Sport, Memoria, Pensieri & Arte varia oltre il Natisone dall'antica capitale del Friuli
Le Aquile cividalesi hanno chiuso il
loro primo, spettacolare, anno intero di vita come l’avevano iniziato lo scorso
6 gennaio battendo Vicenza, centrando così l’undicesima vittoria consecutiva
stagionale, consolidando lo straordinario primo posto in classifica e la fama
di fortino inespugnabile del palazzetto di Via Perusini che adesso segna un
ruolino di 22 vittorie e una sola sconfitta, con una serie aperta di 13
successi consecutivi. Ma se all’inizio dell’anno la Gesteco aveva sudato
parecchio per superare i veneti chiudendo il match con un risicato 75-70,
nell’ultima partita del 2021 gli uomini del Presidente Micalich si sono invece imposti
con l’autorità che compete ad una “prima della classe”.
La partenza dei padroni di casa è
lanciata con Chiera e Battistini che infilano il canestro vicentino per un
effimero 5-0 iniziale, visto che poi le polveri si fanno bagnate e la difesa
perde in intensità e gli ospiti che si portano sul 5-12 a 6’02”, con un contro
parziale di 12-0. E’ Battstini a rompere il ghiaccio a 4’50” riducendo il
parziale a 7-12, con Laudoni in penetrazione d accorciare ancora sul 9-12 e
Ohenhen a infilare l’11-12 a 3,50” e bloccare così il tentativo di fuga dei
berici; a questo punto Pillastrini manda in campo Cassese per Rota e ancora Ohenhen
sigla il vantaggio ducale 13-12 a 2’20”, mentre l’ex APU Chiti con una bomba
sblocca il black-out dei vicentini e riporta avanti gli ospiti sul 13-15 a
1’15”, parziale con cui si chiude la frazione dopo una serie di errori
offensivi su entrambe i fronti. Nell’avvio del secondo quarto il protagonista è
Miani che ad un’attenta difesa coniuga felici soluzioni in attacco e Cividale
va avanti 26-18 a 5’27” grazie anche a una tripla del giovane Micalich e un
canestro di Cassese, con il coach Ciocca costretto a chiamare minuto per
rinfrancare i suoi e tentare di invertire l’inerzia del match. E’ ancora Rota
con una tripla ad incrementare il parziale sul 29-18 a 3’30” ma la Gesteco non
sfrutta il vento a favore e perde alcune occasione per dilatare ulteriormente
il vantaggio con il quarto che va in archivio sul 35-27, grazie a un buon
momento di Chiti nelle fila dei veneti. Nella terza frazione la musica non
cambia, con le aquile che mantengono saldamente le “mani sul manubrio” e
allungano sul 45-29 a 6’54 con il risveglio di capitan Chiera che infila di
seguito prima una tripla e poi un’elegante sottomano nel canestro vicentino. A
metà tempo il vantaggio diventa ancora più consistente toccando i + 18 (49-31)
grazie a due liberi di Laudoni e poi sul +21 (55-34) con una tripla di Chiera a
3’50” e il finale non si schioda dal copione visto fino a questo momento e il
tabellone segna 61-43. L’inizio dell’ultima frazione vede il tentativo di
rimonta dei veneti, che cercano di approfittare di un momento di distrazione delle
Aquile, ma i ducali ne spengono ogni velleità con una tripla di Micalich a
5’50” che riporta il punteggio sul 68-50 e poi sul 71-51 con un’altra bomba a
5’15”, incanalando il match verso un finale senza eccessivi patemi per la
squadra e il pubblico di casa. La gara infatti fila via sino al termine senza
sussulti, con Cividale in pieno controllo, nonostante troppi errori in fase
offensiva che consentono a Vicenza un parziale recupero fino al 78-65 all’ultima
sirena. Le Aquile così salutano il loro strepitoso 2021, con la matematica
certezza di partecipare alle final eight di Coppa Italia e possono attendere
con le migliori aspettative un 2022 che tutti gli sportivi cividalesi e oltre
si augurano ancora in crescendo.
