martedì 14 marzo 2023

UDINESE 1954/55: LO SCUDETTO SFIORATO CON "RAGGIO DI LUNA"

“Lo sport ha il potere di cambiare il mondo. Ha il potere di ispirare. Esso ha il potere di unire le persone in un modo che poche altre cose fanno. Parla ai giovani in una lingua che comprendono. Lo sport può portare speranza dove una volta c’era solo disperazione.” - disse Nelson Mandela. Se è vero, come è vero, quanto sostenne Nelson Mandela qui sopra citato, il calcio durante la primavera 1955 fece sognare un’intera regione, dando entusiasmo, speranza e slancio agli abitanti di una terra di confine pesantemente segnata dall’essere stata un tragico “palcoscenico” per ben due guerre mondiale, di cui l’ultima terminata nel 1945 aveva lasciato in eredità profonde lacerazioni, divisioni e devastazioni ancora ben presenti e visibili, oltre che la presenza di 2/3 dell’esercito italiano a difesa di confini ancora fragili. Basti pensare che Trieste, era rientrata a pieno titolo sotto l’amministrazione italiana solamente qualche mese prima, nell’ottobre del 1954, a seguito del Memorandum di Londra firmato da Italia e Jugoslavia, status sancito in via definitiva addirittura nel 1975 con il Trattato di Osimo. In un contesto economico-sociale di grande fermento e che stava preparando il “miracolo italiano” del boom economico del decennio seguente, il calcio stava acquisendo una popolarità straordinaria svolgendo un’importantissima funzione di coesione nazionale, favorito dal fenomeno di crescente urbanizzazione legata all’industrializzazione che iniziava a trasformare la società italiana del dopoguerra. Nel panorama delineato gli squadroni delle metropoli del Nord, il trittico Juventus, Inter e MIlan, negli anni ’50 come oggi dominavano la scena grazie ai capitali che i vari “cumenda” e la famiglia Agnelli incominciavano a far circolare nel pianeta “calcio”, anche se ogni tanto qualche squadra dalla provincia spuntava dall’anonimato per tentare scompaginare i piani. Nel torneo 1954/55 fu l’Udinese presieduta dall’industriale friulano del legno Dino Bruseschi (Palmanova UD 12 marzo 1921 – Udine 13 novembre 1997) e guidata in panchina dall’allenatore Giuseppe Bigogno (Albizzate VA 22 luglio 1909- Firenze 22 giugno1978) a sorprendere tutti e a far innamorare di sé i tanti tifosi della penisola di fede diversa da quella nerazzurra, rossonera o juventina, costringendo il Milan di Nordahl, Liedholm, Schiaffino Cesare Maldini e Lorenzo Buffon a battagliare fino alla penultima giornata per prevalere sui friulani e conquistare il loro quinto scudetto, dopo che i rossoneri allenati da Hector Puricelli avevano perso in un’epica e rocambolesca partita il primo maggio 1955 per 3-2 contro l’Udinese allo stadio Moretti, quando mancavano 5 giornate alla fine. Impresa incredibile quella compiuta dai bianconeri friulani, giunti infine secondi con 44 punti dietro ai 48 del Milan, considerando anche che l’anno prima erano arrivati addirittura16mi, occupando l’ultimo posto utile per evitare la retrocessione in serie B; un risultato che, nonostante quello che si dirà più avanti, rappresenta ancor oggi il miglior piazzamento di tutta la storia pluricentenaria del club udinese davanti ai terzi posti ottenuti con le panchine di Zaccheroni (1997/98) e Guidolin (2011/12). Il ruolino di marcia di quella stagione registrò 16 vittorie, 12 pareggi e 6 sconfitte con 58 gol all’attivo e 42 subiti e fa venire i brividi ai polsi il pensiero che tutte le 6 sconfitte furono patite nelle prime 11 giornate di campionato e di cui 3 nelle prime 3. (0-2 dall’Inter alla prima, 3-1 a Napoli nella seconda, 5-0 a Catania nella terza, 3-1 a Firenze alla settima, 0-1 dalla Juventus alla decima e 2-0 a Genova, sponda Samp all’undicesima). Altro doppio rimpianto di quell’annata fuori dall’ordinario furono i punti persi con i “cugini” della Triestina, dodicesimi a fine torneo, che imposero ai friulani due pareggi, 0-0 ed 1-1, nel derby regionale. Alla fine del girone d’andata i friulani erano ottavi con 18 punti dietro a Milan (28) Bologna (24) Roma (22) Fiorentina (22) Inter, Juventus e Torino tutte a 19 punti