venerdì 20 settembre 2024

AL "FERROLUCE" CIVIDALE CEDE A VERONA DOPO 2 TEMPI SUPPLEMENTARI

 Dopo lo scrimmage di prestigio e impegno in quel di Brescia contro la Germani, il cronoprogramma di avvicinamento all'ormai imminente debutto in campionato tra 10 giorni in via Perusini contro l'Unieuro Forlì, la Gesteco era chiamata ad oliare ulteriormente gli ingranaggi nel torneo Ferroluce sul parquet di Romans d'Isonzo, un quadrangolare che la vede in lizza contro tre delle possibili protagoniste con ambizioni di promozione, quali le due retrocesse Pesaro e Brindisi e la Tezenis Verona di coach Ramagli.

Proprio i veneti erano erano l'ostacolo delle Aquile gialloblù nella seconda semifinale per raggiungere Brindisi nella finale di domani, dopo che i pugliesi avevano superato la Carpegna Pesaro per 85-82 al termine di una gara condotta a lungo con buon margine e messa in discussione dai marchigiani solo nei minuti finali.

La finale è sfumata per i ducali dopo un match giocato in clima campionato, con grande intensità ed equilibrio, nel quale per ben due volte gli uomini di Pillastrini sono stati ad un passo dalla vittoria che invece è andata alla truppa di Ramagli solamente al termine del secondo tempo supplementare.

Si parte con Redivo, Marks, Marangon, Dell'Agnello e Miani per Cividale mentre Verona, imbottita in campo e in panchina da ex APU, risponde con Faggian, Palumbo, Cannon, Esposito e Udom con Cividale che parte con voglia e concentrazione portandosi sul 9-4 a metà della prima frazione dopo una percussione del Sindaco Redivo e Verona che resta in scia grazie al tiro dall'arco e poi mette la freccia a 4'10" dalla prima sirena con due liberi di Faggian (11-12 ); in questa fase il match viaggia sul filo dell'equilibrio con le due compagini che mettono sul parquet un'intensità difensiva già da campionato e le Eagles avanti 20-17 grazie ancora ad un recupero dell'asso di Bahia Blanca. Si riprende con la Gesteco a difendere subito a tutto campo e Verona che ribatte azionando più volte il tiro dalla lunga distanza fino ad una tripla di Derrick Marks per il 25-23 a 6'50" dall'intervallo lungo ; in questo periodo Pillastrini tiene a lungo in panchina Redivo a scopo precauzionale perchè l'argentino è rimasto lievemente contuso in una fase di gioco e Verona nel frattempo si è caricata di falli, consentendo a Cividale diversi viaggi in lunetta con il tabellone che segna 32-31 a 2'40" ed infine 37-34 quando le due squadre rientrano negli spogliatoi a metà gara, con Cividale che ha beneficiato di alcune pregevoli giocate offensive del "Sindaco", quando è rientrato sul parquet, passata la paura.

Il match sin qui è assolutamente equilibrato con Verona che cerca con maggior insistenza il tiro perimetrale (5/12 alla sosta contro il 2/6 dei ducali) e Cividale che invece cerca di finalizzare con maggiore circolazione della palla in attacco per servire i lunghi nel pitturato scaligero (8/17 lo score da due per i friulani contro 4/9 dei veronesi) e si fanno preferire anche sotto le plance dove hanno catturato 15 carambole, di cui 5 offensive, a fronte delle 11 degli uomini di Ramagli, di cui solo 2 sotto il loro canestro ducale.

Alla ripresa del gioco la Gesteco con la prima tripla di Redivo e due liberi dell'argentino si porta avanti di 8 lunghezze (44-36), fallendo con Marks sottomisura la palla del + 10, e Verona che poi cerca di impedire la fuga variando l'approccio offensivo e penetrando stavolta da sottomisura la difesa delle Eagles si riporta avanti 51-52 a metà tempo; Cividale però non perde lucidità e inizia un lungo testa a testa con il tabellone sul 56-55 dopo una bella giocata di Mastellari e un 1/2 di Berti dalla lunetta a 2'05" dalla fine del terzo periodo a cui si perviene sul 60-57.

L'avvio dell'ultimo quarto vede un improvviso black-out offensivo delle Aquile che restano a secco fino 6'19" dalla fine quando Dell'Agnello rompe il digiuno portando i suoi sul 62-64, perchè Verona nel frattempo ne aveva approfittato con un parziale di 0-7 per andare sul + 4; il finale si gioca punto a punto con grande intensità da ambo le parti e Cividale torna avanti grazie a Marks con la tripla del 70-68 a 2'31"; gli ultime battute del match sono caratterizzate da grande nervosismo sul fronte scaligero con gli arbitri che puniscono Palumbo per un fallo intenzionale che manda Rota in lunetta per il 74-71 a 1'14" e i ducali che falliscono il successivo possesso del possibile + 5; Udom è infallibile dai liberi (74-73) e poi Esposito torna ancora in lunetta per un 2 su 2 che manda Verona sul + 1 dopo il quinto fallo di Marks a 17". Redivo va dalla linea della carità a 3" e con un insolito, per lui, 1/2 impatta il 75-75 con cui si va all'overtime.

Il tempo supplementare è sempre giocato sul filo del botta e risposta con Verona avanti 78-80 a 1'30"; poi una tripla di Dell'Agnello manda Cividale sull'81-80 e Redivo in lunetta a 16" incrementa 83-80 ma Penna con una tripla dall'angolo sulla sirena porta tutti al secondo overtime.

Anche nel secondo supplementare nessuna delle due squadre riesce a strappare fino a che Verona va sul + 6 a 1'19"; è l'allungo decisivo che consente ai veneti di guadagnarsi la finale con il punteggio finale di 87-95.


UEB GESTECO CIVIDALE – ELACHEM VIGEVANO 87-95 dopo 2 t.s.

(20-17, 37-34, 60-57, 75-75, 83-83)


UEB GESTECO CIVIDALE

Marangon 5, Marks 12, Redivo 21, Miani 16, Berti 8, Ferrari 3, Dell'Agnello 14, Mastellari 4, Rota (k) 4, Piccionne n.e.; Baldares n.e., Baldini n.e.

Allenatore Stefano Pillastrini

Vice Giovanni Battista Gerometta, Alessandro Zamparini

Tiri da due 14/38, Tiri da tre 7/23, Tiri liberi 41/50 Rimbalzi 39 (30 dif. 9 off.)


TEZENIS VERONA

Mbacke 8, Cannon 11, Gazzotti 2, Faggian 7, Airhienbuwa 4, Palumbo 9, Esposito (k) 22, Penna 13, Udom 13, Bartoli V. 8

Allenatore: Alessandro Ramagli

Vice Andrea Bonacina e Stefano Gallea

Tiri da due 18/36, Tiri da tre 6/20, Tiri liberi 38/50 Rimbalzi 39 (25 dif. 14 off.)