UEB GESTECO Cividale – PALLANESTRO Vicenza
78 – 65
(13-15, 35-27, 61-43)
UEB GESTECO CIVIDALE
Barel, Miani 8 (4/8, 0/3), Chiera (k) 13 (1/1, 3/4), Cassese 2 (1/2), Laudoni
12 (2/3, 2/7), Rota 12 (2/4, 1/8), Pittioni n.e., Battistini 12 (2/4, 2/5), Cuccu,
Paesano 4 (1/3, 0/1), Micalich 11 (1/2, 3/4), Ohenhen 4 (2/6).
Allenatore: Stefano Pillastrini
Vice: Giovanni Battista Gerometta e
Marco Milan
Tiri liberi 13/15, Tiri da due 16/33,
Tiri da tre 11/32, Rimbalzi 46 (31 dif. 15 off.)
PALLACANESTRO VICENZA
Dee Owens n.e., Manzuchelli 7 (1/2, 1/4),
Bastone (k) 6 (1/3, 0/1), Piccone 11 (2/4, 2/8), Basso n.e., Petracca 12 (4/7,
1/3), Piccoli 6 (1/5, 1/2), Rigon, Chiti 23 (6/8, 3/9), Sebastienelli, Cecchetti.
Allenatore: Cesare Ciocca
Vice: Giacomo Statua e Andrea Tona
Tiri liberi 11/16, Tiri da due 15/32,
Tiri da tre 8/29, Rimbalzi 32 (24 dif. 8 off.)
Arbitri: Fabrizio Suriano e Filippo
Giovagnini
Spettatori 600 circa
Si perchè prima di quel 17 aprile nessuno era riuscito nell'impresa e altre nove formazioni di categoria ci avevano lasciate le penne.
La fama di "fortino" inespugnabile per l'impianto cividalese è dunque ben che meritata, considerando che in totale, da quando il progetto di Davide Micalich e soci ha preso avvio, in gare di campionato play-off inclusi, il ruolino parla di 21 vittorie e una sola sconfitta, nonostante le prime 13 gare si siano dovute disputare a porte chiuse per le arcinote restrizioni dovute alla pandemia da Covid-19.
Cividale ha portato dunque bene al volo delle Aquile, che il 18 dicembre contro Vicenza cercheranno di allungare ancora la serie.
Qui di seguito, il curriculum vitae del "Fortino" di Via Perusini aggiornato all' 08/12/2021.
|
DATA |
AVVERSARIO |
RISULTATO |
MANIFESTAZIONE |
|
|
|
|
|
1 |
28/11/2020 |
SENIGALLIA |
91-75 |
SERIE B GIR. C1 20/21 |
2 |
12/12/2020 |
MONFALCONE |
89-69 |
SERIE B GIR. C1 20/21 |
3 |
06/01/2021 |
VICENZA |
75-70 |
SERIE B GIR. C1 20/21 |
4 |
09/01/2021 |
VIRTUS PADOVA |
83-75 |
SERIE B GIR. C1 20/21 |
5 |
30/01/2021 |
ANTENORE PADOVA |
81-63 |
SERIE B GIR. C1 20/21 |
6 |
13/02/2021 |
MESTRE |
84-67 |
SERIE B GIR. C1 20/21 |
7 |
06/03/2021 |
SAN VENDEMIANO |
70-54 |
SERIE B GIR. C1 20/21 |
8 |
20/03/2021 |
JESI |
65-60 |
SERIE B GIR. C 20/21 |
9 |
27/03/2021 |
TERAMO |
73-56 |
SERIE B GIR. C 20/21 |
10 |
17/04/2021 |
MONTEGRANARO |
59-63 |
SERIE B GIR. C 20/21 |
11 |
24/04/2021 |
ANCONA |
80-69 |
SERIE B GIR. C 20/21 |
12 |
15/05/2021 |
SALERNO |
75-60 |
¼ PLAY OFF SERIE B 20/21 |
13 |
17/05/2021 |
SALERNO |
72-62 |
¼ PLAY OFF SERIE B 20/21 |
14 |
04/06/2021 |
TARANTO |
90-85 |
½ PLAY OFF
SERIE B 20/21 |
15 |
06/06/2021 |
