Quando da ragazzino scopri il mondo del pallone e t'innamori di quel gioco, c'è sempre un campione ispiratore, un modello che vuoi emulare, un personaggio nel quale in qualche modo desideri riconoscerti e identificarti. Il tuo idolo. Dopo un po' incominci a metterci e del tuo e ad affrancarti da questo mentore simbolico, ma all'inizio non vedi che lui. Il mio primo amore fu Roberto Bettega e il giorno in cui scoccò la scintilla fu il pomeriggio del 15 ottobre 1977, quando al Comunale di Torino scesero in campo Italia e Finlandia per la terz'ultima partita del girone 2 di qualificazione europeo ai mondiali d'Argentina previsti nel giugno del 1978. In lizza per un unico posto ci sono teoricamente l'Italia, l'Inghilterra, la Finlandia ed il Lussemburgo: in pratica è chiaro che è una faccenda a due, tra gli azzurri e i bianchi di Sua Maestà britannica e, a parità di scontri diretti, la differenza la faranno le reti che le due contendenti saranno in grado di segnare alle cenerentole del girone. Un avversario da far tremare i polsi perchè fino al 1976 li avevamo battuti solamente 2 volte e per di più i sudditi della Regina Elisabetta avevano il dente avvelenato per non essere riusciti a qualificarsi per i mondiali tedeschi del 1974. L'Italia si appresta ad incontrare i finnici con la grande occasione di ipotecare la vittoria nel girone in caso di goleada, perchè gli inglesi sono dietro quanto a reti segnate e ancora devono disputare solo l'incontro contro di noi a Wembley nel mese di novembre e anche una loro vittoria potrebbe non bastare per superarci nella differenza reti, considerato il probabile arrivo a pari punti. Se gli azzurri seppero cogliere quell'occasione infliggendo un tennistico 6-1 ai malcapitati nordici e quindi prenotare il volo per Buenos Aires, una buona parte del merito va riconosciuto a Roberto Bettega che in quella gara segnò 4 delle 6 marcature con l'aggiunta di palo a portiere battuto. Tre delle reti furono segnate con colpi di testa su assist di Causio (2) e Gentile, di cui la prima con uno spettacolare volo d'angelo da centro aerea e pallone indirizzato nel sette; la quarta invece con uno slalom a centro area tra due difensori finnici, superati con tocchi e finte di classe sopraffina e tiro d'esterno destro rasoterra ad anticipare ed eludere l'uscita del portiere. In quell'incontro si potè ammirare tutto il repertorio del campione torinese, nel pieno della sua maturità fisico-atletica: elenganza nei movimenti, doti acrobatiche fuori dal comune e soprattutto carisma e intelligenza tattica praticamente insuperabile.
Si noti che in quel soleggiato pomeriggio autunnale in quella formazione azzurra scesero in campo ben 5 giocatori che divennero campioni del mondo 5 anni più tardi in Spagna.
Roberto Bettega, nato a Torino il 27 dicembre 1950, cresciuto nelle giovanili della Juventus, dopo un anno a farsi le ossa in serie B quel di Varese agli ordini del Barone Liedholm (33 presenze e 13 reti) rientrò a Torino dove disputò 13 campionati consecutivi dal 1970 al 1983 con i colori bianconeri, mettendo insieme 329 presenze e 129 reti in serie A (che diventano 490 e 179sommando le coppe nazionali e internazionali) vincendo 7 scudetti, 2 coppe Italia e 1 coppa UEFA.
Concluse la sua carriera da professionista dopo 2 stagioni da "emigrante" in Canada, dove con i Toronto Blizzards segnò 11 reti in 48 incontri dal 1983 al 1984.
In nazionale fu uno dei fedelissimi dell'era Bearzot e colonna portante durante il mondiale argentino, vestendo dal 1975 al 1983 per 42 volte la maglia azzurra segnado complessivamnete 19 reti.
Il palmares avrebbe potuto essere ancora più prestigioso se la tubercolosi non avesse posticipato la sua esplosione nei primi anni juventini e soprattutto se non fosse incorso in un gravissimo infortunio nel novembre del 1981, quando si "fracassò" il ginocchio contro il portiere belga Munaron durante uno sfortunato Juventus-Anderlecht di coppa dei campioni, circostanza che gli causò un lungo stop che non gli permise di partecipare al vittorioso mundial di Spagna nel giugno del 1982.
A riprova dell'importanza nei meccanismi azzurri e della stima che aveva verso di lui il CT Enzo Bearzot, questi lo aspettò fino all'ultimo minuto possibile per la presentazione della lista dei 22 per la FIFA, proponendogli la partecipazione come "capitano non giocatore" una volta appresa a malincuore l'impossibilità di far parte della comitiva.
Bobby-gol, pur lusingato dall'offerta la rifiutò, avendo deciso di continuare la rieduzazione dell'arto volta al completo recupero per l'inizio della stagione 1982/83 dove "Penna Bianca" voleva a tutti i costi vincere la coppa dei campioni con lo squadrone stellare allestito da Boniperti per portare per la prima volta a Torino la Coppa "dalle Grandi Orecchie".
Missione che purtroppo, per il fuoriclasse bianconero, falì proprio in vista del traguardo, nella tragica notte di Atene segnata dal gol di Magath e dove, qualche minuto prima della segnatura fatale, era stato proprio Bobby-gol con uno dei suoi spettacolari colpi di testa in tuffo ad andare vicino alla rete che avrebbe cambiato la storia.
Torino, Stadio Comunale
sabato 15 ottobre 1977, ore 15,00
ITALIA - FINLANDIA 6-1
Bettega 29' 38', Graziani 45', Bettega 59' 62', Haaskivi 67', Zaccarelli 71'
ITALIA: Zoff, Tardelli, Gentile, Benetti, Mozzini, Facchetti (cap.), Causio, Zaccarelli, Graziani, Antognoni, Bettega. CT: Enzo Bearzot
FINLANDIA: Enckelmann, Suomalainen (Vaittinen 7'), Vihtilae, Jantunen, Ranta, Makinen, Haaskivi, Toivola, Sunonen, Heiskanen (Heikkinen 61') Paatelainen. CT: Rytkonen
Arbitro: Dudin (Bulgaria)
Speettatori: 70.000 circa.
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