Arbitri: Massimiliano Spessot e Chiara Corrias

Spettatori: 300 circa

giovedì 19 settembre 2024

EAGLES FUTSAL ANNO SECONDO

Nella prestigiosa cornice triestina della sede del Consiglio Regionale è stata presentata la nuova divisa delle Eagles Futsal per il prossimo campionato di serie B, in cui la matricola cividalese esordirà in casa il prossimo 12 ottobre alle ore 15,00 nel Palazzetto di Via Perusini contro il Futsal Villorba.
Gli onori di casa e gli auguri per la prossima stagione sono stati fatti nientemeno che dal Presidente della Giunta Regionale Massimiliano Fedriga e dal suo portavoce Edoardo Petiziol, che hanno testimoniato l'attenzione ed il sostegno della Regione al progetto voluto e avviato dal Presidente Kevin Gaddi lo scorso anno e che oggi rappresenta l'unica realtà regionale nel campionato nazionale di serie B e pertanto potrà con legittimo orgoglio fregiarsi sulle maglie del marchio "Io sono Friuli-Venezia Giulia" e veicolare nel triveneto il nome di Cividale e della Regione.
Terminata la stagione d'esordio in serie C con una promozione ottenuta strapazzando tutti i vari avversari di turno, ora per la società cividalese l'asticella si alza quanto a competitività e ostacoli, non solo sul campo ma anche dal punto di vista della struttura organizzativa, ora chiamata ad un impegno maggiore dovendo gestire trasferte in tutto il triveneto e avviare anche il settore giovanile schierando anche l'Under 19.
Tutte sfide che danno ancora di più la carica al Presidente Gaddi, che a margine della presentazione delle divise ha dichiarato di essere particolarmente orgoglioso di avere la responsabilità di rappresentare con il suo team il territorio e lo spirito, i valori delle "Eagles", comune con i "fratelli" del Basket e fiducioso di essere riuscito ad allestire una squadra in grado di ben figurare anche nella nuova categoria.
"L'obiettivo è consolidarci e centrare i play-off, se fossimo riusciti a tesserare alcune pedine che abbiamo rincorso fino all'ultimo avremmo potuto mettere nel mirino anche la promozione; in ogni caso sono certo che il lavoro del confermato Mister Pittini e dei suoi collaboratori vecchi e nuovi farà in modo di trovare l'amalgama migliore per andare il più in alto possibile con un gruppo giovane e motivato. Sono inoltre molto felice per mettere in campo anche una squadra giovanile e il desiderio più grande che abbiamo è quello di riuscire di far innamorare di questo sport più persone possibili e veder aumentare le presenze al palazzo sin dalla prima giornata."
Così ha concluso Kevin Gaddi, particolarmente soddisfatto della preparazione fin qui svolta e dei primi risultati delle amichevoli pre-campionato che hanno visto i gialloblù prevalere sulle compagini di  Lignano e Manzano.   

mercoledì 18 settembre 2024

IN MEMORIA DI SALVATORE SCHILLACI, CON GRATITUDINE

Era l'anno dei mondiali, quelli del 1990. Quelli delle Notti Magiche, quelli che avremmo dovuto vincere e che, ex post, avremmo anche potuto e meritato vincere e che invece finirono con il trionfo della Germania, ancora solo dell'Ovest, in finale sull'Argentina dopo che Maradona ci "cojonò" ai rigori nella semifinale di Napoli, complici anche alcune scelte tecniche errate del CT Vicini, tra cui quella di rinunciare a Roberto Baggio nell'undici di partenza. L'esordio in quel mondiale fu per noi la sfida con l'Austria, che inaugurava il 9 giugno 1990 lo stadio Olimpico appositamente ammodernato per la rassegna iridata. Sorvoliamo per carità di patria su costi, tempi, modi e risultati di quella ristrutturazione ma ritorniamo per un attimo a quella serata, la vittoria numero uno di cinque consecutive senza subire reti prima dell'infausto trasloco degli azzurri al San Paolo di Napoli. Le famose, quanto effimere, Notti Magiche romane.

Personalmente uno dei ricordi più belli di gioventù. Avevo 24 anni appena compiuti e gli studi universitari prossimi alla conclusione, i mondiali di calcio in Italia, il muro di Berlino "caduto" esattamente 7 mesi prima e il mondo che si era messo in movimento con promesse e aspettative di libertà e prosperità economica come mai prima di allora.

La notte della vigilia della partita la passai con due amici sul treno "Romolus", l'Intercity che collegava Vienna a Roma, sul quale eravamo saliti alle 22,00 dell' 8 giugno dalla stazione di Udine e dal quale scendemmo alle 7,00 del mattino seguente a Roma Termini assieme alla "soldataglia" austriaca che aveva condiviso con noi, tra i fumi dell'alcol e canti smargiassi, gran parte del viaggio: fu come essere scesi assieme ai Lanzichenecchi in procinto di compiere il Sacco di Roma del 1527 o se, preferite, con Alarico e i suoi Visigoti nel 410 d.c.

Durante la mattinata in via dei Fori Imperiali fui vittima di un furto con destrezza ad opera di uno sciame di zingarelli guidati ad arte dalla madre o sedicente tale, che mi asportarono dalla tasca esterna della camicia il portafoglio contenente 154.000 lire (circa 200 euro correnti), la prenotazione dell'albergo e soprattutto i biglietti della partita, di cui vi risparmio i particolari della lunga e perigliosa operazione compiuta durante i mesi precedenti per riuscire a procurarmeli. Mancò veramente poco per perdere i sensi. Mi sentii morire, fino alla rinascita quando l'accoppiata composta da un vigile urbano e un netturbino che avevano visto tutta la scena dall'altro lato della strada intervennero prontamente e costrinsero gli zingarelli, tra il disappunto della madre, a restituire la refurtiva. Rieccheggiano ancora nella mente le parole in romanesco che mi rivolse il netturbino, terminata la missione di salvataggio: "Aò!! Vatte subbito a giocà quei sordi che je capita a uno sun mijardo che je torneno quello che je fregheno!".

La serata ripagò tutte le peripezie; già fuori dallo stadio l'aria era elettrizzante con migliaia di tifosi provenienti da ogni parte d'Italia con le bandiere tricolori e le maglie azzurre che sciamavano sorridenti facendo sentire voci, canti e gli accenti di tutti i dialetti della penisola.

All'interno il colpo d'occhio era mozzafiato: a parte la curva nord occupata dai colori biancorossi dei Lanzichenecchi austriaci, calati in più di 10.000 alla volta di Roma, tutto il resto era uno sventolio di bandiere tricolori e il boato "ITALIA-ITALIA" all'ingresso dei giocatori sul prato mi fa venire ancor oggi i brividi.

L'attesa del fischio d'inizio fu accompagnata prima dalla visione sul maxi-schermo dello stadio dagli ultimi scambi della finale femminile del Roland-Garros, dove la serba Monica Seles con una fantastica rimonta ebbe ragione della tedesca, dell'Ovest, Steffi Graf e poi dall'inno di Mameli cantato a squarciagola assieme ai 65.000 dell'Olimpico. Brividi.

La partita sembrava stregata, con gli azzurri che entusiasmavano con le loro brillanti e ariose trame di gioco, ben guidati dai tocchi "der Principe" Giannini, dalle serpentine di Roberto Donadoni e dagli scatti continui in profondità di Gianluca Vialli ma che poi si perdevano negli ultimi 16 metri e nella foga di sbloccare subito il risultato sbagliavano occasioni clamorose con lo stesso Vialli e soprattutto con il bomber del Napoli Andrea Carnevale.

La difesa guidata con sapienza da Kaiser Franz Baresi e dal capitano Beppe Bergomi, già campione del mondo a Madrid nel 1982, anticipava regolarmente l'ariete austriaco Tony Polster e non faceva correre pericoli al portierone Walter Zenga.

