Se il derby d'Italia è Juventus - Inter, a buon titolo e non solo per
ragioni cromatiche, il derby d'Italia delle provinciali è Udinese - Atalanta.
Anche se nessuna delle due è mai riuscita a vincere uno scudetto, a differenza
del Verona e del Cagliari, nella classifica dei punti ottenuti nel campionato
italiano di serie A bergamaschi e friulani occupano rispettivamente l'11° e il
12 ° posto e l'11a e la 13a posizione per numero di campionati disputati: 60 i
nerazzurri e 48 i bianconeri. Inoltre, tra tutte le provinciali che sono
riuscite con i loro exploit ad ottenere la partecipazione a competizioni
europee solo Atalanta e Udinese lo hanno fatto con continuità, centrando per
ben 3 volte la qualificazione ai play-off di Champions League i friulani, con
una alla fase a gironi e 2 volte la qualificazione ai gironi i bergamaschi, con
annesso passaggio alla fase ad eliminazione indiretta sfiorando addirittura
l'arrivo in semifinale.
Sul terreno dello stadio Moretti prima e
del Friuli poi, le due compagni si sono sfidate per ben 36 volte con i
bianconeri friulani in netto vantaggio, avendo riportato 20 vittorie e segnato
57 reti, contro i nove successi e le 38 reti dei nerazzurri mentre per 7 volte
è uscito il segno X.
Se i bianconeri friulani hanno dominato la
scena a partire dalla metà degli anni 90' e sino al 2013, successivamente al
declino friulano ha fatto da specchio la crescita bergamasca che, con l'arrivo
sulla panchina di Gasperini ha superato, a livello di risultati (conquista
della finale di Coppa Italia e della final four di Champions League) le imprese
friulane.
La recente supremazia si è riversata anche
nel computo degli scontri diretti, con i nerazzurri più volte corsari a Udine e
capaci di infliggere nell'ottobre del 2019 un umiliante 7-1 ai malcapitati
bianconeri guidati da Igor Tudor sul terreno dello stadio "Azzurri
d'Italia"; l'ultima vittoria friulana risale all'ottobre 2017, quando
l'Udinese agli ordini di Gigi Delneri piegarono la "Gasperini Band"
per 2-1, con De Paul e Barak a segno per ribaltare le rete del vantaggio
siglata da Kurtic.
in vista dell'imminente sfida di domenica
6 dicembre, voglio riportare alla memoria il precedente che si è disputato nel
catino dei Rizzi domenica 14 dicembre 1986 per la 12a giornata del girone
d'andata del campionato 1986/87. Era l'anno dei mondiali, quelli dell'86,
quelli in cui, come cantava Venditti nella sua celebre "Giulio
Cesare", Paolo Rossi era stato "un ragazzo come noi": sempre in
panchina e ad assistere impotente all'eliminazione degli azzurri ad opera
della Francia di Platini e alla fine, senza gloria, del glorioso ciclo di Enzo
Bearzot sulla panchina azzurra.
Ma purtroppo, quel campionato, era anche
il primo dopo il secondo scandalo delle scommesse clandestine che aveva portato
in dote all'Udinese, appena rilevata da Gianpaolo Pozzo, nove punti di
penalizzazione da scontarsi nella sua prima stagione da "Paron"
bianconero. Legge del contrappasso: se il primo scandalo del totonero aveva
"ripescato" dal penultimo posto i bianconeri friulani salvandoli
dalla B a spese della Lazio, il secondo li relegava ad una retrocessione posticipata
di un anno; con un fardello di nove punti sul groppone e con i due punti
per vittoria voleva dire disputare un campionato da "qualificazione
UEFA" per ottenere la salvezza. Cosa che non era riuscita all'Udinese di
Zico, Causio, Virdis, Mauro, Edinho...
Gianpaolo Pozzo e Franco Dal Cin non
vollero rinunciare all'impresa e cercarono di rinforzare la squadra per la
folle rimonta pescando tra "vecchi draghi" carichi di gloria,
ingaggiando i già campioni del mondo 1982 Francesco "Ciccio "
Graziani dalla Roma e Fulvio Collovati dall'Inter e quello del 1978,
l'argentino Daniel Ricardo Bertoni dal Napoli.
Il capitano del Brasile ai mondiali 1986,
Edinho, era anche il capitano di quell'Udinese e alla sua quinta (e ultima)
stagione in bianconero e sulla panchina a guidare quella missione suicida c'era
il confermato "Picchio" De Sisti, capace di aver già evitato il naufragio
della barca bianconera l'anno prima subentrando a 'O Lione Luis Vinicio.
Lo sponsor sulle maglie non era più
l'AGFACOLOR, quello dei sogni multicolori dell'era ZICO, ma il marchio acronimo
FREUD (FREseUDinesi) della famiglia Pozzo, certamente più idoneo, richiamando
il padre della psicanalisi, a sorreggere un'impresa che richiedeva non comuni
doti psicologiche oltre che tecnico-agonistiche.
L'impresa si era però rivelata subito
disperata, con la squadra che aveva impiegato 10 giornate per raggiungere
"quota 0" e alla vigilia della 12° turno era reduce da una pesantissima
sconfitta patita in riva al lago di Como, quando il quasi esordiente Salvatore
Giunta aveva eluso per ben 3 volte la marcatura dello stopper mundial Fulvio
Collovati e infilato la porta difesa da Beniamino Abate.
