Majda Koren è nata nella primavera del 1914, nel villaggio di Livek, neanche una decina di chilometri da Mlinsko, più in alto di 600 metri sul livello del mare, forse a un chilometro con il confine oggi tra le Repubbliche di Italia e Slovenija, all’epoca tra la Contea Principesca di Gorizia e Gradisca, parte dell’Impero d’Austria - Ungheria e la Provincia del Friuli, parte del Regno d’Italia. Si è seduta vicino ad una vecchia stufa, che ogni tanto apre per introdurre i ciocchi di legna che con cura verifica ed estrae da una cesta ricolma, e continua a fissarmi in silenzio; nonostante un certo imbarazzo non riesco a distogliere lo sguardo: i suoi grandi occhi di un celeste chiarissimo, mobilissimi e vivaci, che chissà quanti cuori devono aver rapito in gioventù, riescono ad oscurare tutto il resto: lo spoglio arredo della stanza, il forte odore della legna bruciata, l’esile e minuto corpo della donna, il suo volto quasi incartapecorito e avvolto in un fazzoletto nero. Mi sembra di vedere gli occhi vivi e colmi di curiosità di un bambino, incastonati come due gemme luminose nel corpo spento di una mummia; non posso non pensare di avere di fronte la prova vivente di come il nostro corpo, le nostre membra, altro non siano che il luogo fisico incaricato di dare temporaneo “rifugio” al nostro “spirito”.
Sono nata nel 1914 da una famiglia di contadini-montanari insediata in questa valle da almeno 1400 anni… Mio padre e mia madre erano nati qui 20 anni prima, così come i loro padri e le loro madri e via via indietro fino alla notte dei tempi, presumibilmente fino a quando, provenienti da un’area dei Carpazi nel VI secolo d. C., una delle tante tribù slave giunse in queste terre, spinte dalla violenta avanzata della popolazione turcica degli Avari, prima che a loro volta, intorno all’anno 900, dopo essere stati sconfitti da Carlo Magno, venissero dispersi per sempre dai Magiari, i quali si stabilirono nei territori dell’attuale Ungheria, della Transilvania, della Vojvodina e di parte dell’attuale Slovacchia.
L’introduzione storica così accurata non mi colse particolarmente di sorpresa, sapevo bene che Majda si era laureata in Slavistica all’allora neonata Università di Lubiana nel 1937...
Scommetto che anche lei sta pensando che sono una vecchia noiosa, che non perde l’occasione per far trasparire la passione per la storia del suo popolo e che non riesce a nascondere l’orgoglio per essere stata una delle prime laureate dell’Università di Lubiana.. Non è vero?
Questa volta si che fui colto di sorpresa! Non bastava l’incredibile luce che emanavano i suoi occhi a rendermi agitato, quella donna sembrava persino in grado di leggermi nel pensiero…
Non serve che mi risponda, amico mio… riprese Majda, dopo aver invano atteso da parte mia un cenno di risposta… Anzi, le dirò di più, non mi servono nemmeno le sue scuse; se lei è venuto qui deve aver già calcolato l’incomodo di colloquiare con una donna che guarda costantemente all’indietro, anche quando gli occhi fissano l’orizzonte… Non è forse in fondo questo che cerca?
Ha ragione signora Majda, sono qui per sapere quello che scrutano i suoi occhi all’indietro, anche adesso che mi fissano e mi mettono a disagio, perché sono convinto che quelle sue “visioni” sono le uniche che mi possono aiutare a guardare in modo consapevole il mio presente e soprattutto a cercare di vaticinare il mio futuro in maniera più obiettiva.. risposi in maniera ferma, cercando di essere il più convincente possibile.
No, la prego, non sia così banale.. non mi deluda subito! Riponevo grande interesse in questa visita, pensavo di incontrare finalmente una persona originale, ero curiosa di conoscere da vicino questo “cacciatore di fantasmi”, colui che mi dicevano si rifiuta di cercare i “grandi” personaggi; colui che invece di rincorrere quelli che riempiono i libri e che con le loro decisioni si dice abbiano “fatto” la Storia, vaga alla ricerca degli “anonimi” che l’hanno subita e che per questo l’hanno “fatta” davvero… Altro che originalità, lei invece esordisce con l’aforisma più noto che si ricordi, quando si cerca di dare a noi stessi un alibi alla nostra insana passione per le cose ingiallite e polverose e di imporre agli altri un preteso nobile valore al tempo che non dedichiamo alle occupazioni più utilitaristiche in senso economico… mi interruppe subito Majda, usando un tono che aveva il sapore di un deluso rimprovero.