Ma i minuti passavano, il risultato non si sbloccava, gli azzurri diventavano sempre più nervosi e ad un quarto d'ora dalla fine il punteggio era ancora inchiodato sullo 0-0, con i Lanzichenecchi che prendevano sempre più coraggio nel farsi sentire per incitare i loro "beniamini" d'Oltrebrennero e il tifo azzurro che continuava incessante ma nel quale incominciava a serpeggiare un misto di rassegnazione e delusione.

E così Azeglio Vicini, forse non sapendo più cosa fare, ordinò al 75' a Salvatore Schillaci di alzarsi dalla panchina e rilevare Andrea Carnevale al centro dell'attacco. Il pubblico applaude, c'è curiosità e grande simpatia nei confronti di questo piccolo (di statura) ventiseienne siciliano nato  e cresciuto nel quartiere Zen di Palermo che ha esordito in serie A nella Juventus meno di un anno, dopo diversi campionati a Messina nelle serie inferiori e che al momento è alla sua terza apparizione in maglia azzurra.

Passarono appena tre minuti e Salvatore Schillaci divenne "Totò": scatto sulla destra di Vialli che appena un metro prima che la palla varchi la linea di fondo in prossimità della bandierina riesce a far spiovere in area un pallone qualche metro avanti al disco di rigore dell'area austriaca, dove perfettamente appostato in mezzo a due "granatieri" imperiali in maglia bianca, Schillaci in perfetta elevazione "inzucca" la sfera a la manda ad infilarsi sotto la traversa, vanificando il plastico tentativo di parata di Klaus Lindenberger.

L'Olimpico esplose come una polveriera e gli ultimi dodici minuti di gara furono un continuo, incessante, sventolio di tricolori e di cori, una manifestazione di giubilo incredibile che continuò poi per tutta la notte in una sorta di Sabba itinerante per le strade di Roma. Unforgettable.

Sempre alle 7,00 del mattino dopo, con gli occhi acrilici e i movimenti ovattati, salimmo di nuovo sul "Romolus" in direzione contraria e assieme ai Lanzichenecchi ritornammo a casa. I nostri compagni di viaggio avevano perso tutta la boria dell'andata e sonnolenti, bivaccavano maleodoranti distesi qua e là nei corridoi del treno e nei suoi scompartimenti. Chissà se un'immagine come questa aveva ispirato il generalissimo Diaz, quando nel vergare il bollettino della vittoria il 4 novembre 1918, fece scrivere riferendosi alle truppe austro-ungariche: "I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo, risalgono in disordine e senza speranza le valli che avevano disceso con orgogliosa sicurezza.".   

Alle 15,30 circa del 10 giugno 1990, noi scendemmo festanti ad Udine, mentre loro continuarono ancora per qualche ora il mesto rientro. 

Per gli amanti delle statistiche ecco il tabellino del match.

Roma, sabato 9 giugno 1990 ore 21.00

ITALIA-AUSTRIA 1-0
Schillaci (78')

Italia: Zenga, Bergomi, Maldini P., Baresi F., Ferri, Ancelotti (De Agostini 46), Donadoni, De Napoli, Vialli, Giannini, Carnevale (Schillaci 75).
Allenatore: Vicini
 
Austria: Lindenberger, Russ, Streiter, Aigner, Pecl, Schöttel, Artner (Zsak 62), Linzmaier (Hörtnagl 77), Ogris, Herzog, Polster.
Allenatore: Hickersberger

Arbitro: Wright (Brasile)

martedì 17 settembre 2024

A PROPOSITO DI ROMA-UDINESE

Roma e lo stadio Olimpico evocano in chi scrive ricordi sempre degni di nota e l'approssimarsi di un Roma-Udinese nel catino posto tra le pendici di Monte Mario e di un'ansa del Tevere, per altrettanto nota disfunzionalità cerebrale dello scrivente, anziché stuzzicarlo in pronostici e considerazioni sullo stato dell'arte in casa dei bianconeri che addirittura si presentano nella capitale in vetta solitaria della classifica dopo quattro giornate, innescano l'abituale corto circuito neuronale che lo fa viaggiare indietro nel tempo.

Questa volta la fermata è il 1 giugno 1997, quando i giallorossi e l'Udinese s'incontrarono sul terreno dell'Olimpico nell'ultima giornata del torneo 1996/97 per dividersi un pareggio che sembrava scritto con inchiostro indelebile, visto il punto avrebbe garantito ad entrambe l'obiettivo della vigilia, assai diverso rispetto a quello che le due società si erano poste a inizio torneo.

La Roma del Presidente Sensi partita con le solite ambizioni di grandeur - obiettivo minimo la qualificazione alla coppa UEFA  -  con il santone argentino Carlos Bianchi in panchina era andata invece incontro prima  ad una stagione anonima e poi addirittura rischiato la retrocessione, scongiurata solo qualche domenica prima con un rotondo 4-0 a Bergamo sull'Atalanta, unica vittoria delle ultime sette gare in cui sulla panchina giallorosa invece sedeva, affiancato da Ezio Sella, niente meno che il settantacinquenne Barone Niels Liedholm, chiamato più come talismano che altro, in aprile, al capezzale per scongiurare il peggio.

Un pareggio sarebbe stato quindi accettato di buon grado per chiudere senza ulteriori danni quell'annus horribilis che stava finendo con 13 punti di ritardo dagli odiati cugini laziali, guidati da Dino Zoff al quarto posto in classifica generale.

Il pari per l'Udinese avrebbe addirittura garantito la matematica certezza della qualificazione alla coppa UEFA, essendo stati i ragazzi del giovane tecnico Alberto Zaccheroni l'autentica rivelazione dell'ultima parte del campionato, quando le avevano suonate un po' a tutti facendo il percorso inverso dei giallorossi.

 Partiti infatti  per salvarsi come da copione e aver navigato a lungo anche in acque pericolose, da aprile in poi, dopo un memorabile 3-0 inflitto alla capolista Juventus al "Delle Alpi" nientemeno che in 10 contro 11 dal secondo minuto di gioco, avevano infilato un imperioso filotto di successi fino ad issarsi, scalando posizioni su posizioni, al quinto posto a spese del Bologna.

L'appuntamento dell'Olimpico non poteva dunque essere sicuramente perso da chi come me ed il mio storico compagno di spalti Moreno, aveva versato più denari all'Udinese in abbonamenti che contributi all'INPS per la pensione in quasi 20 anni di "onorata" militanza allo Stadio Friuli, fin da quando nelle curve ci si sedeva sull'erba, prima che sui gelidi gradoni di calcestruzzo.

L'Udinese in Coppa UEFA, il sogno che neppure l'avvento del Messia Zico coadiuvato dagli apostoli Causio, Mauro, Edinho e Virdis, era stato capace di realizzare, adesso era pronto ad avverarsi, con un solo un punto da cogliere addirittura nella Città Eterna, la Città più bella del mondo.

No, non potevamo mancare, dopo che in quei 20 anni di militanza avevano ingoiato ogni genere di rospi: il campionato dei meno 9, i bassifondi della B con rischio C con il Santone Milutinovic in panchina, la partenza in serie B da meno 5 dopo una retrocessione all'ultima giornata, le decine di trasferte terminate con mesti rientri per sonore sconfitte un po' dappertutto, dopo aver visto vincere lo scudetto ai veronesi e le tante volte in cui le "grandi" partivano al Friuli non calciando dal centro del  centrocampo ma direttamente dal dischetto del calcio di rigore.

Così "ad minchiam", solo per citarne le prime che ci venivano in mente.