TARANTO |
75-69 |
½ PLAY OFF SERIE B 20/21 |
16 |
18/06/2021 |
FABRIANO |
65-62 |
FINALE PLAY OFF SERIE B 20/21 |
17 |
20/06/2021 |
FABRIANO |
73-69 |
FINALE PLAY OFF SERIE B 20/21 |
18 |
02/10/2021 |
BOLOGNA 2016 |
85-57 |
SERIE B GIRONE B 21/22 |
19 |
23/10/2021 |
OLGINATE |
93-87 |
SERIE B GIRONE B 21/22 |
20 |
06/11/2021 |
CREMONA |
58-51 |
SERIE B GIRONE B 21/22 |
21 |
27/11/2021 |
VIRTUS PADOVA |
61-59 |
SERIE B GIRONE B 21/22 |
22 |
08/12/2021 |
MONFALCONE |
73-65 |
SERIE B GIRONE B 21/22 |
Per
la Gesteco gli obiettivi nella festa dell’Immacolata erano quelli di mantenere ancora
“immacolato” il fortino via Perusini, allungare a nove la striscia di vittorie
consecutive facendo proprio il derby regionale, blindare un posto nelle final
eight di Coppa Italia e consolidare la vetta della classifica per arrivare al
big match di sabato prossimo sul parquet di Mestre a giocarsi la possibilità di
guadagnarsi il primato solitario nel girone B della serie B 2021/22. Un menù
niente male quello che quindi attendeva il pubblico ducale per il turno
infrasettimanale e le Aquile non hanno disatteso le aspettative dei loro
tifosi, al termine di un match combattutissimo nel quale la Falconstar, com’era
avvenuto lo scorso anno, ha impegnato duramente i ducali, cedendo solo nelle
battute finali.
In
avvio Pillastrini propone Rota, Chiera, Miani, Battistini e Laudoni e capitan
Chiera risponde subito con due triple all’apertura dall’arco di Rezzano che in
questa fase si conferma il più pericoloso tra i suoi portando avanti Monfalcone
sul 10-6 a 6’50” con un altro tiro da tre punti. Una schiacciata di Medizza
sancisce una partenza lanciata degli ospiti che approfittano di una Gesteco più
contratta e imprecisa e il tabellone a 4’13” segna il 9-16 per Monfalcone;
Pillastrini prova ad invertire la rotta inserendo Ohenhen e Paesano e
puntellare l’insolita difficoltà a rimbalzo dei ducali. Una tripla di Bellato
allunga ancora il “conto” a 2’22” con gli ospiti avanti sul 9-19 e Cassese a
ridurre il parziale sul 12-19 con un’azione da tre punti a 1’50”, in una prima
frazione che gli ospiti hanno sicuramente interpretato con maggiore concentrazione
ed intensità e che chiudono avanti sul 19-23. Nel secondo quarto si vede subito
Rocchi in lunetta per tre tiri liberi che il 25 di casa centra con precisione,
ma il resto della frazione conferma la serata non proprio brillante delle
Aquile con gli ospiti sempre avanti e a rintuzzare tutti i tentativi di rimonta
della Gesteco, penalizzata dalla difficoltà sotto il proprio canestro e a 2’42”
dalla fine sono ancora 6 le lunghezze di vantaggio per la Falconstar (32-38).
