino Petrucci mortifero finalizzatore.

In 5 contro 6, organizzammo delle vere e proprie barricate per  portare gli avversari prima ai tempi supplementari e poi a giocarci le chance ai calci di rigore; un piano che sembrò andare in fumo a metà dell'extratime, quando Severino Petrucci trovò dal centro dell'area il varco per infilare Zippo da distanza ravvicinata, dopo che il nostro improvvisato portiere non aveva fatto rimpiangere Maier, piazzando alcuni interventi prodigiosi e altri, diciamo pure, fortunati.

In una delle poche volte che riuscimmo a passare la metà campo fu invece Magarotto servito da un incursione di Mauri sulla fascia sinistra a trovare a pochi minuti dalla fine, un tocco fortunato che ingannò Beppo Mesaglio per passare lento tra le gambe dell'estremo difensore, darci l'insperato 1-1 e portarci ai calci di rigore.

La lotteria ci premiò, con tutti i 5 superstiti a segno e per l'ASFJR il solo errore di Diego Fontani a condannare i pallavolisti e a regalarci la semifinale.

Con il morale alle stelle ci presentammo quella sera ad incontrare il Brasile, con la viva speranza di ripetere il colpo riuscito 6 anni prima ai ragazzi di Bearzot in terra di Spagna, avendo recuperato Maier e potendo finalmente schierare Tonino Bait, ex Valnatisone e mostro sacro dei tornei estivi, in coppia con Zippo di nuovo schierato in attacco.

Ho scritto Brasile? si, perchè i nostri avversari erano la rappresentativa del 59° Btg Fanteria "Calabria" acquartierato nella caserma Lanfanco-Zucchi che, facendo le debite proporzioni, per quel torneo erano più forti del Brasile di Telè Santana. 

Erano arrivati alla semifinale strapazzando tutti gli avversari, con una rosa nella quale probabilmente giocavano calciatori semi-professionisti e di cui era impossibile verificare lo status federale: il loro punto di forza, un tal Carmine Germoglio, fante brevilineo, massiccio e dal baricentro basso di cui si narrava avesse addirittura giocato qualche partita in serie C nell'Ischia-Isolaverde.

Leggenda metropolitana o meno, quel campano con la palla tra i piedi era una specie di Maradona, su cui spesso era vano anche raddoppiare o triplicare la marcatura.

Fu una serata estiva fantastica, di quelle che ti fanno capire - con il senno di poi - che giocare al Bernabeu per la Coppa del Mondo o al campetto per la coppa del nonno, ti fa probabilmente provare le stesse emozioni.

Ad assistere alla partita c'erano almeno 500 persone sulle due tribune nei gradoni di cemento laterali accanto alla pista: su quella est erano assiepati i locali e in fronte, su quella ovest, esclusivamente i commilitoni del "Brasile", quasi tutti di origine campana che per tutto l'incontro fecero un tifo indiavolato, sfoderando persino qualche bandiera del Napoli maradoniano.

Uno spettacolo nello spettacolo, in campo partita durissima, giocata senza esclusione di colpi, che si concluse anche questa ai supplementari, dopo l' 1-1 dei tempi regolamentari fissato da un tiro maligno  dal limite di Germoglio che uccellò Maier e da un appoggio sottoporta di Zippo, ben servito solo in area dopo una serpentina vincente di Tonino Bait.

Un tiro di Zippo che fece la barba al palo nei minuti finali resterà per sempre il nostro grande rimpianto, perchè nell'over-time i "brasiliani" ci colpirono in contropiede e poi approfittarono degli spazi che fummo costretti a lasciargli per tentare di raggiungere la parità.

Finì 4-2, con un'altra rete di Zippo a limare nelle ultime battute un 4-1 che sarebbe stato troppo pesante, ma soprattutto con i nostri avversari in trionfo con tutta la tribuna ovest in piedi a cantare a squarciagola "Surdato nnamurato", mentre i locali che sfollavano, con qualche fischio, dalla est. 

Indimenticabile la verve di Zippo, che rivolto alla tribuna dei vincitori disse, ad un paio di militari che gli indirizzavano gesti non proprio simpatici: "Canta pure, io stasera vado via con la morosa, tu resti vestito di verde e vai a dormire in caserma!" 

Il classico lancio di benzina sul fuoco, il seguito lo lascio alla fantasia del lettore.

Per la cronaca, uscimmo talmente malconci e demoralizzati, da presentarci in due - io e Zippo - a disputare la finale per il terzo posto che perdemmo a tavolino contro i REDS, disputando la partita con l'aggiunta di alcuni spettatori per onorare la serata.

Il torneo lo vinse poi come immaginabile il 59° Fanteria "Brasile", piegando in finale per 2-0 una squadra composta da "mostri sacri" locali, tra cui Massimo Corsano, "Vipera" Miani, Paolo Badino e Giorgio Pajani. 

Formidabili quegl'anni, di un mondo in procinto di pigiare bruscamente sull'accelleratore e di cui noi, non avevamo alcun sospetto o consapevolezza.




   

  

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