E non importa se in Piazza Primo Maggio a Udine avevano preparato un megaschermo per seguire la partita in diretta con la probabile presenza di migliaia di persone tra le quali avremmo potuto confonderci e fare festa.

Noi dovevano prenderci quel punto sugli spalti dell'Olimpico, guadagnarci il privilegio di poter dire un giorno: "Noi c'eravamo, il giorno che per la prima volta l'Udinese andò in Europa, noi c'eravamo!"

Questa fu la decisione irrevocabile che prendemmo nella serata di domenica 25 maggio appena tornati dallo Stadio Friuli, dopo che nel pomeriggio i bianconeri davanti a quasi 40 mila tifosi avevano sbriciolato il pericolante Piacenza con un rotondo 4-0, nella penultima giornata e avevamo appreso dalla radio in auto che la domenica successiva, classifica alla mano, sarebbe bastato un punto per blindare la zona UEFA appena centrata.  

Ma come fare? eravamo nel 1997... non esistevano booking o vivaticket, Ryanair sbarcò in Italia solo nel 1998, i biglietti dei mezzi li dovevi comperare in un'agenzia viaggi, in una stazione e quelli per le partite nelle rivendite autorizzate o alle casse dello stadio.

Il termine "on-line" era sconosciuto e al più si traduceva come: stai in coda!

Settimana di passione quindi, i pochi biglietti arrivati dalla capitale rispetto alla richiesta degli Udinese Club erano già stati polverizzati, così come i posti in pullman.

Corsa in agenzia viaggi: unici posti disponibili per Roma nel weekend: volo Alitalia A/R da Venezia per Fiumicino partenza alle 12,30 e ritorno alle 21,30 di domenica 1/6, quando il fischio d'inizio del sig. Pairetto (padre) di Nichelino era previsto alle ore 16,00.

Stretti stretti, ma possiamo farcela! E i biglietti della partita? Si parte senza... "Li prendiamo ai botteghini dell'Olimpico, certo non è previsto il tutto esaurito per una Roma in disarmo all'ultima di campionato. Finiamo in mezzo ai romanisti? e chi se ne frega... saranno dimessi pure loro!"

Detto fatto, alle ore 14,00 correvamo dal terminal degli arrivi nazionali dell'Aeroporto "Leonardo da Vinci" di Fiumicino verso la stazione del "trenino" per salire sul Leonardo Express, direzione stazione Termini. Prima corsa utile 14,40 ... arrivo a Termini previsto alle 15,10.

"Si prende un taxi e si vola allo stadio! Dovremmo avere anche il tempo per comprare i biglietti per la curva nord!"

Alle 15,20 eravamo in Piazza dei Cinquecento alla disperata ricerca di un Taxi, quando una voce ci raggiunge alle spalle.

"Seso furlans? Voleso vignì al stadio cun nò?" 

Le sciarpe bianconere che avevamo al collo rendevano la domanda retorica, e dietro di noi un tipo dal finestrino di un taxi appena partito c'invitava a salire.

Non ci lasciamo perdere l'occasione e in fretta saliamo nel mezzo; dopo i convenevoli di rito e le presentazioni, scopriamo che i due passeggeri sono due dipendenti della sede di Udine della Telecom, a Roma per una convention e a cui l'azienda, sponsor della serie A, ha dato due biglietti di Tribuna Monte Mario per la partita.

Naturalmente, tifosissimi dell'Udinese, non hanno neppure loro voluto mancare all'appuntamento con la storia e per lo più dalla centralissima Monte Mario.

Le sorprese non sono finite, perché uno dei due, è anche arbitro con tessera che lo accredita in tribuna centrale in tutti gli stadi d'Italia e per cui, quando scopre che siamo senza biglietto ci regala quello ricevuto dalla Telecom. "Così basta che ne compriate uno solo di tribuna quando arrivate e entrate insieme in Monte Mario".

Divisa in quattro la spese del Taxi che ci scarica proprio davanti all'ingresso della tribuna VIP, ci diamo appuntamento per la fine della partita, concordando con il taxista l'orario del recupero.

"Annate tranquilli! Che quelli (i giallorossi) so' 'na banda de morti, pure co'a mummia de Liedholm! 'Tacci loro" 

Ringraziato anche per il vaticinio favorevole l'onesto - almeno quanto a pronostico - taxista, alle 15,50 mi trovo alla cassa della Tribuna Monte Mario senza neanche una persona in coda e per la somma di 50.000 lire (odierni euro 43,15) catturo il tagliando e direttamente, senza zone pre-filtraggio, tornelli, steward e perquisizioni di sorta, io e Moreno, diviso il costo del biglietto, saliamo le scale della Tribuna centrale quando lo speaker sta annunciando le formazioni e dalla curva sud, tabernacolo del core giallorosso de Roma, si levano più fischi che applausi.

Tempo di sederci sui seggiolini posti a metà della tribuna e quasi in linea con il centrocampo, udire il fischio d'inizio, dare una rapida occhiata a destra e sinistra per scoprire che qualche metro più in là a sinistra c'è il futuro allenatore della Roma, tale Zdenek Zeman, con tanto di taccuino per gli appunti e solo poco più lontano qualche fila più sopra a destra c'è Lino Banfi che discute con un ignoto signore. Forse del 5-5-5 che applicherà l'allenatore boemo l'anno venturo?

In quell'uggioso pomeriggio romano, in cui il Sole splendeva nei nostri cuori di tifosi baciati dalla buona sorte, la partita fu una vera e propria formalità che andò ben oltre l'atteso pareggio: infatti nonostante i tentativi di impedirlo da parte di un mai domo giovanotto di belle speranze al secolo Francesco Totti, ci pensò il portiere di riserva Berti - sostituto per l'occasione del titolare Cervone - a renderla per i nostri colori una marcia trionfale, quando al 27' del primo tempo si fece espellere per fallo da ultimo uomo su di un lanciato Paolino Poggi.

Lo sostituì il giovanissimo Di Magno, per quella che fu la sua unica presenza in serie A di una carriera poi spesa in seguito tra serie C e Lega Pro, al quale toccò il destino di raccogliere ben tre palloni in fondo al sacco e di negare all'ex Cappioli la rete dell'ex per un ancora più rotondo 0-4 per l'Udinese.

Non esistevano gli smartphone e bisognava andarci piano con sms o telefonate, tutte ancora tariffate a prezzi al minuto ed invio non proprio a portata di tutte le tasche, ma ugualmente l'evento fu condiviso in tempo reale con amici e parenti e qualche immagine immortalata con una macchina fotografica che ci rese poi le foto solo qualche giorno dopo, quando la pellicola Kodak fu sviluppata dal fotografo di fiducia come si usava 27 anni fa.

I minuti subito dopo il fischio finale sono rimasti indelebili nella memoria a lungo termine: i non molti tifosi romanisti ancora all'interno dello stadio - in tanti se l'erano già svignata a metà della ripresa - che applaudivano i nostri mentre correvano e portavano in trionfo Zaccheroni verso lo spicchio della curva nord dove erano stipati 1.500 tifosi bianconeri festanti e nella storica curva sud invece altri bruciavano i loro vessilli giallorossi.

Io e Moreno, in tribuna con le nostre sciarpe bianconere al collo, venivamo congratulati dagli spettatori vicini quasi fossimo stati noi a vincere la partita, tanto che uno di loro impose lo scambio di sciarpa augurando per l'Udinese un cammino europeo con i fiocchi.