mentre nel girone di ritorno, senza sconfitte, furono protagonisti di un’incredibile rimonta facendo più punti di tutti: ben 26 sui 34 disponibili ed il centravanti Bettini si piazzò secondo con 20 reti nella classifica marcatori dietro lo svedese Nordhal (26centri). Ma il grande protagonista di quell’epopea fu il centrocampista Arne Selmosson (Goetene 1931 – Stoccolma 2002), soprannominato “Raggio di Luna” sia per la chioma biondissima, quasi bianca che per la grande visione di gioco e l’abilità nell’ultimo passaggio; lo svedese, acquistato dall’Udinese nel 1952 era stato inattivo per un anno, visto il divieto emesso addirittura dalla Presidenza del Consiglio per l’acquisto di giocatori stranieri – qualcosa di familiare ripensando all’arrivo contrastato di Zico nel 1983 – per poi finalmente mostrare tutto il suo talento nella magica stagione 1954/55, conclusa giocando tutte le 34 partite e mettendo a segno 14 reti, l’ultima nel 3-1 casalingo all’Atalanta nel match che chiudeva il campionato. Al termine della stagione fu ceduto alla Lazio dove rimase per tre stagioni (101 presenze e 31 reti) per poi varcare la sponda del Tevere ed accasarsi per due annate alla Roma (87 presenze 30 reti) per l’astronomica cifra – per i tempi – di 135 milioni di lire. nel 1961 ritornò all’Udinese e chiuse la carriera dopo due campionati di A e uno di B, inanellando 73 gettoni e 18 marcature, partecipando al declino del Club che l’aveva lanciato. A testimonianza della grande popolarità che godette Selmosson dopo quell’incredibile stagione in maglia bianconera, si pensi che due dei più grandi autori del teatro di rivista di quell’epoca, Garinei e Giovannini, diedero alle scene una commedia intitolata: “La padrona di Raggio di Luna”, interpretata allora da Delia Scala. Purtroppo quella grande impresa sportiva, che portò una piccola squadra di provincia a sfiorare lo scudetto, non trova traccia nella classifica ufficiale perché conclusa la stagione e alla soglie della seguente, il primo settembre 1955 la CAF condannò l’Udinese alla retrocessione per un presunto illecito sportivo compiuto il 31 maggio 1953, ultima giornata del campionato di due anni prima. L’amarezza per tutto l’ambiente fu grande, ma il club friulano non si perse d’animo e, prima vinse il campionato di serie B 1955/56 e poi si piazzò al quarto posto di quello di serie A 1956/57. Con il senno di poi, meno male che fu “solo” secondo posto, altrimenti vincere uno scudetto e vederselo soffiare ex-post sarebbe stato troppo anche per la dura scorza del popolo friulano. Passi quello non riconosciuto del 1896, ma la revoca di questo sarebbe stato un altro terremoto. Poi seguirono 4 campionati di salvezze sofferte con rose che ogni anno venivano depauperate dei migliori elementi per necessità di bilancio, prima dell’ultimo posto nel campionato 1961/62 con retrocessione prima in B e poi in serie C, dove iniziò un lungo peregrinare nei gironi infernali della terza serie fino alla resurrezione di fine anni ’70. Di seguito la classifica finale del magico torneo 1954/55 e i protagonisti dell’insuperata impresa bianconera. Nella classifica, tra parentesi, i risultati ottenuti dall’Udinese contro l’avversaria. Milan 48 (2-2, 3-2) Udinese 44 Retrocessa in serie B per delibera della CAF Roma 41 (1-1, 1-0) Bologna 40 (2-1, 4-2) Fiorentina 39 (1-3, 2-1) Napoli 38 (1-3, 3-0) Juventus 37 (0-1, 1-1) Inter 36 (0-2, 2-2) Sampdoria 34 (0-2, 2-1) Torino 34 (3-0, 1-1) Genoa 31 (3-0, 1-1) Catania 30 (0-5, 1-0) Retrocesso in serie B per delibera della CAF Lazio 30 (2-0, 1-1) Triestina 30 (0-0, 1-1) Atalanta 28 (2-0, 3-1) Novara 28 (1-0, 3-3) Spal 23 (3-0, 4-1) Pro Patria (2-2, 2-2) Udinese 1954/55 Allenatore Giuseppe Bigogno Romano P (34, -42), Degl’Innocenti D (34, 0), Azimonti D (22, 0), Zorzi D (17, 0), Morelli D (4,0), Travagini D (3, 0), Sant D (2, 0), Magli C (26, 0), Pinardi C (22, 5), Snidero C (31, 1), Ardit C (1, 0), Selmosson C/A (34, 14), Menegotti C (31, 5), Perissinotto C (15, 1) Szoke C (12, 0), La Forgia A (30, 5), Castaldo A (26, 6), Bettini (31, 20).

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