Nel finale di tempo il copione non cambia con Monfalcone che riesce anche ad
allungare il parziale sino al 34-42, prima che Rota, segnando i primi punti
della sua partita con una tripla, riesca a ridurre le distanze sul 37-42
finale. La trama non muta neanche all’inizio della terza frazione con i ducali
a patire oltremodo la verve e i centimetri di Medizza e Rezzano e a scontare l’imprecisione
di Laudoni dal tiro da tre, con il parziale che si riduce sul 45-49 solo grazie
a due triple di Chiera a metà tempo. Un’altra tripla di Rota porta Cividale
sotto di uno (48-49) mentre Battistini mantiene il contatto (50-51) prima di
fallire il tiro del sorpasso a 2’51” e 1’10”, ma Monfalcone resta “sul pezzo” e
tiene la testa sempre avanti fino alla chiusura della frazione con il punteggio
di 50-56, grazie all’intensità difensiva e anche a diversi gravi errori in
attacco di Cividale. L’ultimo quarto vede le Aquile finalmente scuotersi e
portarsi sul 57-58 al 7’50’’ e poi avanti per la prima volta sul 58-57 grazie a
canestro da sotto di Laudoni e poi allungare a 62-58 con una tripla di Chiera a
7’04”, con il coach Praticò costretto a chiamare la sospensione per arrestare
il cambiamento nell’inerzia del match. Rezzano questa sera è una sentenza e
riporta la Falconstar a meno uno con un’altra tripla (62-61) a 5’55” ma
Cividale adesso è “on fire” e va sul 68-61 con una tripla e un appoggio sotto canestro
di Paesano a 4’41”. Ci sarebbero le
occasioni per allungare decisamente, ma le aquile non riescono a concretizzarle
e così Monfalcone lottando con il coltello tra i denti resta in partita e il
punteggio è di 68-63 a 3’07” e il quarto fallo di Cassese – antisportivo –
manda l’ex triestino Prandin in lunetta per il 68-65 a 2’50” e sembra “condannare”
il Palagesteco a vivere l’ennesimo finale da evitare per i deboli di cuore. A
59” il tabellone segna 69-65 con gli ospiti ad avere la palla in mano e fallire
con Prandin l’avvicinamento mentre sul ribaltamento di fronte Coronica perde le
staffe e si prende il secondo tecnico e la conseguente espulsione, mandando
Chiera in lunetta a 31” dalla fine; il capitano piazza due liberi e porta i
ducali a 71-65 con nuovo possesso che porta in dote altri due liberi di Rota
per il 73-65 finale. Ancora una volta la Gesteco senza incantare per lungo
tempo, piazza un ultimo quarto all’altezza della sua meritata fama, "suona la nona", porta a
casa il derby e il primato in classifica, grazie alla contemporanea sconfitta
di Mestre sul campo di Cremona.
UEB
GESTECO Cividale – FALCONSTAR BASKET Monfalcone 73 – 65
(19-23,
37-42, 50-56)
UEB GESTECO CIVIDALE
Miani
3 (0/1, 1/2), Mazzotti n.e., Chiera (k) 19 (0/1, 5/6), Cassese 9 (1/1, 2/6),
Laudoni 9 (3/4, 1/3), Rota 10 (0/3, 2/5), Battistini 10 (5/7, 0/5), Paesano 10
(3/5, 1/3), Rocchi 3(0/3) Micalich n.e., Ohenhen (0/1)
Allenatore:
Stefano Pillastrini
Vice:
Giovanni Battista Gerometta e Marco Milan
Tiri
liberi 13/18, Tiri da due 12/23, Tiri da tre 12/33, Rimbalzi 35 (28 dif. 7
off.)
FALCONSTAR BASKET MONFALCONE
Coronica
2 (1/5, 0/1), Naoni n.e., Bacchin 8 (3/8, 0/3), Rosati, Scutiero (k) 8 (1/2,
2/5), Vegnaduzzo, Azzano 2 (0/1, 0/1), Prandin 5 (1/8, 0/3), Sackey 2 (1/2),
Bellato 3 (1/2), Medizza 12 (6/8), Rezzano 23 (3/4, 4/8).