Con gli occhi lucidi, all'aeroporto di Fiumicino ci attese infine l'ultima sorpresa di quella strepitosa giornata: nell'area di attesa al gate del volo di ritorno scoprimmo che la squadra avrebbe viaggiato nel nostro stesso aereo e così passammo a festeggiare con loro il risultato, con la comitiva della Lazio guidata da Dino Zoff che, di ritorno da Torino dove aveva pareggiato contro la Juventus, si fermò per complimentarsi con i nostri.

Hai presente quei momenti che vorresti non finissero mai? Eccone uno.

Sbarcammo al Marco Polo di Venezia mescolati ai giocatori e fummo tutti accolti dai cori e dagli applausi di tanti tifosi bianconeri che erano arrivati a Tessera per testimoniare tutto il loro entusiasmo per il raggiungimento dello storico traguardo.

Fin da ragazzini avevamo sognato l'Udinese in Europa e, onestamente, dopo quasi 20 anni costellati da mille delusioni e di poche effimere gioie, non ci speravamo più e ci domandavamo spesso come sarebbe stato se il sogno fosse diventato realtà.

Fu bellissimo scoprirlo ancora più magico oltre ogni rosea aspettativa e impossibile chiudere occhio una volta rincasati ben oltre la mezzanotte. 


Sempre per gli amanti delle statistiche il tabellino del match e i voti assegnati da Franco Melli sul Corriere dello Sport.

Roma, Stadio Olimpico

Domenica 1 giugno 1997, ore 16,00

XXXIV giornata del Campionato serie A 1996/97

ROMA - UDINESE 0-3

42' Poggi, 45' Bierhoff, 87' Bia

ROMA: Berti 5, Pivotto 5, Lanna 5, Petruzzi 5, Statuto 5 (dal 65' Del Vecchio s.v.) Tommasi 5, Thern 5, Di Biagio 5, Bernardini 5 (dal 28' Di Magno 5) Totti 5,5, Balbo 5.

Allenatore Ezio Sella - DT Niels Liedholm 

UDINESE: Caniato 6,5, Bia 7 , Calori 6,5, Pierini 6, Helveg 6,5, Rossitti 6,5, Giannichedda 6, Sergio 6, Poggi 7 (dal 70' Cappioli s.v.), Bierhoff 7, Amoroso 6,5 (dal 82' Locatelli s.v.).

Allenatore Alberto Zaccheroni

Arbitro. Pierluigi Pairetto della sezione di Nichelino.

Spettatori: 51.262

 



   


        

 

 

  

 


 

giovedì 12 settembre 2024

GIUNTA? CHI ERA COSTUI? QUEL RAMO DEL LAGO DI COMO...

Correva l'anno del Signore 1986, precisamente l'ultimo giorno di novembre, quando andò in scena questa vicenda dal sapore manzoniano ovvero quando, dopo un centinaio di presenze allo stadio Friuli, decisi di accettare le insistenze di uno dei miei compagni di merende - e di spalti - per seguirlo in trasferta per la prima volta.
Destinazione: "Quel ramo del lago di Como..."  su cui sorgeva - e sorge tuttora benché oggetto di lavori di ammodernamento - il fatiscente stadio intitolato alla memoria di Giuseppe Sinigaglia, il campione di canottaggio caduto da eroe durante la prima guerra mondiale dalle nostre parti, sul Monte San Michele.
Missione: sostenere l'Udinese contro i lariani nella sua rincorsa disperata ad una salvezza possibile solo affidandosi alla matematica già dalla prima giornata di campionato, quando i bianconeri più antichi d'Italia si erano presentati ai nastri di partenza con uno zaino zavorrato da 9 punti di penalizzazione, in un torneo di sole 30 giornate e che prevedeva allora solo due punti per la vittoria.
Fardello che la famiglia Pozzo , alla sua prima esperienza alla guida del Club, aveva ereditato in estate dalla precedente gestione Lamberto Mazza - Tito Corsi, protagonista di una rocambolesca salvezza all'ultima giornata ma anche, o di più, nelle aule della giustizia sportiva per il coinvolgimento nello scandalo del totonero bis.
Insomma un compito che neanche Tom Cruise avrebbe accettato dopo che il nastro si fosse autodistrutto passati i canonici cinque secondi dalla fine del messaggio che gli propone, come di rito, la missione impossibile. 
Ci sarebbe voluto un miracolo, ma "Colà dove si puote ciò che si vuole" sicuramente la lista di richieste era molto lunga e con l'aggiunta di tante"priority" sui cartellini rispetto a quella sottoscritta dalla tifoseria friulana.
Eppure quella domenica di fine novembre con grande fiducia Moreno, Roberto ed io eravamo saliti, ancor prima dell'alba a Cividale, sul Pullman che il club Arthur Zico di Orsaria aveva organizzato per l'undecima gara del girone d'andata in quel di Como, nonostante l'Udinese avesse raggiunto quota "zero" solo la giornata precedente dopo un uggioso 0-0 casalingo con la Samp di Vialli e Mancini, che era costato peraltro la frattura al setto nasale per il portiere Brini. 
In fin dei conti - coì si ragionava tra noi in corriera - a "Picchio" De Sisti, novello Ethan Hunt sulla panchina bianconera, Gianpaolo Pozzo - non ancora "Paron" -  e Franco dal Cin gli avevano consegnato una rosa arricchita da ben tre ex-campioni del mondo del calibro degli azzurri "figli di Bearzot"  "Ciccio Graziani", Fulvio Collovati e il gringo pampero Daniel Bertoni, mica gli ultimi arrivati!
In particolare l'argentino al suo arrivo aveva subito proclamato: "E' un' Udinese da Coppa Uefa, sono sicuro si salverà!"-
E d'accordo che il Como era una rivelazione di quella prima parte di stagione con ben 12 punti già in saccoccia a sole 4 lunghezze di ritardo dal Napoli capolista di Diego Maradona, ma era sicuramente il solito fuoco di paglia destinato a spegnersi presto, magari già pago del brillante avvio e per di più quel giorno annunciato senza diversi titolari, tra cui Stefano Borgonovo, punta di diamante e bomber dell'attacco lariano.
"I nostri che adesso sono a quota zero lotteranno con il coltello tra i denti!"   - "Per noi ogni partita è un'ultima spiaggia!" - "Contano le motivazioni! Noi ne abbiamo molte più di loro".
E avanti così, con genuina ingenuità e la fede del vero tifoso, che confonde la realtà con i propri desideri e nel nostro caso pure aggravata del mancato ricorso alla "Santa Barbara" di bottiglie cabernet che era spuntata nei sedili in fondo al pullman già al semaforo di Remanzacco e a cui invece avevano subito attinto i chiassosi occupanti degli ultimi posti.
Tra questi spiccava un biondino in particolare che, appena sceso dalla corriera "sulle sponde del ramo del lago di Como", scagliò con violenza il mozzicone di panino al salame che stava mangiando direttamente contro il parabrezza di un auto in corsa al grido di "Como Merda Vaffanculo!".
Le nostre speranze che accompagnarono tutto il viaggio di andata  sembravano pure trovare fondamento nella lettura delle Sacre Scritture del tifoso che si rispetti - la Gazzetta dello Sport - che riportava "le difficoltà di Mondonico nel scegliere l'undici di partenza, con il probabile impiego di un tale Giunta,  semi esordiente ragazzino di 19 anni, per rimpiazzare il bomber Borgonovo!
Così, senza rendermene conto, feci il verso al celeberrimo Don Abbondio che, nell'ottavo capitolo de "I promessi Sposi" s'interroga a voce alta "Carneade? Chi era costui?"
"Ma hai letto?? Oggi si vince sicuro! Alla peggio portiamo a casa uno 0-0... Chi vuoi che oggi segni per il Como? Giunta??? - risate - "Marcato da Collovati poi. Quello non vedrà la palla!!"   
Bene.
Qualche ora più tardi, se nel vecchio impianto comasco allora tale e quale a quando venne inaugurato nel 1927 ci fosse stato un tabellone luminoso, dopo un minuto dallo scoccare dell'ora di gioco si sarebbe potuto leggere: COMO - UDINESE 3-0 - 5' Giunta 50' Giunta 61' Giunta.
L'ultima mezz'ora fu, come dicono nel basket, "garbage time" utile solo alle statistiche per registrare il gol della bandiera di Edinho ad un quarto d'ora dalla fine.
Tre a uno, tutti a casa e Giunta con il pallone...
"Ehi ragazzo! Certo che tu di calcio capisci un cazzo!" così venni apostrofato con aria scura da un vicino di corriera dai capelli bianchi che aveva ascoltato i miei saccenti vaticini dell'andata, mentre incolonnati a testa bassa, mesti, ci radunavamo fuori dallo stadio al termine della gara per affrontare il lungo viaggio di ritorno.  
Cercando di uscire indenni dalla sassaiola dei tifosi della località cara al Manzoni, evidentemente non sufficientemente paghi di aver visto i loro beniamini suonarcele in campo ma desiderosi di farlo anche loro di persona al di fuori dallo sghembo terreno di gioco del Sinigaglia.
Un unico sasso centrò il bersaglio: la fronte del biondino lanciatore di panini al salame; quando si dice il Karma...
Accompagnata dalle volanti della Polizia fino all'imbocco dell'autostrada per evitare ulteriori guai, la piccola carovana di pullman targati UD infine poté infine far rotta decisa verso casa per quel mesto e lungo rientro senza proclami o parole, ma con soste in autogrill che misero sotto pressione i sistemi di antitaccheggio.
Insomma, "il matrimonio con la vittoria della speranza proprio non s'era da fare, né ora, né mai!"
Tra parentesi: la carriera di Salvatore Giunta non fu quella dell'astro nascente che sembrava essere apparso "scherzando" lo stopper mundial di Teor in quel freddo pomeriggio in riva a quel ramo del lago di Como che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti... ma si concluse in serie C2 nel 2002 alla Sangiovannese, dopo essere stato un buon mestierante del centrocampo con le maglie di Brescia, Padova, Verona, Carrarese, Teramo e 7 esotiche presenze in Costa Azzurra con quella del Cannes.
A fine stagione: Como 9° posto con 26 punti, Udinese 16° e ultima con 15 punti (24 e salva senza la penalizzazione) - Salvatore Giunta: 18 presenze e ... 4 reti.
Per gli amanti delle statistiche allego tabellino e voti assegnati da Alberto Cerruti sulle Sacre Scritture in rosa il giorno dopo.