Si riferisce a “La Storia è maestra di vita?”
Appunto! Io non voglio credere che lei riempia i suoi taccuini in ossequio a quella colossale sciocchezza… la Storia non ha mai “insegnato” nulla a nessuno…
Mi permetta, Signora, La Storia insegna eccome, sono i suoi “allievi” che non intendono imparare le lezioni…
Lei insiste nel volermi deludere, amico mio? La prego, mi dica che lo sta facendo apposta ad essere così convenzionale… Un vero Maestro è colui che trova sempre il modo di accendere scintille di conoscenza nei suoi allievi, non quello che li riempie di nozioni e poi declina al senso del dovere dei suoi scolari la responsabilità dell’apprendimento… Lasci perdere ogni tentativo di dare un senso nobile al suo “tarlo”… con me può essere sincero fino in fondo, condividiamo lo stesso “furore”… Lei riempie le sue pagine ed insegue i “fantasmi” in ossequio allo stesso “fuoco misterioso” che bruciava dentro di me quando studiavo la storia del mio popolo cercando documenti nelle canoniche polverose delle Pievi che si trovano nelle mie vallate. Non c’è nulla di nobile o eroico in questo, ma solo rispondere senza fare opposizione al nostro destino. Lo stesso destino che spinge lo speculatore a rischiare le sue fortune giocando in borsa o il chirurgo a “macellare” il corpo dei suoi pazienti…
O il ladro a rubare in banca… arrivo a questo se seguo il suo ragionamento!
Proprio così! Anche il ladro a rubare in banca… se è quello che brucia nelle fiamme del suo “fuoco misterioso”…
E il “Libero Arbitrio”? Non mi dirà che anche questo è una sciocchezza priva di senso?
Certo che non lo è… ma dia retta a questa vecchia megera slovena: l’unico, il vero arbitrio che abbiamo è quello di decidere se lasciarci bruciare nel nostro “fuoco misterioso”, oppure se decidere di “spegnerlo”. Questa è l’unica cosa, che possiamo decidere nella nostra vita… e da questa scelta dipenderà il senso stesso del nostro “breve periodo”, nonché il modo con cui saremo destinati a fare i conti con i nostri giorni.
Si può decidere insomma di sfidare il proprio destino ed di opporsi alla propria natura, se questa non ci piace?
Certo che lo si può decidere! Ma lo si può fare non per un moto egoistico, perché non ci “piace”… Decidere di spegnere il proprio “fuoco misterioso”, quello si che è vero eroismo, perché significherà di sicuro abbandonare il progetto a cui eravamo destinati ed inevitabilmente ci porterà grandi sofferenze interiori. Tutto questo lo si può fare solo se subentra o se viene a mancare un unico sentimento…
Non mi faccia indovinare…
Mi delude ancora.. speravo si cimentasse…
Questo sentimento è l’Amore?
Adesso si che non mi delude più! Alla fine ho fatto bene a seguire il mio istinto da vecchia megera e farla venire qui… mi dia però la prova che la sua non è stata una risposta casuale!
L’Amore è forse quel sentimento così forte che può permetterci di spegnere il “fuoco misterioso” quando bruciarci dentro ci farebbe da un lato si vivere compiutamente il nostro progetto, ma dall’altro ci allontanerebbe irrimediabilmente dai nostri affetti più profondi, così come la mancanza di questo sentimento può far morire sul nascere il “fuoco misterioso” per mancanza di ossigeno? Se questa è la risposta che lei reputa corretta, a me pare una gigantesca contraddizione…
Lei lo pensa davvero? Non si fermi in superficie… Prima bisogna amare se stessi..
Intende dire permettere al “fuoco misterioso” di bruciare dentro di noi e dargli continuo ossigeno?
Vede? Se non ci si ferma in superficie… continui Lei adesso…
… e una volta che abbiamo imparato ad amare noi stessi siamo pronti per decidere di amare qualcun altro più di noi stessi e quindi se ho ben capito, a moderare l’intensità del “fuoco misterioso” fino al punto, se del caso, a spegnerlo?
Quasi tutto giusto… a parte il finale: il “fuoco misterioso” non si può mai spegnere del tutto… l’amore potrà togliergli l’ossigeno, ma in ogni caso Lui coverà sempre sotto la cenere!
Tutto questo è sicuramente molto interessante signora Majda, ma temo che i miei lettori rimarrebbero delusi, se raccontassi loro solo le sue impressioni “filosofiche” sul senso della vita…
(TRATTO DAL RACCONTO "LA VESTALE DI MLINSKO" GIA' PUBBLICATO PER INTERO NEL BLOG)
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