Allenatore:
Matteo Praticò
Vice:
Gabriele Gilleri e Alessandro Zamparini
Tiri
liberi 12/19, Tiri da due 16/38, Tiri da tre 7/23, Rimbalzi 41 (27 dif. 14
off.)
Arbitri: Vito Castellano e Antonio Marenna
Spettatori 728
Natalia si teneva la testa tra le
mani e continuava a singhiozzare, mentre Rubén con gli occhi velati da una
lacrima che non si decideva a scendere, osservava innanzi a sé l’orizzonte di
Cork Harbour illuminato ad intermittenza da un pallido sole che ogni tanto
faceva capolino tra le tante nuvole basse che viaggiavano veloci provenienti da
ovest. I due erano seduti su di una delle eleganti panchine che
intervallano la promenade John Fitzgerald Kennedy di Cobh, la cittadina
irlandese che sorge sull’isolotto circondato dall’oceano e dall’estuario del
fiume Lee, sulla costa sud dell’Irlanda.
In quella baia l’11 aprile 1912,
quando la piccola città si chiamava ancora Queenstown in onore della Regina
Vittoria, il Titanic aveva fatto l’ultima sosta per caricare 113 passeggeri
felici di salpare verso il Nuovo Mondo, ignari di navigare invece verso l’Altro
Mondo nello sventurato viaggio del transatlantico che doveva battere tutti i
record dell’attraversata Europa-Nord America e che finì in fondo al mare per avere
urtato un iceberg nei pressi delle coste di Terranova.
Un po’ come ora si sentiva
Natalia, la biologa trentaduenne figlia del suo amico Carlos, da quando il suo
ormai ex fidanzato Miguel l’aveva lasciata a pochi mesi dalla data già
pianificata per la celebrazione del matrimonio: con il cuore spezzato in due
tronconi come il Titanic ed annegato da giorni in un mare di lacrime, dopo che
due anni prima il brillante chirurgo plastico madrileno le aveva chiesto di
sposarla e lei si era imbarcata felice in quel viaggio che doveva condurla
verso un’esistenza ricca di tutto ciò che una donna giovane e bella possa desiderare.
E invece, mentre lei si trovava
in Irlanda per una serie di conferenze sui risultati delle sue ultime ricerche
nel campo degli organismi monocellulari, Miguel nel corso di una videochiamata
le aveva annunciato la sua irrevocabile decisione di rompere il fidanzamento e
partire per gli Stati Uniti a lavorare insieme ad una collega californiana
conosciuta durante un convegno a Malaga.
Il padre di Natalia, che in quel periodo risiedeva a Buenos Aires con la madre, considerato che la ragazza era figlia unica, aveva invitato il suo amico fraterno Rubén, che Natalia
addirittura chiamava “zio”, a raggiungere la figlia per cercare di darle un po’
di sostegno nel momento più acuto della crisi che si era manifestata nella vita della ragazza come lo squarcio nello scafo del Titanic provocato dalla parte nascosta dell'iceberg fatale nel mare di Terranova; Rubèn,, che si
trovava a Londra per promuovere il suo ultimo catalogo, non aveva né voluto e né potuto rifiutare quella richiesta e si era subito precipitato a Cork, dove la figlia di Carlos era
ospite nella foresteria della locale università.
“Zio Rubén, ti prego, aiutami! Non
so neanche da che parte incominciare, non riesco a crederci, mi sembra tutto
un incubo e non faccio altro che piangere ogni cinque minuti. Mi sento morire,
faccio fatica a capire dove sono e ho paura di non rialzarmi più!” - disse Natalia rivolgendo lo sguardo disperato
verso il pittore spagnolo che la abbracciò e le fece posare il capo sulla sua
spalla iniziando ad accarezzare dolcemente la folta chioma scura e
ondulata.