Como, 30 novembre 1986
Stadio Giuseppe Sinigaglia

Campionato di Serie A 1986/87
XI Giornata del girone d'andata

COMO - UDINESE 3-1

marcatori: 9', 50', 61' Giunta (Como) 74' Edinho (Udinese)

COMO: Paradisi 6, Tempestilli 6,5, Bruno 6,5, Centi 6,5, Maccoppi 6,5, Albiero 6,5, Mattei 7, Invernizzi 7, Giunta 9 (66' Mazzucato s.v.) Butti 6 (44' Moz 6) Todesco 6.
A disposizione: Braglia, Guerrini, Russo
Allenatore: Mondonico

UDINESE: Abate 5,5, Galparoli 6, Storgato 5,5, Colombo 5, Edinho 6,5, Collovati 4,5, Chierico 4,5, Miano 6 (80' Dal Fiume s.v.), Graziani 5,5 (70' Branca s.v.), Criscimanni 5, Zanone 5.
A disposizione: Spuri, Susic, F. Rossi.
Allenatore: De Sisti 
 
Arbitro: Coppetelli della Sezione di Tivoli
Spettatori 12.000 circa
  

martedì 10 settembre 2024

PENSAVAMO DI AVER VISTO IL PEGGIO

 

Quel giorno fisicamente o virtualmente eravamo tutti a New York e osservando quel fumo ci chiedevamo: “E adesso?” … un po’ come fummo tutti a Berlino la notte del 9 novembre 1989 e ci domandavamo la stessa cosa. Con animo molto diverso. Dopo più di 20 e 30 anni abbiamo avuto parecchie risposte. Molte assai sgradite..

A distanza di più 20 anni abbiamo capito che quello era il primo grande shock causato dalla complessità del mondo globalizzato post caduta del muro di Berlino. La reazione fu l’aumento delle procedure di controllo per la sicurezza delle persone. Poi nel 2008-20011 la crisi dei mutui e del debito. La risposta fu l’aumento delle procedure di controllo per la sicurezza dei movimenti finanziari. Infine (per ora) l’arrivo della pandemia nel 2020 che ha portato nuove, invasive e necessarie procedure di controllo sulle persone per la sicurezza sanitaria. In parole semplici abbiamo capito che il nostro sistema economico-sociale, che garantisce a larghe fasce di popolazione mondiale benessere (materiale) e sicurezza, ha come prezzo da pagare il continuo aumento della complessità che aumenta l’entropia del sistema, rendendolo soggetto a crisi periodiche sempre più violente.

