Il pomeriggio scivolava lento nella biblioteca della Sorbona, e la sessione autunnale di esami si avvicinava sempre più per Sophie Hubelle, ventunenne parigina studentessa di lingua e letteratura russa e Alexandre Dubois, ventiduenne di Nantes, al secondo anno di Ingegneria gestionale. Intorno a loro, libri e appunti erano sparsi sui tavoli, assieme a tanti altri giovani studenti e qualche professore dai capelli grigi.
Sophie, capelli castani raccolti in una treccia disordinata, sfogliava un’antologia di poeti russi dell’Ottocento, e i suoi occhi brillavano di passione e curiosità; di fronte, Alexandre, seduto rigido, era concentrato su uno studio di funzioni trigonometriche. Improvvisamente, la ragazza, a bassa voce, interruppe il compagno:
"Alexandre, senti qua! Lascia perdere quella roba astratta, senti la vita vera che pulsa!" ed iniziò a declamare, prima in russo e poi in francese:
Русский текст:
Теперь я знаю, что такое Жизнь.
Теперь я знаю, что такое Смерть.
И теперь что я знаю?
Теперь, когда я знаю,
слово потеряно.
Остаётся перо.
А потом?
Чёрное. Чёрное. Чёрное.
Как это чернило,
в котором я хочу утонуть.
Аноним, Белгород (?), 1891 (?)
Traduction
Maintenant je sais ce qu’est la Vie. (Adesso so cos’è la Vita.)
Maintenant je sais ce qu’est la Mort. (Ora so cos’è la Morte.)
Et maintenant, que sais-je? (E ora che so?)
Maintenant que je sais, (Adesso che so)
le mot est perdu. (la parola è perduta.)
Il reste la plume. (Rimane la penna.)
Et ensuite? (E poi?)
Noir. Noir. Noir. (Nero. Nero. Nero.)
Comme cet encre (Come questo inchiostro)
dans laquelle je veux me noyer. (in cui voglio annegare.)
Anonyme, Belgorod (?), 1891 (?)
Sophie, emozionata, chiuse lentamente il libro mentre il cuore le batteva forte.
"Che versi stupendi: le mot est perdu, ma resta la plume... Non è disperazione, è resistenza. È un gesto eroico, di speranza, silenzioso, che sfida la morte."
Alexandre scrollò le spalle, il volto contratto, quasi infastidito:
"C’est une connerie totale! Tutto questo è una baggianata, un'illusione, il solito oppio per i sentimentali! La vita non si misura con l’inchiostro, la vita si vive, si affronta, si rischia, non si racconta. La scrittura non è vita, è rifugio, è comoda fuga dalle responsabilità."
"Vedi…" replicò Sophie, calma ma emozionata, "La parola è perduta, ma resta la penna. È resilienza. Chiunque l’abbia scritto, uomo, donna, giovane o vecchio, è un Eroe! La scrittura rende eterno ciò che siamo, quello che proviamo, ciò che ci sta intorno."
"Héroïsme? Ma per carità! No," replicò lui, la voce dura. "È fuga, ti ripeto. Questo autore o autrice dimostra solo di saper nascondersi nell’inchiostro, evita il confronto con la vita. Noir. Noir. Noir… questo affonda. Altro che Eroe! Ma per piacere..."
Non capisce… pensò Sophie, e volle insistere: "Non tutti i dolori si sanano con l’azione. La vita reale non può contenere tutto ciò che proviamo; la scrittura è il nostro spazio, l’unico luogo dove ciò che conta può sopravvivere."
Alexandre si appoggiò al tavolo, la fronte corrugata. "Persistance? Rester en vie? Sopravvivere? Forma? La vita è confronto, rischio, azione! Odori, profumi, sapori, suoni...esperienze sensoriali! Tout le reste, c’est du pipeau! Tutto il resto è aria fritta!"
"Du pipau?" ribatté Sophie, con voce vibrante. "È la forma più alta e nobile della resistenza! La scrittura mantiene vivo ciò che è morto, fissa un’assenza o una presenza, una gioia! Non è fuga, è vita che non si spegne!"
Da un tavolo vicino, Jean-Luc, uno studente di filosofia dai capelli arruffati e segretamente innamorato di Sophie - che aveva origliato tutto - sbuffò e si rivolse a Dubois con tono canzonatorio:
"Alexandre, Anonimo Russo-Euclide 15-0, battuta regolare! La vittoria dura poco: solo la sconfitta è per sempre! Point barre. Fin de l’histoire."
Alexandre lo fissò, irritato e sorpreso, mentre Sophie a fatica tratteneva un sorriso.
Fu allora che la voce calma e misurata del professor Henri Leclerc, seduto a parte con un libro di diritto penale, si fece sentire:
"Écoutez-moi un peu... Vedete, ragazzi, non avete ragione del tutto, né torto completamente. L’autore o autrice non è né solo vittima, né solo eroe. La scrittura è si rifugio, ma anche resistenza. Trasforma il dolore in forma, la perdita in memoria. Senza la scrittura, ciò che è vissuto svanirebbe; senza l’azione, però, la vita sarebbe vuota. Qui c’è chi sopravvive e chi trionfa sul tempo e sulla morte. La vita è sintesi di estremi: fuga e eroismo, dolore e creazione, assenza e memoria. Camminare sul filo degli opposti è ciò che la rende piena. Et voilà, c’est tout."
Sophie annuì, illuminata dalla comprensione. Alexandre serrò le labbra, pensieroso, accettando con scarsa convinzione e a malincuore la complessità della realtà, e si ributtò con più determinazione sullo studio delle funzioni trigonometriche, mentre Jean-Luc sorrise soddisfatto.
La poesia non era più solo un testo da analizzare: era diventata un incontro con un’anima sospesa tra sofferenza e creazione. In quel frammento di inchiostro noir, ciascuno di loro aveva trovato, a modo proprio, una scintilla di vita, una lezione sull’infinita oscillazione tra Vita e Morte.
Proprio come le oscillazioni di una funzione
E mentre il sole calava, i tre studenti e il professore rimasero sospesi, consapevoli che la vita è sempre più complessa dei versi, eppure ogni parola scritta, ogni azione vissuta, lascia traccia nell’inchiostro e nel cuore.
O, almeno, di chi vuole e sa ascoltarlo.