“Mia cara Natalia – iniziò Rubén
con voce rotta dall’emozione – tu ora sei all’inizio di un viaggio che altri
milioni di persone hanno già fatto, stanno facendo e faranno nel
corso della storia umana e tra questi, come sicuramente ti avrà raccontato tuo
padre, anche io mi sono trovato ad affrontare già diverse volte, ragion per cui penso
abbia voluto farmi venire in tuo soccorso. L’esperienza di “venire lasciati” è
una tappa della vita con la quale tutti prima o poi siamo chiamati a
confrontarci, salvo i pochi “sfortunati” che vengono risparmiati dal dolore
straziante dell’abbandono ma anche privati dal potere trasformativo ed
evolutivo intimamente connesso a questo tipo di sofferenza.”
Natalia, si asciugò le lacrime e tenendo sempre la testa appoggiata sulla spalla dello "zio" con gli occhi rivolti verso la baia, ascoltò il lungo racconto di Rubén che, sempre accarezzando i capelli della donna sviluppò senza togliere anch'esso lo sguardo dal mare.
"Svariati sono i motivi che possono indurre la persona a cui avevamo dato la nostra fiducia e il nostro amore a decidere ad un certo punto di lasciarci, così come molteplici sono i tempi e i modi con cui mettono in atto il "piano di fuga", ma quale ne sia il motivo o il modo, tutto ciò ha sempre a vedere esclusivamente con come sono fatti loro e non dipende in alcuna maniera da noi; inoltre quali siano i motivi e i modi il risultato è sempre quello di infliggerci una ferita affettiva che può solo variare in profondità e di fronte a questa ferita noi abbiamo davanti un viaggio dal percorso e dalle fermate già belle che segnate sulla mappa, solo che, al momento della "partenza" le prime volte ne ignoriamo l'esistenza e in seguito non possiamo comunque conoscere né la durata né cosa sarà di noi quando arriveremo all'ultima tappa: ovvero all' accettazione di quanto accaduto e percepiremo senza nessun sobbalzo emotivo, addirittura con indifferenza, la persona che con il suo comportamento tanta sofferenza ci ha provocato."
"Quindi, Zio Rubén, tu banalizzi il mio dolore e mi vuoi dire che noi abbandonati alla fine siamo tutti uguali perché viviamo le stesse cose e finiamo tutti allo stesso modo, con qualche piccola variazione sul tema? Perdonami, Zio, mi sembra tutto troppo semplicistico e quasi didattico." Interruppe Natalia, distogliendo per un attimo lo sguardo dall'orizzonte per volgerlo verso Rubén.
"Non voglio banalizzare, Natalia: il dolore che provi è autentico, sicuramente ti lacera e merita di essere trattato con il massimo del rispetto e della delicatezza - riprese Rubén baciando la fronte della ragazza - e neppure è scontato il modo con cui ciascuno di noi affronterà questo viaggio obbligato, tanto che ognuno si troverà nella personalissima sfida di uscirne meglio di come è entrato e l'esito non è per nulla scontato: voglio solo dirti che tutti indistintamente viaggeremo utilizzando la stessa mappa. Cercherò di essere breve e semplificarti le cose solo perché so che sei una ragazza intelligente e con un cuore grande. Dunque... il viaggio inizia nell'attimo in cui il proposito di abbandono di viene esternato e tu assisti alla sua messa in atto. In questo momento ciò che prevale è l'incredulità ed emotivamente, in modo quasi paradossale, si fa strada quasi un senso di liberazione, di novità, che rompe uno schema nel quale l'evento, benché inatteso nell'attimo preciso in cui si è manifestato, nel nostro inconscio la possibilità che si potesse verificare in realtà era già presente da tempo. Solitamente questa fase è la più breve di tutte, dura qualche ora, al massimo un paio di giorni, non oltre, perché a seguire non trovi più le routine che facevano parte del tuo quotidiano, compresi tutti quei modi di essere e di fare che vivevano esclusivamente tra di voi, per non dire della tempesta ormonale che si scatena per la mancanza dell'intimità. In questo momento inizierà a comparire il dolore, una sofferenza psichica con alta probabilità di