PENSIERI DI INIZIO STAGIONE


Impiegare del tempo per occuparsi di ricordi può sembrare a prima vista un esercizio sterile e privo di interesse, specialmente nel momento storico attuale, tutto assorto in un eterno presente dove  nessuno pare avere più spazio per attività che si aprono e si chiudono occupando più di 5 minuti. 
Specialmente se si tratta di lettura, figuriamoci poi se non si tratta di gossip dell'ultima ora e riguarda invece fatti e sentimenti del tempo che fu, anche se questo passato remoto è datato "solo" settembre 2020.
Tra meno di tre settimane prenderà il via la quinta stagione della UEB GESTECO Cividale del Friuli, la terza consecutiva in serie A2, la prima in cui alla vigilia gli "addetti ai lavori" considerano la società del Presidente Micalich qualcosa di diverso da uno "scherzo" destinato a finire presto, un'anomalia, una meteora, capitata nella seconda serie nazionale in virtù di particolarissime congiunzioni astrali, in via di rapido esaurimento come il passaggio di una cometa.  
In riva al Natisone si fanno gli scongiuri, visto come sono i andati due precedenti campionati a dispetto delle "Cassandre" e degli esperti di turno, con salvezze centrate in carrozza prima di costituire ostacoli molto seri per le "corazzate" incontrate nei primi turni di play-off, costrette a sudare le proverbiali sette camicie per levarsi di torno il fastidio dei  Pilla's Boys.
Oggi Cividale non è più circondata da quel misto di sufficienza - godetevela fin che potete, perché tanto non dura -  e curiosità degli esordi - che mi riporta alla mente quando negli anni 80 durante le gite scolastiche incontravi in giro per l'Italia altri studenti che alla risposta della domanda "da dove venite?" -  "Da Cividale, provincia di Udine", facevano eco immancabilmente con un perplesso "Cividale?? Udine? Do' cazzo stà Uddine? Ah si, sul confine, Jugoslavia"
Adesso le Aquile gialloblù e la loro tifoseria - sono diventate una piazza ben conosciuta e rispettata nel panorama cestistico nazionale - dopo che in due stagioni sono uscite vincenti dai palazzetti di Piazzale Azzarita a Bologna, di viale Tiziano a Roma oppure l'Unieuro Arena di Forlì, l'Allianz Dome di Milano e in Via Perusini a Cividale ci hanno lasciato le penne società come la Fortitudo Bologna, la Pallacanestro Trieste, Cantù, Torino, Milano 2, la supercorazzata Trapani e se tralascio qualche altro "mostro sacro" caduto sul campo non si offenda per la dimenticanza.
Per la stagione 2024/25 il Palazzetto di via Perusini - detto anche Palagesteco -  si presenterà poi tirato a lucido perché l'Amministrazione comunale è riuscita a procurare i fondi ed avviare i lavori di ampliamento - altri 400 posti da sommarsi ai precedenti 2.800 - e ammodernamento impianto audio in tempo per la prima giornata di campionato, quando la UEB ospiterà l'Unieuro Forlì.
Una casa più accogliente e capiente per venire incontro alla crescita esponenziale di seguito, certificata dalle 1.800 tessere di abbonamento già sottoscritte e che fanno del traguardo dei duemila "soci" un obiettivo realistico e non una "boutade" promozionale.
Tenuto conto che a soli 17 km ha sede un'altra storica società della pallacanestro italiana che ogni anno parte con ambizioni di promozione in serie A investendo cifre importanti, il risultato è davvero degno di nota.
Circostanza che testimonia come i gialloblù ducali abbiano inoltre trovato "simpatia" in un bacino ben più ampio rispetto al cividalese, che ragionevolmente non potrebbe reggere una proporzione di 1 abbonato su circa 5 residenti.
Un'altra stagione è dunque alla porte e tutto questo interesse e tanta questa fiduciosa attesa oggi sembra quasi un "dato" acquisito, una sorta di "normalità" sulle rive del Natisone, alla luce dei recenti successi, praticamente in striscia dalla primavera 2022, anno della promozione.
Tutto l'ambiente è giustamente proiettato sulle nuove ed entusiasmanti sfide che attendono la Gesteco nel prossimo campionato a girone unico a 20 squadre, tutte ricche di tradizioni e in cui quelle che non dichiarano apertamente di volere la massima serie, affermano di puntare ai play-off.
Lo è naturalmente anche chi scrive, anche se in questo momento il suo primo pensiero va al settembre del 2020, quando come da un'astronave aliena sbarcò in via Perusini un gruppo di giocatori "messi insieme" e consegnati ad un allenatore di fama come Stefano Pillastrini  da un gruppo di dirigenti appassionati e sognatori, capaci di convincere un gruppo di Sponsor a sostenere un progetto che in quel preciso momento storico pareva essere davvero "fuori dal tempo".
Lo ricordo con commozione, perché ebbi il privilegio di raccontare le partite e la storia di quel gruppo quando Via Perusini divenne un fortino praticamente inespugnabile anche senza l'incitamento e la magia che ha saputo creare il pubblico negli anni a venire, quando le uniche urla erano quelle del Silenzio che regnava nel palasport, in un clima reso surreale dalle fila di seggiolini vuoti.
Quando arrivavo al Palazzo munito di autocertificazione e mascherina e dovevo lasciare il numero di telefono esibendo il green-pass per poter accedere e dividere solo con la collega Chiara Zanella la "tribuna stampa" dietro il canestro.
E soprattutto quando vi uscivo per rincasare, senza incontrare anima viva dato il vigente coprifuoco oppure al massimo scambiando quattro chiacchiere con la pattuglia della Polizia che immancabilmente fermava le auto in circolazione per verificare il motivo del transito in quell'orario proibito.
Quando veramente "quattro gatti" mi chiedevano notizie sulla squadra di basket, in un periodo in cui tutti avevano ben altro a cui pensare. 
E ricordo ancora con altrettanta commozione la lacrima che scese quella serata di inizio giugno 2021, quando per gara 3 della semifinale dei primi  play-off  promozione contro Taranto, il pubblico venne di nuovo ammesso in via Perusini e vidi cica 300 persone (sui 500 posti consentiti) entrare timidi nel palazzetto, ignari di quello che sarebbe diventato di lì a un anno quell'impianto.    
Altro che gli attuali festosi post partita, quando a Cividale non è possibile "mangiare qualcosa" senza aver prima prenotato, visto che i locali si riempiono come uova dopo la sirena finale in via Perusini.
A ripensarci sembra un tempo che non sia mai esistito, a distanza di soli 4 anni.
E in effetti per molti che in quel tempo non potevano esserci, non è mai esistito.
Per chi l'ha vissuto., è bello oggi constatare come lo spirito che si respirava in campo e nel gruppo in quei giorni sia stata la leva su cui quel progetto è riuscito a decollare ed  arrivare là, solo dove osano le Aquile!  

sabato 7 settembre 2024

FORLI' CON AUTORITA' SI AGGIUDICA IL TORNEO BORTOLUZZI 2024

 

La finale della quarta edizione del Torneo Bortoluzzi-Trofeo Butangas, tradizionale viatico "balneare" verso l'inizio del campionato per le Eagles, proponeva per Cividale e Forlì una succosa anteprima di quella che sarà la loro prima giornata della nuova stagione, nonché un interessante check-up sullo stato di preparazione delle due compagini e delle rispettive ambizioni.

Nella storia recente le sfide tra le due squadre non sono state mai banali, con andamento in perfetta parità di vittorie sia in casa che in trasferta, dove Cividale conquistò la prima vittoria della sua storia in serie A2 nel novembre 2022 proprio nell'ostico e fino ad allora invitto impianto romagnolo.

Il successo questa volta invece l'ha conquistato Forlì al termine di un match condotto con autorità dall'inizio alla fine, mentre la finale di consolazione ha premiato la Carpegna Pesaro che ha dovuto sudare parecchio per piegare l'Elachem Vigevano sconfitta per 87-95 solo dopo un tempo supplementare.

Si parte con Redivo, Marks, Marangon, Miani e Dell'Agnello per Cividale mentre coach Martino propone Harper, Del Chiaro, Dowson, Gaspardo e Pollone per un avvio all'insegna dell'equilibrio e continua ricerca di circolazione della palla in velocità per la Gesteco, non sempre però premiata nelle conclusioni ed il punteggi sul 10-12 a metà tempo; Pillastrini manda in campo Rota e Ferrari per Redivo e Dell'Agnello e poi Mastellari per Marangon e il bolognese si mostra subito "on fire" "sparando" la tripla del 13-14 a 3'20" dal primo stop a cui si perviene sul 15-19 per i forlivesi, in un finale di tempo in cui Cividale paga il nervosismo dovuto a qualche fischio arbitrale non proprio intonato- con aggiunta di fallo tecnico alla panchina ducale. L'andamento nel match non muta nel seguente periodo, con le difense che mantengono alta l'intensità ed il capitano Cinciarini sugli scudi per Forlì, che continua a condurre di misura (20-24) a 6'50" prima di allungare sul + 7 con una tripla di Dawson (20-27) che induce coach Pillastrini a chiamare minunto per risistemare i suoi dopo che il duo Redivo – Miani non s'intende sotto il canestro romagnolo nel successivo possesso. I suoi lo ripagano con maggiore attenzione difensiva e si rifanno sotto con una tripla proprio del lungo di Codroipo, ma Forlì continua a "bombardare" dalla distanza e mantiene costante il margine accumulato allungando a + 9 (27-36) a 2'50" dall'intervallo lungo. A questo punto ci prova il "Sindaco" Redivo a dare la "scossa" con una tripla "sparata" direttamente da Bahia Blanca con mano in faccia di Pollone e conseguente aggiunta di libero supplementare per il 31-36 a dimezzare il gap; i "rossi" però non battono ciglio e con Cinciarini, Parravicini e Pollone continuano a colpire ancora dalla distanza per il 34-44 con cui si va al riposo in un clima in campo già da campionato.