E il gol di Edinho nel finale, era sto
solo il mesto segno di una resa a partita abbondantemente conclusa sul 3-0 per
i Lariani.
L'Atalanta, capitanata da Nedo Sonetti,
futuro artefice di una risalita bianconera in serie A, reduce da una strepitosa
stagione da neopromossa salvatasi con largo anticipo al primo tentativo,
giungeva anch'essa ad Udine con le ossa malconce: aveva 7 punti in classifica e
occupava l'ultimo posto utile per evitare la retrocessione, precedendo di un
punto le due penultime Brescia ed Ascoli e di sette, appunto, l'Udinese
fanalino di coda a 0 punti legali, ma in realtà nove effettivi.
Scontro decisivo per i bianconeri che, con
ancora 17 partite da giocare, avevano un solo risultato a disposizione per
alimentare la tenue fiammella della speranza di centrare una folle salvezza:
vincere o morire; ma non di minore importanza per i nerazzurri, affamati di
punti per non scivolare ancora più in basso e per dare il colpo di grazia ad
una diretta contendente alla salvezza.
Il match che ne uscì in quel piovoso,
freddo ed umido pomeriggio di dicembre, con i fari accesi già nel primo tempo,
davanti a 15 mila irriducibili e fradici tifosi sugli spalti fu di rara
bruttezza, benché carico della "garra" che tutti i contendenti ci
misero senza risparmio: il campo pesante, le avverse condizioni climatiche,
l'importanza della posta in palio non aiutarono certo due squadre già poco
inclini a produrre grandi giocate.
Passaggi fuori misura, lanci inutili dalla
difesa, falli a ripetizione, gioco stagnante a centrocampo, tiri velleitari da
distanze siderali e portieri inoperosi ed infreddoliti furono il
"leit-motiv" della giornata.
Che s'illuminò a 20 minuti dalla fine
quando il terzino atalantino (ed ex bianconero) Carlo Osti stese al limite
dell'area Bertoni e l'arbitro Longhi di Roma decretò una punizione "di
prima".
Barriera fitta e area intasata di
giocatori. Tiro "tagliato" dell'argentino a mezz'altezza che aggira
la barriera ed incoccia sulla fronte di Ciccio Graziani intento a correre
seguendo la traiettoria della palla.
La sfera cambia direzione e s'infila
nell'angolino senza che il povero Ottorino Piotti, estremo difensore
atalantino, nulla possa fare se non osservare il pallone gonfiare la rete
appesantita dalla pioggia.
A seguire corsa indiavolata di Ciccio
sotto la curva nord inseguito dai compagni festanti. Nei 20 minuti successivi
non accadde molto altro con la difesa friulana, guidata dall'esperienza dello
stopper mundial Fulvio Collovati, capace di neutralizzare
senza troppe ansie i disperati ma disordinati tentativi bergamaschi.
Fu una vittoria di Pirro perché a metà del
girone di ritorno i friulani perdendo in casa per 6-2 con l''Avellino dell'ex
mai rimpianto Luis 'O Lione Vinicio, spensero anche quella tenue fiammella e
furono proprio gli orobici a mettere il sigillo, anche matematico, alla
retrocessione dell'Udinese, infliggendo a quattro giornate dalla fine un
rotondo 4-2 ai bianconeri ancora guidati da De Sisti.
Ma il re dell'Epiro fu altrettanto patrono
di quella vittoria bergamasca, che a nulla servì, quando 3 giornate più tardi,
perdendo per 1-0 all'89' sul terreno del Franchi di Firenze contro i viola, i
nerazzurri si piazzarono al penultimo posto e accompagnarono mestamente
l'Udinese, ultima predestinata nella serie cadetta.
In un campionato reso anomalo dalla
mancanza dei tifosi sugli spalti e dalle formazioni fatte e rifatte in base
all'andamento del contagio, ho voluto "presentare" l'Udinese-Atalante
di domenica prossima rievocando un Udinese - Atalanta di un anno altrettanto
anomalo per i colori bianconeri, augurando lo stesso esito finale di 34 anni
fa, e un altro epilogo alla fine della stagione.
Con una consapevolezza: nei 34 anni anni
successivi a quel non "memorabile" Udinese-Atalanta le due società
sono state capaci, con le loro gestioni dalle filosofie opposte, di trasformare
un anonimo incontro tra due provinciali in un vero e proprio derby d'Italia
delle provinciali.
Domenica 14 dicembre 1986, Stadio Friuli
UDINESE - ATALANTA 1-0
71' Graziani
UDINESE: Abate, Galparoli, Tagliaferri
(69' Zanone), Colombo, Collovati, Storgato, Chierico, Miano (80' F. Rossi),
Graziani, Criscimanni, Bertoni.
A disposizione: Spuri, Susic, Dal Fiume
Allenatore: Giancarlo De Sisti
ATALANTA: Piotti, Osti, C. Gentile,
Prandelli, Boldini (72' Francis), Progna, Stromberg, Icardi, Cantarutti,
Magrin, Incocciati (70' Barcella)
A disposizione: Malizia, Perico, Limido
Allenatore: Nedo Sonetti
Arbitro Carlo Longhi della sezione di Roma
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