somatizzazione, molto simile a quella che provano gli alcolisti e i tossicodipendenti durante le loro crisi di astinenza; durante questa tappa del viaggio le emozioni iniziano a prendere il sopravvento sulla parte razionale, che potrebbe aver già manifestato l'idea di accettare la fine e di voltare pagina, ma che ben difficilmente riuscirà a contenere la sofferenza psichica, che a sua volta dà l'innesco per il passaggio all'ulteriore tappa del percorso trasformativo: quella caratterizzata dal pensiero che il dolore potrà passare solo con il recupero del "fuggitivo". Il dolore infatti tende a diminuire in questo momento perché adesso la mente si concentra su tutta una serie di stratagemmi e iniziative varie per coronare con il successo l'operazione "recupero" e assieme alla nascita della speranza, ridanno energia ad un corpo che il dolore aveva iniziato a privare. Questa fase caratterizzata dalla messa in atto di riavvicinamenti, fiumi di parole e tentativi, può essere più o meno lunga a seconda di come il "fuggitivo" risponde agli approcci: possono passare anche settimane o mesi se quest'ultimo dimostra un atteggiamento ondivago o compassionevole, teso a "non far troppo soffrire" chi ha già deciso di lasciare. E' la fase peggiore di tutte, perché può portare poi a livelli altissimi di frustrazione e sofferenza l'abbandonato e nel contempo innervosire più che mai chi ha deciso di andarsene. Insomma, tolti quei 2, 3 casi su 100 in cui il recupero ha successo - e il che avviene solo quando la "controparte" non aveva ancora preso pieno contatto con il suo bisogno di fuga - nei restanti casi tutto si conclude con l'evidenza che si, chi vuole andare, proprio indietro non torna. Ed entriamo in una nuova fase del nostro viaggio, il passaggio attraverso una foresta che inizia a bruciare con il fuoco della rabbia che la frustrazione per l'insuccesso del recupero ha scatenato. Questo, cara Natalia, è un momento delicatissimo, perché ciascuno di noi può scatenare potenziali di rabbia molto diversi e far divampare incendi che possono bruciare per anni, con ondate che possono sfuggire ad ogni controllo della mente, che in questa tappa è messa a dura prova più che in tutte le altre. C'è chi trattiene le fiamme dentro di sé, tanto che dall'esterno poco o nulla si percepisce, con il risultato che quel fuoco non liberato divorerà il corpo del poveretto che sarà oggetto di svariate malattie psicosomatiche di tipo esterno all'inizio (dermatiti, psoriasi, precoci canuzie e cadute dei capelli) e di deterioramento degli organi interni poi, con il possibile sviluppo di neoplasie nei casi più gravi."
"Accidenti zio, così mi fai proprio paura!!" S'inserì di botto Natalia, come per fermare l'evoluzione non voluta del viaggio descritto e che non le pareva avesse proprio nulla di trasformativo ma fosse esclusivamente una penosa ed indesiderabile discesa negli inferi.
"Non voglio banalizzare la tua paura, Natalia - continuò Rubén - il rischio di rimanere impantanati in questa fase del viaggio esiste, specialmente se la tappa precedente è stata caratterizzata da diversi e lunghi "avanti-indietro" e se chi è stato lasciato aveva un difficile rapporto con il riconoscimento e l'accumulo della propria rabbia; quindi la sfida qui è far bruciare all'esterno l'incendio rabbioso avendo cura massima che questo non si rivolga verso chi se n'è voluto andare, perché c'è il rischio di esiti tragici, come purtroppo a volte accade. Come vedi, Natalia, se la mappa è uguale per tutti, ciascuno avanza nel viaggio con tempi diversi, tanto che molti addirittura rimangono bloccati in qualche fermata con esiti davvero drammatici per sé e per gli altri. Il modo salutare di sfogare la rabbia fisiologica di questa tappa è quello di canalizzare l'energia verso cose che siano in qualche maniera utili per noi: uno sport, una qualche forma d'arte, nel proprio lavoro o nel soddisfacimento di desideri strettamente personali rimasti incompiuti."