Il rientro in campo non muta il copione con Forlì, che tira con il 60% dalla distanza, a volare sul + 19 (35-54) a 5'28", anche perché Cividale litiga con il canestro, non riesce a trovare il modo di scardinare l'intensa difesa degli uomini di Martino e neppure contrastare efficacemente i giochi degli avversari che trovano troppi tiri aperti e l'ultima sirena suona con il tabellone fermo sul per Forlì + 23 per Forlì (50-73). Nell'ultima frazione i romagnoli frustrano tutti i tentativi delle Aquile di riprendere quota, replicando colpo su colpo ai tiri dalla lunga che i ragazzi di Pillastrini infilano nella retina rossa, in un match che si chiude 79-91.

Tante le indicazioni utili per i ducali in vista della rivincita tra 20 giorni a Cividale, quando i due punti peseranno per davvero.

UEB GESTECO CIVIDALE – PALLACANESTRO FORLI' 79-91

(15-19, 34-44, 50-73)

UEB GESTECO CIVIDALE

Marangon 3, Marks 10, Redivo 19, Miani 11, Berti 6, Ferrari 14, Dell'Agnello 7, Mastellari 6, Rota (k) 3, Ndiaye n.e., Piccionne.

Allenatore Stefano Pillastrini

Vice Giovanni Battista Gerometta, Alessandro Zamparini

Tiri da due 11/28, Tiri da tre 14/28, Tiri liberi 15/21 Rimbalzi 26 (18 dif. 8 off.)

PALLACANESTRO FORLI'

Dawson 11, Parravicini 17, Cinciarini (k) 15, Tavernelli n.e., Gaspardo 11, Pascolo 4, Del Chiaro, Pollone 9, Pinza, Harper 10.

Allenatore: Antimo Martino

Vice Paolo Ruggeri

Tiri da due 14/21, Tiri da tre 16/31, Tiri liberi 15/18 Rimbalzi 31 (27 dif. 4 off.)

Arbitri: Moreno Almarigogna, Stefano Wassermann e Matteo Rojaz

Spettatori: 600 circa


venerdì 6 settembre 2024

CIVIDALE PARTE A RAZZO NEL TORNEO BORTOLUZZI E VOLA IN FINALE CON FORLI'

 

Dopo la vittoriosa sgambata con i Bulls di Kapfenberg e la bella prova contro la Reyer Venezia dove la vittoria di prestigio era sfumata all'ultimo assalto in quel di Feltre, la Gesteco affrontava a Lignano la "vecchia" conoscenza della Elachem Vigevano nella semifinale della quarta edizione del Torneo Bortuluzzi- Trofeo Butangas, il tradizionale appuntamento nella pre-season dei ducali.

Obiettivo delle Aquile gialloblù era quello di proseguire spedite nella marcia di avvicinamento all'inizio del campionato che la vedrà opposta a fine mese nella prima giornata proprio alla Pallacanestro Forlì, vincitrice dell'altra semifinale a spese della Carpegna Pesaro al termine di una partita molto equilibrata tra due compagini che si presentano ai nastri di partenza con l'ambizione di lottare fino alla fine per la promozione nella massima serie.

Il match domani avrà un succoso anticipo nella finale, perchè Cividale ha dimostrato di essere già ben "avanti con il lavoro", con una prestazione convincente che ha messo in mostra giochi di squadra collaudati e che beneficiano di un apporto importante da tutti gli uomini del roster.

In avvio Pillastrini si affida a Redivo, Marks, Marangon, Dell'Agnello e Miani con Vigevano che si dimostra subito più nel match e dopo un canestro sottomisura di Marangon ben servito no-look da Marks, infligge un parziale di 0-13 ai ducali ed è avanti 2-13 a 6'50", sfruttando un approccio difensivo "molle" di Cividale. Il coach delle Eagles rimescola il quintetto con l'inserimento di Berti, Ferrari, Mastellari e Rota e la mossa migliora l'intensità dei suoi che adesso limitano le incursioni dei lombrdi e si portano sul 14-18 a 1'20", grazie all'ottimo impatto di Mastellari che con due triple fissa il punteggio della prima frazione. L'avvio del secondo periodo è una replica della falsa partenza di Cividale, con Vigevano che vola sul 14-25 dopo una tripla di Galassi, prima che i friulani serrino di nuovo i ranghi e si rifacciano sotto sul 23-25 grazie a Lucio Redivo che infila una tripla e poi assiste Miani per una "bimane" nell'area lonbarda. A 2'09" dall'intervallo lungo si concretizza la rincorsa delle Aquile, che mettono il naso avanti sul 33-32 con un tap-in di Berti e falliscono poi un paio di possessi per allungare ulteriormente prima del riposo. La terza frazione si apre con una tripla siderale e uno step back del Sindaco Redivo per il 38-32 in un amen, con Cividale che poi allunga sul +10 a 6'58" grazie ad un canestro sottomisura di Marangon, che suggella una fase in cui le Aquile giostrano con velocità e buona circolazione della palla in transizione, oltre aver preso il controllo sotto il proprio tabellone. Due triple, una di Rota e una di Marks scavano il + 16 (32-48) a 4'39", con Vigevano che ancora non è riuscita a smuovere il punteggio e la Gesteco che continua a colpire dall'arco con Mastellari per il 55-34 a 1'37" dalla penultima sirena, a cui si arriva con il punteggio di 61-36. Nell'ultima frazione Cividale alza il piede dall'accelleratore, mentre gli avversari con generosità provano a limare il divario ma non riescono ad abbinare alla verve difensiva percentauali adeguate ed il match va definitiavamente in archivio sul 75-53.

UEB GESTECO CIVIDALE – ELACHEM VIGEVANO 75-53

(14-18, 33-32, 61-36)

UEB GESTECO CIVIDALE

Marangon 8, Marks 10, Redivo 12, Miani 8, Berti 5, Ferrari 6, Dell'Agnello 8, Mastellari 13, Rota (k) 5, Ndiaye, Piccionne.

Allenatore Stefano Pillastrini

Vice Giovanni Battista Gerometta, Alessandro Zamparini

Tiri da due 20/41, Tiri da tre 8/20, Tiri liberi 11/13 Rimbalzi 42 (37 dif. 5 off.)

ELACHEM VIGEVANO

Mack 7, Teddi n.e., Tallan 6, Peroni 8, Galassi 5, Oggioni n.e., Rossi (k) 4, Oduro 2, Stefanini 10, Leardini 2, Strautmanis 2, Jerkovic 7.

Allenatore: Lorenzo Pansa

Vice Alessandro Susino e Lorenzo Brumi

Tiri da due 16/43, Tiri da tre 5/15, Tiri liberi 6/8 Rimbalzi 31 (29 dif. 2 off.)

Arbitri: Michele Centonza, Umberto Tallon e Chiara Maschietto

Spettatori: 600 circa



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