"E poi? Ce l'abbiamo fatta? Siamo arrivati?" Chiese Natalia in un misto di speranza e preoccupazione.
"Magari, mia cara; benché questa tappa sia probabilmente la più impegnativa a livello psico-fisico, pur superata positivamente ancora non siamo fuori pericolo e la nostra vita non è ancora tornata nella giusta tensione che ci deve essere tra ragione e sentimento, tra polo emotivo e polo razionale. Nella fase della rabbia l'incendio ci ha fatto consumare una quantità impressionante di energie psico-fisiche al punto che, spentosi il fuoco entriamo in una sorta di lungo cammino in una brughiera di profonda tristezza prima e apatia poi, dove ci veniamo a trovare esaurite le forze per cercare l'altro, senza slancio vitale per entusiasmarci verso cose nuove e dove tutta la scarsa energia che residua è assorbita dalla necessità di procedere senza scossoni nelle cose che fanno parte del nostro quotidiano ordinario. L'altro ci ha completamente delusi e il pensiero verso di lui si è fatto più sfumato e non è più ossessivo come nelle prime fasi del percorso. Superata la brughiera dell'apatia e della tristezza, con il lento recupero dell'energia, si giunge infine sulla spiaggia dell'accettazione conscia e inconscia che quella persona, non fa più parte della nostra vita e ripensare a ciò che è stato ci provoca le stesse emozioni della lettura della cronaca nera, per i momenti brutti, o di quella rosa, per le cose belle che si erano condivise. Davanti alla spiaggia dell'accettazione si trovano gli imbarchi per nuovi i nuovi viaggi che, eventualmente, decideremo di percorrere da soli o insieme ad altri, avendo pienamente recuperato le forze e le competenze per una navigazione più in linea con i desideri e le caratteristiche personali."
"E tutto questo nel complesso quanto dura?" Chiese preoccupata Natalia.
"Non c'è una durata standard, le osservazioni scientifiche ci riportano per i percorsi riusciti un tempo che varia dai 6 mesi all'anno anche perché il processo non sempre è lineare ma si può muovere in senso circolare con disastrose regressioni lungo la strada; la cosa veramente importante però, cara Natalia, non è la durata, ma non bruciare le tappe e cosa peggiore di tutte, cercare di saltarne qualcuna magari cancellandole dalla mappa o cercare scorciatoie a latere della strada maestra: quando sei costretto obtorto collo ad imbarcarti per questo penoso e periglioso viaggio lo devi scontare per intero, perché solo così sarai in grado di conquistare il premio che ti meriti."
"E quale sarebbe Zio Rubén?" incalzò la ragazza.
"Quello non te lo dirò Natalia, quello lo dovrai scoprire da sola. Ti dico solo che ne varrà la pena." concluse Rubén, asciugando le lacrime di Natalia, liberando la sua che a lungo era rimasta impigliata nella palpebra e invitando la ragazza a completare la promenade prima di dirigersi verso la stazione di Cobh e prendere il primo treno utile per rientrare a Cork, cenare con la figlia di Carlos in un ristorante sul Pope's Quay affacciato sul fiume Lee, prima di ripensare a quel viaggio che lo doveva riportare nella sua mansarda di Calle Magdalena 23 a Toledo. Tema da affrontare durante la cena: come migliorare la propria capacità di capire in tempo utile chi si ha di fronte per futuri incontri ed evitare di scambiare lucciole per lanterne nelle relazioni, seguendo i propri desideri invece di dar retta, senza rimuoverli, ai segnali di segno contrario che arrivano inequivocabili per un occhio esperto sin dal primo giorno.
25 giugno 1983 – Arrivo al campo mezz’ora prima del fischio d’inizio, di corsa dopo essere riuscito a fuggire da una riunione familiare ...